Secondo il World Energy Outlook 2024 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), la transizione energetica ha subito una forte accelerazione negli ultimi anni in diversi contesti regionali, grazie a politiche governative e strategie industriali, ma c’è maggiore incertezza nel breve termine su come queste evolveranno, specialmente in vista della storica rielezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti.
Tuttavia, sebbene le politiche energetiche e gli obiettivi climatici rimangano fattori influenti, ad oggi la crescita degli investimenti nelle tecnologie pulite è sempre più guidata dalla competizione geopolitica ed industriale tra diverse aree economiche, in primis Cina, Stati Uniti ed Europa.
L’esperienza degli ultimi anni ha mostrato quanto rapidamente le dipendenze possano trasformarsi in vulnerabilità, una lezione che si applica anche alle catene di approvvigionamento dell’energia pulita, caratterizzate da un’elevata concentrazione geografica e di mercato. Dal 2020 sono state introdotte quasi 200 misure commerciali che riguardano le tecnologie energetiche pulite, la maggior parte delle quali restrittive. Sulla stessa scia, ad ottobre, la Commissione Europea ha confermato l’imposizione di dazi fino al 45% sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi, che avranno una durata di almeno cinque anni. Con la rielezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti è fortemente probabile che le barriere al commercio continueranno ad inasprirsi nei prossimi anni.
La competizione industriale e geopolitica è dettata dalle considerevoli opportunità economiche associate allo sviluppo di tecnologie per l’energia pulita, le quali sono diventate prioritarie sul piano strategico per governi e industrie.
La Crescita del mercato delle tecnologie pulite
Sempre secondo i dati dell’International Energy Agency, la dimensione del mercato globale delle sei principali tecnologie per Deadline versione 1 SFDR annexes – audit WIS l’energia pulita – fotovoltaico solare, eolico, veicoli elettrici (EV), batterie, elettrolizzatori e pompe di calore – è cresciuta di quasi quattro volte dal 2015, superando i 700 miliardi di dollari nel 2023, equivalente alla metà del mercato globale di gas naturale. Con le attuali politiche, il valore dei mercati delle principali tecnologie pulite è destinato a triplicarsi entro il 2035, superando i 2.000 miliardi di dollari, un livello equivalente all’attuale mercato globale del petrolio.
Il commercio di tecnologie pulite vale già ad oggi 200 miliardi di euro all’anno. Il contributo principale viene dalle auto elettriche, che hanno rappresentato il 20% del commercio di tutte le auto nel 2023. Il fotovoltaico solare è la seconda tecnologia più commerciata. Il commercio totale di tecnologie pulite dovrebbe raggiungere i 575 miliardi di dollari entro il 2035.
Il dominio cinese nella produzione e nella domanda di tecnologie energetiche pulite
A dominare oggi sia la produzione che la domanda di tecnologie energetiche pulite è la Cina. Alcuni dati per avere un quadro più chiaro: dei 17 milioni di veicoli elettrici venduti nel 2024, 10 milioni sono stati venduti nel mercato cinese e questi hanno rappresentato oltre il 50% delle auto vendute nel paese. Oltre il 60% della capacità fotovoltaica globale installata nel 2023 è stata cinese. Attualmente, beneficiando delle economie di scala derivanti sia dalla dimensione del mercato domestico che dal vantaggio tecnologico accumulato negli ultimi 20 anni, la Cina è la località più economica per la produzione di tutte le principali tecnologie pulite. Produrre moduli fotovoltaici, turbine eoliche e batterie costa in media fino al 40% in più negli Stati Uniti e fino al 45% in più nell’Unione Europea rispetto alla Cina.
La quota della Cina nella produzione globale di tutte e sei le principali tecnologie pulite, in termini di valore, è oggi intorno al 70%. Un esempio che rende chiara la rilevanza cinese in questo campo: il più grande impianto di produzione di fotovoltaico solare della Cina, attualmente in costruzione nella provincia di Shanxi, potrebbe da solo produrre moduli sufficienti a coprire virtualmente tutta la domanda dell’Unione Europea.
Risposte politiche globali: Usa, Ue e Giappone
In risposta al dominio cinese nel campo delle energie pulite, negli ultimi due anni, gli Stati Uniti hanno introdotto l’Inflation Reduction Act (IRA), l’Europa il Green Deal Industrial Plan e il Giappone il Green Transformation Plan. Sebbene con diverse modalità e strumenti, questi piani trovano un denominatore comune negli obiettivi strategici che perseguono: incentivare le aziende nazionali a riportare la produzione delle tecnologie energetiche pulite nelle rispettive aree geografiche, sviluppando quindi indipendenza industriale e tecnologica, stimolando gli investimenti e creando occupazione locale, senza la quale è impossibile ottenere un consenso politico diffuso in favore della transizione energetica.
