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Analisi visiva dei documenti, chi ha la meglio tra occhio umano e AI?



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La percezione di un segno grafico può essere alterata da bias cognitivi o dallo stato psicofisico dell’osservatore: vediamo in che modo impiegare l’AI a supporto della grafologia forense

Pubblicato il 4 ago 2025

Lorella Lorenzoni

Grafologa forense

Bruna Pascali

avvocato grafologa forense esperta in accertamenti grafometrici



scrittura firma documenti indagine forense su documenti digitalizzati; analisi visiva documenti; identità digitale Stati

La percezione visiva umana non è un processo passivo, bensì un’attività interpretativa complessa che coinvolge diversi livelli di elaborazione biologica, neurologica e cognitiva. Gregory Bateson[1], nell’ambito della sua “ecologia della mente”, sostiene che la percezione umana non è un processo isolato, ma un’interazione dinamica tra mente e ambiente, dove la mente è vista come un sistema aperto che riceve, elabora e trasmette informazioni. La percezione, quindi, non è una semplice registrazione di dati, ma un’interpretazione attiva che tiene conto del contesto e delle relazioni

Memoria, emozioni ed esperienze pregresse influenzano ciò che vediamo: il cervello tende a completare le informazioni mancanti sulla base di aspettative apprese.

Il collegamento tra vedere, conoscere e svelare la verità è presente sin dall’antichità. Nella mitologia greca, figure come Argos Panoptes (il gigante dai cento occhi) e Tiresia (il veggente cieco) simboleggiano la complessità dell’osservazione e l’ambiguità del rapporto tra visione e verità (Detienne, 1995). Analogamente, nell’arte egizia l’occhio di Ra o di Horus rappresentano potere, conoscenza e protezione. Come spiega la psicologia della Gestalt, davanti ad un’immagine complessa, la mente organizza gli elementi in base ad esperienze e ricordi. Gli elementi simili vengono raggruppati tra loro ed esaminati nel complesso, le figure parziali completate in base alle conoscenze.

Percezione del gesto grafico nelle indagini grafiche

Anche la percezione di un segno grafico, come una firma o un tracciato manoscritto, può essere alterata da bias cognitivi o dallo stato psicofisico dell’osservatore, come affaticamento o fretta.

Il grafologo forense non osserva il gesto grafico come un semplice segno statico, ma analizza elementi dinamici quali:

  • micromovimenti, soste, direzione del gesto;
  • pressione e modulazione del tratto;
  • ampiezza e ritmo;
  • organizzazione complessiva e capacità grafica.

L’esperienza consente di distinguere un gesto naturale da uno artificiosamente costruito, anche in assenza di misurazioni strumentali precise. Tuttavia, un dettaglio analizzato isolatamente può risultare fuorviante: solo il riferimento al contesto grafico e documentale permette di evitare errori interpretativi.

Tecniche tradizionali: la percezione tridimensionale

Analizzare un documento con manoscrittura in originale permette di apprezzare:

  • incisioni sul supporto cartaceo;
  • direzione delle striature dell’inchiostro;
  • sbavature o microabrasioni;
  • segni di pressione residua.

Questi elementi consentono una percezione tridimensionale del gesto grafico, altrimenti irraggiungibile con semplici fotocopie o copie digitali.

Criticità dell’osservazione e percezione umana

L’analisi tecnica della manoscrittura e dei documenti, seppure coadiuvata dall’uso della strumentazione, si basa pur sempre in buona parte su fattori umani. Fattori come affaticamento, condizionamenti psicologici, aspettative, limiti di illuminazione o copia e il contesto ambientale possono compromettere l’oggettività dell’analisi. In particolare, quando si esaminano numerosi campioni simili (es. firme multiple) si rischia di generalizzare l’analisi e trascurare differenze significative, specialmente se la struttura del segno grafico è poco complessa.

