Il personal branding, inteso come valorizzazione costante di ciò che so, faccio e offro, è parte integrante della mia strategia. Condividere ogni giorno contenuti utili, investire in advertising per ampliare la loro diffusione, essere attiva nelle conversazioni del settore non è un esercizio di visibilità fine a se stesso, né un accessorio secondario: è un elemento strategico che ha un impatto diretto sulla mia crescita professionale.
Indice degli argomenti
Il personal branding come asset strategico
Molti professionisti continuano a pensare che basta essere bravi nel proprio lavoro per ottenere clienti, magari pubblicando ogni tanto qualcosa sui social per farsi vedere. La concorrenza è alta in quasi tutti i settori, i clienti sono più informati e selettivi, e chi non comunica con costanza finisce inevitabilmente per essere invisibile.
E non basta essere visibili, bisogna essere riconoscibili e associati a un valore specifico. Il personal branding non serve a farsi notare, serve a farsi scegliere. Non è qualcosa da attivare quando si ha bisogno di vendere di più: è un asset strategico che lavora per noi ogni giorno, creando connessioni, generando fiducia e portando clienti e opportunità senza doverle inseguire.
Creare contenuti che generano valore reale
Ogni post, articolo o video che condivido è pensato per offrire un beneficio concreto a chi mi segue. L’obiettivo non è esserci, ma dare informazioni utili, condividere strategie e tattiche efficaci, mostrare fatti, esperienze.
Un lavoro che richiede tempo, dalla selezione degli argomenti alla produzione dei materiali, fino all’ottimizzazione per raggiungere il pubblico giusto.
Partecipare attivamente alle community
Rispondo ai commenti, intervengo nelle discussioni rilevanti, offro spunti di riflessione nei post di colleghi e brand con cui condivido valori e interessi.
Questo mi permette non solo di essere aggiornata su ciò che accade nel mio settore, ma anche di creare connessioni autentiche e posizionarmi come punto di riferimento su determinate tematiche.
Investire nella diffusione dei propri contenuti
Creare valore non basta se nessuno lo vede. Per questo ogni mese investo in advertising, non solo per promuovere i miei corsi, ma anche per ampliare la portata di articoli, video e materiali gratuiti.
L’obiettivo non è sempre e solo vendere in modo diretto, ma consolidare la mia autorevolezza e rafforzare il mio posizionamento nel lungo periodo perché, se prima le persone non ci conoscono e apprezzano, è difficile che siano disposte ad acquistare.
Analisi e ottimizzazione continua
Il personal branding non è un’operazione statica: analizzo con costanza quali contenuti generano più interazioni di valore, quali magneti portano contatti di qualità al miglior costo, quali argomenti creano discussioni costruttive e così via.
Questo mi permette di ottimizzare continuamente la mia strategia e di investire tempo ed energie solo in ciò che porta risultati concreti.
Sperimentare nuovi formati e strategie
La mia strategia di personal branding non è mai identica anno dopo anno. Non solo i social si evolvono costantemente e impongono di rivedere i propri formati di elezione, ma io stessa cresco come professionista e ciò che avrei pubblicato cinque anni fa non mi rispecchia più oggi.
Senza perdere la rotta strategica dell’identità e del posizionamento che voglio avere, testo tattiche di continuo: provo nuove rubriche, dismetto i formati più deboli, cerco sempre di capire quali strumenti possano aiutarmi a offrire contenuti di valore.
Per esempio, nel tempo ho sperimentato:
- Nuovi formati di contenuto: dalle classiche grafiche ai caroselli, dalle dirette ai video brevi. Le live in particolare mi hanno dato ottime soddisfazioni su Instagram, mentre le infografiche con informazioni, consigli e novità restano uno dei formati più apprezzati per chi mi segue su Facebook e LinkedIn.
- Diversi approcci alla community: ho testato l’interazione diretta con risposte ai commenti, live Q&A, discussioni nei gruppi e newsletter interattive. Spesso ho utilizzato i sondaggi sia su Facebook sia sul mio canale Instagram per chiedere suggerimenti su nuovi contenuti o per scoprire il sentiment circa un determinato aggiornamento o nuovo strumento.
