Che cosa accade quando un libro diventa specchio della nostra percezione collettiva e, allo stesso tempo, dispositivo critico per rimettere in discussione le categorie con cui pensiamo la realtà? Se ne è discusso l’8 maggio all’Accademia AANT, in occasione dell’incontro “Ipnocrazia”, titolo preso in prestito da un saggio nato dal dialogo tra intelligenza artificiale e l’autore reale Andrea Colamedici.
Indice degli argomenti
Il caso Xun e il confine tra autenticità e plausibilità nell’era dell’IA generativa
Il libro, uscito a gennaio e di cui abbiamo già parlato qui, ha dimostrato in forma performativa quanto sia ormai labile il confine tra ciò che è autentico e ciò che è credibile. Non più, dunque, il vero contro il falso, ma il plausibile contro l’improbabile. Come ha dichiarato la giornalista Sabina Minardi, che ha rivelato l’esperimento: «Ero ipnotizzata. Il libro dimostrava sulla mia pelle quello che enunciava teoricamente». Minardi ha raccontato il percorso che l’ha portata, da caporedattrice Cultura de L’Espresso, a investigare sull’identità dell’autore.
Attratta da un’opera filosofica densa e affascinante, ha progressivamente intuito che il “pattern” del testo non era umano. Dopo una telefonata con Colamedici, ha scoperto l’inganno intenzionale: un gioco metanarrativo progettato per mettere in discussione le modalità stesse con cui attribuiamo valore e verità. Non un inganno, ma una dimostrazione pratica.
Un libro “autodimostrante”, come lo ha definito. L’interesse verso la figura inesistente di Xun (l’autore fittizio), che ha suscitato recensioni, interviste scritte e persino proposte editoriali dall’estero, rivela la sete collettiva di nuovi strumenti interpretativi della realtà. La risposta, ancora una volta, non risiede nella ricerca di autenticità nel senso tradizionale del termine, ma nella capacità di leggere i segni e riconoscere il contesto narrativo da cui provengono.
Soggettività aumentata e creatività distribuita: l’impatto dell’IA
Durante l’incontro, Derrick de Kerckhove ha introdotto il concetto di una soggettività aumentata che emerge dall’interazione tra umano e non-umano, dove i confini dell’identità individuale vengono messi in discussione in favore di una logica relazionale e distribuita. Il problema non è solo epistemologico, ma politico: la delega crescente delle nostre funzioni cognitive alle macchine comporta un indebolimento del giudizio critico individuale. Se affidiamo all’IA non solo la memoria ma anche il ragionamento, ci ritroviamo disorientati, incapaci di resistere alla pressione polarizzante delle camere dell’eco. De Kerckhove ha insistito sulla necessità di educare al prompt thinking, una capacità interpretativa che parte dalla formulazione di domande. È solo ripensando i fondamenti della conoscenza e riconoscendo l’interconnessione quantica tra tutte le entità che possiamo immaginare un nuovo umanesimo, distribuito e collettivo. Ha citato anche il concetto di “atrofia cognitiva”, ovvero la progressiva esternalizzazione delle nostre facoltà mentali, dalla memoria al giudizio, e la conseguente necessità di ridefinire la nostra identità non più come centro autonomo, ma come nodo all’interno di una rete cognitiva condivisa.
IA generativa e la fine dell’antropocentrismo nella creatività
Il contributo di Pier Luigi Capucci, teorico dei media e direttore di Noema, ha completato questo quadro con una prospettiva di lungo periodo. Capucci ha ricordato come la creatività non sia un privilegio umano, ma un processo che può coinvolgere anche soggettività non umane. “La creatività non è un’essenza, è un processo. E un processo può essere distribuito anche tra attori non umani.”, ha affermato.