Le maggiori criticità in un’indagine grafo-tecnica forense sono correlate, pertanto, al grado di soggettività dell’accertamento e ai connessi rischi di pregiudizi ed errori, a loro volta correlati ai seguenti aspetti chiave:

1. qualità dell’analisi svolta

2. responsabilità degli esaminatori

3 concetto di errore tecnico

4. bias cognitivi legati alla conoscenza del contesto

5. checklist e controllo delle fasi di lavoro

6. revisione paritaria

7. formazione adeguata degli esperti

8. uso adeguato e competente della strumentazione

In grafologia forense l’indagine tecnica prevede due fasi:

  • osservazione immediata
  • osservazione mediata

Tutti gli esperti conoscono le criticità legate ad una errata percezione dell’oggetto di indagine, sia per ragioni oggettive che soggettive: il rischio è la perdita di obiettività dell’indagine stessa. Il rischio di un errore percettivo è insito nell’esame tecnico, in quanto l’esito dell’indagine grafo-tecnica è correlato alla perizia ed esperienza del professionista, che seppure debba avere come obiettivo finale un approccio obiettivo e scientifico, può subire molteplici condizionamenti.

Anche nella letteratura peritale classica (Vettorazzo) [2] il tema del possibile condizionamento dell’esperto è stato ampiamente dibattuto, evidenziando la necessità di non farsi condizionare da circostanze “esterne” alla scrittura (i cosiddetti indizi extra-grafici o contesto di riferimento). Nei criteri di protocollo internazionali è espressamente indicato che l’esame forense dovrebbe prevedere un processo a tre o quattro fasi denominato ACE-ACE-V, nel quale la fase di valutazione deve considerare le sole informazioni di contesto ‘pertinenti’ all’esame e non altre. Inoltre, al fine di limitare gli errori, la fase finale è demandata alla revisione successiva dell’elaborato da parte di un secondo esperto.

Il modello ACE-V e l’ENFSI

Il Manuale di Best Practice per l’esame forense della scrittura a mano[3] raccomanda l’uso di un processo in quattro fasi: analisi, confronto, valutazione e verifica (ACE-V).

La fase iniziale di questo processo è l’analisi delle caratteristiche della scrittura osservate sia nei campioni di scrittura in verifica che in quelli noti. Segue un confronto di queste caratteristiche per determinare se sono simili o diverse e una successiva valutazione dei risultati. La fase finale del processo comprende la verifica delle conclusioni dell’esame, tipicamente da parte di un secondo esperto (revisione paritaria o peer review).

Ognuno di questi passaggi si basa su vari fattori umani perché le opinioni degli esperti sono fondate principalmente sull’analisi visiva e sul confronto, mentre le valutazioni sono generalmente condotte in base alla formazione ed esperienza personale, senza fare riferimento a dati statistici (ad es. le frequenze delle caratteristiche della scrittura in un determinato gruppo linguistico).

L’importanza dei fattori umani coinvolti in questo processo lo rende particolarmente incline a pregiudizi e, quindi, ad errori.

I rischi di condizionamento o bias

In ogni indagine documentale forense il rischio di soggettività è legato a due aspetti concorrenti:

  • qualità del materiale indagato/esaminato
  • Approccio e responsabilità dell’esaminatore

In alcuni casi l’analisi «mediata» può essere risolutiva perché consente di andare oltre la percezione immediata e minimizza il rischio di errore umano. Tuttavia, laddove il caso richieda la risposta dell’esaminatore, è fondamentale un approccio condiviso volto a ridurre possibili errori.

La definizione di errore

Come visto, nei protocolli di indagine è raccomandato l’uso di un modello ACE-V che preveda, cioè, l’analisi, il confronto e la verifica. E’ implicito però, in questo modello, anche l’inserimento di una fase finale di revisione dei risultati, per evidenziare eventuali errori. Ma cosa si intende precisamente per errore?

