L’Italia sta vivendo un boom nella domanda di data center, complice l’espansione dell’intelligenza artificiale e dei servizi cloud, nonché il concomitante rallentamento negli investimenti su queste infrastrutture nei mercati maturi del Nord Europa.
Questo fenomeno era già evidente nel 2024, ma nel primo semestre 2025 i numeri sono ulteriormente lievitati.
Tuttavia, nonostante l’entusiasmo, diversi analisti stanno sollevando interrogativi sul rischio di una possibile sovracapacità nel breve-medio termine periodo, sottolineando segnali di prudenza già visibili a livello internazionale.
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Data center in Italia: una crescita esponenziale
Secondo i dati di Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, le richieste per nuove connessioni sono esplose, passando dai 30 GW di fine
2024 a oltre 50 GW nel giugno 2025. Una crescita esponenziale.
Tra il 2023 ed il 2024, gli investimenti nel settore in Italia hanno raggiunto circa 5
miliardi di euro e per il biennio successivo (2025-26) è previsto un ulteriore balzo, con investimenti che toccheranno cumulativamente i 15 miliardi.
Questa ondata di capitali coinvolge hyperscaler globali come Amazon e Microsoft, operatori nazionali ed internazionali come Tim Noovle, ma anche investitori infrastrutturali e fondi di private equity, attratti dalle potenzialità del mercato italiano.
Nel 2024, infatti, nel nostro Paese la potenza installata si è attestata a più di 500 MW, con una crescita di circa il 20% rispetto al 2023.
Milano nella Top 15 degli hub europei
Milano è diventata il centro nevralgico di questa crescita, posizionandosi tra i primi 15 hub europei per capacità installata.
Sebbene sia ancora distante da leader consolidati, come Londra o Francoforte, ha ampiamente superato mercati emergenti come Madrid e Varsavia, segno del ruolo sempre più centrale che l’Italia sta assumendo nella mappa digitale europea.
Tuttavia, la sovracapacità nel breve-medio termine periodo solleva interrogativi, essendo già visibili, a livello internazionale, segnali di prudenza.
Dalle Big tech segnali di prudenza
Le Big Tech, dopo anni di espansione accelerata, stanno infatti mostrando maggior prudenza, ridimensionando o addirittura cancellando alcuni progetti per puntare in modo più selettivo su aree con reti elettriche robuste, minori vincoli regolatori e costi energetici competitivi, rivedendo il dimensionamento della capacità effettiva anche in base al progresso atteso degli algoritmi AI e alle nuove esigenze dei clienti.
Al momento, in Italia non si registrano cancellazioni significative di progetti già annunciati. Ma emergono segnali di rallentamento, con aperture di alcuni siti inizialmente previsti nel 2024 che sono state posticipate.
Terna: rischio saturazione virtuale
La stessa Terna ha evidenziato come non tutte le richieste di connessione si traducano in costruzioni effettive, segnalando il fenomeno della cosiddetta “saturazione virtuale”: sviluppatori che bloccano capacità impegnandola sulla carta senza poi realizzare realmente i progetti o posticipandoli ripetutamente.
Si tratta di una dinamica già vista nel settore delle energie rinnovabili, che potrebbe indicare una forte sovrastima della domanda reale, almeno di breve termine.
Alcuni esperti ritengono infatti che, degli oltre 50 GW richiesti in autorizzazione, meno di 2 GW potrebbero effettivamente concretizzarsi entro il 2030, con molte iniziative destinate a restare in stand by o ulteriormente rimandate in base alla reale evoluzione del mercato.
Il rischio di bolla speculativa nel mercato dei data center in Italia
Il rischio, dunque, è quello di una vera e propria bolla speculativa, in cui vari attori prenotano capacità con l’intento di assicurarsi una posizione (o rivenderla a terzi), lasciando che solo una minima parte delle iniziative si trasformi in investimenti reali nell’immediato.
Questo scenario ricorda molto quanto avvenuto nel settore delle telecomunicazioni durante la bolla internet dei primi anni Duemila, quando furono investiti miliardi di euro nella costruzione dell’infrastruttura in fibra, anticipando un’esplosione nel traffico dei dati che tardò però ad arrivare.
Nel lungo periodo, effettivamente, il traffico dati aumentò enormemente, ma nel
breve molte dorsali rimasero inutilizzate (fenomeno della “fibra spenta”), causando significativi danni finanziari agli operatori coinvolti e contribuendo al fallimento di quelli sovraindebitati.
