Regolazione digitale

Il dialogo tra operatori e authority diventa governance: la lezione di Agcom



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L’Agcom ha sviluppato un metodo di lavoro basato sul confronto strutturato con gli operatori del settore digitale. Questo approccio consente di bilanciare autonomia decisionale e comprensione tecnica, producendo regolamenti efficaci in materia di pirateria, tutela minori e contrasto alle frodi telefoniche

Pubblicato il 28 ott 2025

Antongiulio Lombardi

Esperto di diritto e tecnologia



equo compenso agcom

L’attuale consiliatura dell’Agcom ha avviato un ciclo virtuoso di istruttorie che prevedono un coinvolgimento degli operatori in un confronto continuo che va per effetti ed efficacia ben al di là di quanto una consultazione possa offrire con il meccanismo della risposta scritta e della eventuale audizione dei singoli soggetti interessati.

L’equilibrio tra indipendenza e collaborazione nel metodo Agcom

Ciò non significa che ci sia stato un abbassamento della netta separazione tra ruolo del regolatore e dei soggetti economici regolati: a fronte di una completa acquisizione di tutti gli elementi relativi alla specifica problematica nel confronto con gli operatori, sarà sempre Agcom che, nel pieno esercizio dei suoi poteri, deciderà cosa dovrà essere incluso nel testo finale di ciascun provvedimento.

Nel contesto descritto, risulta più agevole per l’Agcom acquisire una comprensione approfondita dei limiti oggettivi e tecnici di quello che gli operatori possono o non possono realizzare e, se del caso, identificare soluzioni alternative sostenibili.

Le tre fasi del processo regolatorio partecipato

C’è innanzitutto una chiara indicazione regolamentare da parte dell’Autorità, un’impostazione di principio che orienta il lavoro successivo. Segue poi una fase di confronto strutturato con l’industria, nella quale si analizzano i limiti tecnici, i vincoli oggettivi e le possibilità reali di intervento, nonché i tempi per la implementazione di una soluzione efficace.

Infine, nel pieno rispetto delle competenze, è l’Autorità che assume la decisione finale, consapevole del quadro complessivo e delle implicazioni operative che gli operatori hanno descritto durante il confronto.

È un modello che rappresenta un approccio vincente unico a livello europeo, che consente di massimizzare gli effetti positivi dei provvedimenti. Guardando al contesto internazionale, non si rilevano esperienze analoghe di così forte cooperazione tra regolatore e industria, unite da un obiettivo comune di tutela dei diritti dei cittadini, pur nel rispetto e nella separazione dei diversi ruoli.

Un precedente storico: la Commissione Numerazione del 1996


Quanto sopra può sembrare scontato o di marginale rilevanza, ma in realtà è il frutto di una valutazione consapevole, che traspare chiaramente nei lavori condotti nell’ambito delle singole istruttorie.

Per trovare un approccio analogo si deve tornare indietro di 28 anni ai lavori della Commissione Numerazione, istituita presso l’allora Ministero delle Comunicazioni, che portò alla definizione dell’attuale assetto e struttura della numerazione d’utente in Italia, nonché alla determinazione delle prime indicazioni in materia di portabilità fissa.

Tre ambiti di intervento: pirateria, minori e spoofing


Vale la pena menzionare tre ambiti di applicazione di quanto descritto che sono stati oggetto di una disciplina da parte di AGCOM a valle di una complessa attività di confronto con il mercato:

  • il contrasto alla pirateria audiovisiva, che ha visto l’adozione di strumenti innovativi come il sistema Piracy Shield, che consente il blocco tempestivo dei flussi illegali di contenuti protetti da copyright;
  • la tutela dei minori, con l’introduzione generalizzata del parental control, che ha visto un intenso lavoro regolatorio e tecnico per promuovere e garantire un utilizzo consapevole e sicuro dei contenuti digitali da parte delle famiglie tramite l’applicazione di filtri su contenuti inappropriati;
  • il contrasto allo spoofing, un fenomeno complesso e insidioso che consiste nella falsificazione dell’identità del numero chiamante e che può agevolare frodi, abusi e violazioni della privacy.

l caso Piracy Shield: dalla consultazione all’operatività

A titolo di esempio, per far comprendere la virtuosità dell’impostazione seguita da AGCOM, si cita il complesso processo relativo al contrasto alla pirateria, avviato alla fine del 2022 (con la consultazione 445/22/CONS) immaginando, tra l’altro, l’inibizione dell’accesso illegale ai contenuti già dai primi minuti dell’evento in diretta, ciò al fine di offrire la miglior e più tempestiva protezione possibile.

Nel corso del 2023 è seguito un intenso confronto tecnico con gli operatori. A seguito della approvazione della Legge 93/2023, AGCOM ha pubblicato la delibera 189/23/CONS e, successivamente, all’esito dei lavori del tavolo tecnico con gli operatori, i requisiti tecnici della piattaforma Piracy Shield (delibera 321/23/CONS), fissando l’avvio delle attività dal 1.02.2024.

Dati i tempi stretti di implementazione, AGCOM ha seguito costantemente le attività con un tavolo di confronto periodico ancora attivo. Ciò ha consentito di attuare anche gli aggiornamenti previsti dalle novità normative approvate nel 2024.

Percorsi analoghi sono stati seguiti in merito alle misure di “Parental Control”, che hanno consentito una inibizione generalizzata dell’accesso dei minori a contenuti critici, e alle misure di contrasto allo Spoofing che, come nella percezione quotidiana di ciascuno, hanno abbassato in modo drastico il numero delle chiamate di disturbo che raggiungono i clienti italiani, in attesa, dal prossimo 19 novembre, della attivazione del blocco delle chiamate provenienti dall’estero con numero chiamante mobile italiano ma soggetto a spoofing.

Il nodo irrisolto della remunerazione degli oneri


Le iniziative promosse da AGCOM hanno determinato un intervento deciso, volto a impedire che la rete diventi terreno di pratiche illecite non solo a danno delle imprese, ma anche e soprattutto degli individui.

È doveroso sottolineare che le imprese, nel partecipare attivamente ai citati lavori ma, soprattutto, nella proposizione di soluzioni che prevedano un loro ruolo continuo e attivo, stanno affrontando nuovi oneri, prima non previsti, che richiedono risorse, competenze e investimenti.

Sono tutte attività di interesse generale, non dissimili da quelle che il settore è chiamato a svolgere su richiesta della magistratura tramite le prestazioni obbligatorie per finalità di giustizia e sicurezza pubblica di cui all’art. 96 del Codice delle Comunicazioni Elettroniche, per le quali tuttavia è previsto un meccanismo di remunerazione, seppur non immediato.

Nel caso di queste nuove forme di collaborazione regolatorie manca ancora una forma di riconoscimento economico strutturata degli oneri sopportati.

Questo aspetto merita di essere trattato in un provvedimento legislativo che disciplini in modo chiaro e generale, a prescindere dalla singola attività oggetto di attenzione nel momento specifico, la modalità di remunerazione delle imprese per le attività svolte nell’interesse pubblico.

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