Nell’accezione comune l’errore può avere diverse definizioni a seconda del contesto: “il deviare da una regola o norma di comportamento; azione, decisione inopportuna; violazione di una norma giuridica o morale; il risultato della mancata applicazione di una regola; differenza fra il valore vero e quello osservato”.[4]

Nell’ambito delle scienze forensi l’errore può essere definito come “frequenza con cui le opinioni degli esperti non concordano con la verità di base o la probabilità di esprimere un’opinione fuorviante in un determinato caso”. Esistono diversi studi di valutazione sui risultati degli esperti, ma la criticità nell’individuazione dell’errore è dovuta al fatto che l’errore in sé può dipendere da una catena di eventi:

  • Errore nell’osservazione
  • Errore nell’uso dello strumento o sua interpretazione
  • Errore nel metodo
  • Errore nelle conclusioni

Il pregiudizio cognitivo inconsapevole e le informazioni rilevanti

I cd. bias cognitivi sono correlati a vari fattori personali, come l’esperienza, le condizioni temporanee dell’esaminatore (umore, stanchezza ecc) ma anche le informazioni di contesto. Il pregiudizio è quindi difficile da controllare perché il soggetto non ne è consapevole. Tra le strategie di mitigazione degli errori percettivi vi è l’utilizzo di standard di esame che riducano l’influenza dei dati contestuali (ad es. elementi extra-grafici) nell’analisi tecnica o addirittura la necessità di ignorare volontariamente alcune nozioni (ignoranza volontaria)[5]

Formazione, istruzione, check list come strategie di limitazione degli errori/pregiudizi

Spesso la formazione, l’istruzione e l’esperienza personale possono non essere sufficienti ad eliminare il rischio dell’errore umano, in quanto l’errore percettivo è connesso anche ad un errato approccio metodologico, o ad omissione di alcune fasi essenziali di lavoro.

In tal senso è essenziale adottare una metodologia condivisa che tenga conto della sequenzialità delle fasi di lavoro e consenta un controllo efficiente in itinere ma anche una revisione efficace ex post (peer review).[6]

Il report valutativo e criterio di verosimiglianza

L’approccio valutativo o logico alle prove rappresenta uno strumento importante per una discussione più obiettiva dei risultati dell’esame in ogni indagine forense. Questo approccio considera la valutazione delle prove e l’espressione delle opinioni degli esperti utilizzando un rapporto di verosimiglianza (LR).

Per rapporto di verosimiglianza si intende, infatti, il rapporto tra le probabilità dei risultati osservati in un caso specifico a partire da almeno due proposizioni concorrenti, all’interno di un quadro di circostanze.

Nel caso dell’esame forense della scrittura i risultati sono in genere le somiglianze e le differenze osservate tra un campione interrogato e il materiale di riferimento, per cui il risultato tecnico dovrebbe prevedere inizialmente almeno le due ipotesi di “autografia” o “eterografia” per poi giungere ad escluderne una in base alle evidenze riscontrate con l’analisi tecnica.

Nel reporting valutativo, devono quindi essere formulate proposizioni concorrenti che dovrebbero escludersi a vicenda e coprire tutte le possibilità definite nella richiesta. Nella seconda fase, l’esaminatore deve valutare la plausibilità delle proprie osservazioni in base alle proposizioni dichiarate.

L’approccio logico alla valutazione delle prove è fondamentale anche perché consente un aggiornamento dell’opinione se vengono acquisite successivamente nuove informazioni, come ad esempio condizioni di scrittura, di salute, capacità del sospetto falsario.

Revisione paritaria

Secondo gli standard internazionali (es. Standard ISO), i risultati degli esami devono essere controllati prima di essere rilasciati. Il modo più efficace per soddisfare questo requisito è condurre una revisione tra pari, un processo in cui uno o più esperti in un settore (delle scienze forensi) valutano il lavoro di altri esperti.

Come anticipato in premessa, nelle discipline forensi basate sul riconoscimento dei modelli come l’esame della scrittura, il modello ACE-V è ampiamente utilizzato e la revisione tra pari è considerata la fase di verifica del processo, anche se non sempre viene messa in atto.

Esistono diversi tipi di revisione tra pari, tre dei quali sono rilevanti per i casi forensi: revisione amministrativa, revisione tecnica e riesame.

La revisione amministrativa riguarda la corretta applicazione del metodo condiviso nella comunità scientifica, e si basa sulla verifica delle fasi e parametri di osservazione corretti in base al caso esaminato.

