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Strategia europea per le startup: nuovi fondi e meno burocrazia



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La Commissione Europea ha presentato una strategia per rendere l’UE il luogo ideale dove creare e far crescere startup tecnologiche, puntando su semplificazione, fondi dedicati e attrazione di capitali

Pubblicato il 6 nov 2025

Paolo Anselmo

Presidente Associazione IBAN



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La strategia europea per le startup segna un passo decisivo verso un ecosistema dell’innovazione più competitivo e integrato. Il piano, lanciato dalla Commissione Europea, punta a ridurre la burocrazia, favorire l’accesso ai capitali e trattenere in Europa i talenti dell’imprenditorialità tecnologica.

Startup: un ecosistema in rapida evoluzione

“Non c’è mai stato un momento migliore per avviare una startup”. Lo ha detto Jeff Bezos, intervistato da John Elkann durante la Italian Tech Week alle Officine Grandi Riparazioni di Torino. Una frase come questa, detta da un personaggio così rilevante sulla scena imprenditoriale internazionale, rende certamente l’idea di quanto il momento storico che stiamo vivendo e attraversando sia ricco potenzialmente di molte opportunità che se colte sono in grado di generare progresso e benessere.

Per intercettare il meglio che questa fase ha da offrire, però, è necessario essere forniti degli strumenti migliori e più adatti per muoversi in un ecosistema che sia a livello nazionale che internazionale si rivela sempre più dinamico e perciò difficile da approcciare con certezze immutabili.

Il piano della Commissione per colmare il divario globale

La Commissione ha annunciato lo scorso maggio di aver inserito le startup, la ricerca e l’innovazione tra le priorità chiave del suo mandato, con l’obiettivo di colmare il divario di innovazione tra l’UE e i suoi concorrenti globali e di rafforzare la competitività, tenendo presente il rapporto Letta sul futuro del mercato unico e il rapporto Draghi sulla competitività europea.

La strategia presentata dalla Commissione propone una serie completa di azioni volte a rendere l’UE il posto migliore al mondo in cui lanciare e far crescere aziende innovative basate sulla tecnologia. Obiettivi confermati anche a metà settembre dalla Commissaria per le startup, la ricerca e l’innovazione Ekaterina Zaharieva nel corso di un evento che si è svolto a Bruxelles. D’altra parte la posta in gioco è chiara: l’Europa detiene solo l’8% delle scaleup globali, rispetto al 60% del Nord America, e cattura solo il 5% del capitale di rischio globale, contro il 52% degli Stati Uniti e il 40% della Cina.

La strategia presentata dalla Commissione non rimarrà però solamente un documento con indicazioni valide, ma pur sempre eccessivamente teoriche. Nel corso di queste settimane infatti la stessa Commissione ha chiesto a tutti gli stakeholder interessati di presentare le proprie osservazioni e proposte in vista della redazione di un Atto legislativo europeo sull’innovazione, volto a rimuovere gli ostacoli che impediscono la commercializzazione e la diffusione delle innovazioni. Uno di questi è certamente la complessità burocratica che in molti casi impedisce alle startup di sviluppare il proprio potenziale con le giuste tempistiche, oppure frena gli investitori dal supportare e sostenere progetti validi con un solido business plan alle proprie spalle. Gli ultimi interventi legislativi in Italia sembrano andare nella direzione di una semplificazione sempre maggiore e di una chiarezza sempre più evidente per quanto riguarda “le regole del gioco” del settore dell’innovazione.

Il Fondo Scaleup Europe e la lotta alla fuga di talenti

Lo slancio verso la semplificazione è condiviso anche dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione Europea ha annunciato l’intenzione di istituire un Fondo Scaleup Europe da 5 miliardi di euro, progettato per impedire alle startup promettenti di rifugiarsi all’estero per cercare maggiori finanziamenti. La Commissione auspica di avviare l’operatività del fondo all’inizio del 2026. Secondo i dati, quasi un terzo degli unicorni europei, ovvero startup con un valore superiore a 1 miliardo di euro, si è trasferito all’estero negli ultimi 15 anni, spesso alla ricerca di un migliore accesso al capitale. Un fattore chiave è la difficoltà di reperire capitale di rischio superiore a 50 milioni di euro, che a volte è sette volte più facilmente reperibile negli Stati Uniti. L’Europa dispone di uno strumento di investimento esistente, il fondo del Consiglio Europeo per l’Innovazione (CEI). Il suo tetto massimo di 30 milioni di euro per azienda, tuttavia, lascia molte aziende in fase di crescita sottoutilizzate.

Sempre la Commissione si sta concentrando anche sulla riduzione della burocrazia e sulla semplificazione della registrazione delle società, che dovrebbe consentire la costituzione di nuove realtà imprenditoriali entro 48 ore. Nel complesso, questo dovrebbe attrarre investitori privati, raggiungendo una dimensione del fondo fino a 5 miliardi di euro. Ma “il potenziale è ancora maggiore”, ha dichiarato un portavoce della Commissione Europea. Il fondo dovrebbe infine consentire alle aziende tecnologiche dell’UE di raccogliere fino a 25 miliardi di euro nei futuri cicli di investimento.

TechEU e il ruolo della banca europea degli investimenti

A fine giugno, quindi successivamente rispetto alla presentazione della strategia europea per le startup da parte della Commissione, anche la Banca Europea degli Investimenti ha fatto un annuncio significativo: il programma TechEU, definito il più grande piano di finanziamento dell’Unione Europea. Con una dotazione di 70 miliardi di euro per il triennio 2025-2027, il programma si articola in 20 miliardi per partecipazioni e quasi-fondi propri, 40 miliardi in prestiti e 10 miliardi in garanzie. “Si tratta del più grande programma mai realizzato per sostenere l’innovazione e il leadership tecnologico europei”, ha dichiarato Nadia Calviño, presidente del Gruppo BEI, al quotidiano tedesco Handelsblatt. La BEI punta a catalizzare fino a 250 miliardi di euro di investimenti privati grazie ai fondi di TechEU.

Sportello unico e autonomia dai capitali extraeuropei

Anche questa operazione punta sugli stessi punti su cui sta insistendo la Commissione Europea, ovvero semplificare l’accesso ai finanziamenti, fungendo da sportello unico per ricercatori, startup e imprese, integrando vari programmi di finanziamento dell’UE e della BEI. Un approccio che ha l’obiettivo di ridurre la burocrazia e di accelerare i tempi di approvazione dei finanziamenti. Inoltre si punta a ridurre la dipendenza da finanziamenti extraeuropei, rafforzando l’ecosistema europeo del venture capital e riducendo allo stesso tempo la necessità per le startup europee di cercare finanziamenti negli Stati Uniti o in altri mercati extraeuropei.

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