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Starlink in Iran: ecco il potere di Musk



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L’offerta di Starlink di Elon Musk all’Iran è molto più di una semplice proposta tecnologica. È un punto di convergenza per le discussioni sul soft power, la libertà di informazione, le dinamiche geopolitiche e il rapporto sempre più complesso tra grandi figure tecnologiche e i governi. Vediamo perché anche alla luce dei precedenti, Ucraina, Gaza

Pubblicato il 17 giu 2025

Gabriele Iuvinale

Senior China Fellows at Extrema Ratio

Nicola Iuvinale

Senior China Fellows at Extrema Ratio



satelliti starlink italia

Il rapporto tra tecnologia, politica e le ambizioni di figure come Elon Musk ha continuato a ridisegnare gli equilibri globali.

L’offerta di Musk di portare Starlink in Iran ha acceso i riflettori su diverse questioni cruciali, dal ruolo del soft power tecnologico alle tensioni tra Washington e l’imprenditore. Un’indagine della Casa Bianca sui contratti di SpaceX, insieme alla questione delle interruzioni di internet nei conflitti, hanno dipinto un quadro complesso e in continua evoluzione.

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L’offerta di Musk e i dettagli di Starlink in Iran

Al centro di questa discussione c’è stata l’offerta di Elon Musk, attraverso la sua azienda SpaceX, di fornire accesso a Starlink in Iran. Questa proposta è emersa in un periodo di grandi proteste e disordini nel paese, dove il governo iraniano ha spesso limitato o interrotto l’accesso a internet per sopprimere il dissenso e controllare il flusso di informazioni.

Il fondatore di SpaceX ha annunciato sabato 14 giugno la riattivazione del suo servizio internet satellitare in Iran, rispondendo su X al commentatore di Fox News Mark Levin con il messaggio “the beams are on” (letteralmente “i fasci [del segnale] sono accesi”, ovvero i satelliti stanno inviando il segnale internet verso l’Iran). Levin aveva invitato pubblicamente Musk ad attivare Starlink per offrire agli iraniani un accesso a internet non controllato dal governo, dopo che Teheran ha limitato la connettività nazionale per motivi di sicurezza.

Non è la prima volta che Musk ha attivato Starlink in Iran per sostenere la popolazione durante una crisi. Il servizio era già stato reso disponibile nel 2022 durante le proteste seguite alla morte di Mahsa Amini e poi sospeso. La nuova attivazione è arrivata dopo gli attacchi militari israeliani del 13 giugno contro le installazioni nucleari iraniane, che hanno spinto il governo di Teheran a imporre restrizioni temporanee all’accesso internet nazionale. Secondo l’organizzazione NetBlocks, che monitora la libertà digitale globale, queste limitazioni hanno causato una riduzione di circa il 50% del traffico internet internazionale dall’Iran. Il regime ha adottato questa strategia per impedire la diffusione di informazioni sui danni militari subiti e prevenire eventuali proteste della popolazione contro il governo.

Starlink è una costellazione di satelliti in orbita terrestre bassa (LEO) progettata per offrire internet a banda larga. È particolarmente utile in aree remote o dove le infrastrutture terrestri sono scarse o inesistenti. La sua capacità di aggirare le infrastrutture di telecomunicazione controllate dallo stato lo ha reso uno strumento potenzialmente potente per la libertà di informazione nei regimi autoritari.

L’offerta di Musk, pur sembrando un gesto umanitario o un sostegno alla libertà di parola, è stata accolta con scetticismo da alcuni e con speranza da altri. Il suo impatto potenziale in Iran sarebbe significativo. Potrebbe aggirare la censura statale, offrendo un accesso a internet indipendente dalle infrastrutture del governo iraniano, rendendo più difficile bloccare siti web, social media o limitare la larghezza di banda. Sarebbe un supporto fondamentale ai movimenti di protesta, dando agli attivisti e ai manifestanti un accesso stabile e non censurato per organizzare, comunicare e diffondere informazioni. Infine, ha rappresentato una sfida alla sovranità digitale, introducendo un servizio internet esterno al controllo statale e sollevando questioni complesse sul controllo governativo dello spazio informativo.

