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Transizione 5.0, è la fine: cosa succede ora che non ci son più risorse



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Sono finiti i fondi di Transizione 5.0, ma per chi ha inviato la documentazione la domanda resta efficace in ordine cronologico in caso di riapertura dell’opportunità: ecco cosa succede ora

Pubblicato il 7 nov 2025

Maurizio Carmignani

Founder & CEO – Management Consultant, Trainer & Startup Advisor



euro digitale; fondi transizione 5.0; stablecoin

Il budget del Piano Transizione 5.0, ridotto nella proposta di revisione del PNRR da 6,3 a 2,5 miliardi, risulta integralmente impegnato.

Le comunicazioni presentate da oggi ottengono ricevuta di “indisponibilità risorse” ma restano efficaci in ordine cronologico, utili se si libereranno fondi o ne arriveranno di nuovi. Vediamo che cosa è successo, perché si è arrivati alla chiusura, che cosa conviene fare entro il 31 dicembre e che cosa succederà nel 2026.

Transizione 5.0 chiusa: che cosa è successo

Il Piano Transizione 5.0, che doveva coprire il biennio 2024-2025 agevolando gli investimenti delle imprese in progetti di innovazione “green” volti a promuovere il risparmio energetico, è partito in enorme ritardo: il decreto attuativo è arrivato solo nell’agosto 2024.

La normativa è stata inizialmente accolta in modo freddo dalle imprese, per via della sua complessità rispetto al precedente piano Transizione 4.0. Fino all’inizio del 2025 i 6,3 miliardi di euro stanziati risultavano quindi assorbiti lentamente. A cambiare lo scenario è intervenuta la legge di bilancio 2025, che ha unito i primi due scaglioni e introdotto diverse semplificazioni, tra cui la presunzione di risparmio energetico per gli investimenti sostitutivi di beni obsoleti.

Successivamente, il Mimit e il GSE hanno pubblicato FAQ e chiarimenti operativi, favorendo un’accelerazione della misura. Questi fattori, uniti alla crescente familiarità di imprese e consulenti con la normativa, hanno determinato un forte incremento delle domande nella seconda metà del 2025. In ogni caso, l’obiettivo di spesa dei 6,3 miliardi, è apparso impossibile da raggiungere nei mesi residui del biennio. Il Governo ha quindi deciso di rimodulare il PNRR, destinando parte delle risorse a nuove misure e liberando risorse nazionali per il piano di incentivi 2026, basato sull’iperammortamento e destinato a sostituire Transizione 4.0 e 5.0.

Il nuovo obiettivo di spesa è stato fissato a 2,5 miliardi di euro. Nel frattempo, le domande sono cresciute fino a superare i 2,8 miliardi di prenotazioni al 6 novembre. Di qui la decisione del Mimit di chiudere la piattaforma, consentendo il consolidamento delle pratiche già presentate (la maggior parte con acconto già versato), per garantire il rispetto del target e non intaccare i 4 miliardi di risorse nazionali previsti per il piano 2026.

Che cosa cambia adesso

Le imprese che hanno già presentato domanda possono stare tranquille: le pratiche saranno gestite normalmente, anche qualora il montante complessivo superi i 2,5 miliardi. Per le altre aziende, la possibilità di una riapertura della piattaforma appare molto remota. Potrebbe verificarsi solo in caso di rinunce esplicite da parte di imprese già ammesse, che libererebbero risorse per lo scorrimento delle domande in ordine cronologico.

Tuttavia, si tratta di uno scenario improbabile. Per chi sta avviando nuovi investimenti, conviene quindi puntare sul nuovo incentivo 2026, la cui architettura è in fase di definizione nella legge di bilancio. La questione più delicata riguarda le imprese che hanno già avviato progetti di innovazione con ordini effettuati e acconti versati in vista della fruizione del credito 5.0. 

Queste aziende rischierebbero di rimanere escluse se il Governo decidesse di applicare al nuovo incentivo 2026 lo stesso criterio usato per l’avvio del Piano 5.0, cioè la validità solo per ordini successivi al 1° gennaio 2026. Ci si augura invece che prevalga il buon senso, consentendo l’accesso anche agli investimenti già ordinati nel 2025 ma completati nel 2026, secondo l’articolo 109 del TUIR (effettuazione per consegna e collaudo). Una chiarificazione ufficiale in merito, nelle more dell’approvazione della legge di bilancio, sarebbe auspicabile per evitare incertezze.

Transizione 5.0, guida operativa per le imprese

Per chi non ha ancora completato o trasmesso la prenotazione, restano alcune azioni fondamentali da eseguire entro la fine dell’anno:

  1. Trasmettere comunque la prenotazione sul portale GSE entro il 31 dicembre 2025 per fissare l’ordine cronologico e ricevere la ricevuta di deposito (anche se con indisponibilità risorse).
  1. Verificare la completezza della documentazione (comunicazioni, allegati tecnici, attestazioni di riduzione dei consumi) e la coerenza dei dati dichiarati.
  1. Gestire correttamente gli stati d’avanzamento, in particolare se gli ordini o gli acconti sono già stati eseguiti: il 20% minimo di anticipo resta condizione necessaria per la validità della prenotazione.
  1. Monitorare la piattaforma GSE e le comunicazioni ufficiali per eventuali aggiornamenti, scorrimenti o chiarimenti.
  1. Conservare tutte le evidenze documentali (ordini, contratti, collaudi, pagamenti) in vista dei controlli successivi o per una possibile migrazione verso il nuovo incentivo 2026.
  1. Valutare le opzioni alternative per il 2026, in particolare la nuova misura di iperammortamento o altri crediti per l’innovazione sostenibile.

Il futuro di Transizione 5.0

Transizione 5.0 chiude anticipatamente i suoi fondi ma lascia una lezione importante: senza semplicità e prevedibilità normativa, gli incentivi rischiano di partire tardi e fermarsi presto. Oggi la priorità per le imprese è preservare le posizioni già acquisite, completare le pratiche e prepararsi alla transizione verso il nuovo regime 2026, che dovrà imparare dagli errori di 4.0 e 5.0 per essere finalmente stabile, automatizzato e capace di premiare chi investe davvero in innovazione e sostenibilità.

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