Nell’epoca dell’IA generativa, ha sottolineato Capucci, siamo chiamati a superare l’antropocentrismo e ad accettare l’emergere di nuove forme di intelligenza creativa, spesso ibride, che ci pongono interrogativi radicali sulla stessa nozione di autore, autenticazione e valore dell’opera. Capucci ha anche proposto una riflessione sull’estetica computazionale, sottolineando come il ruolo del designer e del fruitore sia destinato a evolversi verso una funzione curatoriale e interpretativa più che produttiva.
Etica, regole e potere: la voce delle istituzioni
Brando Benifei, europarlamentare e relatore dell’AI Act, ha portato la discussione su un piano normativo. Ha espresso preoccupazione verso un uso strumentale del concetto di “etica” da parte delle big tech, come paravento per evitare regolamentazioni. L’AI Act europeo, approvato nel 2024, cerca di definire un quadro vincolante per l’uso dell’IA, imponendo limiti chiari, specie nei casi di rischio elevato come la discriminazione algoritmica nei processi di selezione del personale o le violazioni del diritto d’autore. «Le regole per l’Europa ce le facciamo noi», ha dichiarato, ribadendo la necessità di una sovranità digitale e normativa capace di contrastare l’egemonia dei colossi tecnologici. Benifei ha anche sottolineato la responsabilità collettiva nel costruire un rapporto costruttivo con l’innovazione, evitando da un lato il panico moralistico, dall’altro la cieca delega ai mercati.
La dimensione psicologica dell’intelligenza artificiale generativa
Maura Gancitano ha riportato l’attenzione sulla dimensione culturale e psicologica. Il progetto Xun, ha affermato, nasce dalla consapevolezza di una ferita narcisistica: la paura di non essere più gli unici detentori della creatività, dell’intelligenza e del pensiero. Ma, ha precisato, quell’idea di soggetto unico, razionale, separato, è una costruzione storicamente recente. L’intelligenza artificiale generativa costringe ad abbandonare quella visione e a fare i conti con una soggettività distribuita, collettiva, contraddittoria.La proposta non è quella di tornare nostalgicamente al passato, ma di abitare consapevolmente la complessità del presente. A partire dalla scuola, dove l’obiettivo non può più essere il “superare l’interrogazione”, ma imparare ad apprendere, a dialogare criticamente con gli strumenti. Ha sottolineato come l’interesse per strumenti come ChatGPT non debba essere né demonizzato né idealizzato, ma orientato a un uso formativo consapevole, in cui la domanda giusta conta più della risposta pronta.
Ripensare l’autorialità nell’intelligenza artificiale generativa
Andrea Colamedici ha chiuso l’incontro sottolineando il valore performativo del progetto. Ipnocrazia è un invito a ridefinire le categorie con cui pensiamo. «Da ora in poi, la domanda centrale non sarà più: chi ha creato il progetto? Ma: come hanno cooperato gli agenti coinvolti?». Un cambio di paradigma che ha ripercussioni profonde su educazione, comunicazione, filosofia, e che pone al centro la questione del come, piuttosto che del chi. Ha anche annunciato l’intenzione di AANT di istituire un corso accademico curato dal collettivo Xun, volto a esplorare le nuove frontiere dell’autorialità e della co-creazione uomo-macchina. Una proposta che mira a formare nuove figure capaci di orientarsi in una realtà dove la dimensione narrativa, tecnica e cognitiva sono inseparabili.
Verso una democrazia cognitiva con l’intelligenza artificiale generativa
Colamedici ha poi posto una domanda essenziale: siamo disposti a perdere l’illusione dell’unicità per accedere a un’intelligenza distribuita, più ampia e forse più umana proprio perché più relazionale? In un tempo in cui ogni dispositivo diventa co-autore e ogni lettore diventa co-creatore, la sfida è mantenere attivo il discernimento. Perché il vero tema, oggi, non è se l’intelligenza artificiale sia intelligente, ma se lo siamo ancora noi.
