L’amministrazione Trump ha sollevato forti preoccupazioni, in particolare dei democratici, per la scelta di sospendere le restrizioni sull’esportazione di chip AI H20 di Nvidia verso la Cina.
Mossa criticata dagli esperti di sicurezza nazionale come un “passo falso strategico” che minaccia il vantaggio tecnologico degli Stati Uniti. Nonostante sia giustificata per favorire i negoziati commerciali e prevenire ritorsioni cinesi sulle terre rare, questa decisione rischia di rafforzare l’AI militare cinese e aggravare la carenza globale di chip, mentre la Cina accelera la propria autonomia tecnologica con nuove alleanze industriali. Intanto negoziati commerciali a Stoccolma continuano, con la scadenza del 12 agosto per un accordo tariffario che potrebbe evitare un “embargo commerciale bilaterale”.
Indice degli argomenti
Trump apre ai chip AI in Cina
In questo contesto, la mossa strategica di Trump, formalmente intesa a sostenere i delicati e complessi negoziati commerciali in corso tra le due maggiori economie mondiali e a facilitare un potenziale incontro di alto profilo tra il Presidente Donald Trump e il Presidente cinese Xi Jinping entro la fine dell’anno, è stata ampiamente criticata come un “passo falso strategico” che rischia di compromettere in modo significativo il vantaggio economico e militare degli Stati Uniti in un settore, quello dell’intelligenza artificiale, sempre più riconosciuto come decisivo per la leadership globale nel XXI secolo.
Al centro di questa controversia vi è l’unità di elaborazione grafica (GPU) H20 di Nvidia, un chip che era stato inizialmente limitato ad aprile per timore che potesse potenziare l’intelligenza artificiale militare cinese. Nonostante le preoccupazioni iniziali e la necessità di licenze speciali per l’esportazione, a seguito di pressioni significative, in particolare da parte del CEO di Nvidia, Jensen Huang, la Casa Bianca ha sorprendentemente acconsentito alle vendite senza tali licenze, portando alla ripresa delle spedizioni. Questa decisione ha scatenato l’indignazione di un gruppo di 20 esperti di sicurezza nazionale ed ex funzionari governativi che, in una lettera aperta al Segretario del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, Howard Lutnick, datata 28 luglio, hanno esortato l’amministrazione a revocare immediatamente la sua scelta.
Gli allarmi per la sicurezza chip AI in Cina
Gli esperti confutano l’argomentazione secondo cui l’H20 sia un chip obsoleto, sottolineando la sua capacità di accelerare le avanzate funzionalità di intelligenza artificiale di frontiera della Cina. Essi evidenziano che l’H20 è stato progettato specificamente per aggirare le soglie di controllo delle esportazioni ed è ottimizzato per l’inferenza, il processo cruciale responsabile dei notevoli progressi in termini di performance ottenuti dall’ultima generazione di modelli di ragionamento di intelligenza artificiale di frontiera. Inoltre, per le attività di inferenza, l’H20 supera persino l’H100, un chip che l’amministrazione ha limitato a causa delle sue avanzate capacità. Tale prestazione è cruciale, poiché sia i laboratori di AI statunitensi che quelli cinesi scommettono che ulteriori investimenti nel calcolo inferenziale saranno fondamentali per il prossimo balzo nelle capacità di AI di frontiera.
Gli esperti avvertono che, a seguito del rilascio del modello rivoluzionario di DeepSeek all’inizio dell’anno, i laboratori di AI cinesi hanno iniziato a ordinare in massa chip H20 per sviluppare modelli di AI ancora più avanzati.
Se gli Stati Uniti allentano i controlli sulle esportazioni verso la Cina, la prossima generazione di intelligenza artificiale di frontiera della Cina sarà costruita sull’H20. La preoccupazione principale è che le vendite di questi chip, in un mercato già limitato dall’offerta globale, aggravino la carenza di chip AI negli Stati Uniti. Non solo; si teme che essi possano essere direttamente utilizzati a supporto dell’esercito cinese attraverso la strategia di “Fusione Militare-Civile” di Pechino e che questa decisione strategica possa indebolire in generale l’efficacia dei controlli sulle esportazioni come strumento di politica estera statunitense. La Cina, dal canto suo, ha criticato i controlli sulle esportazioni, accusandoli di politicizzare il commercio e di voler interrompere le catene di approvvigionamento globali.