La proposta Ue di un “Clean Industrial Deal”
Il nuovo Parlamento dell’UE è stato eletto a luglio 2024 e ha rinnovato l’impegno a intensificare gli investimenti in energie pulite, oltre che a potenziare il Green Deal europeo. La Presidente Ursula von der Leyen ha proposto un “Clean Industrial Deal” da presentare entro marzo 2025, incentrato sulla mobilitazione di finanziamenti pubblici e privati.
Nell’Unione Europea, il futuro della produzione di tecnologie pulite sarà determinato dal successo nel raggiungere gli obiettivi del Net Zero Industry Act (NZIA) o delle sue evoluzioni.
Mentre per alcune tecnologie, come le componenti per le turbine eoliche e le pompe di calore, gli obiettivi del NZIA sono facilmente raggiungibili, il compito che attende l’industria automobilistica è molto più grave, considerato che in Europa il settore automotive impiega 13.8 milioni di lavoratori, il 6.1% dell’occupazione totale. La recente decisione storica di Volkswagen di chiudere alcuni stabilimenti esprime la drammatica complessità della sfida che stanno affrontando i produttori automobilistici europei, arrivati in ritardo e impreparati alla sfida dell’elettrico.
Nel 2023, le importazioni dalla Cina hanno rappresentato circa il 20% delle vendite di veicoli elettrici nell’Unione Europea. Con le politiche attuali, questa quota è prevista raggiungere il 40% entro il 2035, nonostante i recenti dazi all’importazione che saranno in vigore per 5 anni. Se gli obiettivi del NZIA verranno raggiunti, una catena di approvvigionamento completamente integrata a livello europeo per EV e batterie contribuirà a ridurre la quota al 20%. In sostanza, per l’Unione Europea, raggiungere gli obiettivi NZIA è una necessità per la tenuta della competitività industriale, soprattutto nell’industria automobilistica, che rappresenta la colonna portante della maggiore economia europea, ovvero quella tedesca.
Impatto del Green Deal Ue
Secondo il recente rapporto “State of Energy Union 2024,” il Green Deal dell’UE ha già cominciato ad avere un impatto significativo sulle infrastrutture energetiche europee. Il rapporto evidenzia come l’UE si sia migliorata su diversi fronti rispetto al 2022. Tra i principali risultati, l’energia eolica per la produzione elettrica ha superato quella da gas naturale, diventando la seconda fonte di elettricità nell’UE dopo il nucleare. Tra il 2022 e il 2023 sono stati aggiunti 96 GW di capacità solare fotovoltaica e la capacità cumulativa dell’energia eolica è salita a 221 GW nel 2023, con 16 GW aggiunti solo nel 2023.
Inoltre, le emissioni di gas serra dell’UE sono già diminuite del 32,5% rispetto al 1990. Per le emissioni coperte dall’Emissions Trading Scheme (ETS), c’è stata una riduzione del 15,5% nel 2023 rispetto ai livelli del 2022, raggiungendo un livello complessivamente inferiore del 47% rispetto ai livelli del 2005, quindi in linea con l’obiettivo del 2030 di -62%. L’UE è anche riuscita a ottenere una riduzione del 18% della domanda di gas naturale tra agosto 2022 e maggio 2024, risparmiando circa 138 miliardi di metri cubi di gas e riducendo la dipendenza dalle importazioni, soprattutto quelle di gas russo.
Il NZIA si concentra inizialmente su otto tecnologie di energia rinnovabile già disponibili. Concentrandosi su queste tecnologie, l’Europa prevede di costruire la propria indipendenza dalle importazioni asiatiche e mira a stimolare gli investimenti in Europa per evitare la fuga di capitali verso altri paesi occidentali, a partire dagli Stati Uniti, diventati molto attrattivi anche in questo campo dopo il lancio dell’Inflation Reduction Act.
Elettrificazione e futuro energetico
Come sottolineato nel World Energy Outlook 2024, la parola chiave per comprendere la transizione energetica è elettrificazione. Nonostante la crescente incertezza di breve periodo, ha già cominciato a prendere forma un nuovo sistema energetico più elettrificato. Nell’ultimo decennio, a livello globale, il consumo di elettricità è aumentato ad un ritmo doppio rispetto alla domanda energetica complessiva e tale tendenza è in accelerazione. La transizione energetica si giocherà in larga parte sulla capacità dei sistemi energetici globali di diventare più elettrificati.