Prospettive future dell’IA nella co-generazione di contenuti
Il caso Xun non è solo un esperimento editoriale, ma un punto di svolta nel dibattito sull’IA. Se l’IA può co-generare contenuti che si impongono nel dibattito pubblico, il futuro della creatività, del giornalismo, della filosofia (e perfino della cittadinanza) dipenderà sempre più da come sapremo ripensare la relazione tra automatismo e senso. Il futuro dell’intelligenza, come ha detto Gancitano, non dipende solo dall’intelligenza artificiale, ma dalla nostra capacità di restare intelligenti. Di non abdicare alla nostra facoltà critica, ma di trasformarla. E in questa trasformazione, forse, risiede una nuova forma di soggettività. Una soggettività non più fondata sull’autonomia, ma sull’interconnessione; non più ancorata all’individualismo, ma aperta alla collaborazione creativa tra umani, macchine e contesti.
Ipnocrazia, allora, non è un libro. È un esperimento. È un segnale. E forse, è già una forma embrionale di democrazia cognitiva futura.
Bibliografia
Derrick de Kerckhove, Stefano Calzati, Quantum Ecology: Why and How New Information Technologies Will Reshape Societies, MIT Press, novembre 2024. Un’esplorazione del paradigma tecnologico quantistico emergente e dei suoi effetti sulla coscienza umana e sulle culture. Uniwersytet Śląski+2ResearchGate+2MIT Press+2
Derrick de Kerckhove, “NaturArchy from the Point-of-View to the Point-of-Being”, Transformacje, maggio 2024. Un’analisi dell’evoluzione della percezione e dell’essere nell’era digitale. ResearchGate+1e-transformations.com+1
Derrick de Kerckhove, The Skin of Culture, Somerville House, 1995.
Pier Luigi Capucci (a cura di), Noema. Journal on Technology and Society, https://noemalab.eu
Pier Luigi Capucci, Noema. Uno sguardo lungo 25 anni, Noema Media, Ravenna, 2025. Una raccolta di riflessioni sui rapporti tra arte, scienza e tecnologia nel corso di 25 anni di attività della rivista Noema. capucci.org
Pier Luigi Capucci, “Prospettive e visioni dell’arte / Perspectives et visions de l’art”, Noema, marzo 2023. Un saggio sulle nuove prospettive artistiche nell’era delle tecnologie emergenti. capucci.org+1PhilPapers+1
Jianwei Xun (pseud.), Ipnocrazia. Trump, Musk e la nuova architettura della realtà, Tlon, 2024.
Sabina Minardi, “Sono una Xuniana”, L’Espresso, 4 aprile 2025.
Luciano Floridi, “Distant Writing”, Yale Digital Ethics Center, 2025.
Maura Gancitano e Andrea Colamedici, All’alba dei nuovi dèi, Tlon, 2021.
Marc Augé, La guerra dei sogni, Eleuthera, 1998.
AI Act Explorer, https://artificialintelligenceact.eu/ai-act-explorer/
Parlamento Europeo, AI Act: regolamento sull’intelligenza artificiale, 2024.
Federico Magni, Jiyoung Park, Melody Manchi Chao, “Humans as Creativity Gatekeepers: Are We Biased Against AI Creativity?”, Journal of Business and Psychology, 2023.
Roberto Verganti, Luca Vendraminelli, Marco Iansiti, “Innovation and Design in the Age of Artificial Intelligence”, Journal of Product Innovation Management, 2020.
Byung-Chul Han, Nello sciame. Visioni del digitale, Nottetempo, 2015.
Timothy Leary, Chaos & Cyber Culture, Ronin Publishing, 1994.
Eric A. Havelock, The Muse Learns to Write: Reflections on Orality and Literacy from Antiquity to the Present, Yale University Press, 1986.
Jorge Luis Borges, Finzioni, Einaudi, 2000 (racconto “Tlon, Uqbar, Orbis Tertius”).
Paolo Granata, Arte, Scienza e Tecnologia dell’Informazione, Meltemi, 2020