Meno regole su AI da Trump
Questa complessa situazione si inserisce in un contesto più ampio di evoluzione della strategia statunitense sui controlli delle esportazioni, che dal 13 maggio 2025 ha visto la revoca della regola sulla diffusione dell’AI dell’era Biden, segnalando un approccio più mirato volto a prevenire la diversione di semiconduttori all’avanguardia verso avversari.
In risposta, Paesi chiave come Malesia e India hanno già rafforzato i propri quadri di controllo delle esportazioni per allinearsi alle nuove aspettative internazionali e mantenere la credibilità come partner affidabili nel settore tecnologico globale. Parallelamente, le aziende cinesi di AI hanno annunciato nuove alleanze industriali, come la “Model-Chip Ecosystem Innovation Alliance”, volte a sviluppare un ecosistema nazionale per ridurre la dipendenza dalla tecnologia straniera e affrontare le restrizioni. L’intera vicenda si inserisce nel contesto dei cruciali negoziati commerciali in corso a Stoccolma, che mirano a estendere una tregua tariffaria e a prevenire una potenziale escalation economica, compreso il rischio di un “embargo commerciale bilaterale”. Con una scadenza critica fissata per il 12 agosto per un accordo tariffario duraturo, la posta in gioco è estremamente alta, e le implicazioni di questa decisione sui chip risuonano ben oltre il solo settore tecnologico, toccando le corde della sicurezza nazionale e del posizionamento strategico globale.
Il contesto geopolitico e la controversia sull’H20 di Nvidia
La decisione di allentare le restrizioni sulle esportazioni di chip AI si inserisce in un contesto geopolitico estremamente complesso, dominato dalle trattative commerciali in corso tra Stati Uniti e Cina, in particolare riguardo all’accesso alle vitali materie prime come i minerali di terre rare.
Due settimane fa, il Bureau of Industry and Security (BIS) del Dipartimento del Commercio (DOC) degli Stati Uniti ha formalmente dato il via libera a Nvidia per riprendere le vendite dei suoi chip H20 in Cina. Il Segretario al Tesoro statunitense, Howard Lutnick, ha tentato di minimizzare la portata di questa decisione, affermando che il chip H20 di Nvidia era il “quarto miglior chip di intelligenza artificiale” prodotto dall’azienda. Questo alleggerimento delle esportazioni è avvenuto in parte a causa del timore che Pechino potesse reagire limitando le esportazioni di materie prime essenziali, dato che la Cina controlla gran parte della fornitura globale di minerali di terre rare vitali per le industrie americane come l’elettronica, le energie rinnovabili e la difesa.
Tuttavia, il chip di punta dell’unità di elaborazione grafica (GPU) H20 di Nvidia non è affatto obsoleto. Era stato inizialmente limitato nell’aprile precedente proprio per le preoccupazioni che potesse significativamente potenziare l’intelligenza artificiale militare cinese, richiedendo licenze speciali per l’esportazione. Nonostante ciò, a seguito di intense pressioni da parte del CEO di Nvidia, Jensen Huang, la Casa Bianca ha sorprendentemente acconsentito alle vendite senza tali licenze, e da allora le spedizioni sono riprese, suscitando perplessità.
Le preoccupazioni degli esperti per i chip AI in Cina: una lettera aperta al Segretario Lutnick
Questa inversione di rotta ha immediatamente scatenato una forte reazione. Un influente gruppo di 20 esperti di sicurezza nazionale ed ex funzionari governativi ha espresso la propria profonda preoccupazione in una lettera aperta indirizzata al Segretario Lutnick, datata lunedì 28 luglio 2025. Nella missiva, si esorta con forza l’amministrazione Trump a revocare la recente decisione di consentire a Nvidia di riprendere le vendite dei suoi chip H20 in Cina. I firmatari includono figure di alto profilo con un profondo background nella politica di sicurezza nazionale, come Matt Pottinger, ex vice consigliere per la sicurezza nazionale durante il primo mandato di Trump, Stewart Baker, ex assistente segretario per la sicurezza interna sotto George W. Bush, un ex procuratore generale della National Security Agency oltre a David Feith, ex membro del Consiglio per la sicurezza nazionale ed ex vice assistente segretario di Stato.
