Dopo l’accordo Ue sull’automotive, a pochi giorni dall’inizio della Conferenza Onu sul Clima in Brasile, arriva l’accordo europeo sul Green deal, in base al quale l’Unione europea conferma di ridurre le emissioni di anidride carbonica (CO2) del 90% entro il 2040.
“Un passo avanti importante”, secondo Luigi di Marco, membro della segreteria generale ASviS, e che arriva dopo quanto dichiarato a fine agosto dalla Presidente della Banca centrale europea (Bce), Christine Lagarde, in una lettera indirizzata ai membri del Parlamento europeo.
Ecco cosa l’Europa ha deciso, mentre la credibilità dei governi ritorna sotto esame, a pochi giorni dall’inizio di Cop30 in Brasile.
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Il nuovo Green deal europeo
Ben 24 ore di negoziati sono serviti per raggiungere l’accordo europeo sul Green deal. Con il voto a favore di una maggioranza qualificata, Italia e Francia comprese, tranne Slovacchia, Ungheria e Polonia, e l’astensione di Belgio e Bulgaria, l’intesa ha centrato l’obiettivo di tagliare le emissioni del 90% entro il 2040.
“In effetti gli impegni generali vengono confermati e questo è importante”, mette in evidenza Luigi di Marco, “nel senso non c’è nessuna retrocessione agli impegni assunti in sede multilaterali anche la novità di ieri”.
L’accordo introduce soprattutto maggiore flessibilità. Infatti prevede verifiche biennali (ritocco degli obiettivi), misure come il 5% di crediti internazionali – con eventuale aggiunta del 5% post revisione (progetti ambientali in Paesi extra Ue da utilizzare come “scambio” per ridurre l’obiettivo concordato in Europa), lo slittamento al 2028 dell’Ets2 (i certificati per godere del diritto alle emissioni) e il ruolo del biocarburanti.
“Ma è comunque l’inizio di un percorso vero da qui al 2040, sperando di non arrivare al 2039 chiedendosi come raggiungere i target al 2040”, mette in guardia Luigi di Marco.
Cosa porta la Ue alla Cop30 in Brasile
Le emissioni crescono, l’adattamento ritarda e la fiducia nell’azione politica si attenua.
Ma l’Unione europea si presenta all’inaugurazione della Cop30 di Belém, in Brasile, con le carte in regola, anche se, Luigi di Marco sollecita a fare di più e meglio su alcuni temi. “Le regole di rendicontazione di sostenibilità che si sono allentate tantissimo, che dovevano entrare in esercizio, quella sulla dualità delle imprese“.
L’intesa europea servirà comunque per determinare il contributo a livello nazionale (Ndc), quello dedicato agli impegni globali sul clima per il 2035. In Brasile si prevede di ridurre le emissioni tra il 66,25% e il 72,5% rispetto ai livelli del 1990.
“Il target europeo al 2030 era del 40% e con questa intesa la Ue ha deciso, con un salto di portarlo almeno al 55%“, sottolinea Luigi di Marco. “Un rialzo dell’ambizione molto netto e decisivo, soprattutto riferito a un arco temporale anche più contenuto”. E ciò è in linea con il Piano Draghi e Letta.
Prospettive
“Quello che stiamo facendo ha davvero un’impatto estremamente importante”, ha dichiarato il commissario Ue al Clima, l’olandese Woepke Hoekstra: “L’Unione europea ha così disperatamente bisogno: una politica adatta al clima, alla competitività e all’indipendenza. Ed è esattamente ciò che stiamo realizzando”.
Ora tocca alla Cop30 fornire le risposte adeguate alle crisi climatiche sempre più gravi (e costose per gli Stati), alle diseguaglianze in aumento e alle sfide crescenti. Perché non fare è ancora più costoso.
Secondo Luigi di Marco, “anche la Banca centrale europea ci ha spiegato che a non fare, si corrono più rischi per la finanza, per la stabilità dell’euro e per l’inflazione. Non solo la scienza ci chiede di fare di più, ora anche i pareri tecnici ce lo ripetono”.
All recente vertice dell’Onu di Doha, António Guterres, Segretario Generale dell’Onu, ha invitato i Paesi sviluppati ad “arrivare alla Cop30 in Brasile con piani credibili per ridurre le emissioni e garantire giustizia climatica a chi subisce i danni senza averli causati”.