La revisione tecnica è quella condotta da un esperto del medesimo ambito professionale, in quanto in grado di confermare che sono state effettuate fasi di esame adeguate in base al quesito posto e che le conclusioni sono ben supportate dai risultati (come documentato, ad esempio, attraverso il confronto per immagini che evidenzi le analogie/divergenze sostanziali in due o più campioni di scrittura esaminati).

Il riesame comporta una ripetizione completa delle tre fasi iniziali dell’esame da parte di un altro esaminatore, creando di fatto una procedura ACE-ACE. Il secondo esaminatore dovrebbe quindi avere accesso a tutto il materiale, sia contestato che noto, su cui è stato condotto l’esame originale e alle stesse informazioni contestuali per poter trarre le proprie conclusioni.

Il bias nella revisione – bias di conferma dell’esaminatore

I pregiudizi o bias cognitivi sono possibili anche nella fase di revisione, in quanto il secondo esaminatore potrebbe a sua volta essere influenzato dai risultati dell’indagine che deve revisionare o da dati contestuali, fra cui la percezione individuale dell’affidabilità dell’esperto.

Il modo più efficace per prevenire tali bias di conferma consiste nel condurre la fase di verifica in modo “cieco”, con l’introduzione di una revisione tra pari completamente indipendente, in cui il verificatore non è a conoscenza dei risultati dell’esaminatore iniziale.

Tuttavia, la verifica indipendente non elimina completamente i pregiudizi. Come evidenziato in letteratura attraverso studi sperimentali, le decisioni possono risultare influenzate anche dall’aspettativa della verifica del lavoro, aspetto che può indurre ad un condizionamento implicito.[7]

Possibili errori percettivi in base al materiale indagato

Al di là dei condizionamenti dovuti a fattori esterni, ci sono condizioni oggettive del materiale esaminato che possono influenzare una corretta percezione:

  • qualità del materiale, es. fotocopia
  • disomogeneità tra campioni in verifica e comparativi (diverso stile, variabilità o imitazione?)
  • mancanza di nozioni essenziali (es. condizioni di stesura, dati clinici, farmaci ecc.) Tale aspetto rileva anche in caso di firme digitalizzate (in cui il supporto grafico, la postura e l’appoggio possono modificare lo stile grafico abituale)

L’esperto non solo deve avere una formazione adeguata che gli consenta di minimizzare l’errore, ma deve anche saper individuare i limiti operativi e dove si può insidiare il rischio di una percezione soggettiva o tecnicamente errata.

Ad esempio, conoscere il meccanismo di funzionamento della fotocopiatrice mette al riparo da errate interpretazioni del tracciato in copia; conoscere le caratteristiche della stampa aiuta a comprendere eventuali anomalie nelle stampe ink-jet, toner, offset e così via.

Fotocopia e originale

In letteratura vi sono numerosi studi volti ad evidenziare gli effetti distorsivi della fotocopiatura e le modificazioni dovute alla successione di più passaggi di copia. Tale aspetto è particolarmente rilevante nell’indagine grafo-tecnica, in quanto l’immagine esaminata in copia potrebbe non solo non contenere tutte le caratteristiche della scrittura originale, ma anche determinare delle oggettive variazioni nella riproduzione del tracciato, tali da risultare fuorvianti per la risposta dell’esaminatore.

In calce un esempio della modificazione del tracciato nella sequenza di più passaggi di copia, tratto da uno studio sperimentale.[8]

Interruzione della linea – Nell’originale e prima fotocopia è visibile alleggerimento del tracciato nel gesto ascendente. Tale aspetto non risulta più visibile a partire dal terzo passaggio di copia, dove l’alleggerimento diventa una vera e propria interruzione del tracciato.

Rischi legati al passaggio da cartaceo a digitale – le proprietà e i metadati

Attualmente l’indagine grafo-tecnica sempre più spesso viene svolta su documenti in copia o in formato digitalizzato: anche in ambito processuale, infatti, la digitalizzazione del “fascicolo” contenente gli atti ha determinato l’obbligo dell’allegazione dei documenti on-line in formato PDF. Spesso la mancanza della documentazione in originale impone al consulente di avvalersi dei soli documenti in formato digitale.

