Forse non è stato “uno dei tanti” lanci – se così possiamo dire – quello a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi, cioè il dispiegamento dei primi 27 satelliti della costellazione Kuiper (Project Kuiper) voluta da Amazon per portare internet veloce in luoghi remoti del globo. Un lancio che fa emergere alcune caratteristiche interessanti non solo del mercato ma anche del periodo storico che stiamo vivendo.
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La costellazione Kuiper
Il 28 aprile è stato lanciato su un vettore Atlas di ULA (United Launch Alliance) il primo batch di satelliti della mega costellazione Kuiper contenete i primi 27 satelliti. La costellazione prevede più di 3200 satelliti, e una volta dispiegata in toto, opererà in orbita LEO (Low Earth Orbit), a un’altitudine compresa tra 590 e 630 chilometri sopra la superficie terrestre, su 98 piani orbitali.
Per il poter assicurarsi in tempi più o meno brevi il dispiegamento e l’operatività della costellazione, nel 2022, Amazon aveva già annunciato contratti con diversi fornitori di lancio, per un numero totale di 83 lanci nel prossimo decennio: i provider sono Arianespace, ULA, SpaceX e Blue Origin.
Amazon, che ha investito nel progetto più di dieci miliardi di dollari, sembra che voglia dispiegare almeno la metà della costellazione entro il 2026. Il colosso con la costellazione Kuiper punta a offrire una connessione internet ad altissima velocità da qualsiasi punto del globo, anche il più remoto. Ha sviluppato terminali per far ricevere il segnale internet agli utenti finali e ha annunciato che verranno immessi sul mercato a un costo relativamente ridotto, con l’obiettivo di renderli accessibili al maggior numero possibile di utenti. Questi terminali saranno in grado di offrire velocità di connessione fino a 400 Mbps.
La costellazione Kuiper è programmata per lavorare in concerto con la rete di 12 Ground Station (l’unità di stazioni terrestri AWS) annunciata in precedenza da Amazon nel novembre 2018. Oltre a collegarsi alle stazioni terrestri per connettersi a Internet da terra, i satelliti si interconnetteranno tra loro tramite connessioni ottiche laser a infrarossi.
L’universo Amazon
Amazon può contare sull’appoggio di Amazon Web Services o AWS per la buona riuscita del progetto, soprattutto per quanto riguarda la gestione della connettività e delle comunicazioni tra la costellazione e le Ground Station. È probabile che avere a disposizione questa struttura praticamente “in house” ponga un vantaggio non indifferente nella commercializzazione del servizio, quando sarà operativo. Ciò non significa che sicuramente le due anime del colosso americano riescano a lavorare efficacemente insieme per questo progetto.
Ruota intorno ad Amazon anche Blue Origin, società fondata da Jeff Bezos e che si focalizza su lanciatori e voli sub-orbitali. Blue Origin ha fatto scalpore di recente per il recente volo sub orbitale che ha visto un team di sole donne (tra cui la cantante Katy Perry) all’interno di New Sheppard, il veicolo suborbitale riutilizzabile designato al turismo spaziale e alla ricerca. Fa forse scalpore pensare che Jeff Bezos non abbia deciso di affidarsi totalmente a Blue Origin per i lanci e il dispiegamento della costellazione Kuiper ma di diversificare i provider, i motivi possono essere molteplici, ma possiamo individuarne principalmente due: il primo riguarda la nicchia di mercato in cui Blue Origin sta sviluppando le sue competenze e cioè quella del turismo spaziale, che ha un impatto mediatico (in positivo e in negativo) molto più ampio rispetto ad un’azienda che opera solo lanci orbitali di satelliti; il secondo motivo è che ad oggi esistono sul mercato diverse soluzioni più performanti, basti pensare al record di lanci di Falcon 9 di Space X.
La competizione nel mercato della connettività satellitare
Diversi hanno interpretato questo ingresso di Amazon sul mercato della connettività satellitare come l’inizio di una vera e propria guerra di ecosistemi per la connettività spaziale.
L’obiettivo finale di Amazon è chiaro: competere sul mercato contro l’attuale servizio monopolista, Starlink di Elon Musk. Siamo, forse, agli albori di un nuovo periodo di competizione tra colossi, in un binomio che non è nuovo, Bezos vs Musk. In realtà, se poniamo le due costellazioni e le conseguenti proposte di mercato sullo stesso piano, Space X risulta notevolmente più avanzata. A oggi, sembra non ci sia ancora partita: la costellazione Starlink è già alla sua seconda generazione, con più di 6750 satelliti operativi in orbita e il servizio a terra totalmente funzionante e già sperimentato anche in aree remote o in zone di guerra, come successo in Ucraina. C’è un altro elemento, la cui notizia non ha fatto clamore – perché ormai forse non è più notizia – Space X ha lanciato altri 73 Starlink V2 da ben tre rampe di lancio diverse negli Stati Uniti, esattamente durante le stesse 24 ore in cui sono stati lanciati i satelliti di Amazon Kuiper. Questo dimostra nuovamente come le due società non si muovano su dimensioni e volumi simili.
Amazon e Space X non sono le uniche realtà che operano nel mercato della connettività Internet satellitare. Altri attori nel settore includono OneWeb, che sta costruendo la propria costellazione in orbita bassa, e Telesat, con il progetto Lightspeed.
Opportunità e sfide future nella connettività satellitare
Il futuro delle telecomunicazioni satellitari, considerato quanto riportato precedentemente, si presenta come un settore in rapida crescita, con importanti ricadute per sviluppatori e aziende IT. La possibilità di avere una connessione globale veloce e affidabile potrebbe rivoluzionare l’uso di tecnologie avanzate in zone difficili da raggiungere, aprendo così nuovi mercati e opportunità. Per le imprese del mondo IT, questa espansione rappresenta sia una grande occasione che una sfida da affrontare. Da un lato, si potranno creare nuovi servizi e applicazioni per aree finora poco servite; dall’altro, sarà necessario aggiornarsi e acquisire nuove competenze per gestire reti che combinano tecnologia satellitare e infrastrutture tradizionali, in un contesto tecnologico in continua evoluzione.
Viviamo un periodo storico che è davvero in rapidissimo cambiamento e la commercializzazione dello Spazio e lo sfruttamento delle orbite non è esente da questi cambiamenti: durante il 28 aprile, compresi i satelliti Kuiper, sono stati lanciati dalla superficie terrestre ben 110 satelliti, nell’arco delle 24 ore, mentre solo 10 anni fa ne sono stati lanciati 87 nell’arco di un anno. Aldilà del mercato delle telecomunicazioni, la tematica su cui è necessario porre l’attenzione è la sostenibilità di questi progetti, considerati il continuo affollamento delle orbite e le problematiche riguardo all’inquinamento luminoso che questi satelliti in orbita bassa provocano alle osservazioni dalla superficie terrestre della volta celeste.