La collaborazione tra Università e mondo produttivo è fondamentale per lo sviluppo economico e tecnologico di un paese.
La promozione dei dottorati di ricerca industriale rappresenta un passo significativo in questa direzione, rispondendo a diverse esigenze strategiche.
Un approccio alla formazione di tipo learning by doing
La promozione dei dottorati industriali è progettata per fornire ai giovani ricercatori competenze avanzate e specialistiche, in linea con le esigenze delle imprese. Questo non solo eleva il livello di conoscenza scientifica e tecnologica nel paese, ma crea anche un pool di talenti altamente qualificati che possono guidare l’innovazione all’interno degli enti pubblici e privati. L’integrazione dei ricercatori nelle imprese permette un trasferimento diretto di conoscenze avanzate e tecnologie emergenti dal mondo accademico a quello produttivo. Questo è essenziale per mantenere e migliorare la competitività delle imprese italiane sul mercato globale, in particolare in settori ad alto contenuto tecnologico come l’ingegneria, l’ICT e la fisica.
La formazione teorica, però, da sola non basta più. È il momento di abbracciare finalmente un approccio alla formazione di tipo learning by doing (imparare facendo), che coinvolga più soggetti e istituzioni, dove le imprese e le Università dovranno camminare assieme, mano nella mano, verso la loro terza missione, pronte per le necessità dell’industria 5.0.
Dai percorsi regionali di istruzione e formazione professionali, fino ai tirocini nelle PA o ai dottorati industriali, la situazione nel nostro paese presenta non poche criticità, dall’alternanza scuola-lavoro, agli istituti tecnici superiori, fino all’alta formazione specialistica.
L’intero sistema è migliorabile, attraverso il coinvolgimento di regioni, Università, imprese e Governo anche grazie alla spinta del PNRR con gli interventi per il rafforzamento delle competenze (Missione 4 – Componente 2 – Investimento 3.3).
Il dottorato di ricerca
Il dottorato di ricerca è stato istituito in Italia con il Decreto del Presidente della Repubblica dell’11 novembre 1980, n. 382, intitolato “Riordinamento della docenza universitaria, relativa fascia di formazione nonché sperimentazione organizzativa e didattica“. L’obiettivo principale era quello di creare un percorso preparatorio per la carriera accademica solo con la riforma Berlinguer del 1998, il dottorato ha iniziato a perdere la sua connotazione di “tirocinio accademico” per aprirsi ai nuovi principi di internazionalizzazione e collaborazione con il settore industriale. Le riforme più recenti mirano ad allineare il modello italiano di dottorato di ricerca con le migliori pratiche diffuse nel Nord Europa e nei paesi anglosassoni.
Sgravi contributivi per l’assunzione di dottori di ricerca
Da qualche settimana è anche operativo l’incentivo, fino a 7.500 euro, per ogni ricercatore assunto da imprese che hanno finanziato dottorati innovativi. Il Ministero dell’Università e della Ricerca ha pubblicato il decreto direttoriale n. 644 del 15 maggio 2024 che disciplina le modalità e i termini per la concessione dell’esonero contributivo in favore delle imprese di cui all’art. 26, commi 1 e 2, del decreto-legge 24 febbraio 2023, n. 13, convertito con modificazioni dalla legge 21 aprile 2023, n. 41.
Si tratta di una procedura a sportello che servirà a distribuire la somma di 150 milioni che rappresenta lo stanziamento di spesa a disposizione per il periodo 2024-2026. Le imprese che partecipano al cofinanziamento delle borse di dottorato innovativo che dimostrano di aver assunto con contratto di lavoro a tempo indeterminato il personale in possesso del titolo di dottore di ricerca ovvero che siano o siano stati titolari di un contratto di ricerca possono presentare la domanda di accesso all’esonero contributivo.