E’ necessario, pertanto, che l’esperto sia a conoscenza delle caratteristiche tecniche dei file esaminati, delle criticità dell’esame in base alla qualità del tracciato grafico, e infine dei rischi di una possibile manomissione del file stesso. A tal fine è necessario conoscere e comprendere, preliminarmente, le varie tipologie di documento digitalizzato, in quanto l’analisi può variare notevolmente a seconda che si tratti di:

  • formato pdf nativo
  • copia di pdf
  • scansione di pdf

In un esame documentale è essenziale, anche da parte del grafologo forense, saper leggere all’interno del documento eventuali anomalie e caratteristiche delle firme, incluse le firme digitali. La corretta lettura dei metadati, visibili all’interno delle proprietà del file, consente di verificare possibili anomalie nella tempistica di apposizione delle firme (eventuale marca temporale), nella regolarità dei certificati di firma e possibili modifiche successive del file.

Inoltre, è possibile accertare preliminarmente se la firma apposta sul documento è stata inserita sotto forma di immagine estrapolata da altro documento (copia/incolla) o digitata direttamente all’interno del file.

Va, infine, considerato, ai fini di una corretta indagine tecnica, che spesso la qualità dell’immagine digitalizzata, specie se il file è in formato PDF, può non risultare ottimale per un esame attendibile, al pari di una fotocopia di bassa qualità.

L’approccio strumentale

L’indagine tecnica deve necessariamente prevedere, se svolta su originale, la fase di analisi strumentale (esame mediato). La strumentazione in dotazione dell’esperto, come raccomandato nelle linee guida protocollari, deve sempre includere:

  • Microscopio
  • Uv/ir
  • Luce radente per solco pressorio
  • Macroingrandimenti

L’esame strumentale è essenziale per un’indagine efficace ed oggettiva, ma è altrettanto importante coniugare l’osservazione umana con l’approccio strumentale, in quanto è l’esperto che deve guidare lo strumento e individuare la tecnica ottimale in base alle possibili anomalie/criticità riscontrate.

Il supporto delle tecnologie digitali integrato all’osservazione umana

L’uso di scanner ad alta risoluzione (es. 1200 dpi) permette di:

  • riprodurre dettagliatamente il tracciato;
  • effettuare zoom digitale;
  • correggere digitalmente immagini (ad esempio invertendo il contrasto per evidenziare i punti di appoggio della penna).

Strumenti ottici come microscopi digitali e video-comparatori spettrali (es. Spectra Pro) offrono l’opportunità di isolare specifiche lunghezze d’onda (IR/UV) per discriminare inchiostri apparentemente identici e oggettivare i rilievi, come raccomandato da standard internazionali.

Esempi di indagine e corretto approccio strumentale:

  1. sospetto biancosegno (tipo di inchiostro/stampa e tipo di indagine a seconda della presenza o meno di incrocio di tratti, esame con video-comparatore multispettrale, microscopio stereoscopico o metallografico)
  2. sospetto falso su assegni (esame in controluce affiancato da ispezione IR e UV)
  3. sospetta clonazione (osservazione carta, inchiostro, fonts di stampa, modulistica, filigrana, macro-ingrandimenti)

Esempi di ispezioni su assegni e anomalie carta-stampa:

Sospetta cancellatura

Sospetta clonazione

Talvolta l’indagine ad infrarosso è essenziale per accertare la presenza di anomalie o tracce sottostanti non visibili a occhio nudo. Anche in caso di ispezione su documento in originale, va considerato che residui di stampa sottostante al tracciato manoscritto potrebbero essere dovuti a cancellature con tecniche sofisticate che non determinano abrasione del supporto.[9]

Le componenti dinamiche e la percezione visiva

Una delle maggiori criticità nell’indagine grafo-peritale risiede nell’impossibilità di valutare le componenti dinamiche della scrittura, salvo che non si possa assistere materialmente al momento della stesura dello scritto.

Anche in questo caso, tuttavia (es. saggio grafico) il ritmo, la velocità, l’accelerazione, le pause, possono essere difficili da percepire e soprattutto da misurare. Un ausilio in tal senso ci viene offerto dai tablet grafometrici.

