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Antitrust, perché la vittoria di Meta è un precedente importante



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La decisione del tribunale federale di Washington assolve Meta dall’accusa di monopolio per WhatsApp e Instagram, sottolineando quanto il mercato dei social e della messaggistica sia fluido, condizionato dall’ascesa di TikTok, Snapchat e dalle trasformazioni portate dall’intelligenza artificiale

Pubblicato il 20 nov 2025



meta antitrust

Il 19 novembre 2025 il giudice James Boasberg della United States District Court for the District of Columbia ha pronunciato una sentenza destinata a fare storia, non solo dal punto di vista strettamente giuridico – come precedente – ma sotto altri e diversi profili.

Meta causa antitrust FTC: dalle acquisizioni alla causa

Correva l’anno 2012 quando Mark Zuckerberg, CEO di Meta, guidava la sua azienda nell’acquisizione della piattaforma di messaggistica WhatsApp. Due anni dopo, nel 2014, Meta acquistava anche Instagram, affiancando la proprietà di questo social a quella originaria di Facebook.

La “campagna acquisti” di Meta non passava certo inosservata ed era monitorata dalla FTC – Federal Trade Commission USA, la potente agenzia governativa a cui è demandato il ruolo di proteggere i consumatori e garantire la lealtà nella concorrenza sul mercato degli Stati Uniti.

Il raggruppamento sotto il medesimo cappello, quello di Meta, di realtà utilizzate in tutto il mondo per lo scambio di parole e immagini venne, nell’arco di pochi anni, considerato dalla FTC un monopolio a cui Meta non aveva diritto, per la turbativa che questa situazione avrebbe potuto creare sul mercato.

Nel 2020, quindi, si avvia un contenzioso avanti la Corte Federale del Distretto di Columbia che vedeva contrapposta l’organizzazione governativa a Meta. In gioco non solo una, ovvia, diversa visione giuridica e una diversa interpretazione del concetto di monopolio, ma aspetti di natura sociale ed economica, tenuto conto dei numeri impressionanti e del giro di affari che genera ciascuna singola piattaforma.

Come si è svolto il processo tra FTC e Meta

A maggio 2025 la fase processuale era conclusa, con l’attesa della sentenza giunta sei mesi dopo, forse a riprova della complessità e della delicatezza della vicenda.

Il 19 novembre 2025 il giudice Boasberg ha rigettato la tesi della FTC, affermando che quello creato da Meta non è un monopolio.

Andiamo ad esaminare le motivazioni che il giudice ha posto alla base della pronuncia, bisogna dire già aspramente criticata da taluni.

Il ragionamento del giudice nel caso Meta causa antitrust FTC

Il giudice è partito da un dato fattuale, quello dei numeri relativi agli accessi, ai visitatori e agli utilizzatori di varie piattaforme social, di messaggistica e di condivisione: Facebook, Instagram, YouTube, TikTok, Snapchat, WhatsApp.

Numeri e volatilità del mercato digitale

Ha inoltre rilevato la velocità con cui il mercato di queste specifiche applicazioni cambi, con la nascita e la morte di app a ciclo continuo. La FTC ha sostenuto nel processo che i player principali, quelli coi grandi numeri, siano pochi e siano rimasti sostanzialmente immodificati nel corso degli ultimi dieci anni; tesi che non ha convinto il giudice che, dati alla mano, ha dato un’altra lettura.

Il monopolio deve essere attuale e tangibile

Il giudice Boasberg non ha escluso che, nel corso del tempo passato, Meta possa essersi trovata in una situazione monopolistica, ma perché il monopolio venisse riconosciuto occorreva che continuasse a sussistere, che fosse attuale e “tangibile”.

In altre parole, la FTC non è riuscita a provare che oggi, sul mercato USA, Meta detenga un monopolio sanzionabile.

TikTok, Snapchat e il declino di Facebook

Il giudice Boasberg ha rilevato che, per esempio, quando la causa è iniziata TikTok – oggi uno dei maggiori player sul mercato – neppure era citato in atti, sebbene il lancio internazionale fosse del 2017/2018, e la rapida ascesa di TikTok è dunque avvenuta in tempi ristrettissimi.

Il giudice ha sottolineato di essere rimasto lui stesso stupito nel momento in cui, guardando a distanza di poco tempo i dati che comparavano Meta ai suoi competitori, questi erano sempre diversi, mutati nel giro di pochissimo.

