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Cani robot, droni, chip: come Pechino accelera sull’AI di guerra



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La Cina accelera l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei sistemi militari con veicoli autonomi, droni e cani robot. DeepSeek alimenta le nuove tecnologie difensive mentre Pechino cerca l’indipendenza dai chip statunitensi per raggiungere la sovranità algoritmica

Pubblicato il 18 nov 2025

Marco Santarelli

Chairman of the Research Committee IC2 Lab – Intelligence and Complexity Adjunct Professor Security by Design Expert in Network Analysis and Intelligence Chair Critical Infrastructures Conference



Normativa cinese ia IA in Cina Cina e AI militare

Continua la corsa della Cina per recuperare posizione con gli Stati Uniti nel campo degli armamenti. Nei mesi scorsi è stato presentato un veicolo militare alimentato da DeepSeek, modello di intelligenza artificiale cinese sviluppato da Norinco, segno evidente delle intenzioni di Pechino di sfruttare l’AI in caso di guerra.

Il veicolo militare autonomo alimentato da DeepSeek

A inizio anno, il colosso statale cinese della difesa Norinco ha presentato un veicolo militare, Norinco P60, alimentato dal modello di intelligenza artificiale DeepSeek, che agisce autonomamente in operazioni di supporto a una velocità di 50 chilometri orari. La Cina sta evidentemente lavorando all’applicazione dell’intelligenza artificiale in ambito difesa e si sta preparando in caso di conflitto a raggiungere i livelli degli armamenti statunitensi, secondo anche quanto è emerso da un’accurata revisione da parte di Reuters di numerosi documenti di ricerca, brevetti e registri di approvvigionamento.

Resta il segreto di Stato sui dettagli sul funzionamento dei sistemi alla base delle armi di nuova generazione cinesi e sulla portata del loro impiego, ma Reuters parla di riconoscimento autonomo dei bersagli e supporto decisionale in real time sul campo di battaglia, anche se non è chiaro se tutti i prodotti siano stati realizzati e che ci sia una tecnologia operativa.

La dipendenza dai chip Nvidia e la transizione tecnologica

A quanto pare, comunque, l’Esercito popolare di liberazione (PLA) e le sue affiliate continuano a utilizzare e a cercare chip Nvidia, compresi i modelli soggetti ai controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, anche se non è stato possibile capire se questi chip siano stati accumulati prima delle restrizioni imposte dal governo Trump. A settembre del 2022, infatti, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha vietato l’esportazione in Cina dei popolari chip A100 e H100 di Nvidia, mentre i brevetti depositati lo scorso giugno ne riportano l’utilizzo. In merito si è espresso John Rizzo, portavoce di Nvidia, sostenendo che “il riciclaggio di piccole quantità di prodotti vecchi e di seconda mano non consente nulla di nuovo né solleva alcuna preoccupazione in materia di sicurezza nazionaleL’utilizzo di prodotti soggetti a restrizioni per applicazioni militari sarebbe impossibile senza supporto, software o manutenzione”. Certo è che l’aumento registrato nell’anno corrente di appaltatori che lavorano esclusivamente con hardware prodotti sul territorio cinese va di pari passo con una campagna di pressione pubblica che Pechino ha attivato sulle aziende cinesi per far sì che utilizzino solo tecnologia nazionale. La diffusione di DeepSeek dimostra anche la volontà della Cina di raggiungere la “sovranità algoritmica”, ossia la progressiva crescita di autonomia di Pechino dalla tecnologia occidentale e il potenziamento del controllo delle infrastrutture critiche digitali.

Cani robot e droni autonomi per le operazioni militari

Le analisi di Reuters parlano anche di cani robot alimentati dall’intelligenza artificiale, droni che individuano autonomamente gli obiettivi, centri di comando visivamente immersivi e simulazioni avanzate di giochi di guerra. Un bando dell’Esercito popolare di liberazione di novembre 2024 era incentrato su cani robot con AI capaci di esplorare le minacce ed eliminare i rischi di esplosione.

