L’ecosistema startup spagnolo sta diventando un riferimento europeo grazie a riforme mirate, capitali internazionali e hub territoriali connessi, un’evoluzione che offre spunti utili per comprendere punti di forza e aree di miglioramento del percorso italiano verso un ambiente più competitivo.
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Radici e modello della Silicon Valley
Si parla di ambiente favorevole alla crescita ed allo sviluppo di startup e si pensa subito alla Silicon Valley, un modello di innovazione avviato dall’italiano Federico Faggin con l’invenzione della tecnologia MOS prima e del primo microprocessore poi.
Con questo, a partire dal 1971, Faggin ha messo le basi dell’elettronica e dell’informatica moderna, che ancora oggi conosciamo, in attesa che la rivoluzione del quantum computing faccia fare il salto tecnologico di massa che tutti attendono per sfruttare appieno il potenziale di tecnologia cloud e di intelligenza artificiale.
Il fervore degli anni ’70 e la semplicità con cui, in una area geografica molto piccola, si scambiavano informazioni ed opportunità con la presenza di prestigiose università, ha permesso la creazione di un ecosistema, quello della Silicon Valley, fatto di leggi semplici, opportunità di fallire con la propria idea senza chiudersi ad opportunità future, chiarezza fiscale e presenza di capitali di rischio. Inoltre, la multietnicità e l’abitudine del popolo della California ad essere contaminato da razze e culture diverse nel tempo ha fatto la differenza. Certo, tutto questo alla luce della rinascita e della ricostruzione, quindi di un benessere economico crescente, che l’insieme di tutti i paesi occidentali, della vecchia Europa e della ricca aria asiatica stavano avendo dopo la fine della Seconda guerra mondiale ed il riassetto degli equilibri mondiali.
Solo il Giappone poteva vantare un fervore elettronico ed informatico simile, il resto del mondo ne era a traino e guardava le multinazionali dell’elettronica proliferare, per poi trasformarsi a partire dagli anni 2000 nelle aziende che oggi dominano internet.
Perché la Spagna ha ingranato
Nel mezzo molti paesi, o aree geografiche, più o meno timidamente, hanno provato a replicare i fattori di successo che hanno fatto grande la Silicon Valley, pochi si sono avvicinati ad essa e solo negli ultimi 5-10 anni i paesi della vecchia Europa stanno introducendo leggi o creando i presupposti affinché, anche da noi, l’innovazione possa crescere e fluire senza intoppi.
Tra questi, la Spagna sembra aver trovato la ricetta giusta a partire dal 2022 con la Ley de Startups, creando un ecosistema in forte espansione con oltre 5.700 startup, 400 scale-up e 18 unicorni, e più di 300 incubatori, acceleratori e iniziative di supporto. L’ecosistema spagnolo si distingue per la sua struttura multi-hub, con Barcellona e Madrid come punti di riferimento tra un numero crescente di città e regioni che stanno promuovendo con successo le startup tecnologiche, come Valencia, Bilbao, Malaga o Siviglia, per citare solo i nodi più grandi.
Il confronto Italia-Spagna e la maturità dell’ecosistema
Si stima che il 70-80% dei fondi raccolti dalle startup spagnole provenga da investitori internazionali, principalmente in round di finanziamento per lo scale-up, un dato che evidenzia la forte attrattiva per i capitali stranieri del sistema spagnolo. Infatti, il valore del fatturato generato dalle startup spagnole nel 2024 è di 110 miliardi di Eur contro i circa 70 di quelle italiane, pur avendo l’Italia varato le prime leggi sulle startup innovative già dal 2012.
Altro dato interessante è la trasformazione del profilo dei funders: un livello di istruzione elevato (quasi la metà ha un master o un titolo superiore), molti provengono da precedenti esperienze in società di consulenza o scale-up di alto livello e più della metà sono funder seriali. In altre parole, l’ecosistema sta iniziando a trarre vantaggio dalla propria esperienza.
Le persone che hanno creato e abbandonato startup ora si stanno orientando verso il reinvestimento nella prossima generazione, sia come business angel, mentor o gestori di fondi.
La posizione competitiva della Spagna in Europa
Si è innescato il primo giro di un circolo virtuoso che potrà solo accrescere il valore ed il sistema.
Un sorpasso, quello spagnolo, che ha portato il paese ad essere il settimo in classifica in Europa ed il 14° a livello mondiale, appena dietro i big europei quali Germania e Francia, ma distaccato di lunga dall’Italia non tanto in termini di fatturato ma soprattutto di rapidità di crescita e attrattività degli investimenti per gli stranieri: dei circa 2 miliardi di Eur raccolti nei primi 6 mesi del 2025 il 60% sono di investitori stranieri e dedicati a scale-up.
Non a caso, le aziende spagnole, hanno per definizione un mercato di sbocco naturale delle loro soluzioni di circa 500 milioni di persone nel mercato europeo, ma ancor di più nei mercati latino-americani, possono contare su università e centri di innovazione di alto livello ed una scolarizzazione informatica avanzata tra i privati e tra le imprese con costi di gestione più contenuti rispetto ai principali paesi europei o americani.
Leve normative e finanziarie della Spagna
Come tanti altri paesi, Italia compresa, gli spagnoli hanno puntato su
- Incentivi fiscali: le startup godono di un’imposta sulle società ridotta al 15% nei primi quattro anni di attività, rispetto all’aliquota standard del 25%. Inoltre, le stock options per i dipendenti sono tassate solo al momento della vendita delle azioni.
- Visto per imprenditori: un visto specifico facilita l’ingresso e la permanenza di imprenditori non europei.
