Il primo semestre del 2025 segna una svolta critica nella lotta al riciclaggio in Italia, un momento di analisi fondamentale per professionisti fiscali, legali e del mondo digitale.
L’ultimo “Quaderno dell’antiriciclaggio” pubblicato dalla UIF (Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia) non solo certifica una robusta ripresa delle Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS), ma illumina con dati inequivocabili una nuova, complessa frontiera del rischio: quella legata alle cripto-attività per i reati di riciclaggio.
Indice degli argomenti
Segnalazioni antiriciclaggio con criptovalute
Le segnalazioni provenienti dai prestatori di servizi su asset digitali sono quasi raddoppiate, un balzo che li proietta al centro della scena dell’antiriciclaggio. Questo fenomeno, inserito in un contesto di aumento generale delle allerte e di un valore complessivo di operazioni segnalate che sfiora i 53 miliardi di euro, pone sfide inedite a un sistema di vigilanza in piena e forzata evoluzione. L’analisi approfondita di questi dati è essenziale per comprendere le traiettorie future del contrasto ai flussi finanziari illeciti.
Il quadro generale: un sistema in allerta crescente
Il report semestrale della UIF dipinge un quadro di rinnovata e intensa attività di segnalazione. Con un totale di 80.930 SOS ricevute nel primo semestre 2025, si registra un significativo incremento del 15,6% rispetto allo stesso periodo del 2024, quando le segnalazioni si erano attestate a 70.026. Questa accelerazione è ancora più evidente se si osserva l’andamento mensile: dopo un gennaio in leggero calo (-4,2%), da febbraio a giugno 2025 si è assistito a una crescita costante e a doppia cifra, con picchi di aumento del +25,2% ad aprile e del +22,6% a marzo.
Tale dinamica ha riportato il volume complessivo delle allerte ai livelli di picco registrati nel secondo semestre del 2022, segnalando una ripresa della sensibilità al rischio da parte degli operatori.
Com’è noto, poi, il riciclaggio con criptovalute si serve perlopiù di stablecoin come Tether, che non seguono le regole europee.
La provenienza delle segnalazioni: dai canali tradizionali alle nuove frontiere
L’aumento è trainato da una pluralità di attori. In termini assoluti, il contributo maggiore arriva dal settore tradizionale di Banche e Poste, che hanno trasmesso 45.657 SOS, ben 7.727 in più rispetto al primo semestre 2024. Questi soggetti si confermano la spina dorsale del sistema di rilevamento, rappresentando il 56,4% del totale delle segnalazioni.
Tuttavia, la crescita più interessante in termini relativi proviene da altri settori, specialmente quelli legati alla finanza digitale e all’intrattenimento:
- prestatori di servizi di gioco: con un balzo da 4.697 a 6.433 segnalazioni (+1.736 SOS), confermano il settore come un’area ad alta sensibilità per le attività di riciclaggio.
- istituti di pagamento (IP) e punti di contatto comunitari: Questi intermediari, che includono i servizi di money transfer, hanno aumentato le loro segnalazioni da 6.569 a 7.996 (+1.427 SOS). All’interno di questa categoria, è particolarmente rilevante la ripresa delle segnalazioni dai money transfer (+30,4%), che interrompe un trend di contrazione iniziato nel 2022. I principali paesi di destinazione degli importi segnalati da questi operatori sono Marocco (9,5%), Pakistan (8,4%) e Georgia (7,8%).
- prestatori di servizi per le cripto-attività: come vedremo, rappresentano il fenomeno più dirompente del semestre.
In controtendenza, si registra invece un calo delle segnalazioni da parte degli Istituti di Moneta Elettronica (IMEL), diminuiti di 995 unità, e degli Uffici della Pubblica Amministrazione (-449).
La geografia del rischio: la Campania e l’estero sotto i riflettori
Dal punto di vista territoriale, l’incremento delle segnalazioni non è uniforme. Emerge con forza la Campania, con un aumento del 15,6% delle operazioni richieste o eseguite nella regione, passando da 7.146 a 10.439 SOS.