Gli esperti contestano fermamente l’affermazione di Lutnick sulla minore capacità dell’H20, sottolineando la sua capacità di accelerare le avanzate funzionalità di intelligenza artificiale di frontiera della Cina. La lettera evidenzia che l’H20 è stato progettato specificamente per aggirare le soglie di controllo delle esportazioni ed è ottimizzato per l’inferenza, il processo responsabile dei notevoli progressi in termini di performance ottenuti dall’ultima generazione di modelli di ragionamento di intelligenza artificiale di frontiera. Inoltre, per le attività di inferenza, l’H20 supera persino l’H100, un chip di intelligenza artificiale a cui questa amministrazione ha limitato l’accesso a causa delle sue avanzate capacità. Tale prestazione è cruciale, poiché sia i laboratori di AI statunitensi che quelli cinesi scommettono che ulteriori investimenti nel calcolo inferenziale saranno fondamentali per il prossimo balzo nelle capacità di AI di frontiera. Gli esperti avvertono che, a seguito del rilascio del modello rivoluzionario di DeepSeek all’inizio dell’anno, i laboratori di AI cinesi hanno iniziato a ordinare in massa chip H20 per sviluppare modelli di AI ancora più avanzati. Se gli Stati Uniti allentano i controlli sulle esportazioni verso la Cina, la prossima generazione di intelligenza artificiale di frontiera della Cina sarà costruita sull’H20.
I rischi evidenziati nella lettera per la sicurezza nazionale e il vantaggio americano
La lettera aperta al Segretario Lutnick solleva diverse preoccupazioni cruciali e interconnesse riguardo alla decisione di consentire la vendita dei chip H20 alla Cina.
- Pressione sulle forniture globali di chip. L’industria dei chip AI è attualmente caratterizzata da significative limitazioni nell’offerta, creando una strozzatura critica per gli sviluppatori di AI a livello globale. La ricerca suggerisce che la domanda proiettata dei data center del mercato energetico statunitense richiederebbe il 90% della fornitura globale di chip fino al 2030, uno scenario improbabile anche senza la Cina che si unisce alla corsa per acquistare chip AI avanzati. L’ultima linea di chip AI di Nvidia, la serie “Blackwell”, si esaurirà nel Q4 del 2025 a causa della domanda senza precedenti da parte degli hyperscalers statunitensi. Quest’anno, le più grandi aziende tecnologiche cinesi, tra cui Tencent, ByteDance e Alibaba, hanno collettivamente effettuato ordini per chip H20 per un valore di ben 16 miliardi di dollari, aggravando ulteriormente la carenza di forniture globali. Ogni chip H20 spedito in Cina richiede risorse scarse che avrebbero potuto essere allocate alla produzione di chip AI per gli sviluppatori statunitensi. La lettera sottolinea che questi chip contengono molti degli stessi componenti avanzati e utilizzano molte delle stesse strutture di produzione e confezionamento di semiconduttori che sono necessarie per produrre i chip Blackwell che le aziende statunitensi cercano disperatamente di acquistare. Gli esperti sostengono con fermezza che, a un certo punto, quando i chip scarseggiano criticamente, gli Stati Uniti dovrebbero dare la priorità all’innovazione americana, non consentire a un concorrente strategico di far aumentare i costi.
- Supporto all’esercito cinese. Nonostante i maggiori acquirenti di chip H20 di Nvidia siano nominalmente aziende civili in Cina, gli esperti si aspettano pienamente che l’H20 e i modelli di AI che supporta vengano implementati dall’Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLA). Questa aspettativa si basa sulla “strategia di ‘Fusione Militare-Civile‘” di Pechino, in base alla quale strumenti all’avanguardia sviluppati per uso commerciale, come i chip H20 di Nvidia, vengono rapidamente adattati per scopi militari. La lettera cita esplicitamente il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, affermando che il principale laboratorio di intelligenza artificiale cinese, DeepSeek, ha fornito volontariamente e probabilmente continuerà a fornire supporto alle operazioni militari e di intelligence cinesi. I chip ottimizzati per l’inferenza AI non alimenteranno semplicemente prodotti di consumo o la logistica di fabbrica; essi consentiranno sistemi di armi autonome, piattaforme di sorveglianza intelligente e rapidi progressi nel processo decisionale sul campo di battaglia. Fornendo alla Cina questi chip, gli Stati Uniti stanno alimentando la stessa infrastruttura che verrà utilizzata per modernizzare ed espandere l’esercito cinese. La linea tra l’ottimizzazione di un mercato online e l’ottimizzazione della logistica militare “non esiste nel sistema cinese e non dovremmo fingere il contrario”.
