La sovranità digitale europea è tornata al centro dell’agenda politica grazie a un recente intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo.
L’ex presidente della BCE ha lanciato un monito chiaro: senza investimenti comuni in infrastrutture digitali e senza regole uniformi, il continente rischia di rimanere ai margini della competizione globale nell’intelligenza artificiale.
Mentre Stati Uniti e Cina investono massicciamente, l’Europa deve superare frammentazioni e lentezze burocratiche. In questo contesto si inserisce l’approvazione della prima legge italiana sull’AI, che introduce principi di governance e strumenti di sostegno concreti. La vera sfida ora è trasformare le dichiarazioni in azioni rapide ed efficaci.
Indice degli argomenti
Il monito di Draghi sulla competitività e il rischio inazione
Le sue parole non hanno lasciato spazio a interpretazioni: l’inazione minaccia non solo la capacità dell’Europa di competere, ma la sua stessa sovranità. In un contesto globale segnato da investimenti colossali negli Stati Uniti e in Cina, Draghi ha avvertito che il continente non può più permettersi lentezze procedurali e divisioni interne, e che i momenti straordinari richiedono azioni straordinarie.
La rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale diventa così il banco di prova decisivo per il futuro europeo: o si accelera nella costruzione di infrastrutture digitali comuni, oppure si accetta di restare periferici nello scacchiere globale.
Infrastrutture digitali comuni e debito condiviso come strumenti
L’ex presidente della BCE ha indicato con chiarezza alcune priorità: la realizzazione di data center e infrastrutture cloud a livello europeo, la definizione di regole comuni che superino la frammentazione e la creazione di meccanismi finanziari capaci di sostenere investimenti che nessun singolo Stato può affrontare da solo. La proposta di ricorrere al debito comune per finanziare grandi progetti europei, in continuità con quanto già sperimentato durante la pandemia, si inserisce proprio in questa logica: la dimensione delle sfide digitali non consente approcci nazionali isolati, ma richiede strumenti condivisi e decisioni rapide, senza paralisi dovute ai veti incrociati.
La posizione di Assintel: politiche industriali concrete per la sovranità
Queste considerazioni si inseriscono perfettamente nella cornice che Assintel aveva già delineato. La nostra posizione è chiara: la sovranità digitale si costruisce attraverso politiche industriali concrete, non con slogan. Servono concorrenza reale tra imprese, regole uniformi e trasparenti, incentivi mirati alla crescita tecnologica e un deciso potenziamento dei data center comunitari.
Ma soprattutto, serve una visione sistemica sull’adozione dell’AI nel tessuto produttivo europeo: dalla manifattura ai servizi, dall’agroalimentare alla logistica, è fondamentale sostenere con strumenti misurabili la transizione delle aziende verso l’integrazione concreta dell’intelligenza artificiale nei processi operativi.
Metriche economiche per misurare l’adozione reale dell’intelligenza artificiale
Non basta più parlare di strategia: servono KPI economici chiari, che misurino l’effettiva adozione dell’AI nelle imprese europee. Ad esempio: qual è la percentuale di PMI che impiegano modelli AI in produzione? Quanto valore economico deriva da soluzioni AI-driven nei principali settori industriali? Quali riduzioni di costi, tempi o consumo energetico sono effettivamente attribuibili all’uso dell’intelligenza artificiale? Queste metriche sono essenziali per trasformare l’AI da opportunità teorica a leva concreta di competitività.
Poli di eccellenza e progetti paneuropei come leva di crescita
In parallelo, è indispensabile promuovere poli di eccellenza e progetti paneuropei in grado di catalizzare investimenti, attrarre talenti e generare ricadute industriali diffuse. Una strategia di questo tipo, basata su filiere integrate e su un ecosistema innovativo, può trasformare la sfida dell’AI in un’opportunità di crescita sostenibile e inclusiva.
La prima legge italiana sull’AI: governance e sostegno all’innovazione
In questo quadro, assume particolare rilievo l’approvazione in Senato della prima legge italiana dedicata all’intelligenza artificiale. La legge, approvata definitivamente il 17 settembre, si configura come un disegno di legge delega composto da 28 articoli, che affida al Governo il compito di adottare nei prossimi mesi decreti legislativi di attuazione, con particolare attenzione a trasparenza, tracciabilità, non discriminazione e responsabilità degli sviluppatori e utilizzatori.
Il testo disciplina settori chiave come sanità, lavoro e pubblica amministrazione: ad esempio, nel mondo del lavoro introduce l’obbligo per i datori di informare i lavoratori sull’uso di sistemi di IA, mentre in ambito creativo chiarisce i limiti all’utilizzo di opere generate con algoritmi per tutelare il diritto d’autore.
Sul piano della governance, la legge attribuisce un ruolo centrale all’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e all’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), incaricate di vigilanza, ispezione e gestione dei registri sugli algoritmi. È inoltre previsto che la Presidenza del Consiglio coordini una Strategia nazionale sull’IA, da aggiornare ogni due anni, con un rapporto annuale al Parlamento sugli sviluppi e sugli impatti concreti. Un elemento qualificante del provvedimento è lo stanziamento di un miliardo di euro per sostenere startup e PMI innovative che operano in ambito AI e tecnologie collegate, con l’obiettivo di rafforzare la capacità competitiva del tessuto produttivo nazionale.
È un passo avanti importante, che risponde all’esigenza di dotare il Paese di un quadro regolatorio chiaro e al tempo stesso di strumenti di sostegno concreti. Tuttavia, perché questa legge non resti una cornice teorica, sarà fondamentale garantire tempi rapidi di attuazione, risorse adeguate e applicazione capillare su tutto il territorio, evitando che le burocrazie ne rallentino l’efficacia.
Un bivio per l’ecosistema europeo: coordinamento e investimenti
La convergenza tra il monito di Draghi e l’approvazione della legge italiana sull’AI delinea un momento di svolta per il nostro ecosistema d’innovazione. Ma perché questa opportunità diventi realtà, occorre un impegno forte e coordinato da parte delle istituzioni e dei legislatori: la sfida dell’intelligenza artificiale non si vince con azioni isolate o frammentate, bensì con coraggio, velocità e investimenti condivisi.
L’AI Think Tank di Assintel si posiziona come luogo di confronto permanente tra imprese, istituzioni e mondo della ricerca. La missione è duplice: da un lato, alimentare un dialogo costante che traduca le esigenze reali delle aziende italiane in proposte concrete di policy; dall’altro, promuovere un approccio responsabile e competitivo all’adozione dell’intelligenza artificiale, mettendo al centro la crescita del tessuto produttivo nazionale. Attraverso questo impegno, Assintel mira a fornire strumenti di analisi, scenari e raccomandazioni che possano orientare il dibattito pubblico e favorire scelte coerenti con le priorità di sviluppo e innovazione del Paese.
Governance inclusiva e risultati misurabili
Restare spettatori non è più un’opzione. L’Europa ha bisogno di una governance inclusiva e lungimirante, capace di generare valore per le imprese, proteggere i diritti dei cittadini e sostenere l’innovazione europea in modo concreto, misurabile e scalabile. La sovranità digitale è la condizione per essere protagonisti – non comprimari – nel XXI secolo.














