Negli ultimi anni, la terza missione delle università italiane è diventata un tema sempre più centrale nel dibattito accademico e istituzionale. Se la didattica e la ricerca rappresentano i pilastri tradizionali degli atenei, la terza missione – che comprende il trasferimento tecnologico, l’innovazione, l’impatto sociale e la divulgazione scientifica – fatica ancora a essere pienamente riconosciuta come parte integrante della strategia universitaria.
In molti contesti, questa espressione viene ancora percepita come un adempimento burocratico o un’attività accessoria e volontaria. Eppure, nei corridoi dei rettorati e nelle agende dei prorettori, la terza missione è diventata sempre più centrale, assumendo una rilevanza strategica.
Il contesto attuale impone un cambiamento di prospettiva, spingendo le università a rafforzare il loro ruolo come motori di sviluppo economico, sociale e culturale.
Questo processo richiede non solo l’adozione di strumenti e strategie innovative, ma anche un profondo ripensamento culturale.
Indice degli argomenti
Cos’è la terza missione delle università?
La terza missione rappresenta l’insieme delle attività con cui le università interagiscono con la società al di fuori della didattica e della ricerca accademica tradizionale. Questo concetto include vari ambiti che contribuiscono a consolidare il legame tra accademia e società:
- Trasferimento tecnologico e innovazione: collaborazione con imprese, creazione di spin-off e startup, gestione della proprietà intellettuale e brevetti.
- Impatto sociale e culturale: partecipazione a iniziative di sviluppo territoriale, progetti di inclusione sociale e attività di formazione per la cittadinanza.
- Divulgazione scientifica: eventi, pubblicazioni non accademiche, iniziative per portare la scienza e la conoscenza accademica a un pubblico più ampio.
La terza missione, in fondo, è un modo per dire che l’università non si esaurisce all’interno delle aule o dei laboratori, ma vive – o dovrebbe vivere – nella società.
Stato dell’erte: dalla marginalità al riconoscimento normativo
Storicamente, la terza missione ha avuto un riconoscimento limitato nelle politiche universitarie, spesso relegata a iniziative isolate o a impegni di singoli docenti e ricercatori. Tuttavia, negli ultimi anni, grazie a interventi normativi e al crescente interesse per il ruolo delle università nella società, la terza missione ha guadagnato maggiore attenzione.
Il MUR e l’ANVUR hanno introdotto specifici criteri di valutazione, con l’obiettivo di rendere più strutturata e riconosciuta questa attività nell’ambito accademico. Attraverso strumenti come la VQR (Valutazione della Qualità della Ricerca) e l’analisi delle attività di public engagement, si cerca di misurare l’impatto delle iniziative attraverso parametri quali: il numero di brevetti e spin-off generati, le collaborazioni con il settore produttivo, le iniziative di divulgazione scientifica o il coinvolgimento attivo nel tessuto sociale ed economico.
Tuttavia, permangono difficoltà legate alla mancanza di strumenti di governance adeguati, alla difficoltà di quantificare i risultati e alla scarsa integrazione con le altre missioni accademiche.
Le priorità degli Atenei per trasformare la terza missione in strategia
“Lo storytelling è fondamentale. I dipartimenti vogliono far vedere le cose belle che fanno.”
– Prorettore alla Terza Missione
Dalla ricerca sul campo condotta con prorettori e dirigenti, emergono alcune esigenze condivise. Non si tratta solo di strumenti o piattaforme, ma di un nuovo approccio culturale.
Rendicontare
“La cosa prioritaria è formare i docenti a proporre iniziative con certe caratteristiche in progettazione… eventi fantastici li ho dovuti scartare perché quando l’evento fu organizzato non ci si occupò di raccogliere il numero dei partecipanti.” – Prorettrice alla Terza Missione
La rendicontazione è percepita come un’attività fondamentale per legittimare e valorizzare la Terza Missione, ma anche come uno dei compiti più onerosi. I prorettori e i dirigenti riconoscono l’importanza di disporre di un quadro completo delle iniziative, anche in funzione dei requisiti ANVUR in continua evoluzione. Tuttavia, i docenti lamentano l’eccessivo effort richiesto per compilare le schede. Perché un docente dovrebbe spendere tempo a compilare schede complesse se non ne percepisce il ritorno?
Per incentivare il censimento e la qualità dei progetti, è necessario semplificare i moduli di raccolta dati e prevedere meccanismi premiali legati alla qualità e rendicontabilità delle attività.
Guidare
“Il mio obiettivo è far emergere tutte le attività che già si svolgono nei dipartimenti, ma che non sono visibili a livello centrale, per coordinarle in modo strutturato.” – Prorettrice alla Terza Missione
Molti prorettori sentono l’esigenza di svolgere un ruolo attivo e strategico nella conduzione della terza missione, che necessita di una governance dedicata e di strumenti decisionali aggiornati e trasversali. Guidare la terza missione significa strutturare un piano strategico che connetta le iniziative dipartimentali in una visione comune, capace di massimizzare l’impatto sociale ed economico sul territorio. Non si può chiedere ai docenti di contribuire a una strategia se questa strategia non esiste o non è condivisa. Questa funzione richiede un’accurata conoscenza degli stakeholder e una cultura progettuale orientata alla misurazione dell’impatto già in fase di ideazione delle attività.
