trasformazione digitale

PA, più digitale nel nuovo CCNL Funzioni Centrali



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Il CCNL Funzioni Centrali introduce valorizzazione del mentoring, recupero delle indennità di trasferta e welfare aziendale. Il contratto riguarda seimila dirigenti dello Stato e apre la strada alla trasformazione digitale della PA

Pubblicato il 27 nov 2025

Roberto Caruso

Presidente FP CIDA (federazione del pubblico impiego aderente a CIDA)



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Il CCNL Funzioni Centrali segna l’avvio di una stagione contrattuale orientata alla valorizzazione delle competenze digitali e alla trasformazione organizzativa dello Stato.

Il CCNL come strumento ponte per la digitalizzazione della pa

Il CCNL Funzioni Centrali è un contratto che arriva a triennio scaduto e con risorse già in gran parte allocate, ma produce risultati concreti. Soprattutto, apre la possibilità di impostare con metodo la prossima stagione contrattuale, decisiva per la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione.

La PA sta vivendo il più grande processo di cambiamento degli ultimi vent’anni, guidato dal PNRR, dalla crescente domanda di servizi digitali di qualità e dalla necessità di rendere più efficiente l’azione amministrativa. La qualità di questo cambiamento dipenderà dalla capacità di valorizzare le competenze di chi lo rende possibile: dirigenti e professionisti che progettano, governano e verificano gli interventi.

Mentoring e indennità: le novità concrete del contratto

Dal nuovo CCNL arrivano alcuni segnali incoraggianti.

La valorizzazione della funzione di mentoring come attività valutabile ai fini della performance va nella direzione giusta. La PA ha bisogno di competenze che si trasmettano, si contaminino e si aggiornino continuamente: project management digitale, data governance, gestione del cambiamento, cybersecurity, procurement innovativo. Il mentoring può diventare un vero strumento di crescita professionale e di diffusione delle competenze critiche per l’innovazione.

Il recupero delle indennità di trasferta dei professionisti, ferme da oltre vent’anni, è un intervento dovuto per figure che operano spesso sul campo a supporto di cantieri tecnologici, infrastrutture digitali, collaudi e verifiche complesse. Non è una norma marginale. È un riconoscimento della responsabilità tecnica che questi ruoli esercitano sul funzionamento quotidiano dei servizi pubblici.

Retribuzione e welfare: le leve per attrarre talenti nella PA

La riduzione, seppur parziale, della forbice retributiva tra primo e secondo livello è un passo preliminare. Per attrarre e trattenere profili ad alta specializzazione servono leve coerenti con il mercato del lavoro digitale. Oggi convincere un esperto di dati o sicurezza informatica a lavorare nello Stato è una sfida quasi proibitiva. La prossima tornata contrattuale dovrà riscrivere l’intera struttura retributiva dell’area, con criteri più trasparenti, competitivi e orientati al merito.

Infine, la possibilità di destinare una parte del fondo al welfare aziendale è un segnale positivo per una PA che voglia essere attrattiva e inclusiva. Tuttavia, servizi come asili nido o sostegno per familiari non autosufficienti risultano ancora scarsamente utilizzati. Il welfare contrattuale deve diventare un’infrastruttura sociale capace di accompagnare davvero la vita delle persone e favorire la permanenza dei talenti nella PA.

Tempi della contrattazione e prospettive future

Accanto ai miglioramenti ottenuti, resta centrale il tema dei tempi. Una contrattazione che si chiude sempre fuori tempo massimo riduce ogni margine di intervento su organizzazione e innovazione. Per questo abbiamo firmato la sottoscrizione definitiva con un obiettivo chiaro: avviare il negoziato 2025-2027 all’inizio del 2026, dopo l’emanazione dell’atto di indirizzo che auspichiamo entro la fine dell’anno.

L’orizzonte che si apre con questo contratto è anche culturale. Rendere la PA davvero data-driven significa passare da una logica di adempimento a una di risultato, in cui i dati diventano strumenti di governo, di trasparenza e di accountability verso i cittadini. Solo in questo modo la trasformazione digitale potrà tradursi in un reale miglioramento dei servizi e in un rafforzamento della fiducia nelle istituzioni.

Le tre priorità per il rinnovo contrattuale 2025-2027

In questa prospettiva, la nuova stagione contrattuale sarà decisiva. Dovrà mettere al centro la governance del cambiamento digitale e contribuire a una PA:

  • più accountable sugli obiettivi digitali
  • più solida nelle competenze
  • più attrattiva nei confronti dei talenti

Tre priorità in più marcate da affrontare nel rinnovo:

  • Stabilità e autonomia degli incarichi dirigenziali – La trasformazione digitale richiede continuità nella leadership e nella gestione dei progetti. Incarichi stabili e orientati al raggiungimento dei risultati sono essenziali per dare credibilità agli investimenti e sicurezza al personale tecnico.
  • Incentivi concreti per donne e giovani – La PA deve diventare un ambiente competitivo per chi possiede competenze STEM e per chi cerca un contesto che premi il merito. Strumenti di conciliazione, avanzamenti rapidi e riconoscimenti mirati possono invertire la fuga dei giovani talenti.
  • Superare la “questione retributiva italiana” – Così come il Paese affrontò una “questione meridionale”, oggi esiste una questione retributiva che penalizza il lavoro qualificato nella PA. Per colmare il divario competitivo con il settore privato è necessario riequilibrare distorsioni storiche, garantendo coerenza tra responsabilità, impatto e trattamento economico.

verso una pa interoperabile: la sfida dell’integrazione dati

Questo CCNL è un ponte utile: ha messo a terra i primi correttivi e ha riaperto una prospettiva di riforma. La vera sfida inizia ora.

FP CIDA continuerà a portare al tavolo proposte concrete, con l’obiettivo di costruire una Pubblica Amministrazione digitale, competente e capace di rispettare i diritti dei cittadini attraverso servizi semplici, veloci e sicuri. Una PA dove chi guida l’innovazione sia messo nelle condizioni di farlo. Rimane aperta la sfida più importante per le pubbliche amministrazioni italiane: la piena interoperabilità dei dati in possesso di ciascuna di esse. Ciò significa porre in essere un collegamento automatico reciproco che consenta di attingere dalle altre banche dati le informazioni specifiche relative a una persona e/o situazione.

È ora di dare finalmente attuazione concreta alla norma di legge (articolo 15 della Legge 183 del 2011), che prevede che “Le amministrazioni pubbliche non possono richiedere ai cittadini dati e documenti già in possesso delle pubbliche amministrazioni, ma sono tenute ad acquisirli d’ufficio, anche attraverso strumenti informatici e telematici”. La realizzazione di una “Piattaforma Nazionale dei Dati, indispensabile per consentire la connessione fra sistemi diversi è uno degli obiettivi previsti dal PNRR. Su questo l’attenzione deve essere massima.

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