Ciascuna impresa può far richiesta del beneficio nel limite di due unità di personale attivate a tempo indeterminato per ciascuna borsa di dottorato cofinanziata. Secondo l’ordine cronologico, il MUR riconoscerà l’esonero dal versamento dei complessivi contributi previdenziali a carico delle imprese, con l’esclusione dei premi e contributi dovuti all’Istituto nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL), nel limite massimo di importo pari a 7.500 euro per ciascuna unità di personale assunta, ovvero 3.750 euro su base annua. 2. L’esonero si applica per un periodo massimo di ventiquattro mesi, a far data dal 1° gennaio 2024 e comunque non oltre il 31 dicembre 2026.
Tirocini e dottorati per la PA
Anche la Pubblica Amministrazione ha bisogno di un ricambio generazionale e di nuova forza lavoro con competenze qualificate che sappiano affrontare le sfide del presente e del futuro.
“Per affrontare la grande sfida della modernizzazione della PA abbiamo bisogno di giovani preparati e qualificati – ha dichiarato il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo – per questo stiamo lavorando per accrescere l’attrattività nei loro confronti dei nostri uffici e, in questo senso, tirocini e dottorati rappresentano delle grandi opportunità”.
“Tirocini InPA” e “Dottorati InPA” sono i due nuovi programmi lanciati dal Dipartimento della funzione pubblica rivolti a studenti universitari o neolaureati per entrare a far parte delle amministrazioni pubbliche.
In questa prima fase sperimentale, i due programmi sono attivati da dieci amministrazioni pilota che, in collaborazione con una o più Università, predispongono progetti di formazione e di lavoro. Si tratta di Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell’economia e delle finanze, ISTAT, Agenzia delle entrate, INAIL, Regione Emilia-Romagna, Regione Liguria, Regione Marche, Regione Puglia e Regione Toscana.
“Tirocini InPA” è rivolto a studenti universitari iscritti alle lauree magistrali, oppure ad anni successivi al terzo delle lauree magistrali a ciclo unico, con età inferiore ai ventotto anni, in possesso di specifici requisiti di media voto e crediti formativi. È finalizzato ad attivare, nei prossimi mesi, 300 tirocini curriculari connessi con la stesura della tesi di laurea magistrale, da svolgersi presso le pubbliche amministrazioni. Il tirocinio ha la durata di 6 mesi e prevede il riconoscimento di una indennità pari a 600 euro mensili. La conclusione, con esito positivo, del percorso formativo comporta l’attribuzione di crediti formativi e può costituire oggetto di valutazione nell’ambito dei concorsi indetti dall’amministrazione presso la quale il tirocinio è svolto.
“Dottorato InPA” prevede invece l’attivazione di 20 contratti di apprendistato di alta formazione e ricerca, della durata di tre anni, esclusivamente finalizzati al conseguimento del dottorato di ricerca in materie di competenza delle amministrazioni pubbliche. I destinatari del programma sono studenti con età non superiore a ventinove anni, in possesso di una laurea magistrale o titolo equipollente, con votazione non inferiore a 105/110, e che abbiano superato le prove di ammissione al corso di dottorato. La retribuzione prevista per ciascun dottorando è pari a 30.000 euro lordi annui. La conclusione con esito positivo, anche in questo caso, può costituire oggetto di valutazione nell’ambito dei concorsi indetti dall’amministrazione presso la quale il dottorato stesso è svolto.
Il dottorato comunale (per la PA)
Il D.L. 34/2020 (L. 77/2020: art. 243, co. 1, capoverso 65-sexies) ha previsto che, in coerenza con la Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne, a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione, programmazione 2014-2020, € 3 mln per ciascuno degli anni 2021, 2022, 2023, siano destinati al finanziamento in via sperimentale, da parte dei comuni presenti nelle aree interne del Paese, anche in forma associata, di borse di studio per dottorati di ricerca denominati “dottorati comunali”.