L’Iran e le interruzioni di internet

Durante periodi di tensione o in risposta a proteste interne, come quelle scatenate dalla morte di Mahsa Amini, l’Iran ha ripetutamente e sistematicamente interrotto o limitato l’accesso a internet a livello nazionale o in specifiche regioni. Queste interruzioni sono un mezzo comune utilizzato dal regime per controllare la narrazione, impedendo la diffusione di informazioni non filtrate o critiche sul conflitto o sulle azioni del governo. Servono anche a ostacolare il coordinamento delle proteste, limitando la capacità dei manifestanti di organizzarsi e comunicare. Infine, vengono giustificate per motivi di sicurezza, limitando la capacità di attori esterni o interni di utilizzare internet per scopi malevoli, sebbene questa sia spesso una giustificazione per la censura.

In passato, l’Iran ha utilizzato metodi sofisticati per le interruzioni, che vanno dal blocco di specifici social media e app di messaggistica (come Telegram, X, Instagram, WhatsApp) alla riduzione drastica della larghezza di banda o al blocco completo dell’accesso alla rete globale, veri e propri “shutdown”. Questi “shutdown” sono stati documentati da organizzazioni per i diritti umani e osservatori di internet come NetBlocks.

Quindi, le interruzioni di internet sono state una tattica frequente del governo iraniano in risposta a crisi interne e tensioni geopolitiche.

Gli ostacoli pratici all’utilizzo di Starlink per gli utenti iraniani

Nonostante l’attivazione dei “fasci” di segnale da parte di Starlink, l’utilizzo pratico del servizio da parte dei cittadini iraniani ha presentato ostacoli significativi e spesso insormontabili. Il primo e più evidente problema è la disponibilità fisica delle apparecchiature. Per connettersi a Starlink, ogni utente necessita di un terminale ricevente (la famosa “dish” o antenna parabolica) e di un router. L’Iran è soggetto a severe sanzioni internazionali che hanno reso l’importazione e la distribuzione legale di tali dispositivi quasi impossibile su larga scala. Anche se i terminali sono stati contrabbandati nel paese, la loro scarsità e il loro costo elevato li hanno resi accessibili solo a una minima parte della popolazione.

Un altro ostacolo cruciale è il rischio di rilevamento e repressione da parte del regime. Il governo iraniano ha dimostrato in passato una grande capacità nel monitorare e reprimere qualsiasi attività che minacci il suo controllo. L’uso di un’antenna Starlink, che richiede una posizione all’aperto e una visibilità chiara del cielo, la rende relativamente facile da individuare per le autorità. L’identificazione degli utenti potrebbe portare a severe ritorsioni, incluse multe, detenzione o altre forme di punizione, scoraggiando la maggior parte della popolazione dal correre tali rischi.

A ciò si aggiunge la complessità tecnica dell’installazione e della configurazione. Anche se un utente è riuscito ad ottenere il kit Starlink, l’installazione e la configurazione potrebbero non essere intuitive per tutti, specialmente in un contesto dove l’assistenza tecnica ufficiale sarebbe assente. Problemi di alimentazione elettrica, spesso instabile in alcune aree, e la necessità di mantenere l’apparecchiatura al sicuro e nascosta hanno aumentato ulteriormente le difficoltà.

Infine, lo status legale del servizio in Iran è rimasto un’incognita. Senza un’autorizzazione ufficiale del governo iraniano, l’operazione di Starlink nel paese è considerata illegale. Questo non solo ha esposto gli utenti a rischi legali, ma ha anche limitato la capacità di SpaceX di fornire supporto, aggiornamenti o manutenzione essenziale per il servizio, rendendolo potenzialmente inaffidabile a lungo termine. In sintesi, sebbene l’attivazione del segnale sia stata un passo importante, la strada verso un accesso diffuso e sicuro a Starlink per la popolazione iraniana è irta di sfide pratiche e politiche.

L’offerta di Starlink all’Iran è un esempio lampante del soft power esercitato da Elon Musk. Il soft power, come definito da Joseph Nye, si riferisce alla capacità di un attore di influenzare gli altri attraverso l’attrazione e la persuasione, piuttosto che con la coercizione. Nel caso di Musk, la sua influenza tecnologica è immensa. Le sue aziende, come SpaceX e Tesla, sono all’avanguardia nell’innovazione tecnologica. Questa leadership gli ha conferito una piattaforma unica e una credibilità che pochi altri individui possiedono.