L’acquisizione delle firme/saggio grafico mediante tool grafometrici consente di rendere visibili parametri non visibili su carta, misurando il tempo, la velocità di acquisizione, le variazioni pressorie. Il software rende, inoltre, possibile la visualizzazione del tracciato in “real time” riproducendone la redazione sotto forma di video.

Nell’esempio sottostante, le firme mostrano compatibilità evidenti nella forma, ma diversi parametri dinamici: l’esame dinamico evidenzia anomalia nella tempistica di redazione, riconducibile ad una sosta anomala tra nome e cognome.

Metodi di confronto automatico e AI

L’epoca in cui viviamo ha visto la progressiva implementazione di tecnologie sempre più sofisticate basate sull’utilizzo di sistemi di apprendimento automatico e Intelligenza Artificiale, che possono risultare di grande aiuto nel velocizzare alcune procedure o nel fornire risposte tecniche basate sull’analisi automatizzata di milioni di dati e attingendo a dati statistici e ricerche mirate.

Nella grafologia forense l’uso di sistemi di confronto automatizzati basati sull’AI apre a scenari nuovi nell’approccio tecnico in quanto può aiutare ad oggettivare gli esiti dell’esame riducendo i margini di errore o i pregiudizi dell’esaminatore.

Gli algoritmi di confronto possono essere utilizzati per esaminare caratteristiche specifiche della scrittura a mano, come la forma, la velocità e la pressione di scrittura, nelle firme acquisite digitalmente (firme grafometriche, in cui i dati dinamici sono misurati e resi disponibili per l’esame e il confronto).

In altre applicazioni, l’AI e gli algoritmi sviluppati specificamente per l’analisi della scrittura sono indipendenti dai dati dinamici del testo e possono essere utilizzati per esaminare le firme o i testi cd. offline (ad esempio scansioni dalla scrittura a mano convenzionale).

Nella ricerca, il vantaggio principale dell’utilizzo del confronto automatico della scrittura a mano è che può essere facilmente valutato un gran numero di campioni, producendo risultati (in particolare stime di LR) che possono aiutare gli esperti nell’esame di casi di scritture apparentemente simili.

Analisi stratigrafica e intelligenza artificiale

Una delle analisi più complesse in grafologia forense è quella relativa alla sovrapposizione tra tratti a penna e stampa laser (toner) al fine di stabilire la sequenza temporale di apposizione (es. se un tratto a penna è stato realizzato prima o dopo la stampa). L’intelligenza artificiale (AI), attraverso algoritmi di machine learning, è in grado di:

  • migliorare la qualità dell’immagine;
  • estrarre caratteristiche rilevanti;
  • automatizzare la comparazione tra segni grafici.

Progetti pilota come “Grafolex Insight” (Lorenzoni, Pascali, Antonini)[10] stanno sperimentando l’uso di AI per il riconoscimento anche di sovrapposizioni complesse, migliorando l’affidabilità dell’osservazione con analisi micrometriche.

Esempio pratico: in un test su immagini ad alta risoluzione, l’assenza di discontinuità nel tratto e il mascheramento del bordo del toner ha indicato che la firma fosse successiva alla stampa, confermando la sequenza temporale con elevata probabilità.

L’ipotesi era stata confermata da indagine con altra strumentazione:

  • microscopio metallografico
  • scanner 3D

 punto di sovrapposizione inchiostro penna/toner:

Report da software AI

Il software, interrogato in merito all’ordine di apposizione dei tracciati, ha fornito la seguente risposta tecnica.

“In prossimità del punto di intersezione, si nota: il tratto a penna appare omogeneo, continuo e scorrevole, senza interruzioni evidenti in corrispondenza della stampa. La linea verticale nera del tratto a penna attraversa una parte del testo stampato. Il bordo destro della lettera presenta una leggera alterazione ottica, come se fosse sovrapposta da un deposito inchiostrato. Il tratto non mostra interruzioni o “slittamenti” tipici del passaggio sopra al toner. Il bordo del toner appare lievemente mascherato dal tratto inchiostrato. Questa è una forte indicazione che il tratto di penna sia stato tracciato dopo la stampa del testo”.