Come affrontare i rischi legati al boom di data center in Italia
Oggi gli operatori di data center stanno adottando una strategia simile, anticipando la crescita attesa nei servizi cloud e di intelligenza artificiale.
Il timore degli analisti è che anche in questo caso l’offerta possa superare la domanda nel breve periodo, generando pressioni al ribasso sui prezzi dei servizi di colocation e cloud mettendo così sotto pressione i margini operativi delle aziende coinvolte.
Capacità di elaborazione e archiviazione dati: ecco se sarà davvero necessaria
Nel lungo periodo, probabilmente tutta questa capacità di elaborazione e archiviazione dati sarà davvero necessaria, considerando i noti trend legati alla digitalizzazione. La vera incognita, tuttavia, riguarda le tempistiche.
Se l’adozione dei servizi legati all’intelligenza artificiale, al cloud, all’IoT massivo
avanzasse più lentamente del previsto, o se la stessa tecnologia evolvesse verso soluzioni più efficienti, con hardware meno energivori e algoritmi più snelli, nei prossimi due o tre anni potremmo ritrovarci con capannoni pieni di server sottoutilizzati o addirittura vuoti.
Viceversa, come avviene già nel settore dei microchip, che oscilla ciclicamente fra carenza ed eccesso di offerta, esiste anche il rischio opposto: se troppi operatori frenassero gli investimenti per paura di una bolla, il mercato potrebbe ritrovarsi impreparato a gestire una domanda superiore alle previsioni più cautelative.
Contesto macroeconomico e normativo
Il contesto macroeconomico del biennio 2024-25 ha già iniziato a raffreddare gli entusiasmi: l’aumento dei tassi di interesse, insieme all’inflazione dei costi di costruzione (acciaio, rame, semiconduttori) e delle apparecchiature IT, ha fatto lievitare i budget medi del 20-25% rispetto ai livelli pre-pandemia.
Di conseguenza, molti operatori hanno rivisto i piani di espansione più aggressivi, attenuando in parte il rischio di una reale sovracapacità, pur senza spegnere del tutto la forte dinamica di fondo.
Sul fronte normativo, inoltre, il governo italiano ha recentemente approvato un
disegno di legge che punta a bilanciare lo sviluppo tecnologico con i requisiti di
sostenibilità economica e ambientale.
L’obiettivo è evitare fenomeni come la “saturazione virtuale” della rete elettrica ed eventuali investimenti non necessari sulla
stessa.
Gli ostacoli fisici e regolatori
La crescita incontrollata dei data center incontra inevitabilmente ostacoli fisici e regolatori, come già osservato nei mercati maturi del FLAP-D:
- i capitali internazionali tendono a spostarsi rapidamente verso nuovi mercati emergenti fino al punto di saturarli, rendendo necessaria una pianificazione accurata per evitare fenomeni di overshooting;
- tra i fattori critici per il successo degli investimenti, emergono in priorità il time to market e la capacità di allinearsi con la domanda effettiva;
- la sostenibilità energetica ed ambientale è un elemento cruciale, la cui gestione può determinare rallentamenti o nuove accelerazioni degli investimenti.
Il bivio italiano
Il boom dei data center in Italia si trova a un bivio: può evolvere in un’opportunità concreta di sviluppo sostenibile oppure trasformarsi in una rischiosa bolla speculativa.
La differenza sarà determinata dalla capacità che avremo, nei prossimi 2-3 anni, di far combaciare quanto più possibile domanda ed offerta, evitando sia facili entusiasmi da “corsa all’oro”, sia atteggiamenti eccessivamente cautelativi.
La priorità per il Paese, quindi, sarà gestire con equilibrio questa espansione, creando un confronto virtuoso tra tutti gli attori della filiera: operatori, regolatori e comunità locali. L’obiettivo comune dovrà essere quello di fare sistema nella consapevolezza dell’importanza strategica del settore, cavalcando questa opportunità ma sempre nel rispetto dei vincoli energetici, finanziari ed ambientali.
Come accompagnare la crescita dei data center, evitando i rischi
Per l’Italia l’attuale fase di forte espansione dei data center può trasformarsi in un reale vantaggio competitivo solo verranno evitati gli errori già commessi dai mercati maturi, come la mancanza di coordinamento tra domanda ed offerta con conseguente crescita incontrollata e sofferenza infrastrutturale.
Diventa quindi essenziale il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema e l’integrazione con i piani urbanistici ed energetici nazionali.
Il tempo per agire è ora, considerando che altri mercati emergenti stanno già
cominciando ad attrarre l’interesse degli investitori globali.














