Nel momento in cui la transizione ecologica e la rivoluzione digitale si intrecciano, la logistica intermodale — intesa come l’uso combinato di diversi mezzi di trasporto all’interno dello stesso viaggio — si trova ad una svolta decisiva: non basta spostare il baricentro sui binari, le vie d’acqua o i porti; serve far dialogare dati, piattaforme e attori. E chi saprà trasformare questa sfida in leva competitiva potrà contribuire a disegnare il futuro della mobilità delle merci.
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Il quadro normativo europeo per la digitalizzazione del trasporto
Negli ultimi anni, l’Unione europea ha accelerato il proprio impegno per con l’obiettivo di rendere le operazioni più efficienti. Il Regolamento eFTI (Electronic Freight Transport Information, UE 2020/1056) stabilisce un quadro normativo che permette alle imprese e alle autorità di scambiarsi in formato elettronico tutte le informazioni richieste lungo la catena logistica. In altre parole, i documenti e le comunicazioni che tradizionalmente viaggiavano su carta potranno essere gestiti attraverso piattaforme digitali certificate, in grado di dialogare tra loro in modo sicuro e interoperabile.
A complemento del quadro eFTI, la lettera di vettura elettronica e-CMR (Protocollo aggiuntivo alla Convenzione CMR che regola il trasporto internazionale di merci su strada) sostituisce la tradizionale versione cartacea che accompagna ogni spedizione internazionale, consentendo di gestire online tutte le informazioni sul viaggio in modo sicuro e con pieno valore legale; in Italia, infatti, con la legge n. 37 del 2024, la versione elettronica del documento è riconosciuta ufficialmente come alternativa valida al cartaceo a partire dal 26 settembre 2024.
Tuttavia, per massimizzare i benefici della digitalizzazione, è importante che i diversi sistemi utilizzati nella logistica — come i software per la gestione dei trasporti (TMS), quelli per la gestione aziendale (ERP), i sistemi portuali e doganali e i terminal — siano interoperabili secondo standard condivisi.
In questo modo l’e-CMR, non serve solo come documento di trasporto digitale: può anche essere utilizzata come fonte unica di informazioni da cui estrarre automaticamente i dati richiesti dalle autorità.
L’interoperabilità come architrave della logistica digitale
Per rendere la logistica intermodale davvero digitale è fondamentale che i dati possano fluire senza interruzioni tra le piattaforme dei diversi attori della filiera: porti, interporti, operatori ferroviari, terminal, vettori su gomma e autorità doganali. Senza questa connettività, la digitalizzazione rimane un esercizio teorico.
Esperienze reali in Italia mostrano come l’interoperabilità non sia teoria, ma pratica concreta:
- Nel settembre 2024, una sperimentazione su un trasporto farmaceutico da Padova al porto di Trieste e oltre ha dimostrato come e-CMR possa collegare in tempo reale piattaforme diverse, come il Port Community System (Sinfomar / Info.era), ACCUDIRE, la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane, condividendo le informazioni della spedizione tramite un codice univoco.
- Nel progetto TRICK (con ACCUDIRE e altri soggetti), una spedizione di agrumi dalla Sicilia al Regno Unito è stata gestita interamente con e-CMR e firme geolocalizzate su blockchain, eliminando il documento cartaceo e migliorando controlli e visibilità lungo l’intera filiera.
Le sperimentazioni hanno evidenziato vantaggi concreti quali riduzione dei tempi di attesa, automazione nei controlli doganali, e piena interoperabilità tra sistemi ERP, TMS e WMS interconnessi, permettendo una gestione più efficiente e sicura delle spedizioni.
Un’altra dimensione è la standardizzazione dei sistemi e delle procedure digitali dei porti.
In Europa, iniziative come C-Ports, eFTI ed e-Freight propongono roadmap e protocolli comuni per integrare logistica intermodale, navigazione e sostenibilità, creando una vera “infrastruttura portuale intelligente“.
È chiaro quindi come l’interoperabilità non sia un optional ma una condizione abilitante: solo mediante dati condivisi secondo schemi standard può nascere una logistica integrata, efficiente e resiliente.
I vantaggi operativi della dematerializzazione documentale
La digitalizzazione della logistica intermodale – resa possibile da strumenti quali e-CMR e infrastrutture interoperabili – genera benefici concreti su più livelli:
3.1 Efficienza operativa e riduzione dei costi
- La dematerializzazione dei documenti riduce significativamente i costi di stampa, archiviazione e gestione manuale, minimizzando al contempo gli errori umani.
- I processi di fatturazione e rendicontazione possono essere automatizzati, con l’immediata disponibilità del documento elettronico come fonte ufficiale certificata.
- I controlli doganali e le verifiche dei nodi transitivi (porti, frontiere) diventano più rapidi grazie alla disponibilità in tempo reale dei dati digitali.
Sostenibilità ambientale e riduzione delle emissioni
L’intermodalità è già uno strumento consolidato per ridurre l’impatto ambientale del trasporto merci, sfruttando i mezzi più efficienti (ferrovia, vie d’acqua) per le tratte lunghe e lasciando alla gomma solo le tratte finali.
Recentemente sono stati proposti modelli di ottimizzazione stocastica per migliorare la resilienza e la sostenibilità delle reti intermodali anche in presenza di imprevisti (es. ritardi, interruzioni).
