sanità digitale

REAC, tecnologia contro le malattie neurodegenerative: ecco come funziona



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La tecnologia REAC dell’Istituto Rinaldi Fontani offre nuove possibilità terapeutiche per malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson. I protocolli agiscono sull’attività bioelettrica cellulare senza effetti collaterali, migliorando qualità di vita dei pazienti

Pubblicato il 3 giu 2025

Vania Fontani

Istituto Rinaldi Fontani

Salvatore Rinaldi

Presidente Istituto e Fondazione Rinaldi Fontani



tecnologia reac contro le malattie neurodegenrative

Le malattie neurodegenerative rappresentano una delle emergenze sanitarie più gravi e complesse del nostro tempo.

Il peso delle malattie neurodegenerative sulla società moderna

Alzheimer, Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, sindrome post polio, e molte altre patologie meno conosciute, sono accomunate da un processo inesorabile di degenerazione del sistema nervoso, che conduce alla progressiva perdita di funzioni motorie, cognitive e comportamentali.

Nonostante i progressi della medicina, queste malattie restano in gran parte incurabili e la loro incidenza è in aumento, anche a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Le conseguenze non riguardano solo i pazienti, ma colpiscono profondamente anche le famiglie, spesso costrette a un’assistenza continua e logorante, e pongono un peso crescente sui sistemi sanitari e sociali. In questo contesto, la ricerca di nuove soluzioni non è solo una sfida clinica, ma una necessità etica e sociale.

Che cos’è la tecnologia REAC e come funziona

Da Firenze arriva un segnale di speranza. Presso l’Istituto Rinaldi Fontani, i medici e ricercatori Salvatore Rinaldi e Vania Fontani hanno dedicato anni di studio alla messa a punto di una tecnologia innovativa: la REAC, acronimo di Radio Electric Asymmetric Conveyer. Si tratta di una tecnologia che nasce da un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria: aiutare l’organismo a ripristinare i propri meccanismi naturali di autoriparazione, agendo in modo non invasivo sull’attività bioelettrica cellulare.

La tecnologia REAC non impone stimoli esogeni, ma lavora per ristabilire l’equilibrio là dove l’attività bioelettrica risulta alterata, come avviene in molte condizioni patologiche. Il suo punto di forza non sta solo nella tecnologia in sé, ma soprattutto nei protocolli terapeutici messi a punto all’interno dell’Istituto. Questi protocolli di medicina rigenerativa, studiati e validati clinicamente, rappresentano un approccio personalizzato e mirato, capace di adattarsi alle specificità del paziente e della malattia.

L’efficacia della REAC nelle principali patologie neurodegenerative

Uno dei campi in cui la REAC sta mostrando risultati straordinari è proprio quello delle malattie neurodegenerative. Gli studi condotti finora sia in ambito preclinico che clinico suggeriscono che i protocolli REAC possano intervenire su meccanismi chiave come:

  • l’infiammazione cronica,
  • lo stress ossidativo,
  • le alterazioni metaboliche
  • e perfino sulla capacità rigenerativa dei tessuti nervosi.

Risultati nella malattia di Alzheimer e nel morbo di Parkinson

Nel caso della malattia di Alzheimer, ad esempio, uno degli aspetti più studiati è la neuroinfiammazione, un processo distruttivo che accelera la perdita neuronale. Nei modelli animali, l’applicazione della tecnologia REAC ha portato a una significativa riduzione dei marcatori infiammatori e a un miglioramento delle performance motorie, suggerendo un possibile effetto rallentante sulla progressione della malattia.

Nel morbo di Parkinson, oltre ai sintomi motori tipici come tremore e rigidità, si manifestano spesso disturbi dell’umore e alterazioni del comportamento, che peggiorano la qualità della vita dei pazienti. I protocolli REAC, grazie alla loro azione modulante sull’attività cerebrale, si sono dimostrati efficaci nel migliorare anche questi aspetti, offrendo un approccio terapeutico più globale, centrato sulla persona nella sua interezza.

Benefici osservati nella sindrome postpolio e nei pazienti pediatrici

Un altro ambito di applicazione è la sindrome postpolio, una condizione che può manifestarsi decenni dopo la guarigione dalla poliomielite e che provoca debolezza muscolare, affaticamento, dolore e difficoltà respiratorie. In pazienti trattati con i protocolli REAC, si è osservata una riduzione significativa del dolore, un miglioramento dell’umore e un recupero della forza muscolare, con conseguente incremento dell’autonomia funzionale.

Ancora più toccanti sono i risultati ottenuti nei casi pediatrici. Alcune gravi malattie neurodegenerative infantili, come la sindrome di Canavan o l’adrenoleucodistrofia, hanno un’origine genetica e decorrono in modo molto rapido, lasciando pochissime possibilità d’intervento. Tuttavia, anche in questi contesti estremi, la REAC ha dimostrato di poter agire in modo positivo, migliorando il tono muscolare, la comunicazione e l’interazione nei bambini trattati, e in alcuni casi rallentando significativamente il decorso della malattia.

REAC: un’integrazione alla medicina tradizionale senza effetti collaterali

È importante sottolineare che i protocolli REAC non si sostituiscono alla medicina tradizionale, ma la affiancano, offrendo nuove opportunità terapeutiche là dove le risposte convenzionali risultano insufficienti o inesistenti. La loro applicazione è priva di effetti collaterali, non prevede l’utilizzo di farmaci, e può essere ripetuta nel tempo, adattandosi all’evoluzione clinica del paziente.

Il principio che guida questo approccio è quello della medicina di precisione: non esistono soluzioni uguali per tutti, ma strategie personalizzate, basate sulla capacità della tecnologia di riconoscere e correggere le alterazioni presenti nell’organismo. Ed è proprio in questa direzione che si muove l’Istituto Rinaldi Fontani, che continua a investire con determinazione nella ricerca e nello sviluppo della tecnologia REAC.

Verso un riconoscimento globale della tecnologia REAC

Oggi la comunità scientifica internazionale guarda con crescente interesse a queste nuove frontiere terapeutiche. Le pubblicazioni prodotte negli ultimi anni in riviste scientifiche peer reviewed hanno documentato l’efficacia e la sicurezza dei protocolli REAC in diversi ambiti clinici, e nuove collaborazioni si stanno attivando in Europa e in Sud America, con il coinvolgimento di università, ospedali e istituti di ricerca.

Ma per trasformare questa promessa in una realtà diffusa è necessario l’impegno di tutti: delle istituzioni, della comunità medica, delle famiglie e dei pazienti. Solo attraverso un’adeguata informazione e un confronto aperto sarà possibile superare resistenze e pregiudizi, e rendere accessibili questi trattamenti a chi ne ha più bisogno.

La tecnologia REAC e i suoi protocolli di medicina rigenerativa rappresentano oggi una delle vie più promettenti nella lotta contro le malattie neurodegenerative. Offrono una speranza concreta per migliorare la qualità della vita di chi soffre e delle loro famiglie. E, soprattutto, ci ricordano che anche di fronte a malattie considerate incurabili, la scienza e l’innovazione possono ancora fare la differenza.

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