Ha una portata globale e una forte mediaticità. Musk è una figura polarizzante ma estremamente influente sui social media, in particolare su X, di sua proprietà. Le sue dichiarazioni hanno raggiunto un pubblico globale quasi istantaneamente, amplificando il suo messaggio e la sua influenza. La sua narrativa di “salvatore” o “innovatore” ha contribuito al suo soft power. Musk si è presentato spesso come un risolutore di problemi globali, che si tratti di connettività in aree di conflitto, transizione energetica o esplorazione spaziale.Questa narrativa ha attratto sostegno e simpatia, anche quando le sue azioni hanno avuto implicazioni geopolitiche complesse.

Il suo soft power può anche essere una fonte di preoccupazione per i governi, un vero e proprio potenziale di destabilizzazione. La sua capacità di operare al di fuori dei tradizionali canali diplomatici e di offrire servizi che possono minare il controllo statale è stata vista come una sfida diretta alla sovranità nazionale.

A dimostrazione di questo immenso potere, Musk ha in diverse occasioni minacciato o attuato interruzioni del servizio Starlink, trasformando un’infrastruttura di connettività in uno strumento geopolitico. Un esempio notevole è avvenuto durante la guerra in Ucraina. Inizialmente, Starlink si è rivelato cruciale per le comunicazioni militari e civili ucraine, soprattutto nelle aree in cui le infrastrutture terrestri erano state distrutte.

Tuttavia, nel 2022, Musk ha espresso preoccupazioni riguardo all’uso di Starlink per attacchi offensivi contro la Russia e ha dichiarato che il servizio non sarebbe stato attivato nelle aree annesse o contese, suscitando dibattiti sulla sua autorità decisionale in un conflitto internazionale. Ci sono stati anche momenti in cui SpaceX ha dovuto affrontare costi ingenti per il mantenimento del servizio in Ucraina, portando Musk a suggerire la possibilità di sospendere il finanziamento, salvo poi ritrattare.

Un caso concreto e problematico è emerso nel novembre 2022, quando la CNN ha riportato che 1.300 terminali Starlink non erano più operativi per fornire comunicazioni alle forze armate ucraine a causa della mancanza di finanziamenti.

Nell’ottobre 2022, Kiev aveva chiesto a Londra di pagare un importo mensile di 3,25 milioni di dollari per mantenere attivi i servizi. Tuttavia, un funzionario britannico ha affermato che la Gran Bretagna pagava solo per i terminali Starlink che avevano un’importanza tattica significativa sul campo di battaglia. Questo episodio ha messo in luce la vulnerabilità degli Stati dipendenti da un servizio privato controllato da un singolo individuo, che può influenzare direttamente le capacità operative di un esercito in guerra a seconda delle sue politiche di fatturazione o delle sue convinzioni.

Gaza

Un altro caso significativo è emerso verso la fine di ottobre 2023, quando Israele ha manifestato l’intenzione di interrompere ogni legame con il progetto Starlink di SpaceX, a causa della decisione di Elon Musk di fornire accesso a internet via satellite alla Striscia di Gaza.

Il Ministro delle Comunicazioni israeliano Shlomo Kari ha dichiarato che il Paese avrebbe utilizzato tutti i mezzi disponibili per scoraggiare l’utilizzo delle comunicazioni satellitari Starlink da parte del gruppo Hamas. Il 28 ottobre 2023, Musk ha annunciato che Starlink avrebbe fornito servizi di comunicazioni satellitari a organizzazioni internazionali che forniscono assistenza ai residenti della Striscia di Gaza.

A quella data, i blackout nella regione avevano aggravato una situazione già disperata, rendendo difficili le operazioni di soccorso. Le comunicazioni e i servizi internet nella Striscia di Gaza erano completamente paralizzati a causa dei bombardamenti, che avevano distrutto torri cellulari e linee dati terrestri. In risposta, Musk ha promesso di organizzare comunicazioni satellitari per “organizzazioni riconosciute a livello internazionale”, scatenando la furia di Israele.

A sua volta, il fondatore di SpaceX ha sottolineato che, se Starlink fornirà comunicazioni per la Striscia di Gaza, lo farà esclusivamente per ragioni umanitarie. Secondo Musk, alla fine di ottobre 2023, nessun terminale Starlink aveva tentato di connettersi dalla regione. In tal caso, l’azienda adotterà tutte le misure necessarie.

La limitazione all’Ucraina

Un esempio più diretto del controllo di Musk si è verificato nel febbraio 2023, quando SpaceX ha limitato l’accesso dell’esercito ucraino alle comunicazioni satellitari Starlink per il controllo dei droni. SpaceX ha dichiarato di non volere che la sua tecnologia venga utilizzata per scopi offensivi. Questa azione ha mostrato chiaramente la capacità dell’azienda di imporre restrizioni sull’uso militare della sua tecnologia, anche a un’alleata. Questi episodi hanno dimostrato inequivocabilmente il potere di Musk di decidere chi ha accesso o meno a un’infrastruttura di comunicazione critica in zone di conflitto, un’influenza che va ben oltre il mero controllo commerciale.

