Il rapporto tra intelligenza artificiale e democrazia è oggi al centro di un dibattito globale.
Le potenzialità di questa tecnologia possono trasformare positivamente le istituzioni, ma anche minacciarne i fondamenti se non opportunamente regolamentate. Una riflessione attenta sul suo utilizzo è quindi cruciale.
All’AI Action Summit di Parigi, un tema chiave che è stato discusso è stato la governance globale dell’IA. Questo argomento è stato in prima linea nella ricerca che l’esperto digitale Gilles Babinet e io abbiamo condotto nell’ultimo anno, mappando 100 iniziative globali all’intersezione tra IA e democrazia. Questa ricerca rivela un panorama promettente e allo stesso tempo preoccupante. È chiaro che l’IA ha il potenziale per essere un potente strumento per migliorare i processi democratici, ma presenta anche rischi significativi se non viene controllata.
Indice degli argomenti
Il buono, il cattivo e il libertario: tre visioni nel rapporto tra IA e democrazia
Il nostro esercizio di mappatura rivela tre approcci distinti al nesso intelligenza artificiale-democrazia:
- Proteggere la democrazia dall’IA: questo campo, in gran parte guidato dalla società civile e da alcuni enti governativi, si concentra sulla mitigazione dei rischi che l’IA pone alle istituzioni democratiche. ONG come Algo Transparency e l’Alan Turing Institute, stanno affrontando questioni come i deepfakes, la polarizzazione online e il potenziale dell’IA di manipolare le emozioni piuttosto che incoraggiare un dibattito ponderato. Altri, come Viginum (Francia), stanno individuando le interferenze straniere.
- Sfruttare l’IA per migliorare la democrazia: le iniziative più proattive vedono l’IA come un mezzo per migliorare i servizi pubblici, il processo decisionale e il coinvolgimento dei cittadini. Proponenti come Pol.is sviluppano consultazioni aperte ai cittadini per dimostrare che l’IA può aiutare a superare i pregiudizi umani nella governance e facilitare il processo decisionale collaborativo su larga scala.
- La visione libertaria: dominata dai giganti tecnologici della Silicon Valley, questa prospettiva sostiene una forma di democrazia che privilegia la libertà individuale rispetto alle strutture democratiche tradizionali. È una visione del mondo incarnata dall’affermazione di Peter Thiel secondo cui “la libertà è più importante della democrazia”. Incarnata dalla maggior parte dei CEOs della Silicon Valley, abbraccia questo discorso messianico e spinge un nuovo modo di vivere senza precedenti nella storia della civiltà.
L’influenza delle big tech e le criticità emerse
Il nostro studio ha prodotto alcune statistiche che aprono gli occhi. Le iniziative degli Stati Uniti (37%) sono di gran lunga superiori a quelle del resto del mondo, mentre gli attori pubblici (14%) e le università (27%) sono superati dalle ONG e dalle fondazioni (54%). Forse la cosa più preoccupante è l’influenza smisurata delle Big Tech: quando il 65% delle iniziative che abbiamo identificato sono finanziate da almeno un attore privato americano – con la GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft) in testa – si sollevano seri interrogativi sulla privatizzazione della democrazia e sulla sovranità tecnologica.
Responsabilità condivisa nella governance dell’intelligenza artificiale
Come business leader, abbiamo la responsabilità di impegnarci su questi temi. Il futuro della democrazia nell’era digitale è troppo importante per essere lasciato esclusivamente nelle mani delle aziende tecnologiche o dei regolatori governativi. Ecco alcune aree chiave in cui possiamo fare la differenza:
- Affrontare le cause: la crisi della democrazia rappresentativa è precedente all’IA, che ha agito da catalizzatore alimentando la rabbia che i cittadini provano e manifestano sui social media. Dobbiamo affrontare le questioni sociali ed economiche di fondo che stimolano questo malcontento nei cittadini che non si sentono adeguatamente protetti dalle istituzioni e dalle aziende contro le interruzioni. Questo aspetto può essere affrontato, ad esempio, generando posti di lavoro di qualità, associando le attività tradizionali all’intelligenza artificiale, come hanno esplorato il premio Nobel 2024 Daron Acemoglu e l’economista Dani Rodrik.
- Ricostruire le connessioni sociali: nel nostro mondo sempre più digitale, dobbiamo creare spazi fisici per un’autentica interazione umana e un discorso democratico. Gli studi sottolineano la solitudine dell’Homo numericus, per cui nel 2024 gli americani che hanno cenato da soli erano il doppio (30%) rispetto al 2000. Allo stesso tempo, la metà degli americani (25%) si fida dei propri concittadini…
- Democratizzare la governance dell’IA: dovremmo sostenere sistemi di IA open-source, comitati di controllo cittadini e relazioni pubbliche regolari sugli sviluppi tecnologici. Ciò può essere favorito dalla collaborazione tra partiti politici, sindacati, organismi intermedi e altri attori sociali.
- Investire nell’istruzione: dall’integrazione dell’alfabetizzazione all’IA nei programmi scolastici alla promozione delle competenze sociali e della collaborazione di gruppo fin dalla più tenera età, l’istruzione è fondamentale per preparare i cittadini a un futuro guidato dall’IA. Dobbiamo insegnare la cooperazione e la fiducia, il cemento delle democrazie rappresentative e uno degli obiettivi essenziali dell’istruzione del XXI secolo.
Il ruolo delle business school nel promuovere un uso etico dell’IA
In qualità di preside dei programmi di pre-esperienza presso HEC Paris, business school francese, sono orgoglioso del ruolo che possiamo svolgere in questo dibattito cruciale.
Non ci limitiamo a insegnare ai nostri studenti di tutto il mondo gli algoritmi di IA, ma li incoraggiamo a pensare in modo critico alle implicazioni di governance e alle considerazioni etiche di queste tecnologie. Le nostre iniziative di ricerca, come il rapporto che io e Gilles abbiamo prodotto, contribuiscono alla conversazione globale su IA e democrazia. Collegando i mondi della tecnologia, dell’economia e delle politiche pubbliche, le business school sono in una posizione unica per formare leader responsabili per l’era dell’IA.
Verso una democrazia rafforzata dall’intelligenza artificiale
Il rapporto tra l’IA e la democrazia sarà senza dubbio una delle questioni fondamentali del nostro tempo. Il nostro obiettivo dovrebbe essere quello di sfruttare l’IA come strumento al servizio della democrazia, anziché minarla. Dobbiamo impegnarci per un futuro in cui l’IA rafforzi le nostre istituzioni democratiche e in cui le istituzioni, sia pubbliche che private, forniscano la supervisione necessaria per garantire che l’IA si sviluppi in modo vantaggioso per tutta la società. Le scelte che facciamo oggi daranno forma al panorama democratico per le generazioni a venire. Assicuriamoci di farle con saggezza, con una visione chiara delle potenzialità e delle insidie dell’IA nei nostri sistemi democratici.