Tali dottorati sono finalizzati alla definizione, all’attuazione, allo studio e al monitoraggio di strategie locali volte allo sviluppo sostenibile, in coerenza con l’Agenda ONU 2030, e in particolare alla transizione ecologica, alla transizione digitale, al contrasto delle diseguaglianze sociali ed educative, al rafforzamento delle attività economiche e al potenziamento delle capacità amministrative.
I dottorati comunali sono soggetti al consueto accreditamento da parte del Ministro dell’università e della ricerca, al quale è affidato, di concerto con il Ministro per il sud e la coesione territoriale, la definizione dei criteri e delle modalità per la stipula delle convenzioni tra i Comuni e le Università per l’utilizzo delle risorse, nonché dei contenuti scientifici e disciplinari dei dottorati. Le risorse saranno ripartite con decreto del Ministro per il sud e la coesione territoriale tra i Comuni delle aree interne selezionati con apposito bando.
I criteri e le modalità per la stipula delle convenzioni
I criteri e le modalità per la stipula delle convenzioni, nonché i contenuti scientifici e disciplinari dei dottorati comunali, sono stati definiti con D.I. 725 del 22 giugno 2021 che ha stabilito che:
- le convenzioni sono stipulate dalle aggregazioni di Comuni presenti in ognuna delle Aree Interne, individuate ai sensi della “Strategia Nazionale delle aree interne” con le Università, statali e non statali, riconosciute dal MUR, i cui corsi di dottorato, coerenti con le tematiche proprie delle aree interne, siano stati già accreditati;
- le aggregazioni di Comuni effettuano un’analisi dei fabbisogni incentrata sulle capacità di crescita e di sviluppo, in coerenza con la strategia d’area e, conseguentemente, individuano gli ambiti di interventi coerenti con la crescita economica e sociale del territorio di riferimento. Sulla base di tali elementi, formulano la “domanda di dottorato” alle Università che abbiano attivato corsi di dottorato coerenti con gli ambiti di intervento individuati, nel rispetto del principio di prossimità;
- le borse di dottorato finanziate devono essere finalizzate a: garantire l’offerta e la piena accessibilità degli abitanti ai servizi essenziali (trasporto pubblico locale, istruzione e servizi sociosanitari); promuovere la ricchezza del territorio e delle comunità locali; valorizzare le risorse naturali e culturali, attraverso la creazione di nuovi circuiti occupazionali; contrastare lo spopolamento demografico e culturale.
Il dottorato innovativo a carattere industriale
Il dottorato innovativo, normato dal D.M. 45/2013, è stato istituito attraverso le linee guida per l’accreditamento dei corsi di dottorato, contenute nella nota 11677 del 14 aprile 2017, a partire dal XXXIII ciclo (a.a. 2017/18).
Il dottorato innovativo comprende al suo interno: i dottorati internazionali che mirano al rafforzamento dell’integrazione della ricerca nel contesto internazionale; i dottorati intersettoriali compresi quelli industriali, che mirano all’interazione con settori esterni all’accademia; i dottorati interdisciplinari che mirano alla contaminazione tra discipline.
Nel novero degli interventi per il rafforzamento delle competenze rientrano i dottorati innovativi a carattere industriale che ha trovato uno specifico canale di finanziamento all’interno della Missione 4 – Componente 2 – Investimento 3.3 del PNRR “Introduzione di dottorati innovativi che rispondono ai fabbisogni di innovazione delle imprese e promuovono l’assunzione dei ricercatori da parte delle imprese“.
Si tratta di un investimento che si pone l’obiettivo di potenziare le competenze di alto profilo, mediante:
- l’istituzione di programmi di dottorato dedicati, per i quali è prevista l’assegnazione di 6.000 borse di dottorato, con un contributo a carico del MUR che, a partire dal 2024, è pari a € 60.000,00 per ciascuna borsa di dottorato attivata. Al contributo pubblico si aggiunge un cofinanziamento da parte delle imprese;
- la concessione di incentivi alle imprese che partecipano al cofinanziamento delle borse di dottorato innovativo e che, nel corso del periodo 2024-2026, assumono ricercatori a tempo indeterminato (nel limite massimo di due unità di personale per ciascuna borsa di dottorato innovativo cofinanziata).