A livello provinciale, l’analisi del numero di segnalazioni in rapporto alla popolazione vede ai primi posti Prato, Milano, Napoli, Reggio Emilia e Crotone, confermando la concentrazione del rischio in aree a elevata densità finanziaria o a forte presenza di criminalità organizzata.
Un altro dato di estremo interesse è il quasi raddoppio delle segnalazioni relative a operazioni connesse all’estero, che passano da 996 a 1.804. Questo, unito al boom delle cripto-attività, sottolinea la crescente dimensione transnazionale e digitale delle minacce di riciclaggio.
Focus sul fenomeno cripto: il sorpasso sul contante e le nuove dinamiche di rischio
Il dato più significativo del report, quello che segna un punto di svolta, è l’esplosione delle segnalazioni provenienti dai prestatori di servizi per le cripto-attività (CASP).
Sebbene il documento li classifichi ancora come “Operatori in valuta virtuale” per coerenza storica con le edizioni passate, il loro impatto sul sistema antiriciclaggio è ormai quello di un attore protagonista.
Le cifre sono eloquenti: si è passati dalle 1.353 segnalazioni del primo semestre 2024 alle 2.675 dello stesso periodo del 2025, con un incremento netto di 1.322 SOS, quasi un raddoppio (+97,7%).
Questo slancio ha portato il valore delle operazioni eseguite e segnalate da questi operatori a una cifra impressionante: oltre 3,4 miliardi di euro (3.445,2 milioni) nel solo semestre.
Il confronto con le forme tecniche tradizionali di riciclaggio
Per comprendere la portata del cambiamento, è illuminante contestualizzare questo dato. Analizzando la distribuzione delle SOS per forma tecnica, le “Operazioni in cripto-attività” rappresentano ora il 7,0% del totale.
Questo le colloca:
- a un soffio da una categoria storicamente ad altissimo rischio come i “Bonifici esteri”, che si attestano all’8,8%.
- nettamente al di sopra delle “Operazioni in contante”, che crollano al 3,4%.
Il sorpasso è epocale.
Per decenni, il contante è stato il veicolo per eccellenza del riciclaggio grazie al suo anonimato. Oggi, questo primato è stato frantumato da strumenti digitali che offrono pseudo-anonimato, velocità transfrontaliera istantanea e una complessità tecnica che sfida gli strumenti di analisi convenzionali.
La frontiera del riciclaggio si è spostata irrevocabilmente dallo sportello fisico alle blockchain e ai wallet digitali.
L’origine del sospetto riciclaggio e i tempi di reazione: un settore che si automatizza
Approfondendo l’analisi, emergono altre peculiarità.
Da dove nasce il sospetto per gli operatori di questo settore?
A differenza dei professionisti (come notai o commercialisti) che basano le loro segnalazioni prevalentemente sul “comportamento sospetto” del cliente (84,2%), gli operatori non finanziari (categoria che include i CASP) si affidano massicciamente a sistemi centralizzati: il 38,9% delle SOS nasce da “Controlli strutture centrali” e il 32,4% da “Rilevazione sistemi automatici”.
Questo indica un approccio al rischio fortemente tecnologico e algoritmico, necessario per monitorare migliaia di transazioni al secondo, ma che potrebbe mancare della valutazione qualitativa tipica dell’interazione umana.
Un altro aspetto critico è la tempestività.
I “tempi di inoltro” di una segnalazione sono un indicatore chiave dell’efficienza dei presidi interni. Per gli “Operatori in valuta virtuale”, il valore mediano dei tempi di inoltro nel primo semestre 2025 è di 78 giorni. Se da un lato questo rappresenta un netto miglioramento rispetto ai 149 giorni del primo semestre 2024, dall’altro resta un tempo significativamente più lungo rispetto a quello di altri operatori, come i Notai (11 giorni) o Banche e Poste (24 giorni).
Questa latenza può rappresentare un ostacolo all’efficacia delle indagini, permettendo ai fondi illeciti di essere movimentati e stratificati ulteriormente.
