Il protezionismo nelle telecomunicazioni non è solo una questione di barriere commerciali, ma una mentalità che blocca l’innovazione. Mentre gli operatori tradizionali difendono asset obsoleti, il vero valore si sposta su dati, intelligenza artificiale e connettività satellitare globale.
Indice degli argomenti
La miopia strategica del mercato TLC tradizionale
La celebre e desolante frase attribuita a un dirigente Nokia: “Non abbiamo fatto nulla di sbagliato, ma in qualche modo abbiamo perso”, è l’epitaffio perfetto per l’attuale crisi strategica nel mercato delle telecomunicazioni. Questa frase non esprime una sfortunata contingenza, ma il sintomo più chiaro di un fallimento strategico: la convinzione che difendere la propria “fetta di torta” nel mercato tradizionale fosse più importante che riconoscere l’esistenza di una “torta” completamente nuova e infinitamente più grande.
Questa cecità strategica non si manifesta solo attraverso barriere commerciali. Il vero nemico è un protezionismo interno, una mentalità difensiva che si traduce nella priorità data alla salvaguardia degli asset fisici e delle quote di mercato acquisite, ignorando il mutamento radicale della catena del valore. In questa battaglia, la difesa del vecchio perimetro equivale a un’auto-esclusione dal futuro.
Nokia e la lezione ignorata sulla catena del valore
Oggi, molti operatori sono intrappolati in questo modello mentale. Il caso Nokia è emblematico: l’azienda non ha perso solo per aver fallito nel software, ma per aver difeso la monetizzazione della fonia e dell’hardware in un momento in cui il valore si stava spostando irrimediabilmente sull’ecosistema applicativo e sul traffico dati.
La sua ‘fetta di torta’ era costituita dai telefoni, mentre la ‘torta più grande’ era il controllo della relazione digitale con l’utente, cosa che Google e Apple hanno capito perfettamente.
Il caso Nokia e la difesa del modello verticale
La storia delle TLC è costellata di esempi dove la difesa del passato ha oscurato il futuro.
Il caso Nokia è emblematico: l’azienda non è caduta per un hardware scadente, ma per aver difeso strenuamente la sua competenza verticale (la fonia, i sistemi operativi proprietari) senza accettare il valore orizzontale e decentralizzato dell’ecosistema applicativo e del dato come esperienza.
Dalla scarsità all’abbondanza: gettoni contro dati
Analogamente, in Italia, lo scontro tra la vecchia Telecom Italia, che vendeva i “gettoni” (impulsi di tempo limitato), e Tiscali, che per prima offrì l’Internet gratis, è stato il paradigma della collisione tra il modello della scarsità e quello dell’abbondanza.
Chi vendeva i gettoni non riusciva a immaginare un mondo in cui il valore non era nel limite del tempo di connessione, ma nel volume dei dati generati e nella loro monetizzazione indiretta.
Il protezionismo, in questo senso, si manifesta come una resistenza interna, dove il management difende ostinatamente i ricavi di ieri contro gli investimenti per il domani.
La rete del futuro: protocolli e architettura logica
Oggi, i limiti tecnici non sono un problema, ma la spia di un imminente salto evolutivo. Negli anni ’90, l’adozione del World Wide Web – inizialmente la killer application – generò colli di bottiglia e costrinse allo sviluppo accelerato delle reti a banda larga. Allo stesso modo, le attuali strozzature (latenza, congestione, capacità delle reti fisse) ci spingono verso il prossimo grande cambiamento: una nuova architettura logica della Rete.
IPv6 e QUIC: i pilastri della connettività planetaria
In questo senso, i protocolli come IPv6 e QUIC non sono semplici aggiornamenti, ma strumenti strategici di Layer 3. IPv6 offre l’indirizzamento necessario per una scala planetaria di miliardi di dispositivi IoT. QUIC, superando il vecchio TCP, garantisce una connettività più veloce e sicura.
Questi protocolli sono il tessuto connettivo indispensabile per controllare e gestire una moltitudine di soggetti su scala globale, preparando il terreno per l’espansione della “torta più grande”.
Satellite LEO e 5G: la sfida geopolitica dell’accesso
La vera scommessa strategica si gioca su due piani interconnessi: l’accesso e la valuta. Sul piano dell’accesso (Layer 2), il futuro è geopolitico.
L’integrazione tra il 5G terrestre e le costellazioni LEO (Low Earth Orbit), come Starlink, ridefinisce la connettività, rendendo l’accesso universale e potendo bypassare le infrastrutture fisse nazionali. Questo scenario, se non regolamentato, porta con sé il rischio di un futuro distopico in cui pochi soggetti globali – interessati unicamente agli utenti e ai dati – saranno disposti a fornire servizi gratuiti in cambio della loro preziosa merce.
I dati come nuova valuta nell’era dell’AI
Ed è proprio qui che entra in gioco la nuova valuta: l’AI cerca dati. Per il settore TLC, il valore non risiede più nel vendere connettività commodity, ma nel trasformare la massa critica di dati e metadati che detengono in un asset primario per addestrare modelli di Intelligenza Artificiale e sviluppare nuovi servizi.
Oltre il broadcasting: ripensare le killer application
Limitare la visione strategica al video broadcasting (ovvero la vendita di pacchetti sportivi o eventi) come unica killer application in grado di rendere remunerativo il mercato è un segnale di miopia.
È una mentalità da vecchia TV applicata a una nuova rete. Il ruolo del satellite sta cambiando radicalmente, passando da GEO a LEO, e avrà un impatto geopolitico straordinario: il mercato interno rappresenta ormai una fetta minoritaria, mentre i mercati emergenti sono la nuova frontiera e i dati sono la moneta di scambio.
Investire nel futuro planetario: la via d’uscita
Il protezionismo non salverà il settore TLC europeo. La sfida non è difendere gli operatori nazionali, ma costringerli, attraverso una visione normativa e strategica chiara, a investire nel futuro planetario. La miopia strategica si annida nella continua focalizzazione sulle metodologie di ricavo tradizionali e sulla saturazione del mercato interno. Questa focalizzazione sta riducendo la capacità del settore di evolvere e di intercettare il vero valore.
I veri mercati di espansione non sono interni, ma esterni: i mercati emergenti e l’interconnettività globale. Qui, il ruolo del satellite LEO/5G diventa centrale, non solo come soluzione di connettività, ma come vero e proprio asset geopolitico che garantisce sovranità e accesso ai dati su scala globale. Le aziende che dominano questo layer fisico saranno quelle che detteranno le regole economiche future. Per l’Italia e l’Europa, l’opportunità è trasformare i limiti tecnici attuali in opportunità strategiche.
Questo significa smettere di vedere il traffico dati come un costo da limitare e iniziare a considerarlo la materia prima essenziale per l’AI e l’innovazione. Non possiamo permetterci di perdere per non aver fatto nulla di sbagliato. Dobbiamo accettare di fallire nel fare qualcosa di nuovo, perché l’innovazione è l’unica via per conquistare la torta più grande, prima che siano gli attori globali a servirla e a possederla interamente. La visione strategica non è un lusso, è la precondizione per la sopravvivenza.












