Cielo azzurro, aria limpida, una rotta che scivola via precisa come un compasso. Poi, sul display, una piccola spia: “qualità segnale degradata”. Niente panico, nessun scossone.
Ma ecco che il puntino della posizione comincia a “ballare”. E’ quanto accaduto al volo con a bordo Ursula von der Leyen: interferenze al segnale satellitare in avvicinamento, un giro in attesa, e atterraggio con strumenti “classici”, senza gps.
Un episodio che ha portato il GPS jamming dalla nicchia degli addetti ai lavori al dibattito pubblico, con uno sfondo che non aiuta a rilassarsi: la guerra russo-ucraina, dove la battaglia si combatte anche nello spettro delle onde radio.
Indice degli argomenti
Gps Jamming: cosa succede davvero in cabina quando “spariscono” i satelliti
Qui crolla un mito: senza GPS un aereo non resta cieco. La filosofia dell’aviazione è la ridondanza: mai un solo punto di fallimento. In cabina, il Flight Management System (FMS) è un direttore d’orchestra che mette insieme più strumenti:
- Sistemi inerziali (le “bussole interne”): misurano accelerazioni e rotazioni e ricostruiscono posizione e assetto anche senza segnali esterni.
- Radioassistenze a terra: VOR e DME ti dicono direzione e distanza da una o più stazioni; l’ILS crea una “rotaia” invisibile per l’atterraggio.
- Barometro, radioaltimetro, mappe digitali e sensori di bordo: altre fonti, altri controlli.
Se il segnale satellitare si degrada o salta, appaiono avvisi. L’equipaggio conferma la posizione con le altre fonti, sceglie una procedura alternativa e prosegue. Non è improvvisazione: è addestramento, checklist, disciplina. Per i passeggeri, spesso, la differenza si traduce in un annuncio: “atterreremo con qualche minuto di ritardo”.
Jamming, spiegato senza ingegnerese (e perché non è “solo GPS”)
Se i satelliti fossero una voce che sussurra indicazioni precise, il jamming è qualcuno che alza il volume della radio accanto. Nessuno distrugge niente: semplicemente copre quel sussurro con un rumore più forte. Il ricevitore fatica ad agganciare la posizione o la perde a tratti. In gergo si parla di GNSS, l’ombrello che include GPS (USA), Galileo (UE), Glonass (Russia) e BeiDou (Cina). Cambiano i nomi, non la sostanza: un disturbo abbastanza potente nella banda giusta rende la “voce” dei satelliti difficile da ascoltare.
Spoofing, il cugino subdolo
Diverso è lo spoofing. Qui non si copre la voce: la si imita. Un trasmettitore finge di essere un satellite (o una costellazione intera) e “sussurra” coordinate plausibili ma sbagliate.
È il ladro in smoking: silenzioso, elegante, ingannatore. Se non confronti quel dato con altre fonti, puoi ritrovarti a qualche chilometro di distanza da dove credi di essere, senza che scatti immediatamente l’allarme.
E’ una minaccia più potente ma anche più difficile da attuare rispetto a jamming.
In due righe:
Jamming = negazione del servizio: non senti più la voce dei satelliti.
Spoofing = inganno credibile: senti una voce sbagliata e le credi, finché un controllo incrociato non la smaschera.
Falcon 900: il GPS come “secondario di lusso”
Il Dassault Falcon 900, col suo ponte strumenti EASy, è un ottimo esempio. Quando tutto funziona, il GNSS è il re dell’efficienza: rotte più dritte, consumi ottimizzati, arrivi puntuali. Ma la safety non poggia sui satelliti. La spina dorsale è fatta di inerziali e radioassistenze: se il GNSS vacilla, l’aereo continua a navigare con qualità sufficiente a uscire dall’area disturbata o ad atterrare con procedure radio. Per questo in aviazione si dice che il GPS è “secondario”: non perché conti poco, ma perché non è l’unica gamba del tavolo.
Tre fotogrammi per capirlo al volo:
- Crociera: il segnale degrada; l’FMS pesa di più gli strumenti interni. La linea della rotta resta stabile; l’orario d’arrivo si allunga un filo.
- Avvicinamento: la procedura “satellitare” (RNP/LPV) non è disponibile? Si seleziona ILS o VOR/DME. Stessa disciplina, diversa fonte.
- Scalo periferico: poche radioassistenze? Gli inerziali ti portano comunque fuori dall’area “sporca”, verso un aeroporto più “illuminato”.
Il quadro geopolitico: l’onda lunga della guerra russo-ucraina
Dal 2022, l’Europa vive in un clima di guerra ibrida, dove la forza militare si intreccia con cyber attacchi, propaganda e interferenze sullo spazio radio. Non stupisce che in aree vicine ai fronti o ai nodi strategici—Baltico, Mar Nero, Mediterraneo orientale—si registrino più spesso anomalie al GNSS.
Non significa che volare sia diventato pericoloso in sé; significa che l’operatività è più complicata: rotte un po’ più lunghe, procedure alternative, tempi che slittano. È la versione a bassa intensità di un conflitto che, oltre ai carri armati, muove antenne e algoritmi.
“Perché adesso?”: costi bassi, dipendenze alte, tattiche ibride
- Facilità d’azione: piccoli dispositivi possono “alzare il rumore” in aree urbane o lungo corridoi sensibili.