Antiriciclaggio e criptovalute, il contesto normativo: una riclassificazione che cambia le regole del gioco
Dietro questi numeri si cela una fondamentale e recente evoluzione normativa, come precisato con grande attenzione dalla stessa UIF nel suo report, “Per effetto del D.lgs. 204/2024, i prestatori di servizi per le cripto-attività sono annoverati tra gli intermediari bancari e finanziari di cui al D.lgs. 231/2007“.
Questa non è una mera nota a piè di pagina. Si tratta di una riclassificazione che sposta i CASP dalla categoria generica degli “altri operatori non finanziari” a quella, molto più regolamentata, degli “intermediari bancari e finanziari“.
Ciò comporta un salto di qualità e di rigore negli obblighi antiriciclaggio, sebbene il report, per coerenza storica e per via di un regime transitorio (disciplinato dall’art. 45 del D.lgs. 129/2024 e aggiornato dal D.L. 95/2025), li presenti ancora nella vecchia categoria, la loro posizione giuridica è già mutata.
Per i professionisti, questo significa che i loro clienti CASP sono ora tenuti ad applicare presidi di “adeguata verifica della clientela” (KYC/CDD), di conservazione dei dati e di controllo interno del tutto analoghi a quelli di una banca o di una SIM.
L’aumento esponenziale delle segnalazioni può quindi essere interpretato anche come il primo, tangibile effetto di questa stretta normativa: un settore che, sotto la spinta del legislatore, sta rapidamente maturando e strutturando le proprie funzioni di compliance. Questa evoluzione allinea l’Italia al più ampio contesto europeo, che con il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) sta costruendo un quadro normativo armonizzato per l’intero settore a livello europeo.
La doppia sfida della complessità e dell’adeguamento del sistema
I dati del primo semestre 2025 offrono una visione nitida e complessa.
Da un lato, dipingono un quadro di rischio in rapida evoluzione, dove la digitalizzazione e la finanza decentralizzata rappresentano le nuove, e più insidiose, praterie per il riciclaggio internazionale. La velocità, lo pseudo-anonimato e la natura transnazionale delle cripto-attività pongono una sfida senza precedenti alle autorità di vigilanza e investigative.
Dall’altro lato, e questa è la notizia incoraggiante, i dati mostrano un sistema Paese che sta reagendo con forza. La capacità della UIF di analizzare e trasmettere agli Organi investigativi ben 81.312 segnalazioni in un solo semestre, un numero mai raggiunto prima, è indice di un’efficienza operativa notevole.
Questa attività non è passiva: nel periodo, l’Unità ha inviato 2.945 richieste di informazioni per approfondire le analisi, spesso incrociando dati tra diversi segnalanti, e ha valutato 68 istanze di sospensione di operazioni per un valore di 12 milioni di euro, accogliendone 8 per un importo di circa 600.000 euro.
Inoltre, il sistema sta diventando più collaborativo.
La UIF sta potenziando i cosiddetti “flussi di ritorno”, ovvero le comunicazioni con cui informa i segnalanti sull’esito delle loro SOS (ad esempio, se archiviate come non rilevanti o a basso rischio). Nel semestre, sono state effettuate due di queste trasmissioni, coinvolgendo centinaia di segnalanti per migliaia di SOS.
Questo feedback è cruciale, perché permette agli operatori di calibrare meglio i propri sistemi di rilevamento e rafforza la percezione di essere parte attiva e utile di un sistema di difesa comune.
In conclusione, la lotta al riciclaggio si trova in un punto di svolta.
La sfida non è più solo arginare il contante o monitorare i flussi bancari tradizionali, ma governare un ecosistema digitale complesso.
L’efficacia futura dipenderà dalla continua sinergia tra una regolamentazione al passo con l’innovazione, una vigilanza tecnologicamente avanzata e la collaborazione sempre più matura di tutti gli operatori, da quelli storici ai nuovi protagonisti del mondo cripto.