Il Piano Transizione 5.0 è arrivato alla sua fase conclusiva. Con il decreto-legge 21 novembre 2025, n. 175, il Governo stabilisce tempi, limiti e modalità della chiusura: domande fino al 27 novembre, integrazioni entro il 6 dicembre e obbligo di scelta tra Transizione 5.0 e Transizione 4.0 in caso di doppia prenotazione. Sullo sfondo resta il tema delle risorse: le prenotazioni toccano quota 3,9 miliardi, mentre il Governo punta a riportare la spesa a 2,75 miliardi attraverso controlli, sanatorie limitate e il nuovo potere di annullamento del GSE.
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Il contesto: fondi esauriti e accelerazione finale
Il Piano, nato per sostenere investimenti orientati alla riduzione dei consumi energetici, era partito in ritardo e con una normativa percepita come complessa rispetto a Transizione 4.0. Le modifiche introdotte con la legge di bilancio 2025 e i chiarimenti operativi di Mimit e GSE hanno però accelerato le domande nella seconda metà del 2025, superando il nuovo plafond di 2,5 miliardi definito nella revisione del PNRR. La chiusura del 7 novembre è stata la conseguenza diretta dell’esaurimento delle risorse.
Le scadenze del decreto: 27 novembre e 6 dicembre
Il decreto-legge 175/2025 fissa due date perentorie:
- 27 novembre 2025: ultimo giorno per presentare nuove comunicazioni al GSE.
- 6 dicembre 2025: termine entro il quale integrare, solo su richiesta del GSE, le pratiche presentate dal 7 al 27 novembre con errori formali o documentazione incompleta.
Il decreto introduce un limite chiaro: non è possibile sanare la carenza della certificazione della riduzione dei consumi energetici prevista dal DM 24 luglio 2024, art. 15, comma 1, lettera a). Questo elemento diventa discriminante per la validità delle domande.
Rafforzamento dei poteri del GSE
Il decreto interviene direttamente sull’articolo 38 del DL 19/2024, ridefinendo i poteri del GSE. Viene prevista:
- la vigilanza sia formale sia nel merito sulle certificazioni energetiche;
- la possibilità di annullare la prenotazione del credito in caso di assenza dei requisiti;
- la comunicazione all’Agenzia delle Entrate per i conseguenti atti di decadenza o recupero;
- la qualifica del GSE come litisconsorte necessario nei giudizi tributari relativi agli atti di recupero.
Si tratta di un rafforzamento significativo della capacità di controllo, che inciderà sui tempi e sull’esito di molte pratiche.
La scelta obbligata tra Transizione 4.0 e Transizione 5.0
Il decreto introduce un’interpretazione autentica del divieto di cumulo già previsto dal DL 19/2024: per i medesimi beni non è possibile richiedere entrambi i crediti. Le imprese che hanno presentato domanda sia per Transizione 4.0 sia per Transizione 5.0 devono optare entro il 27 novembre 2025 per una sola misura. Viene comunque garantita una tutela: se l’impresa sceglie Transizione 5.0 ma il beneficio non viene riconosciuto per esaurimento fondi, resta salva la possibilità di accedere al credito 4.0, nei limiti delle risorse disponibili. Per le imprese che hanno già completato l’investimento e prenotato entrambi i crediti, il GSE potrà richiedere una dichiarazione di rinuncia, da inviare entro cinque giorni. In caso di mancata risposta, la prenotazione decade.
Le domande già presentate: cosa cambia
Le comunicazioni inviate prima della chiusura restano valide e ordinate cronologicamente. Le pratiche prive dei requisiti essenziali, soprattutto quelle senza certificazione energetica conforme, saranno però annullate. Il nuovo quadro rafforza la posizione del GSE e implicitamente restringe il perimetro delle domande ammissibili.
Le risorse: un tetto di 2,75 miliardi
Il decreto autorizza 250 milioni aggiuntivi per il 2025, che si sommano ai 2,5 miliardi previsti dal PNRR. Il Governo punta così a limitare la spesa a 2,75 miliardi, ben al di sotto dei 3,9 miliardi oggi prenotati. L’obiettivo sarà raggiunto attraverso:
- riduzione delle prenotazioni sovrastimate;
- decadenza delle pratiche incomplete o irregolari;
- obbligo di scelta tra 4.0 e 5.0.
Se queste misure non dovessero essere sufficienti, resta possibile un intervento nella legge di bilancio.
Il futuro: verso il nuovo incentivo 2026
Per i nuovi investimenti non c’è più margine operativo sul 2025. Le imprese devono guardare alla misura 2026, basata sull’iperammortamento, che sostituirà sia Transizione 4.0 sia Transizione 5.0. Resta da chiarire il trattamento degli ordini e degli acconti già effettuati nel 2025. Sarà essenziale una transizione ordinata per evitare gli errori che hanno rallentato l’avvio del Piano 5.0.
Una lezione di politica industriale
La vicenda di Transizione 5.0 mostra un sistema di incentivi che soffre di instabilità normativa e continui stop-and-go. La sfida del 2026 sarà rendere il nuovo regime semplice, prevedibile e automatico, con criteri tecnici chiari e un orizzonte pluriennale. Solo così gli incentivi potranno accompagnare davvero la trasformazione digitale ed energetica delle imprese italiane.











