Quali sono gli impatti del possesso di smartphone durante l’infanzia sulla salute mentale e sul benessere nella giovane età adulta?
Indice degli argomenti
Evidenze iniziali sugli effetti dello smartphone in età precoce
Il risultato della ricerca[1] Protecting the Developing Mind in a Digital Age: A Global Policy Imperative, nata all’interno del Global Mind Project[2], rivela che ricevere uno smartphone prima dei 13 anni è associato a peggiori risultati in termini di salute mentale nella giovane età adulta, in correlazione con altri fattori, tra cui l’accesso ai social media, il cyberbullismo, il sonno interrotto e le cattive relazioni familiari.
Questa tendenza si riscontra in modo costante in tutte le regioni del mondo, con maggiore entità nelle nazioni anglofone, anche a causa della diffusione e uso della lingua inglese. Sulla base di questa indagine gli autori della ricerca propongono una serie di azioni, soprattutto preventive, che sono da mettere in atto attraverso politiche adeguate allo sviluppo e al livello sociale, simile a quelli che regolano l’accesso all’alcol e al tabacco.
Il progetto globale sulla salute mentale
Il Global Mind Project è un’iniziativa di acquisizione dati su larga scala per monitorare e analizzare sistematicamente il panorama in evoluzione della salute mentale e del benessere a livello globale, che riflettono il mondo sociale, culturale, tecnologico e ambientale in cui viviamo e lavoriamo.
Il suo fulcro è il Mind Health Quotient (MHQ)[3], uno strumento di valutazione online basato sull’autovalutazione che cattura 47 funzioni sociali, emotive, cognitive e fisiche, rappresentando un insieme completo di funzioni positive e sintomi negativi. Il punteggio MHQ, che riflette la salute mentale complessiva, abbraccia lo spettro da angosciato (−100) a fiorente (+200). Dal suo lancio nel 2020, il database Global Mind include profili sul contesto di vita di quasi 2 milioni di individui in 163 paesi in 18 lingue.
Diffusione degli smartphone tra bambini e adolescenti
Dall’inizio degli anni 2000, gli smartphone, che fungono da porta di ingresso per gli ambienti digitali basati sull’intelligenza artificiale (IA), sono rapidamente diventati centrali nel modo in cui bambini e adolescenti socializzano, imparano e formano la propria identità, con nuove opportunità per accedere ad amici, informazioni e intrattenimento. Ciò può comportare lo spostamento e l’interruzione di attività chiave dello sviluppo come l’interazione di persona e il sonno, esponendo così i giovani utenti a un vasto e spesso dannoso panorama digitale di contenuti inappropriati per lo sviluppo, tra cui pornografia, deepfake, materiale violento e ideologie estreme.
Questi sistemi, basati sull’intelligenza artificiale, sfruttano strategicamente i dati comportamentali e le vulnerabilità psicologiche, limitando l’azione dei bambini, diminuendo l’autonomia e la capacità decisionale. Sebbene le piattaforme fissino comunemente 13 anni come età minima di utilizzo, negli Stati Uniti e in molti altri Paesi del mondo, questo requisito non è applicato universalmente e molti utenti minorenni accedono a queste piattaforme.
In Italia il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni ha utilizzato internet tutti i giorni attraverso lo smartphone già nel 2023, secondo i dati di uno studio di Save the Children[4] che aveva osservato che si era abbassata sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, con un aumento significativo di bambini tra i 6 e i 10 anni che risultava utilizzassero il cellulare tutti i giorni.
Obiettivi e metodologia della ricerca
Secondo i ricercatori statunitensi del Sapien Labs Centres for Human Brain and Mind[5] la domanda centrale a cui è necessario rispondere è: qual è l’entità e la natura delle conseguenze sullo sviluppo del possesso di uno smartphone durante l’infanzia sui risultati in termini di salute mentale da giovane adulto? Per fornire una visione retrospettiva dell’impatto, è stato esaminata l’associazione tra l’età del primo possesso di smartphone e lo stato attuale di salute mentale, misurato dal MHQ, riassumendo i risultati di rapporti pubblicati in precedenza che si basano su oltre 100.000 giovani tra 18–24 anni, in diverse culture e gruppi linguistici in tutto il mondo.
I tre ricercatori[6] hanno esaminato l’accesso agli smartphone nel contesto della salute e del benessere mentale, utilizzando una misura che comprende l’intera gamma di capacità emotive, sociali e cognitive della mente che consentono di affrontare le sfide della vita e di agire in modo produttivo.
Sintomi e conseguenze del possesso precoce di smartphone
La ricerca rivela subito che attualmente il 41% dei giovani di età compresa tra 18–34 anni soffre di sintomi o funzionalità ridotte che compromettono significativamente la loro vita quotidiana. La scala temporale di questa inversione è in linea con l’avvento degli smartphone e dei social media, portando quindi il focus della ricerca nell’esplorazione di come l’età in cui gli individui hanno acquistato per la prima volta uno smartphone durante l’infanzia possa aver influenzato la salute e il benessere della mente nella giovane età adulta.
