l’analisi

I dati e il capitalismo digitale: oggi come ieri la disuguaglianza è una scelta politica



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Il capitalismo digitale, erede del capitalismo di rapina, utilizza i dati per manipolare la società e perpetuare disuguaglianze. Grandi imprese hi-tech influenzano politiche per massimizzare profitti, compromettendo democrazia e diritti umani. Questo sistema aliena l’individuo, promuove consumismo e soffoca critiche, rendendo la disuguaglianza una scelta politica consapevole

Pubblicato il 17 apr 2024

Lelio Demichelis

Sociologo della tecnica e del capitalismo



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Dati, dati, adorabili dati! – verrebbe da dire modificando le parole del principe Giovanni (tasse, tasse, adorabili tasse!) nel Robin Hood di Walt Disney, film di animazione del 1973. In fondo, è capitalismo di rapina quello del principe Giovanni con il suo aspide-consigliere Sir Biss come quello del tecno-capitalismo di oggi con le lobby-aspide che dettano l’agenda ai governi: come per l’AI Act dell’Unione Europea, virtuoso ma comunque pieno di falle per non impedire il profitto privato della grandi imprese hi-tech a caccia (rapina) di dati; o come la proposta di Direttiva sempre europea sulla responsabilità sociale e ambientale delle imprese (Corporate sustainability due diligence directive, Csddd), che la potentissima lobby industriale/industrialista-Sir Biss (per altro sempre pronta a dirsi – ma si chiama propaganda – responsabile e sostenibile) ha completamente svuotato di senso.

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