- Indebolimento dei controlli sulle esportazioni. Allentare le restrizioni sull’H20 potrebbe generalmente indebolire i controlli sulle esportazioni come strumento efficace di politica estera per gli Stati Uniti. Questa inversione di rotta è probabilmente destinata a creare confusione tra alleati e concorrenti, e può anche essere interpretata come un indebolimento della determinazione degli Stati Uniti su altre questioni chiave in cui commercio e sicurezza nazionale possono essere in tensione tra loro. Inoltre, tale rilassamento delle restrizioni potrebbe incoraggiare la Cina a cercare ulteriori concessioni di accesso, o creare dinamiche simili per qualsiasi degli altri 24 paesi che attualmente richiedono licenze di esportazione per ottenere accesso simile a chip H20 avanzati.
L’evoluzione della strategia statunitense sui controlli delle esportazioni e la risposta internazionale
A partire dal 13 maggio scorso, l’amministrazione Trump ha annunciato la revoca della regola sulla diffusione dell’AI dell’era Biden, segnalando una svolta verso un approccio più mirato al controllo delle esportazioni di chip di AI. Questo cambiamento mira a impedire la diversione di semiconduttori all’avanguardia verso avversari come la Cina attraverso restrizioni precise, piuttosto che ampie. L’evoluzione della strategia statunitense, infatti, si è recentemente concentrata su un controllo più rigoroso dei Paesi con un’impennata delle spedizioni di chip e significativi investimenti in infrastrutture per data center, in particolare Malesia e Thailandia.
Alcuni rapporti indicano che l’amministrazione sta attivamente elaborando nuovi controlli per limitare le esportazioni di chip di intelligenza artificiale avanzata verso entrambi i Paesi, in particolare per impedirne la diversione verso la Cina. Questo nuovo approccio sembra orientato a stabilire un corridoio di conformità, in particolare nell’Indo-Pacifico, incentivando gli investimenti tecnologici statunitensi solo nei Paesi che dimostrano un forte allineamento normativo.
In risposta a queste misure e a considerazioni geopolitiche più ampie, i principali attori della filiera globale dell’intelligenza artificiale stanno rafforzando in modo proattivo i propri quadri di controllo delle esportazioni. A partire dal 14 luglio, il Ministero degli Investimenti, del Commercio e dell’Industria della Malesia ha imposto un permesso commerciale strategico per tutte le esportazioni, i trasbordi e i transiti di chip di intelligenza artificiale ad alte prestazioni di origine statunitense. Emanata ai sensi della disposizione “Catch-All Control” dello Strategic Trade Act 2010 della Malesia, questa misura decisiva mira a colmare le lacune normative, prevenire il commercio illecito e mitigare il rischio che la Malesia venga percepita come un hub di trasbordo, migliorando la trasparenza e la supervisione della catena di approvvigionamento.
Inoltre, la Direzione Generale del Commercio Estero dell’India ha recentemente imposto rigorosi programmi di controllo delle esportazioni di prodotti a duplice uso, compresi i chip di intelligenza artificiale, attraverso nuove linee guida. Questi programmi, che richiedono l’impegno dei vertici aziendali, una formazione completa e rigorose valutazioni del rischio per le licenze di esportazione, sottolineano l’impegno dell’India nel controllo delle esportazioni di tecnologie di intelligenza artificiale critiche. Le posizioni proattive di Malesia e India, entrambe notevolmente influenzate dalle restrizioni all’esportazione di chip di intelligenza artificiale degli Stati Uniti a causa della loro dipendenza dalle importazioni per tecnologie avanzate e ambiziosi obiettivi in termini di infrastrutture informatiche, dimostrano una tendenza più ampia: le nazioni rafforzano i loro contesti normativi per aumentare la credibilità come partner internazionali affidabili per l’intelligenza artificiale.