- Semplificazione burocratica: la legge riduce significativamente la burocrazia necessaria per la costituzione di una startup, permettendo di registrare una nuova impresa online in poche ore e con costi minimi.
- Sostegno alla ricerca e sviluppo: vengono incentivati investimenti in R&S e progetti innovativi attraverso agevolazioni fiscali.
- Accesso al finanziamento: fondi pubblici supportano le startup nelle fasi iniziali e il crowdfunding è incentivato con agevolazioni fiscali per gli investitori.
Strumenti di finanziamento e strategia governativa
In particolare Next-Tech Fund è un fondo congiunto dell’Instituto de Crédito Oficial e della Segreteria di Stato per la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, che mira a mobilitare fino a 4 miliardi di euro in partenariati pubblico-privati per investimenti in settori strategici come il digitale e l’intelligenza artificiale; mentre Spain Up Nation è una strategia governativa volta a rafforzare l’ecosistema imprenditoriale e a creare un ambiente favorevole alla crescita delle startup, combinando incentivi fiscali, finanziamenti pubblici e privati e un quadro giuridico favorevole.
Settori strategici e distribuzione geografica
I settori industriali che vedono più capitali sono Climate Tech e Biotecnologia, Energia pulita, Tecnologia aerospaziale, mobilità ed economia circolare. A seguire il settore Fintech, l’Healthtech ed il SoftTech con le startup che forniscono servizi SaaS ed hanno attratto investimenti per oltre 600 milioni di euro tra il 2022 e il 2023. Tutto questo fermento si è concentrato in primis nelle città di Barcellona e Madrid, ma negli ultimi 2 anni sono molto attive anche le aree di San Sebastián, Siviglia e Valencia che stanno emergendo come importanti hub di investimento, cercando in tal modo di ridurre la polarizzazione che è invece tipica di altri Paesi europei come l’Italia, che ha in Milano il suo unico hub di riferimento.
Il ritardo italiano e le opportunità di recupero
Dal confronto con la Spagna, l’Italia risulta oggi all’inseguimento pur avendo un trend in crescita sebben ai livelli della Francia di 8 anni fa e della Spagna di 3 anni fa. Ricordiamo che il panorama italiano conta oltre 15.000 startup, una base ben più ampia di quelle spagnole, ma con una raccolta complessiva di meno di 2miliardi di Eur, quindi un investimento pro-capite ben più basso rispetto alla media spagnola e polarizzata su Milano per il 40%.
Sei azioni per accelerare l’ecosistema italiano
Quindi cosa possiamo fare in Italia per accelerare il nostro ecosistema, anche studiando da vicino il modello spagnolo? Vediamo qualche suggerimento:
- Quadro normativo unitario e organico: la Ley de Startups spagnola rappresenta un intervento normativo organico, che affronta in modo sistematico tutte le principali barriere allo sviluppo delle startup. L’Italia potrebbe trarre beneficio da un simile approccio, che superi la frammentazione delle misure attualmente in vigore. Poche regole, semplici da capire e da mettere in pratica, fatte per agevolare un avvio ed una crescita.
- Incentivi fiscali significativi: le agevolazioni fiscali introdotte in Spagna (riduzione dell’imposta societaria al 15% per quattro anni) sono particolarmente competitive e attrattive. Un sistema fiscale più favorevole potrebbe aumentare l’attrattività dell’Italia per investitori e imprenditori. Puntiamo a guadagnare progressivamente di più dopo e non appesantiamo le aziende alla nascita.
- Integrazione tra università, ricerca e impresa: la Spagna ha posto particolare enfasi sul rafforzamento dei legami tra mondo accademico e imprenditoriale. L’Italia, con il suo eccellente sistema universitario, potrebbe capitalizzare su questa risorsa per alimentare l’innovazione. Non lasciamo l’iniziativa ai privati o alle singole università, proviamo a metterle veramente a sistema.
- Approccio internazionale: l’ecosistema spagnolo ha saputo attrarre talenti e capitali internazionali, creando un ambiente cosmopolita e dinamico. L’Italia potrebbe rafforzare la propria capacità di attrarre talenti dall’estero e di favorire il rientro dei “cervelli in fuga”, dovremmo anche attrarre più capitali stranieri di rischio e più cervelli stranieri.
- Investimenti pubblici mirati: iniziative come il Next-Tech Fund spagnolo mostrano l’importanza di un sostegno pubblico strategico e consistente. L’Italia potrebbe aumentare e focalizzare meglio gli investimenti pubblici nell’innovazione.
- Revisione del sistema della contrattualistica del lavoro e del costo del lavoro per permettere ai startupper di trattenere talenti ma anche riconoscergli il valore che il mercato paga.
Il potenziale italiano e la sfida futura
Avendo come riferimento i diversi miliardi di dollari di fatturato delle startup della Silicon Valley, piuttosto che i mille miliardi del sistema inglese, possiamo perlomeno pensare di avvicinarci ai valori della Germania o della Francia che sono tra i 500 ed i 300 miliardi di dollari. Per poterlo fare l’Italia oggi ha intorno a se un esempio in più, la Spagna, ma anche l’esempio di altri paesi simili per dimensioni, capacità industriale e debito pubblico. Noi però possiamo contare su qualcosa in più: da Olivetti a Faggin abbiamo dimostrato di saper fare innovazioni che lasciano il segno per molti decenni e trasformano il panorama tecnologico ed industriale nell’elettronica e nell’informatica. Ora dobbiamo dimostrare che intorno a queste invenzioni sappiamo creare valore che fa crescere l’Italia e gli italiani come attrattori di ricchezze anche economiche nel nostro Paese.