Non si conosce l’esito del bando, ma i media statali hanno diffuso immagini che mostrano l’impiego da parte della Cina di cani robot armati del produttore di robotica AI Unitree in esercitazioni militari. Oltre una ventina di gare d’appalto e brevetti visionati da Reuters riporta il tentativo dell’esercito di integrare l’intelligenza artificiale nei droni per l’individuazione degli obiettivi in maniera autonoma, lavorando anche in formazioni che prevedano un intervento umano minimo. Un brevetto depositato quest’anno dall’Università di Beihang, impegnata nella ricerca in aviazione militare, mostra l’utilizzo di DeepSeek allo scopo di migliorare il processo decisionale degli sciami di droni quando individuano droni e aerei leggeri.

L’intelligenza artificiale nella pianificazione delle operazioni

L’intelligenza artificiale è per la Cina anche strumento di miglioramento della pianificazione militare. Come, infatti, dichiarato dall’azienda tecnologica cinese Landship Information Technology, i chip Huawei che vengono integrati nelle loro tecnologie fanno sì che queste riescano a individuare i bersagli dalle immagini satellitari, coordinandosi con radar e aerei per eseguire le operazioni. Inoltre, grazie all’intelligenza artificiale, si è ridotto anche il tempo dei pianificatori militari nel passare dalla ricerca e l’identificazione del bersaglio all’esecuzione dell’operazione di attacco. Questa tecnologia, secondo i ricercatori dello Xi’an Technological University, arriva a valutare 10.000 scenari di battaglia, diversi tra loro nei vari aspetti, in soli 48 secondi, a fronte di 48 ore impiegate da un team convenzionale di pianificatori militari.

La persistente dipendenza dai chip statunitensi

Se da una parte è evidente che la Cina stia cercando una propria indipendenza tecnologica per recuperare terreno sugli Stati Uniti, oltre che per motivi di sicurezza, e stia effettuando il passaggio graduale ai processori nazionali, diversi documenti analizzati da Reuters mostrano ancora una dipendenza persistente dai chip oltreoceano.

L’hardware Nvidia è ancora tra i più citati nelle ricerche degli accademici affiliati all’esercito degli ultimi due anni. Sono, infatti, 35 le domande che fanno riferimento all’uso dei chip A100 di Nvidia da parte di accademici dell’Università Nazionale di Tecnologia della Difesa (NUDT) dell’Esercito Popolare di Liberazione e dei “Sette Figli”, un gruppo di università cinesi soggette a sanzioni statunitensi e con una storia di ricerche legate alla difesa per Pechino, e 15 i brevetti depositati relativi ad applicazioni di IA che citavano l’hardware Huawei Ascend, progettato come sostituto dei chip Nvidia. Il colonnello Zhu Qichao, a capo di un centro di ricerca della NUDT, ha dichiarato lo scorso anno a Reuters che le restrizioni statunitensi hanno influito “in una certa misura” sulla loro ricerca sull’intelligenza artificiale, ma che sono determinati a ridurre il divario tecnologico. Dall’altro lato, secondo Nvidia, Pechino ha chip nazionali a sufficienza per le sue applicazioni militari e non ha bisogno di attingere al di fuori del territorio nazionale.

Lo scenario della corsa agli armamenti autonomi

La preoccupazione dell’imminenza di un conflitto tra Cina e Stati Uniti rischia di portare le due potenze a dispiegare in maniera incontrollata strumenti di difesa e attacco alimentate dall’intelligenza artificiale, anche se i leader cinesi hanno dichiarato pubblicamente di mantenere il controllo umano sui sistemi d’arma, mentre gli Stati Uniti prevedono di lanciare migliaia di droni autonomi per la fine del 2025, per contrastare il vantaggio numerico di Pechino sui veicoli aerei senza pilota.Riprova

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