La risposta cinese sui chip AI: nuove alleanze industriali per l’autonomia tecnologica
Nel frattempo, le aziende cinesi di intelligenza artificiale hanno prontamente risposto alle restrizioni statunitensi con significative mosse strategiche. In concomitanza con la Conferenza Mondiale sull’Intelligenza Artificiale di Shanghai, sono state annunciate due nuove alleanze industriali, con l’obiettivo esplicito di sviluppare un ecosistema nazionale robusto per ridurre la dipendenza dalla tecnologia straniera e cercare di far fronte alle restrizioni statunitensi sull’esportazione di chipset Nvidia. La conferenza ha anche presentato una serie di nuovi prodotti, come un sistema di elaborazione basato sull’intelligenza artificiale di Huawei che, secondo gli esperti, rivaleggia con l’offerta più avanzata di Nvidia, nonché prodotti di facile utilizzo per i consumatori, come diversi tipi di occhiali digitali con intelligenza artificiale.
La “Model-Chip Ecosystem Innovation Alliance” riunisce gli sviluppatori cinesi di modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) e i principali produttori di chip di intelligenza artificiale del paese. “Si tratta di un ecosistema innovativo che collega l’intera filiera tecnologica, dai chip ai modelli fino alle infrastrutture”, ha affermato Zhao Lidong, CEO di Enflame, uno dei produttori di chip partecipanti. Tra gli altri importanti produttori di unità di elaborazione grafica (GPU) che aderiscono all’alleanza figurano Huawei, Biren e Moore Threads, tutte aziende già colpite dalle sanzioni statunitensi che impediscono loro di acquistare tecnologie avanzate realizzate con know-how statunitense. L’alleanza è stata annunciata da StepFun, uno sviluppatore di LLM, a sottolineare l’integrazione verticale della catena di approvvigionamento AI cinese. Questo sviluppo evidenzia chiaramente la strategia di Pechino di accelerare l’autosufficienza tecnologica in risposta alle pressioni esterne e la sua determinazione a costruire una resilienza interna nonostante le restrizioni imposte dagli Stati Uniti.
Negoziati commerciali in corso: Stoccolma, la tregua tariffaria e la scadenza imminente del 12 agosto
La sospensione delle restrizioni sulle esportazioni si inserisce in un quadro di negoziati commerciali ad alta posta in gioco tra Stati Uniti e Cina. Le due maggiori economie mondiali sono attualmente impegnate nel terzo round di colloqui volti a estendere una tregua tariffaria e a ridurre le crescenti tensioni economiche. Martedì 29 luglio, funzionari statunitensi e cinesi hanno iniziato a Stoccolma una seconda giornata di colloqui per risolvere annose controversie economiche e prendere le distanze dalla crescente guerra commerciale. Le delegazioni si sono incontrate lunedì per più di cinque ore a Rosenbad, l’ufficio del Primo Ministro svedese nel centro di Stoccolma. Il Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent è stato visto arrivare a Rosenbad martedì mattina, dopo un incontro separato con il Primo Ministro svedese Ulf Kristersson. Anche il Vice Premier cinese He Lifeng è arrivato sul posto. Nessuna delle due parti ha rilasciato dichiarazioni ufficiali dopo il primo giorno di colloqui.
Sebbene gli incontri a Stoccolma potrebbero non produrre grandi progressi immediati, la speranza è che le due parti possano concordare un’ulteriore estensione di 90 giorni della tregua tariffaria stipulata a metà maggio. Ciò potrebbe anche aprire la strada a un possibile incontro tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping più avanti nel corso dell’anno. Tuttavia, martedì 29 luglio Trump ha negato con veemenza di aver fatto di tutto per cercare un tale incontro, scrivendo sul suo social media Truth Social: “Non è corretto, non ho cercato nulla! Potrei andare in Cina, ma solo su invito del presidente Xi, che è stato esteso. Altrimenti, nessun interesse!”.
