La situazione del software open source nel 2024 è frutto della crescita costante che si è verificata a partire dall’inizio di questo millennio grazie all’esplosione sia dell’infrastruttura internet che del cloud e degli smartphone, che in questi ultimi anni ha coinvolto – in misura minore – anche il desktop.
I dati sulla diffusione di Linux
Secondo i dati degli analisti, che sono abbastanza simili, per cui faccio una media ragionata, Linux è installato sul 100% dei primi 500 supercomputer, sul 72% degli smartphone e dei tablet (con Android), sul 62,7% dei server, e sul 6,75% dei desktop (questo dato comprende Chrome OS).
Nel complesso, delle percentuali molto interessanti, tranne quella sul desktop che continua a essere marginale, anche se è quasi raddoppiata negli ultimi due anni e nel 2025 potrebbe addirittura raggiungere il 10% (insieme a Chrome OS).
Le sfide del mercato desktop
È abbastanza evidente che l’obiettivo di avere Linux installato sulla maggioranza dei desktop, dichiarato da Linus Torvalds ormai nello scorso millennio, non verrà mai raggiunto fino a quando verrà consentito a Microsoft di preinstallare Windows sulla quasi totalità dei PC, ottenendo un vantaggio competitivo simile a un monopolio di fatto.
Una situazione simile a quella degli smartphone e dei tablet, dove la maggioranza dei produttori installa Android, e non lascia spazio ad altri sistemi operativi.
Vantaggi e percezione di Linux
Credo sia possibile affermare che l’installazione di Linux sui supercomputer e sui server sia una scelta consapevole degli amministratori di questi sistemi, così come l’installazione di Linux – ma non di Chrome OS – sia una scelta consapevole degli utenti. In tutti i casi, si tratta di utenti più competenti o perlomeno più curiosi della massa, perché l’installazione di Linux – che ormai è alla portata di tutti – richiede perlomeno un minimo di studio e di interazione con il sistema.
I vantaggi rispetto a Windows e macOS
Dall’analisi delle percentuali possiamo comunque trarre alcune conclusioni: se Linux viene scelto dalla totalità degli amministratori di supercomputer – macchine per applicazioni strategiche come la ricerca scientifica avanzata – e dalla maggior parte degli amministratori di server, tutte persone che dovrebbero avere un buon livello di competenza, è perché Linux offre dei vantaggi rispetto a Windows e macOS in termini di robustezza, resilienza e sicurezza.
Al contrario, se la maggior parte degli utenti desktop sceglie Windows, e una percentuale più ridotta sceglie macOS (perché acquista hardware Apple), non è per scelta consapevole ma per scelta “guidata”, o dalla presenza del sistema operativo preinstallato o dalla consuetudine – lo stesso sistema operativo sul PC dell’ufficio e sul PC di casa – o da una richiesta specifica dell’organizzazione, come nel caso della maggioranza delle scuole.
Scelte legittime, che però non hanno una motivazione tecnologica, in quanto si pensa che la scelta della maggioranza sia una garanzia di qualità, fino a quando il sistema funziona senza creare problemi. Peraltro, un numero sempre maggiore di utenti è preoccupato per la privacy, che – stando a quanto afferma anche il garante europeo della privacy – non è uno dei punti di forza del software Microsoft, e per questo motivo esplora la possibilità di installare un altro sistema operativo.
Prospettive per il 2025
Nel 2025, Linux potrebbe migliorare ulteriormente grazie all’evoluzione del kernel, delle distribuzioni, che stanno migliorando sotto il profilo dell’usabilità, e dei programmi applicativi, che nella maggior parte dei casi equivalgono a quelli in ambito Windows e macOS.
Diffusione di Linux sul desktop
In particolare, le prestazioni del kernel Linux potrebbero migliorare in modo significativo, senza arrivare al caso dell’aumento del 4000% – in ambiente di test – grazie alla modifica di una sola riga di codice. Ormai, il numero delle aziende impegnate nello sviluppo del kernel è talmente ampio e qualificato che è possibile raggiungere qualsiasi tipo di risultato. E se migliorano le prestazioni del kernel, è facile che Linux diventi il sistema operativo più performante in assoluto.
Questo si potrebbe riflettere anche sulla diffusione di Linux sul desktop, anche se è sempre difficile valutare quanto questi dettagli tecnici si traducano nel guadagno di quote di mercato. Quel che è certo, è che Linux non è più un oggetto misterioso come in passato, al punto che quando parlo del mio PC con Linux Mint non sono più visto come un alieno, ma al massimo come un utente un po’ bizzarro.
Sicuramente, le prestazioni del kernel Linux si rifletteranno in modo positivo su Steam, e quindi sull’ecosistema dei giochi su Linux. E senza una presenza visibile in questo mercato, è praticamente impossibile essere accettati dalla maggioranza degli utenti di PC.
L’impatto dell’IA
Al contrario, secondo la mia opinione personale, e contro l’opinione della maggior parte degli esperti, l’intelligenza artificiale non sarà un fattore determinante per la crescita di Linux, anche se continuerà nel suo percorso di crescita generale come strumento al servizio degli utenti.
In realtà, la maggior parte delle aziende che si occupano di intelligenza artificiale dipende dal software open source e in particolare dai server Linux per lo sviluppo dei prodotti e la fase di training. Questo, però, non significa che l’intelligenza artificiale venga automaticamente integrata nel desktop Linux. Infatti, la maggior parte degli sviluppatori Linux guarda poco alle mode e alle tendenze, e sviluppa software che funziona e risolve i problemi degli utenti.
Probabilmente, l’aggiunta dell’intelligenza artificiale complicherebbe le cose a diversi livelli e non aggiungerebbe funzionalità determinanti per gli utenti, tali da fare la differenza. In ambito Linux, esistono già dei programmi che permettono di sfruttare l’intelligenza artificiale.
Prospettive future e fattori limitanti
Secondo Gartner, la maggioranza delle aziende utilizza già software open source per le proprie applicazioni strategiche, per cui la crescita nel 2025 potrebbe essere veramente sul desktop e sulle applicazioni meno strategiche. Certo, se il dettato della legge venisse finalmente seguito – il Codice dell’Amministrazione Digitale è in vigore dal 2008, e privilegia l’adozione del software open source rispetto a quella del software proprietario all’interno delle pubbliche amministrazioni – oggi ci troveremmo già in una situazione completamente diversa, e non parleremmo di quello che potrebbe accadere nel 2025. Ma non è mai troppo tardi.