scenario

AI e neurodivergenze, quali competenze per il lavoro



Indirizzo copiato

L’intelligenza artificiale trova utili applicazioni per il lavoro inclusivo: ecco il caso del primo hackathon italiano dedicato alla neurodivergenza

Pubblicato il 10 ott 2025

Pierfrancesco Angeleri

presidente di Assosoftware



enshittification; AI neurodivergenze

L’intelligenza artificiale può trovare utili applicazioni nell’inclusione lavorativa delle persone neurodivergenti. Autismo, ADHD o disturbi specifici dell’apprendimento trovano nell’IA può fare la differenza, trasformandosi in un alleato per ripensare tempi, processi e strumenti in chiave più flessibile e accessibile.

Secondo Gartner, entro il 2027 oltre il 50% dei modelli di IA generativa utilizzati dalle aziende sarà specifico per settori industriali o funzioni aziendali. Un dato che dimostra il passaggio da soluzioni generaliste a strumenti mirati, in grado di affrontare esigenze concrete. La capacità di integrare l’IA nei software gestionali è già una realtà, oggi la sfida consiste nell’andare oltre l’efficienza aziendale, sviluppando applicazioni proprietarie che abbiano anche un impatto sociale. È così che il settore del software può diventare un motore di crescita non solo economica, ma anche civile.

L’hackaton AI e neurodivergenze

È questa la filosofia che ha portato alla nascita del primo Hackathon IA e Neurodivergenza in Italia, in programma a Roma il 25 e 26 ottobre 2025 all’Università degli Studi Link. L’iniziativa, promossa da AssoSoftware insieme alla Fondazione Specialisterne ETS, Skilljob e Confprofessioni, non vuole essere soltanto una competizione per giovani talenti, ma un laboratorio di idee per immaginare concretamente come l’IA possa migliorare il lavoro delle persone neurodivergenti.

L’hackathon nasce proprio con questo spirito: creare strumenti che non costringano persone neurodivergenti ad adattarsi a regole rigide, ma che rendano gli ambienti di lavoro capaci di valorizzare diverse modalità di pensiero e di interazione. A fianco delle aziende tecnologiche c’è la voce della Fondazione Specialisterne, che lavora per favorire l’inserimento professionale di persone autistiche e neurodivergenti. «Inclusione significa partire dai bisogni reali, non chiedere di conformarsi a un modello unico», Con neurodivergenza non intendiamo una diagnosi, ma una categoria sociale che descrive la condizione di chi subisce esclusione e discriminazione a causa di differenze neurocognitive.

Questo può riguardare persone autistiche, ADHD, dislessiche o altre forme di diversità neurologica, ma non si esaurisce in un elenco di etichette cliniche. Parlare di neurodivergenza significa riconoscere che il problema non è la differenza in sé, bensì gli ambienti rigidi e standardizzati che negano la legittimità delle differenze invece di valorizzarle.

Competenze digitali e neurodivergenza

Durante le due giornate romane, giovani sviluppatori, designer, comunicatori e studenti si metteranno alla prova con progetti che spaziano dalla gestione del tempo alla regolazione emotiva e sensoriale, fino alla creazione di interfacce intuitive. Una giuria di esperti premierà le soluzioni più innovative e concrete, con un riconoscimento che non si limita al premio in denaro, ma che prevede anche sessioni di mentoring e opportunità di sviluppo imprenditoriale.

L’iniziativa non è soltanto una competizione. È un banco di prova per verificare come l’IA possa incidere in un settore ancora sottovalutato, quello dell’inclusione lavorativa delle persone con funzionamenti cognitivi diversi. “Inclusione significa costruire contesti che sappiano valorizzare la pluralità degli stili di pensiero -, spiegano da Specialisterne, che da anni lavora per l’inserimento professionale di persone autistiche -. Siamo convinti che l’innovazione tecnologica debba essere messa al servizio delle persone. Lavoriamo ogni giorno con aziende, istituzioni e persone per trasformare l’idea di inclusione in pratiche concrete: formare i docenti, sensibilizzare i manager, costruire ambienti accessibili. Questo evento rappresenta un passo ulteriore: unire giovani talenti, università e imprese per sviluppare soluzioni che possano migliorare davvero e in modo concreto la vita delle persone neurodivergenti e, al tempo stesso, rendere più giusto ed equo il mondo del lavoro”.

Il valore dell’iniziativa è simbolico: ribadire che la tecnologia, quando è messa al servizio delle persone, può diventare uno strumento di giustizia sociale. In un mondo del lavoro che ancora fatica a superare l’idea di “normalità”, l’IA offre la possibilità di costruire un futuro in cui le differenze non siano un ostacolo, ma una risorsa.

Come sottolineano gli organizzatori, l’hackathon è solo un punto di partenza. È l’inizio di un percorso che guarda all’Italia come potenziale hub europeo nello sviluppo di applicazioni software inclusive. Perché il lavoro di domani non sarà solo più digitale: sarà, soprattutto, più umano.

guest

0 Commenti
Più recenti
Più votati
Inline Feedback
Vedi tutti i commenti

Articoli correlati