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Intelligenza artificiale, “i tre principi per sfruttarla al meglio (anche nella PA)”

Finalità, trasparenza, competenze sono i tre principi alla base di un’adozione responsabile dell’Intelligenza artificiale da parte di tutti e per non lasciarsi sviare dagli scenari, spesso inquietanti, prospettati da cinema e letteratura

Pubblicato il 27 Apr 2017

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Il termine non aiuta. La letteratura e il cinema spesso ci hanno prospettato scenari inquietanti. Sta di fatto che oggi tutti parlano di Intelligenza Artificiale e spesso sono i robot a identificarla anche se ne rappresentano solo una possibile interfaccia.

Con Intelligenza Artificiale in realtà si identificano tutte le soluzioni tecnologiche che emulano il cervello umano nel funzionamento e nella modalità in cui prende le decisioni. Attraverso l’apprendimento automatico (machine learning) queste soluzioni riescono a raccogliere, leggere e interpretare i dati e imparano dai risultati e dalla loro loro interazione con l’uomo.  Noi infatti preferiamo chiamarli sistemi cognitivi – sono in grado di imparare, ragionare e formulare ipotesi fino ad interagire con l’uomo nel modo a lui più naturale, il linguaggio – e parliamo di Intelligenza Aumentata proprio perché queste soluzioni per le loro capacità sono un prezioso sopporto, che affianca, valorizza, potenzia l’intelligenza umana.

I sistemi cognitivi sono di grande aiuto in ogni campo proprio perché rendono disponibili in tempo reale dati e informazioni che richiederebbero mesi e anni di lavoro, dando anche indicazioni e suggerimenti basati sulla casistica e sulle esperienze. Alcuni esempi evidenti. Nel mondo della Sanità aiutano ad accelerare i progressi nella Ricerca e a personalizzare cure e trattamenti; nella Pubblica Amministrazione, dati e indicazioni aiutano a fornire migliori servizi ai cittadini, ottimizzando l’utilizzo delle risorse e aumentando l’efficienza; in campo giuridico-legale danno evidenza immediata di casi e situazioni che richiederebbero mesi e anni di studi e consultazioni. Ma le applicazioni in realtà sono infinite perché i dati, strutturati e non, come le immagini i video, sono una fonte preziosa per conoscere il comportamento di clienti e cittadini, per evitare gli errori, ridurre le inefficienze, migliorare la qualità dei servizi, prevedere orientamenti e anticipare aspettative, metter a fuoco intuizioni e nuove idee.

Queste tecnologie si confermano preziose per tutti e avranno profonde implicazioni su ogni aspetto della vita e del lavoro di ciascuno di noi. Vanno però conosciute e utilizzate in modo adeguato per consentirne un’adozione responsabile da parte di tutti.

E la IBM ha identificato pochi, ma chiari, principi guida.

Finalità: la tecnologia, i prodotti, i servizi e le politiche di utilizzo dell’Intelligenza Artificiale e dei sistemi cognitivi devono essere sempre progettate in modo tale da arricchire ed estendere le capacità, le competenze e il potenziale umano. I sistemi cognitivi non acquisiranno mai una coscienza né agiranno autonomamente. Faranno sempre più parte della nostra società, ma saranno e dovranno sempre rimanere sotto il controllo umano.

Trasparenza: affinché i sistemi cognitivi possano esprimere tutto il loro potenziale, è fondamentale che le persone conoscano il loro funzionamento e abbiano fiducia nelle loro analisi, nelle loro valutazioni e nelle modalità di utilizzo. Per questo è importante comunicare chiaramente quando e per quale scopo vengono utilizzate le soluzioni cognitive, da quali fonti ed esperienze vengono recuperati i dati, quali metodologie vengono adottate per formulare le analisi e le valutazioni. In questo scenario è fondamentale che chi utilizza questi sistemi rimanga proprietario delle competenze e della proprietà intellettuale.

Competenze: i benefici che provengono dall’uso di queste nuove soluzioni nascono anche da una corretta valutazione delle relative implicazioni sulle attività dell’essere umano. Questo vuol dire nuove competenze, nuove attività, nuovi ruoli e formazione per tutti: studenti, dipendenti e cittadini.

Come si può intuire l’Intelligenza Artificiale introduce nuovi paradigmi e offre nuove, fantastiche prospettive, ma oggi non riusciamo a dire quali e quanti potrebbero essere gli ambiti e le modalità di impiego. Gli orizzonti saranno solo quelli indicati e definiti dall’intelligenza umana. Per questo è importante lavorare da subito insieme: imprese, istituzioni, scuole e università. C’è bisogno di fiducia nei confronti di tali tecnologie per sfruttarle al meglio e al meglio per l’umanità.
Siamo pronti ad avviare un dialogo a tutti i livelli affinché si possano cogliere concretamente tutte le opportunità sociali ed economiche di questo futuro cognitivo?

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Federico
Federico
8 anni fa

come già detto per il contributo di Nardi, l’AI può essere un mezzo effice per potenziare i servizi della PA, oltre gli ambiti tradizionali del’ICT.
Apprezzo l’approccio descritto, specialmente il richiamo al fattore cognitivo e che alcuni autori anglosassoni individuano nelle “extended
capabilities” rese disponibili: la possibilità tramite l’AI di fornire
all’operatore/utente le migliori risposte ai problemi che si stanno
affrontando, in base al contesto e all’apprendimento delle “lesson
learned” in casi equivalenti. Al di là delle già propagandate
applicazioni in campo sanitario, magari basterebbe un ragionevole
supporto per districarsi meglio nelle meandri (talvolta bizantini e
stratificati) delle norme e della burocrazia!

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