In effetti, il periodo di cinque anni che separa l’avvio della causa da parte della FTC e la sentenza odierna, seppure temporalmente possa sembrare ristretto, nello specifico contesto è incredibilmente lungo e foriero di cambiamenti fortemente significativi.

Pur non identificando esattamente la quota di mercato detenuta da Meta, il giudice Boasberg sottolinea come il declino subito negli anni da Facebook – soprattutto verso le nuove generazioni che preferiscono canali differenti – abbia diminuito in modo significativo la quota di mercato detenuta da Meta, al punto che, secondo il suo parere, anche se si escludesse YouTube, che pure è un player primario in tema di condivisione di contenuti, non sussisterebbe comunque un monopolio di Meta.

Ciò, stante il ruolo in continua ascesa riconosciuto a TikTok, che oggi può considerarsi, secondo la Corte, come il principale competitore di Meta, e il ruolo giocato sul mercato dall’app multimediale per smartphone e tablet Snapchat, creata dagli americani Evan Spiegel, Bobby Murphy e Reggie Brown.

Infine, il giudice non dimentica un accenno al ruolo che l’intelligenza artificiale sta avendo come elemento di evoluzione e, conseguentemente, di modificazione del mercato di riferimento, anche grazie ai contenuti dalla stessa generati.

Un ulteriore elemento rilevato dal giudice è che, prima dell’acquisizione di WhatsApp e di Instagram, Meta si era preventivamente rivolta alla FTC, che aveva dato il proprio via libera. Evidentemente non ravvisando, allora, le problematiche monopolistiche che una manciata di anni dopo l’ha portata a citare in giudizio Meta.

Il ruolo delle decisioni su Google e degli altri big tech

La sentenza ha indubbia valenza, non solo per la vittoria ottenuta da Meta, ma anche perché, nell’ultimo periodo, un altro player importante come Google è stato oggetto di sentenze tra loro contraddittorie.

Sentenze divergenti su Google tra USA ed Europa

Se nel settembre 2025 un giudice federale ha respinto la richiesta di obbligare il colosso alla vendita di Chrome o Android per ragioni monopolistiche, in Europa la Commissione Ue ha comminato una multa a Google per 2,95 miliardi di euro per aver turbato il mercato favorendo la promozione dei propri servizi.

Ovviamente tale affermata turbativa del mercato non può che discendere da un riconoscimento del “peso di Google” all’interno del mercato comunitario e dell’importanza, numerica e per varietà, dei servizi offerti in forma diretta dalle sue piattaforme.

Le prospettive future dopo Meta causa antitrust FTC

La FTC americana si è ovviamente riservata di esaminare con attenzione e ponderare la decisione, prima di assumere ogni iniziativa, pur tuttavia è indubbio che un simile precedente sia difficile da farsi sfuggire e che le implicazioni potrebbero essere tali da far decidere alla FTC di continuare la sua battaglia. Al contempo, però, non va dimenticato il ruolo politico che potrebbe avere l’interesse nazionale rispetto all’avanzare di TikTok e di altri possibili player non americani.

Tra appello, TikTok e nuovi player non americani

Nelle prossime settimane sicuramente la FTC dovrà scoprire le sue carte e noi scopriremo se la battaglia avrà un prosieguo e in quali termini.

Un precedente che Meta potrà usare nel mondo

Vedremo anche se la sentenza pronunciata dalla Corte Federale sarà utilizzata da Meta in caso di nuove contestazioni o in nuovi contesti, magari anche al di fuori del territorio degli Stati Uniti, se non come precedente, come base di riferimento in altri eventuali giudizi; e vedremo anche come evolverà il mercato nei prossimi cruciali anni, sia con riguardo alle app di messaggistica sia con riguardo alle piattaforme social.

Le big tech forse ora avranno le mani più libere nelle acquisizioni, che finora hanno evitato sfruttando sistemi più ambigui di investimento nelle startup e di acquisizione loro talenti, proprio per evitare la griglia antitrust.

Per oggi Meta festeggia, mettendo in rilievo la sua costante battaglia sul mercato per contrastare nuovi player e trattenere utenti sempre meno “fidelizzati” e desiderosi di nuove esperienze, e gli investimenti fatti (e che promette continuerà a fare) in USA.

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