L’iniziativa europea sulle AI Gigafactory ora in corso punta a ridurre la dipendenza da infrastrutture e chip extra-UE, rafforzando le capacità locali di calcolo. L’ambizione si scontra con ostacoli geopolitici, costi elevati, vincoli energetici e rischi di obsolescenza rapida. In gioco non c’è solo la capacità di addestrare modelli, ma il ruolo del continente nella competizione globale per l’AI.
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AI Gigafactory, un interesse oltre le aspettative: 76 proposte da 16 Paesi
Il primo passo della strategia europea per costruire AI Gigafactory ha superato le attese. la Commissione Europea ha ricevuto 76 manifestazioni di interesse da aziende, consorzi, enti pubblici e investitori provenienti da 16 Paesi membri. I soggetti candidati hanno proposto oltre 60 siti potenzialmente idonei alla costruzione di queste infrastrutture avanzate, con l’obiettivo dichiarato di ospitare almeno 3 milioni di GPU di ultima generazione. L’obiettivo, nella prima fase, è avviare quattro impianti su larga scala, in grado di offrire capacità computazionale per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale generativa, e sostenere le applicazioni AI in settori strategici come sanità, mobilità, difesa, energia e industria manifatturiera. Il bando ufficiale, previsto per la fine del 2025, segnerà la transizione da una manifestazione di interesse non vincolante a un piano operativo con criteri chiari di selezione, valutazione dei consorzi e assegnazione di fondi pubblici e privati.
AI Gigafactor è una strategia continentale per la sovranità tecnologica
Il progetto delle AI Gigafactory s’inserisce nella più ampia cornice dell’AI Continent Action Plan, promosso dalla Commissione per rafforzare la sovranità digitale dell’Europa. L’idea, in parte ispirata al modello delle gigafactory per le batterie, è creare nodi fisici e simbolici della capacità produttiva continentale in un settore oggi dominato da attori statunitensi e cinesi. Le Gigafactory rappresentano una risposta diretta alla crescente dipendenza dai cloud hyperscaler statunitensi (Microsoft, Amazon, Google) e dalla filiera dei chip dominata da Nvidia e TSMC. L’obiettivo europeo è costruire infrastrutture AI pubbliche-privati integrate, capaci di offrire calcolo ad alte prestazioni, sostenibilità ambientale e inclusione nei progetti europei (Horizon, EuroHPC, Digital Europe).
Ma le sfide sono rilevanti sulle Gigafactory per l’intelligenza artificiale in Europa: chip, costi, energia
I problemi non mancano, ogni AI Gigafactory richiederà circa 100.000 GPU, con costi unitari intorno ai 40.000 euro. Solo l’hardware potrebbe costare tra i 4 e i 5 miliardi di euro per sito, senza contare infrastrutture, manodopera qualificata, sistemi di raffreddamento avanzati e approvvigionamento energetico.
La questione energetica è tutt’altro che marginale: alimentare data center di queste dimensioni significa diversi megawatt continui, e implica investimenti paralleli in fonti rinnovabili, efficienza energetica e governance ambientale. In questo senso, la sostenibilità rischia di diventare un vincolo strutturale, se non affrontata con progettualità trasversali. Sul fronte dei chip, la dipendenza da Nvidia, oggi detentrice del 90% del mercato dei chip AI, pone problemi geopolitici e di approvvigionamento.
Le restrizioni all’export imposte dagli USA nei confronti della Cina, così come la corsa globale alle GPU, rendono incerta la disponibilità e la tempistica di fornitura. L’Europa dovrà fare i conti con questo scenario, valutando anche alternative come chip open-source (RISC-V) o investimenti su tecnologie autoctone.
Una scommessa sulla filiera europea dell’AI
Nonostante i rischi, l’iniziativa potrebbe attivare un effetto volano sulla filiera AI europea. Non solo per le grandi aziende tecnologiche, ma anche per PMI innovative, università, centri di ricerca e startup. La creazione di AI Gigafactory può diventare il catalizzatore di ecosistemi locali ad alta intensità tecnologica, con impatti positivi su occupazione, trasferimento tecnologico e competitività industriale. L’opportunità riguarda anche i fondi di investimento e gli operatori del settore energia e telecomunicazioni, sempre più interessati a diventare partner infrastrutturali nei progetti AI. La Commissione Europea sta ora avviando una consultazione con i 76 proponenti per costruire una short list dinamica, che porterà alla definizione dei criteri di selezione finale.
In conclusione: AI Gigafactory occasione irripetibile, ma non automatica
L’Europa ha finalmente deciso di giocare una partita di sistema sull’AI, partendo dal cuore della questione: la capacità di calcolo. Ma come spesso accade, la visione industriale deve fare i conti con la realtà operativa. Costi, vincoli, approvvigionamento, governance e standard etici saranno le vere variabili critiche di successo. Se ben gestita, la scommessa sulle AI Gigafactory potrebbe segnare un punto di svolta per la competitività europea. Se mal gestita, potrebbe trasformarsi in un’infrastruttura costosa, fragile e dipendente da attori esterni. Sarà cruciale osservare non solo chi vincerà i bandi, ma come verranno costruiti i partenariati, quali modelli di business verranno adottati, e in che modo l’Europa saprà coniugare sovranità digitale, sostenibilità e innovazione aperta.