L’intervento previsto nel PNRR punta a rafforzare la capacità di lavorare in partnership pubblico – privato e il dottorato innovativo rappresenta proprio il punto di connessione. Si tratta quindi di un’azione per continuare ad aumentare l’attrattività del nostro Paese, anche verso i giovani, come un luogo in cui si può fare ricerca di qualità sia nel pubblico che nel privato.
L’obiettivo strategico è quello di far incontrare la domanda di innovazione richiesta dalle imprese con l’offerta di conoscenza che proviene dal mondo accademico e della ricerca e affinché sia raggiunta è necessario rafforzare la partnership pubblico-privato che rappresenta un fattore chiave per la competitività del Paese.
Secondo il Profilo dei Dottori di ricerca 2022 (Report Almalaurea, 2023), l’8,3% dei dottori del 2022 ha affermato di aver svolto un dottorato in collaborazione con le imprese (dottorato industriale/dottorato in alto apprendistato). Questa forma di dottorato è più diffusa nell’area di ingegneria (13,4%) e nelle scienze di base (10,9%), mentre è meno frequente tra i dottori nelle scienze economiche, giuridiche e sociali (4,4%).
Secondo Anvur 2023 il numero di corsi di dottorato in collaborazione con le imprese attivati nell’a.a. 2022/23 è pari a 717 su un totale di 1.149. Di questi 111 sono corsi che prevedono una forma associata con imprese e 49 sono dottorati industriali. I rimanenti sono corsi con borse finanziate da imprese (ANVUR, 2023).
La valorizzazione del dottorato industriale
La formazione di dottori di ricerca con un forte orientamento industriale promuove una crescita economica sostenibile. Le aziende beneficiano direttamente dell’innovazione portata dai nuovi dottorati, mentre il paese nel suo complesso beneficia dell’aumento del valore aggiunto e della produttività. L’obiettivo di creare “nuovi e migliori posti di lavoro”, come auspicato dalla Strategia di Lisbona, viene facilitato attraverso la formazione di ricercatori che possono essere immediatamente inseriti nel tessuto produttivo. Questo non solo migliora la qualità dei posti di lavoro disponibili, ma promuove anche l’occupazione giovanile. La sinergia diventa cruciale per identificare le aree di ricerca più rilevanti per le esigenze industriali e per sviluppare progetti che rispondano a sfide concrete del mercato.
Tuttavia il Report 2022 sulla “Condizione occupazionale dei dottori di ricerca”, pubblicato da Almalaurea, offre una serie di dati interessanti rispetto ad un percorso di studi che rappresenta uno degli obiettivi strategici dello stesso PNRR, che ricorda come il numero di dottorati conferiti sia in calo negli ultimi anni (- 40% tra il 2008 e il 2019) e come quasi il 20% di chi consegue un dottorato in Italia ogni anno si trasferisca all’estero.
Il tasso di occupazione ad un anno dal titolo
Il dato più significativo e incoraggiante riguarda il tasso di occupazione ad un anno dal titolo, pari complessivamente pari al 90,9%, registrando un aumento di 1,9% rispetto all’indagine del 2019 sui dottori di ricerca del 2018. Tale percentuale, se paragonata con i dati del report Almalaurea 2022 sui laureati di secondo livello, risulta superiore non solo al 74,6% di occupati a un anno dal titolo, ma anche all’88,5% di occupati a cinque anni dal conseguimento della laurea magistrale.
Un altro aspetto interessante analizzato dal report Almalaurea concerne la continuità tra l’attività lavorativa svolta durante e dopo il percorso di dottorato: guardando alla media tra le aree disciplinari, il 30% dei dottori di ricerca prosegue il lavoro iniziato prima del dottorato, il 60% inizia a lavorare dopo il dottorato e il 10% non prosegue il lavoro iniziato durante il percorso di studi.