- Modalità diverse di lead generation: dai quiz alle risorse da scaricare, fino ai webinar gratuiti, negli anni ho testato molteplici modi per avvicinare le mie target persona e accompagnarle verso il processo di acquisto, scoprendo che certi strumenti — come i pdf da scaricare — nel mio caso portavano tantissimi contatti a costi molto bassi, ma scarsamente propensi a comprare qualcosa. I webinar gratuiti da sempre sono il mio strumento di elezione non solo per offrire novità e consigli utili, ma per portare all’acquisto.
Selezione dei canali e focus sulla newsletter
Sperimentare significa anche avere il coraggio di lasciar andare. Nel tempo ho dismesso contenuti che non erano più in linea con il mio posizionamento, ho smesso di pubblicare in alcuni formati che non portavano valore e ho ridefinito le piattaforme su cui investire energie.
Per anni, per esempio, ho usato moltissimo i meme che mi permettevano di entrare in relazione in modo immediato con la mia community e stimolare la viralizzazione dei miei contenuti. Oggi li uso molto meno, sia perché ormai sono uno strumento abusato nel settore sia perché crescendo e maturando come persona e professionista lo trovo un formato meno affine a chi sono oggi.
Ho scelto di dedicarmi meno a piattaforme che non offrivano un ritorno concreto rispetto al tempo investito o che mi richiedevano uno sforzo creativo incompatibile con le risorse e il tempo che ero disposta a investire nell’attività di personal branding, come TikTok e X.
In questo momento, i canali principali che uso per raccontarmi, creare e mantenere relazioni e promuovere i miei corsi e servizi sono Facebook, Instagram, LinkedIn e, soprattutto, la newsletter. Il mio database di iscritti è uno degli asset più importanti della mia attività.
I rischi della dipendenza dai social
Affidarsi esclusivamente ai social per costruire il proprio business è come costruire un castello sulla sabbia: può reggersi in piedi per un po’, ma basta un cambiamento nell’algoritmo, una policy più restrittiva o la chiusura improvvisa di un account — ahimè, succede molto più spesso di quanto si creda — per perdere tutto in un attimo.
Negli anni ho visto professionisti e brand investire tempo ed energie solo sulle piattaforme social, convinti che bastassero migliaia di follower per avere un business solido. Poi è arrivato un aggiornamento dell’algoritmo, la visibilità organica si è ridotta o, peggio, qualche blocco ha impedito loro per giorni o settimane di raggiungerli, e si sono trovati con un pugno di mosche.
Insomma, se il nostro flusso di cassa dipende da una piattaforma che non possediamo, e che può cambiare le regole da un momento all’altro, allora il nostro negozio non è davvero nostro. Ed è a rischio, in qualsiasi istante.
Grazie a un database proprietario posso instaurare un rapporto più diretto e duraturo con la mia community, senza preoccuparmi di fattori esterni che non controllo. Posso testare nuovi formati di comunicazione, misurare meglio l’efficacia dei miei contenuti e, soprattutto, costruire relazioni più profonde basate sulla continuità e sulla fiducia.
Costruire un brand solido e duraturo
Inoltre, avere un contatto diretto con la community mi consente di raccogliere insight preziosi: vedere quali email vengono aperte, quali link generano più interazioni e vendite, quali argomenti suscitano maggiore interesse; mi dà dati concreti su cui basare le mie strategie future, anziché affidarmi solo all’intuizione o alle metriche social.
Costruire un personal brand solido significa lavorare ogni giorno con costanza, strategia e visione a lungo termine. Si tratta di farsi conoscere ma anche di diventare un punto di riferimento, di creare fiducia e valore duraturo, di avviare soprattutto un business che non dipenda esclusivamente da piattaforme che non possiamo controllare. Perché la visibilità può essere prestata, ma la relazione con il pubblico dev’essere nostra.