L’IEA evidenzia inoltre che transizioni rapide verso l’energia pulita pongono l’accento sulla sicurezza energetica, poiché la crescente domanda di elettricità e la generazione più variabile richiedono una maggiore flessibilità operativa nei sistemi energetici, sia per la domanda di elettricità di breve termine che per quella stagionale. Questo richiede un riequilibrio degli investimenti del settore energetico verso le reti elettriche e sistemi d’accumulo. Oggi, per ogni dollaro speso in energia rinnovabile, 60 centesimi vengono spesi per reti e batterie. Entro il 2040, questo rapporto è previsto raggiungere la parità.
In questo quadro, fatto di elettrificazione, crescente penetrazione delle rinnovabili nel mix energetico e competizione geopolitica per il controllo delle tecnologie pulite, è fondamentale monitorare i flussi finanziari, poiché gli obiettivi fissati potranno essere raggiunti solamente se coerentemente sostenuti da flussi di investimento adeguati.
Il ruolo dei green bonds
Il quadro che emerge dai mercati obbligazionari primari lascia ben sperare. Tra settembre 2023 e settembre 2024 le emissioni a livello globale di labeled bonds, ovvero di obbligazioni con vincoli sull’utilizzo dei proventi per il raggiungimento di specifici obiettivi ambientali e sociali, sono aumentate del 9% e, secondo Bank of America, raggiungeranno per la prima volta i 1 000 miliardi di dollari alla fine del 2024. Di queste emissioni, il 59% sono stati green bonds, in crescita sull’anno dell’8%, grazie ad un aumento delle emissioni del settore utilities, che ha più che compensato la riduzione di emissioni del settore finanziario. Anche i sustainability bonds e social bonds risultano in forte aumento, avendo avuto una crescita rispettivamente del 59% e del 34% tra il terzo trimestre 2023 e 2024. Ad essere stati penalizzati invece risultano I sustainability-linked bonds, i quali, non avendo vincoli sull’utilizzo dei proventi, hanno faticato a combinare, agli occhi degli investitori, obiettivi ambientali e sociali ambiziosi con penalità credibili in caso di mancato raggiungimento di tali obiettivi.
I green bonds si apprestano a giocare un ruolo crescente e fondamentale nel finanziare lo sviluppo delle infrastrutture e tecnologie essenziali alla transizione energetica in Europa come in Italia.
Prospettive per le utilities italiane
Una misura della loro rilevanza è rintracciabile negli obiettivi fissati da alcune delle principali aziende italiane che operano nel settore utilities, storicamente il settore più coinvolto nelle emissioni di green bonds, in merito alla quota di debito sostenibile, così come nell’elevato livello di allineamento alla tassonomia climatica europea, in particolare all’obiettivo di mitigazione del cambiamento climatico, dei loro investimenti in conto capitale (capex).
Enel
Alla fine del 2023, il 64% del debito finanziario lordo di Enel, ad oggi il principale emittente di green bonds a livello mondiale, era composto di emissioni sostenibili, con l’obiettivo di raggiungere circa il 70% entro il 2026. In parallelo, l’azienda ha l’obiettivo al 2025 di raggiungere una quota di investimenti in conto capitale allineati alla tassonomia climatica europea superiore all’80%.
A2A
In modo analogo, A2A nel piano strategico 2024-2035 ha fissato l’obiettivo di avere oltre l’80% di debito sostenibile al 2026 e il 100% al 2035. L’azienda ha un piano di capex da 22 miliardi da investire nei prossimi 12 anni, di cui il 49% è allineato alla tassonomia ambientale europea.
Terna
Terna, dalle cui infrastrutture dipende il successo della transizione del sistema elettrico italiano verso fonti rinnovabili, ha pianificato di investire 21 miliardi tra il 2023 e il 2032 e di questi il 99% è allineato all’obiettivo di mitigazione della tassonomia ambientale europea.
Finanziamento delle strategie di transizione
Ne deriva che una quota significativa di questi investimenti verrà finanziata tramite emissioni di strumenti di debito sostenibili, tra cui i green bonds, che sono gli strumenti più affidabili, in termini di verifica sull’utilizzo dei proventi e sul raggiungimento degli obiettivi ambientali dichiarati.
All’interno di questa tendenza strutturale, che vede i green bonds come uno strumento naturale per il finanziamento delle strategie di transizione, soprattutto nel settore utilities, un eventuale allentamento della politica monetaria potrebbe incrementarne ulteriormente l’attrattività per gli emittenti e complessivamente ridurre il costo di finanziamento dei progetti necessari a potenziare la capacità industriale italiana ed europea nel campo delle tecnologie pulite.