I sintomi specifici più fortemente correlati a un’età più giovane in cui si possiede uno smartphone includono pensieri suicidi, aggressività, sensazione di distacco dalla realtà e allucinazioni.
I pensieri suicidi mostrano il cambiamento più marcato: il 48% delle donne tra 18–24 anni, che hanno acquisito uno smartphone all’età di cinque o sei anni, riferiscono pensieri suicidi, rispetto al 28% che ha acquisito uno smartphone all’età di 13 anni. Tra i maschi le cifre sono rispettivamente del 31% e del 20%. Tra le funzioni specifiche che risultano significativamente ridotte negli individui che hanno avuto uno smartphone in giovane età rientrano l’immagine di sé, l’autostima e la sicurezza, la resilienza emotiva tra le donne e la stabilità e la calma, l’immagine di sé, l’autostima e l’empatia tra gli uomini.
Nel loro insieme, questi risultati suggeriscono che, a livello di popolazione globale e indipendentemente dalla cultura o dalla lingua, possedere uno smartphone prima dei 13 anni è associato a un profondo cambiamento nella salute mentale e nel benessere nella prima età adulta. La ricerca ha esplorato come il possesso anticipato di smartphone sia associato a risultati peggiori in termini di salute mentale e benessere, esaminando diversi potenziali fattori tra cui l’età di accesso ai social media, le esperienze di cyberbullismo e abuso sessuale, le relazioni familiari, le amicizie, il sonno e il consumo di alimenti ultra-processati
Politiche e strategie preventive per l’infanzia digitale
La relazione tra il possesso precoce di smartphone durante l’infanzia e i cattivi risultati in termini di salute mentale nella prima età adulta, mediata in modo significativo attraverso un accesso anticipato a piattaforme di social media curate algoritmicamente, rappresenta una chiara sfida politica.
Se le attuali tendenze, come quelle emerse dalla ricerca, a possedere smartphone e ad accedere ai social media da parte di sempre più giovani dovessero continuare, le proiezioni di questi dati suggeriscono che questo fattore da solo potrebbe essere responsabile di disagio mentale, come pensieri suicidi, dissociazione dalla realtà e riduzione di funzioni come il controllo emotivo e la resilienza in quasi un terzo della prossima generazione.
Pertanto, secondo i ricercatori di Sapien Lab limitare l’uso degli smartphone e dei social media durante l’infanzia ha il potenziale di rafforzare significativamente le capacità e il funzionamento, riducendo il disagio mentale a livello clinico fino all’8,5% della popolazione più giovane e i pensieri suicidi fino al 20%, migliorando al contempo la resilienza emotiva e l’autostima nel 12%.
Questa sfida non può però essere affrontata efficacemente solo attraverso il processo decisionale individuale. Infatti, i genitori che limitano l’accesso agli smartphone o ai social media per i bambini i cui coetanei li utilizzano si trovano ad affrontare il dilemma tra proteggere i propri figli e rischiare la loro esclusione sociale, esercitando una potente controforza anche contro le restrizioni più ben intenzionate. Allo stesso modo, imporre il peso dell’autoregolamentazione ai bambini stessi non è realistico ed eticamente insostenibile. I sistemi di intelligenza artificiale che guidano le piattaforme dei social media sono progettati per sfruttare le vulnerabilità psicologiche, manipolando e ignorando le difese cognitive in via di sviluppo, il che rappresenta una sfida considerevole quando la corteccia prefrontale non è ancora matura.
Tra le misure preventive e precauzionali indicate dalla ricerca:
- Un’istruzione obbligatoria sull’alfabetizzazione digitale e sulla salute mentale per gestire l’influenza algoritmica, il catfishing, il cyberbullismo e i predatori sessuali, dovrebbe precedere l’accesso indipendente alle piattaforme dei social media, cos’ come avviene per la patente di guida.
- Limitare l’accesso alle piattaforme di social media su tutti i dispositivi connessi a Internet per i bambini di età inferiore ai 13 anni, garantendo conseguenze significative per le aziende tecnologiche, ritenute responsabili dell’applicazione dei limiti di età attraverso migliori sistemi di verifica e sanzioni significative per la non conformità.
- Implementare restrizioni di accesso graduali per gli smartphone, offrendo alternative adeguate allo sviluppo, come per esempio i telefoni “per bambini”’ che forniscono un’utilità di base senza social media o flussi di contenuti basati sull’intelligenza artificiale.
Note
[1] https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/19452829.2025.2518313#references-Section
[2] https://sapienlabs.org/global-mind-project/
[3] L’MHQ è quindi un’istantanea dell’auto-percezione lungo varie dimensioni della funzione mentale che determinano il benessere mentale per la popolazione under 18. E’ possibile eseguire il test, anonimo, al seguente link https://sapienlabs.org/mhq-it/
[4] https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/14-atlante-dell-infanzia-a-rischio-tempi-digitali
[6] Tara C. Thiagarajan, Jennifer Jane Newson Shailender Swaminathan