Secondo stime di operatori del settore, l’adozione di soluzioni intermodali avanzate può ridurre le emissioni di CO₂ fino al 50 % rispetto a un trasporto stradale puro sulle tratte lunghe.
Inoltre, il recente European Logistics & Supply Chain Sustainability Report 2024 evidenzia come le imprese stiano rafforzando la misurazione delle emissioni, la trasparenza ambientale e la pressione sulle catene logistiche affinché integrino criteri ESG (Environmental, Social, Governance) nei processi operativi.
Trasparenza e tracciabilità nella filiera logistica
Grazie a flussi documentali digitali e interoperabili, tutti gli attori della catena logistica (mittente, vettore, destinatario, autorità) possono monitorare in tempo reale lo stato delle merci.
L’immutabilità dei dati, garantita da tecnologie come blockchain rafforza la fiducia tra le parti e facilita le attività di audit.
In sede di controlli, le autorità possono accedere direttamente ai sistemi digitali anziché richiedere documenti cartacei, snellendo i processi.
Le criticità strutturali della transizione digitale
Nonostante i potenziali benefici, la transizione digitale della logistica non è priva di ostacoli:
- Barriere infrastrutturali e normative: secondo la Corte europea dei conti, l’UE ha stanziato circa 1,1 miliardi di euro per progetti intermodali nel periodo 2014-2020, ma la realizzazione è stata rallentata da strategie poco coerenti e da obiettivi poco realistici.
- Mancanza di armonizzazione nazionale ed europea: gli Stati membri perseguono obiettivi diversi, e la mancanza di dati omogenei rende difficile il monitoraggio dei progressi.
- Frammentazione tecnologica: molte PMI operano con sistemi legacy non interoperabili; integrare nuove soluzioni digitali richiede investimenti significativi e competenze specifiche.
- Rischi legali e responsabilità: la validità probatoria dei documenti elettronici e le responsabilità dei vettori in caso di perdita o danneggiamento richiedono attenzione normativa e assicurativa. Per esempio, l’e-CMR ha lo stesso valore giuridico del documento cartaceo, ma si applica solo se il trasporto avviene interamente tra Stati aderenti al protocollo.
- Capacità del capitale umano: servono figure con competenze digitali avanzate in IT, data management e cybersecurity; che spesso mancano nel mondo tradizionale della logistica.
Strategie operative per una digitalizzazione inclusiva
Alla luce delle sfide emerse — tecnologiche, normative e organizzative — diventa essenziale definire una strategia condivisa per rendere la digitalizzazione della logistica intermodale non solo possibile, ma anche sostenibile e inclusiva. Occorrono interventi mirati che accompagnino imprese, istituzioni e operatori nella transizione verso un ecosistema realmente interoperabile, in cui la collaborazione e l’adozione di standard comuni rappresentino la chiave per sfruttare a pieno il potenziale dell’e-CMR e del quadro eFTI.
In particolare le azioni prioritarie includono:
5.1 Standardizzazione e interoperabilità
- Promuovere standard europei condivisi per API (insieme di regole e strumenti che permette a due software di scambiarsi i dati in modo standardizzato), metadati e flussi informativi nel contesto di eFTI ed e-CMR, in modo che piattaforme portuali, sistemi doganali e software aziendali possano scambiarsi dati in modo sicuro e interoperabile.
- Favorire la collaborazione pubblico-privato nei progetti pilota, coinvolgendo porti, dogane e operatori logistici per co-progettare e testare soluzioni interoperabili.
5.2. Adozione tecnologica e supporto alle imprese
- Incentivare strumenti nazionali ed europei che aiutino le imprese, in particolare le PMI, nell’aggiornamento tecnologico e nell’adozione di piattaforme digitali interoperabili.
- Diffondere formazione e competenze digitali per figure logistiche e tecniche, riducendo il digital divide nel settore.
5.3. Monitoraggio, governance e sicurezza
- Garantire trasparenza e dati comparabili: gli Stati membri devono allineare indicatori e rendicontare i progressi sull’adozione dell’intermodalità e sull’impatto ambientale.
- Definire un quadro normativo e assicurativo chiaro per i flussi digitali, stabilendo responsabilità e rimedi in caso di errori o perdita di dati.
L’Italia come laboratorio della logistica europea
La digitalizzazione della logistica intermodale non è più un’opzione, ma una condizione imprescindibile per competere in un mercato globale che richiede efficienza, trasparenza e sostenibilità ambientale.
Il vero valore emerge quando dati, algoritmi e infrastrutture si integrano in ecosistemi digitali interoperabili, capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e alle perturbazioni.
In questo contesto, l’Italia, grazie all’adozione ufficiale dell’e-CMR e a una vivace comunità di sperimentazione tecnologica, può assumere un ruolo guida nel guidare l’Europa verso una logistica allo stesso tempo digitale e a basso impatto ambientale.
Gestendo con cura la transizione — costruendo ponti tra autorità, operatori portuali, trasportatori e imprese digitali — sarà possibile trasformare questa sfida in un vantaggio competitivo, contribuendo a un sistema europeo delle merci più resiliente e sostenibile.














