Negli ultimi mesi, a Bruxelles si è tornato a parlare intensamente di semplificazione per le piccole e medie imprese.
In questi giorni la Commissione europea ha presentato i pacchetti Digital Omnibus con un obiettivo politico importante: ridurre la burocrazia per le PMI fino al 35% per aumentare la competitività delle imprese europee e colmare il gap tecnologico con Stati Uniti e Cina.
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Digital omnibus, la semplificazione da fare per le pmi è ancora molta in Europa
Ma se guardiamo ai fatti, la strada per una vera semplificazione è ancora lunga. Le piccole e medie imprese con meno di 50 addetti, che rappresentano il 99% delle aziende europee, continuano a muoversi in un labirinto di norme che cambiano da Paese a Paese, spesso anche da Comune a Comune.
Semplificazione amministrativa e promesse dell’Europa alle PMI
Con il primo Omnibus, l’Europa è partita intervenendo sulla riduzione di alcune regole ambientali eccessive che non incidevano direttamente sulle PMI, ma erano pensate per aziende con più di 250 addetti.
Con le proposte presentate poi nel Digital Omnibus, l’attenzione si sposta finalmente sulle PMI, alleggerendo le regole su temi come intelligenza artificiale, cybersecurity e privacy.
Queste riforme, pur introducendo alcuni chiarimenti utili, non sembrano sufficienti per raggiungere gli obiettivi dichiarati dalla Commissione.
Permane la sensazione che l’Europa continui ad aggiungere nuovi strati regolatori invece di puntare a semplificare e armonizzare le norme tra i diversi Paesi membri, obiettivo che sarebbe fondamentale per ridurre la complessità che grava sulle imprese.
Gli imprenditori chiedono un mercato unico autentico, con regole semplici e uniformi, non ulteriore burocrazia.
Burocrazia multilivello e lentezza della semplificazione amministrativa in Europa
Il nodo non riguarda solo l’Europa, ma anche i singoli Stati membri.
Non ragionando come un unico continente unito, ogni Paese aggiunge le proprie regole, modulistiche e controlli a livello locale. Si assiste così a una moltiplicazione di burocrazia.
Un esempio? Mentre il mondo esplora la rivoluzione AI, in Europa ci siamo subito preoccupati di scrivere un AI Act europeo e di seguire con l’AI Act italiano.
Le attenzioni del vecchio continente sembrano ancora concentrate sul “regolare” piuttosto che sull’“innovare”, con un evidente ritardo competitivo rispetto ad altri contesti globali.
Costi di avvio impresa e disparità tra Paesi europei
Il risultato è che aprire e gestire un’attività economica in Europa richiede ancora troppe energie, tempi e costi, soffocando l’innovazione.
In Italia, questo problema è particolarmente evidente. L’ultimo intervento significativo risale al governo Draghi, che nel 2021 ha recepito la direttiva europea del 2019 sull’uso dei processi digitali nel diritto societario.
Quella norma, ancora poco conosciuta, ha permesso finalmente anche nel nostro Paese di aprire una società interamente online, senza la necessità di una firma fisica. È stato un piccolo primo passo verso la modernizzazione del sistema, ma da allora non si è andati oltre.
L’Italia sta provando a lavorare, ma fatica a portare risultati concreti, e le imprese continuano a pagare il prezzo di una burocrazia tra le più costose d’Europa, con tasse sull’imprenditoria particolarmente pesanti.
Per l’apertura di una nuova Srl si pagano più di 600 euro in soli bolli e imposte, con un costo complessivo medio di oltre 2000 euro. Un’enormità rispetto al costo complessivo di 50 sterline del Regno Unito o ai circa 200 euro della Francia.
Confronto tra Paesi e impatto sull’imprenditoria
Le differenze tra i Paesi rimangono quindi molto consistenti. Alcuni hanno costruito sistemi agili e uniformi, mentre in Italia (e non solo) sopravvive una logica eccessivamente stratificata: leggi nazionali, regionali e locali che spesso si sovrappongono o si contraddicono.
Chiunque abbia provato ad aprire un negozio o una startup lo sa bene: le regole variano da città a città, anche su aspetti apparentemente banali come il numero di bagni richiesti o i moduli per avviare un’attività richiesti da ogni camera di commercio.
È questa frammentazione una delle zavorre principali per l’imprenditoria italiana ed europea, che vede aumentare incertezza, costi e tempi di avvio dei progetti.
Semplificazione amministrativa, mercato unico e proposta di 28° regime
L’Unione europea è consapevole di questi limiti, e il tema è tornato centrale anche nel rapporto di Enrico Letta sul futuro del mercato unico.
La proposta del cosiddetto “28° regime”, ovvero la creazione di un quadro amministrativo unico valido per tutte le imprese europee, va esattamente in questa direzione: consentire alle aziende di operare in Europa sotto un solo insieme di regole uniforme, senza dover ripartire ogni volta da zero nei diversi Paesi membri.
Il progetto EU-Inc e la nuova entità legale
Sarebbe una rivoluzione per startup e PMI, che oggi devono ancora affrontare il paradosso di un “mercato unico” che di unico ha ben poco dal punto di vista burocratico.
L’iniziativa EU-Inc, che spinge per l’introduzione di questa nuova entità legale, ha raccolto oltre 13.000 firme di supporto da parte di imprenditori, investitori e associazioni di rilievo.
Se l’obiettivo europeo è ridurre davvero del 35% la regolamentazione sulle imprese, come più volte annunciato, questa è la sfida da vincere: meno stratificazioni, più armonizzazione.
Per le piccole e medie imprese italiane ed europee non cambierà molto finché non si interverrà sulle procedure quotidiane che pesano davvero, con strumenti digitali unici a livello nazionale ed europeo.
Digitalizzazione, semplificazione e scelta sul futuro dell’Europa
Il potenziale c’è: l’Europa ha un potenziale di talento e risorse enorme, e il passaggio al digitale ha già dimostrato di poter trasformare interi processi amministrativi.
Quello che serve è visione e volontà politica. Ogni anno di attesa costa migliaia di opportunità imprenditoriali mancate e perdita di competitività.
L’Europa e l’Italia hanno davanti la possibilità di semplificare finalmente per davvero, non per slogan. Per riuscirci serve soprattutto eliminare il superfluo, adottando regole comuni quando possibile e implementando piattaforme digitali aperte e semplici per far nascere e crescere nuove imprese senza ostacoli inutili.
L’Europa e l’Italia devono scegliere se essere un ecosistema uniforme e moderno che favorisce e incentiva gli imprenditori, o un dedalo burocratico che ostacola l’innovazione e continua a tenere il freno tirato sulla crescita economica.