Cosa ci aspetta

La percezione non è solo ciò che vediamo, ma ciò che comprendiamo. Nelle attività che richiedono un approccio umanistico, come la grafologia forense, vedere significa interpretare e collegare informazioni. Per una maggiore affidabilità dell’indagine è necessaria un’integrazione tra:

  • l’occhio umano, con la sua capacità di cogliere dettagli complessi;
  • tecnologie strumentali e digitali sempre più sofisticate;
  • metodi incrociati e ripetibili per garantire oggettività e tracciabilità.

L’occhio umano è sempre il primo strumento e deve essere utilizzato con competenza e obiettività. Tutti gli strumenti e gli approcci dovrebbero essere sviluppati in combinazione tra loro, per limitare gli errori e i pregiudizi nell’attività tecnico-peritale. Inoltre, l’uso di algoritmi di apprendimento automatico e applicazioni basate sull’AI, capaci di automatizzare le procedure e attingere a grandi quantità di dati statistici, dovrebbe essere considerato un ausilio fondamentale per raggiungere una migliore obiettività.

Come ricorda Einstein: “Tutto ciò che ha valore nella società umana dipende dalle opportunità di progredire che vengono accordate a ogni individuo” – e la tecnologia, lungi dall’allontanarci dai problemi, ci costringe a studiarli più approfonditamente (Saint-Exupéry).

Note


[1] Il tema è stato trattato dalle due autrici al Convegno A.G.P. Abruzzo dal titolo “Visione e percezione in grafologia”

[2] Gregory Bateson (Grantchester, 9 maggio 1904 – San Francisco, 4 luglio 1980) è stato un antropologo, sociologo e psicologo britannico, il cui lavoro ha riguardato anche molti altri campi (semiotica, linguistica, cibernetica, teoria dei sistemi). Due delle sue opere più influenti sono: Verso un’ecologia della Mente (Steps to an Ecology of Mind, 1972) e Mente e Natura (Mind and Nature, 1980). Fonte Wikipedia

[3] Metodologia della perizia grafica su base grafologica, giuffrè editore, 1998

[4] BPM Best Practice Manual, Enfsi ed. 2022

[5] Sulla definizione di errore nelle scienze forensi, v. Christensen AM, Crowder CM, Ousley SD, et al. Error and its meaning in forensic science. J Forensic Sci. 2014;59:123–126.

[6] Il concetto di “ignoranza” è antico e trattato già nel 1400 da Niccolò Cusano nel testo “De Docta Ignorantia” in cui viene considerata il punto di partenza per la conoscenza in base alla consapevolezza del valore parziale di ogni sapere rispetto alla verità

[7] BPM Enfsi, tabella fasi di lavoro e checklist. Error mitigation in forensic handwriting examination: the examiner’s perspective Nicole Corona , Raimondo Marchese , Erich Kupferschmid , Tomasz Dziedzic , Diana Belic , Dorijan Kerzan – Ricerca sulle scienze forensi, volume 9, numero 4, dicembre 2024,– tab. 2 https://doi.org/10.1093/fsr/owae065

[8] 26.Ballantyne   KN, Edmond   G, Found   B. Peer review in forensic science. Forensic Sci Int. 2017;277:66–76.

[9] A Study on Signature Distortion in Photocopying Generations. Amrita Yadav1*, Dr. Ranjeet Kr. Singh2, Afreen Tarannum3, Prof. M.P. Sachdeva4- 1M. Sc. Forensic Science, Department of Anthropology, Delhi University, India. 2CEO, Sherlock Institute of Forensic Science (SIFS) India. 3Senior Scientific Officer, Sherlock Institute of Forensic Science (SIFS) India. 4Head of Department, Department of Anthropology, Delhi University, India. *amritayadav482@gmail.com Journal of the American Society of Questioned Document Examiners, Inc. Volume 24, Number 2, December 2021

[10] Il  progetto Grafolex insight è in fase di studio e sperimentazione e non è ancora in rete e riguarda la creazione di un’applicazione di ausilio al grafologo forense. Progetto Lorella Lorenzoni-Bruna Pascali- ing. Fabio Antonini

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