La Cina ha una scadenza critica, il 12 agosto, per raggiungere un accordo tariffario duraturo con l’amministrazione Trump, dopo aver raggiunto accordi preliminari a maggio e giugno per porre fine a settimane di crescenti dazi reciproci e al taglio dei minerali delle terre rare. Senza un accordo, le catene di approvvigionamento globali potrebbero affrontare nuove turbolenze a causa del ritorno dei dazi statunitensi a livelli a tre cifre, il che equivarrebbe a un vero e proprio embargo commerciale bilaterale. Gli analisti prevedono che sia la Cina che gli Stati Uniti spingeranno per un’estensione della tregua commerciale. “Un’estensione della tregua calmerebbe i mercati… un tono conflittuale o risultati vaghi potrebbero riaccendere i timori di nuovi dazi in futuro, con conseguente avversione al rischio”, ha affermato Charu Chanana, responsabile degli investimenti di Saxo, in una nota di martedì.
Fattori complicanti: legislazione USA e la delicata questione di Taiwan
La situazione è ulteriormente complicata da fattori politici interni negli Stati Uniti e dalle delicate relazioni con Taiwan. Nel frattempo, a Washington, i senatori statunitensi di entrambi i principali partiti intendono presentare proposte di legge contro la Cina per il trattamento riservato alle minoranze, ai dissidenti e, in particolare, a Taiwan, ponendo l’accento sulla sicurezza e sui diritti umani, il che potrebbe notevolmente complicare i colloqui di Stoccolma. Anche il presidente di Taiwan Lai Ching-te è pronto a rinviare un viaggio di agosto che il suo team aveva proposto all’amministrazione Trump, che avrebbe incluso tappe negli Stati Uniti, secondo quanto riferito a Reuters lunedì da fonti vicine alla questione. La potenziale visita avrebbe fatto infuriare Pechino, rischiando di far deragliare completamente i negoziati commerciali. La Cina rivendica Taiwan come proprio territorio, una posizione che Taiwan respinge con forza, e condanna qualsiasi dimostrazione di sostegno a Taipei da parte di Washington.
Chip, AI e Cina: questioni economiche sottostanti e la leva strategica delle terre rare
Oltre alle dispute sui chip e ai dazi, persistono questioni economiche più ampie. Washington lamenta che il modello cinese guidato dallo Stato e dalle esportazioni sta inondando i mercati mondiali di beni a basso costo, creando distorsioni. Pechino, d’altra parte, afferma che i controlli sulle esportazioni di beni tecnologici imposti dagli Stati Uniti per motivi di sicurezza nazionale mirano a bloccare la crescita cinese e sono un tentativo di contenimento. Il Segretario Bessent ha già segnalato una proroga della scadenza e ha affermato di voler che la Cina riequilibri la sua economia, spostandola dalle esportazioni verso un maggiore consumo interno, un obiettivo che i politici statunitensi si prefiggono da decenni ma che la Cina ha tardato a implementare.
La presa della Cina sul mercato globale delle terre rare e dei magneti, utilizzati in ogni campo, dalle attrezzature militari ai motorini dei tergicristalli delle automobili, si è dimostrata un efficace e potente strumento di pressione per le industrie statunitensi, conferendole una leva strategica non indifferente nei negoziati. Gli analisti affermano che i negoziati tra Stati Uniti e Cina sono molto più complessi di quelli con altri paesi asiatici e richiederanno un periodo di tempo considerevolmente più lungo per raggiungere un accordo duraturo.
La richiesta di inversione di rotta e le conclusioni sulla sicurezza nazionale
In conclusione, gli esperti di sicurezza nazionale esortano con decisione il Segretario Lutnick a “invertire la rotta” sulla decisione di consentire l’esportazione dei chip H20. Ribadiscono che la decisione di vietare le esportazioni di H20 all’inizio di quest’anno è stata quella giusta. La lettera si conclude con un appello chiaro e inequivocabile: “Vi chiediamo di sostenere questo principio e di continuare a bloccare la vendita di chip di intelligenza artificiale avanzati alla Cina, mentre l’America si impegna a mantenere il suo vantaggio tecnologico.
Non è una questione di commercio. È una questione di sicurezza nazionale”. Questa forte presa di posizione evidenzia la gravità delle preoccupazioni che la decisione dell’amministrazione Trump ha sollevato tra coloro che hanno una profonda conoscenza delle implicazioni strategiche della tecnologia e della sicurezza nazionale, sottolineando come la bilancia tra interessi economici a breve termine e sicurezza a lungo termine sia in gioco.