- Dipendenza diffusa: droni, flotte, agricoltura di precisione, smartphone, perfino la sincronizzazione delle reti: tutto chiede posizione e tempo ai satelliti.
- Tattica a bassa visibilità: interferire senza dichiarare. Crei problemi, semini incertezza, logori operazioni e fiducia.
I jammer a utilizzo militare: che cosa sono (e cosa non sono)
Parlare di jammer militari non significa svelare ricette. Parliamo di concetti, non di manuali. In sintesi:
- Area-denial: sistemi pensati per creare “bolle” in cui il GNSS diventa inaffidabile o inutilizzabile. Servono a proteggere asset strategici e a negare precisione a droni, munizioni guidate, ricognizione.
- Direzionali e “intelligenti”: antenne che concentrano l’energia dove serve, riducendo l’esposizione altrove. Più un faro che una lampadina.
- Multi-costellazione/multi-banda: non si limitano al GPS americano; mirano anche ad altre costellazioni e a più frequenze, per allargare la “bolla”.
- Piattaforme varie: sistemi montati su mezzi terrestri, navi, aerei, oppure installati in siti fissi. Spesso integrati con altre capacità di guerra elettronica (ricognizione, allarme, spoofing).
- Uso controllato: in scenari reali sono impiegati con regole d’ingaggio e coordinamento, perché il rischio collaterale—anche sul traffico civile—non è mai una variabile trascurabile.
Cosa non sono: gadget da supermercato o giocattoli da smanettoni. Sono strumenti militari progettati per scopi tattici e strategici precisi, con potenze, direzionalità e tecniche che vanno oltre il mondo consumer. E la loro efficacia è spesso massima quando il bersaglio non se ne accorge subito (spoofing) o quando la “bolla” di negazione è calibrata sul contesto operativo (jamming).
Jamming, effetti concreti: tra disagi e resilienza
- In volo: il disagio è operativo, non di sicurezza immediata. Si rinuncia a certe procedure, si deviano rotte, si gestiscono attese. L’addestramento fa il resto.
- Su strada e in mare: la tracciabilità vacilla; servono piani B—odometria, map-matching, triangolazioni radio.
- Droni: sono i più vulnerabili. Hanno pochi sensori e batterie tirate: senza GNSS rischiano fly-away. La cura è la fusione con visione, bussola, barometro e logiche di “ritorno a casa” più sveglie.
- Infrastrutture: la sincronizzazione temporale—linfa di reti e finanza—si blinda con clock locali e ridondanze.
Difendersi dal jamming (in modo realistico)
Diversificare: più costellazioni, più frequenze, più fonti. È l’equivalente di avere più navigatori a bordo.
Filtrare e smascherare: antenne e algoritmi che attenuano il rumore e spengono la fonte che “mente”.
Ibridare: unire GNSS e inerziale: se perdi la “mappa”, ti resta il “contachilometri 3D” finché non torni sotto un faro.
Addestrare: procedure non satellitari sempre pronte e provate, briefing seri, decisioni calme. La resilienza è una cultura, non un tasto.
PBN, RNP, LPV: modernità sì, ma con rete di sicurezza
Le procedure “su misura” guidate dal GNSS—PBN, RNP, LPV—hanno reso i cieli più efficienti e meno rumorosi. Ma la modernità vera è tenere anche una rete minima di radioassistenze: pochi fari ben piazzati per garantire che, se i satelliti tacciono, gli aerei possano uscire dall’ombra e atterrare comunque. Innovare senza togliere il tappeto da sotto i piedi.
Cosa ci insegna la guerra del jamming in Europa
L’episodio del volo con Ursula von der Leyen è un promemoria elegante: i satelliti sono straordinari, ma non infallibili. E in tempi di guerra ibrida, qualcuno può provare a zittirli o a parlarne al posto loro.
La buona notizia è che l’aviazione ha imparato da tempo la regola d’oro: ridondanza batte dipendenza.
I jet come il Falcon 900 volano così: con un GPS “secondario di lusso” per essere puntuali, e con una bussola interiore fatta di strumenti, procedure e addestramento che non tradisce quando il cielo digitale si fa rumoroso.
È questa la rotta giusta, anche oltre l’aviazione: più resilienza, meno fragilità. Perché la differenza, alla fine, la fa la capacità di scegliere bene l’alternativa quando tutti gli altri si fidano di una sola voce.
FAQ su gps Jamming
Il GPS jamming è legale?
No: interferire con servizi radio essenziali è vietato e comporta sanzioni pesanti.
Jamming e spoofing: qual è la differenza in una frase?
Jamming spegne la voce dei satelliti con il rumore; spoofing imita quella voce e prova a portarti altrove.
Un aereo è in pericolo se perde il GPS?
No: passa a strumenti interni e radioassistenze. La giornata dell’equipaggio si complica, ma la sicurezza resta.
Il Falcon 900 usa il GPS come “secondario”?
Sì: secondario per la sicurezza, primario per l’efficienza. Se manca, il jet continua a navigare; quando c’è, vola più dritto e consuma meno.
I jammer militari cosa fanno, in pratica?
Creano “bolle” in cui il GNSS non funziona o funziona male, proteggono asset e tolgono precisione a droni e armi guidate. Possono anche ingannare (spoofing) oltre che coprire (jamming).