Creare relazioni
“L’idea di public engagement non è solo quella di divulgazione, ma di coinvolgimento degli stakeholder per far emergere i bisogni e creare una relazione soft, non contrattuale con l’Ateneo. È un modo morbido per avviare forme di partnership più forti. Ma l’idea che l’Accademia diventi pop è ancora vissuta male.” – Direttore Area Public Engagement
La costruzione di relazioni significative con il tessuto economico e sociale rappresenta un altro pilastro della terza missione. Gli atenei sentono la necessità di ascoltare e coinvolgere il territorio, profilando correttamente gli stakeholder per sviluppare sinergie ad alto valore. Per farlo è fondamentale anche conoscere e valorizzare le competenze interne. Le relazioni non devono solo puntare al conto terzi, ma riflettere il desiderio di essere un volano per la crescita territoriale, rendendo le competenze accademiche accessibili e orientate al benessere collettivo.
Comunicare
“Parliamo di unire la ricerca e il suo linguaggio con un mondo fuori che quel linguaggio non lo parla, ma che di quella ricerca avrebbe bisogno.” – Delegato alla valorizzazione della ricerca
Una comunicazione efficace è considerata essenziale per far conoscere il valore delle attività di terza missione. Gli atenei desiderano raccontare le proprie iniziative in modo chiaro, accessibile e orientato agli stakeholder esterni, superando un linguaggio tecnico e autoreferenziale. È emerso il bisogno di comunicare in modo targettizzato, valorizzando l’offerta di competenze e iniziative in base agli interessi degli interlocutori, attraverso strumenti digitali capaci di rendere visibile l’impegno dell’Ateneo in modo tempestivo e coinvolgente.
Monitorare
“Senza dati non c’è impatto. E senza impatto non possiamo valorizzare nulla.” – Dirigente alla Ricerca e alla Terza missione
In un ambito ancora non del tutto consolidato come la Terza Missione, è forte l’esigenza di monitorare in maniera strutturata le attività e le relazioni. Oggi molti docenti percepiscono il censimento come un adempimento burocratico, che va invece trasformato in una pratica utile per misurare l’impatto e migliorare la qualità delle iniziative. Monitorare significa poter raccogliere dati attendibili su partecipazione, soddisfazione, impatto e stakeholder coinvolti, così da orientare le decisioni e sostenere una visione strategica basata sull’evidenza.
Il ruolo di CINECA a supporto della terza missione
CINECA supporta concretamente la terza missione degli atenei italiani grazie a un ecosistema di strumenti digitali e servizi dedicati. Il consorzio ha sviluppato e continua a potenziare IRIS, la piattaforma adottata da 100 enti tra atenei ed enti di ricerca per il censimento, la valorizzazione e il monitoraggio delle attività di ricerca e di Terza Missione.
Attraverso IRIS, le università possono:
- Compilare le schede di Public Engagement e Formazione Continua con workflow guidati, semplificando la raccolta e la classificazione delle iniziative.
- Gestire la valutazione dell’impatto delle attività, integrando indicatori quantitativi (numero di partecipanti, budget, collaborazioni) e qualitativi (soddisfazione, feedback, obiettivi raggiunti).
- Raccogliere e valorizzare brevetti, spin-off e contratti conto terzi, elementi fondamentali del trasferimento tecnologico.
Accanto a queste funzionalità, CINECA fornisce strumenti avanzati per supportare la governance universitaria nella pianificazione strategica delle attività:
- Dashboard interattive permettono l’analisi delle attività svolte e delle relazioni con il territorio, offrendo una visione d’insieme utile a orientare le decisioni.
- È possibile identificare con facilità progetti ad alto impatto candidabili alla VQR, sulla base di dati misurabili.
- I dati aggregati consentono la costruzione di strategie di crescita territoriale fondate su evidenze oggettive.
Per quanto riguarda la visibilità esterna, CINECA affianca gli atenei con il progetto UniFind, che consente di:
- Rendere pubbliche e valorizzare le competenze e le attività collegate alla Terza Missione, rendendole fruibili anche da interlocutori non accademici.
- Comunicare verso l’esterno (aziende, enti, cittadini) attraverso un’interfaccia chiara, con contenuti organizzati per ambiti tematici.
- Facilitare il matching tra domanda e offerta, grazie anche all’uso dell’AI.
CINECA non si limita a fornire strumenti informatici: si configura come partner strategico per l’evoluzione della Terza Missione, contribuendo a renderla misurabile, comunicabile e pienamente integrata nelle strategie accademiche. La collaborazione con gli atenei è orientata alla costruzione di modelli sostenibili, in grado di rispondere agli adempimenti normativi ma anche di generare valore per la società.
Conclusioni
La terza missione rappresenta oggi un terreno fertile su cui le università italiane possono costruire relazioni più profonde con il territorio, contribuendo allo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. Ma perché ciò accada, è necessario superare logiche frammentate e approcci episodici, dotandosi di strumenti solidi, strategie condivise e una visione di lungo periodo.
Le esperienze raccolte mostrano che esistono già competenze, idee e iniziative di grande valore: occorre renderle visibili, strutturate e orientate all’impatto. Il ruolo della governance è cruciale nel facilitare questo percorso, così come lo è l’adozione di tecnologie e piattaforme in grado di semplificare la rendicontazione, migliorare la comunicazione e guidare le decisioni.
La terza missione non è più un’opzione: è una responsabilità e un’opportunità strategica per tutti gli atenei che vogliono essere protagonisti di una trasformazione sostenibile e inclusiva della società.