Per quanto riguarda i dati sulla professione svolta, il 43,8% dei dottori di ricerca ad un anno dal titolo è un ricercatore o un tecnico laureato in Università, il 39% svolge una professione intellettuale, scientifica e di elevata specializzazione, mentre la restante parte è suddivisa tra un 9,4% di chi svolge attività sostenuta da borsa di studio o di ricerca e altre professioni (5,8%).
Di particolare interesse risulta quanto emerge dall’indagine in tema di retribuzione mensile netta: essa è pari, in media, a 1.784€ ad un anno dal titolo, e cioè il 26,8% in più rispetto ai laureati di secondo livello ad un anno dalla laurea (1.407€) e il 9,1% in più sui laureati magistrali a cinque anni dal titolo (1.635€). A discapito di alcuni miglioramenti, che vanno certamente riconosciuti, come l’aumento delle borse di dottorato, permangono criticità per chi svolge il dottorato di ricerca: un forte senso di incertezza verso il futuro, la mancata contrattualizzazione del dottorando e la conseguente assenza di diritti codificati, una situazione economica precaria, con divari salariali evidenti con gli altri Paesi europei (in Paesi analoghi come Francia e Germania l’importo medio delle borse di dottorato è tra il 20% e il 30% più alto; se parliamo di Paesi come Danimarca, Olanda e Spagna le borse, rapportate al costo della vita, sono di importo ancora più alto rispetto all’Italia). In media, uno stipendio da dottorando all’estero si aggira introno ai 2.000 euro, oltre a eventuali finanziamenti legati al progetto di ricerca.
Aspetti sui quali è necessario investire per i prossimi anni
Il Report Almalaurea 2022 sui dottori di ricerca si sofferma su almeno due aspetti sui quali è necessario investire per i prossimi anni. Anzitutto, appare necessario aumentare la competitività dei percorsi di dottorato di ricerca attraverso una piena valorizzazione – anche economica – di giovani talenti sul quale il nostro Paese investe per poi constatare – troppo spesso – che l’emigrazione dei dottori di ricerca presenta tassi elevati, e legati prevalentemente alle migliori opportunità di carriera.
Inoltre, i dati evidenziano un rapporto ancora troppo debole tra dottorati di ricerca e industria: sarà centrale – per i prossimi anni – scommettere su un aumento consistente di ricercatori industriali per favorire ricerca e sviluppo nelle imprese, e quindi innovazione e sviluppo economico.
Dal dottorato industriale al “dottorato per l’impresa” e al “Dottorato per il Paese”
L’esperienza del dottorato industriale, che risponde a obiettivi auspicali per il sistema Paese e per questo da vedere con favore, dovrebbe maggiormente allineare gli interessi di tre attori principali: impresa, candidati e Università. Un modello “triplo win” che, come sostenuto da tempo da Aspen Institute Italia, possa divenire un “Dottorato per l’Impresa” in cui, da un lato, le imprese ricevono una guida per affrontare le sfide tecnologiche e della sostenibilità; dall’altro le Università avrebbero un terreno più ampio per proporre nuove ricerche e pubblicazioni.
Tuttavia, sembrerebbe in questa nuova configurazione venire meno l’ente pubblico, la pubblica amministrazione, che è elica fondamentale nella relazione Università-Impresa-Governo affinché il potenziale di conoscenza e innovazione sia inserito in una logica di ecosistema. Da qui l’idea di un “Dottorato per il Paese” che possa non dimenticare nessun attore e valorizzare le esigenze e i bisogni interconnessi, quale condizione necessaria per il progresso scientifico, economico e sociale di un paese.
Tale tipologia potrebbe rappresenta un modello virtuoso in grado di spirare ulteriori collaborazioni e iniziative, in ottica pubblico-privato, contribuendo a creare un ecosistema dinamico e competitivo, capace di affrontare le sfide del futuro.