L’offerta di Starlink all’Iran, così come le sue precedenti considerazioni sull’uso di Starlink in Ucraina o in altre regioni colpite da disastri, ha dimostrato come Musk veda le sue tecnologie non solo come prodotti commerciali, ma anche come strumenti con un impatto geopolitico e umanitario, con la capacità unica di accendere o spegnere un “fascio” di libertà digitale.

La Casa Bianca e i contratti di SpaceX: il riflesso delle tensioni con Musk

La notizia che la Casa Bianca ha ordinato al Pentagono e alla NASA di esaminare attentamente i contratti governativi di SpaceX, a seguito di una presunta “rottura” tra Trump ed Elon Musk all’inizio di questo mese, ha rivelato una crescente tensione tra l’amministrazione statunitense e l’imprenditore. Sebbene la fonte abbia indicato una relazione tesa con l’ex presidente Trump, è più probabile che tale indagine rifletta una preoccupazione più ampia dell’amministrazione Trump riguardo all’influenza e all’autonomia di Musk, specialmente in settori critici come lo spazio e la difesa.

L’obiettivo dell’indagine è preparare le agenzie governative a possibili “ritorsioni” contro Elon Musk e le sue aziende. Questa terminologia ha suggerito che l’amministrazione Trump potrebbe essere pronta a usare i contratti governativi come leva per influenzare il comportamento di Musk o per mitigare rischi percepiti.

Le motivazioni sottostanti di queste tensioni non sono sempre esplicite, ma potrebbero includere le decisioni di Musk relative a Starlink, come le sue politiche sull’uso di Starlink in Ucraina, le sue interazioni con governi esteri o le sue dichiarazioni su questioni geopolitiche. Anche la sua influenza politica e la sua retorica possono essere un fattore. Le posizioni politiche di Musk, spesso espresse apertamente su X, e le sue interazioni con figure politiche controverse possono essere viste come problematiche dall’amministrazione in carica. La dipendenza governativa è un’altra preoccupazione. La crescente dipendenza del governo degli Stati Uniti da SpaceX per lanci spaziali, rifornimenti alla Stazione Spaziale Internazionale e futuri programmi lunari (come Artemis) potrebbe rendere l’amministrazione nervosa riguardo al controllo di un singolo individuo su infrastrutture così critiche. Infine, le preoccupazioni di sicurezza nazionale sono rilevanti. La natura dei servizi di SpaceX, che spesso coinvolgono tecnologie sensibili e dati critici, potrebbe sollevare preoccupazioni sulla sicurezza nazionale se la relazione con il fondatore diventa imprevedibile.

Questa indagine è stata un segnale forte. L’amministrazione Trump è consapevole del potere di Musk e cerca di assicurarsi di avere opzioni nel caso in cui le sue azioni o le sue priorità si discostino dagli interessi nazionali. Potrebbe portare a una rinegoziazione dei contratti, includendo clausole più stringenti o rinegoziando quelli esistenti per garantire una maggiore supervisione. Potrebbe anche esserci una diversificazione dei fornitori, uno sforzo per ridurre la dipendenza eccessiva da SpaceX, incoraggiando o finanziando altre aziende nel settore aerospaziale. Infine, un maggiore scrutinio significa che tutte le future proposte o richieste di SpaceX potrebbero essere sottoposte a un esame più rigoroso.

E quindi?

L’offerta di Starlink di Elon Musk all’Iran è molto più di una semplice proposta tecnologica.

È un punto di convergenza per le discussioni sul soft power, la libertà di informazione, le dinamiche geopolitiche e il rapporto sempre più complesso tra grandi figure tecnologiche e i governi.

L’indagine della Casa Bianca sui contratti di SpaceX sottolinea la vigilanza di Washington sull’influenza crescente di Musk, mentre la costante interruzione di internet da parte dell’Iran in tempi di crisi evidenzia l’importanza critica di un accesso indipendente alla rete. Il futuro della connettività in Iran, e più in generale il ruolo dei giganti tecnologici nelle crisi globali, rimangono un terreno fertile per ulteriori sviluppi e analisi.

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