Le recenti dichiarazioni dell’ammiraglio Cavo Dragone su un possibile attacco ibrido preventivo della NATO contro la Russia hanno riacceso le tensioni tra le parti.
Le parole del capo del Comitato Militare dell’Alleanza hanno portato Mosca a leggere una volontà di escalation, proprio mentre si valuta un piano di pace proposto da Donald Trump a Volodymyr Zelensky.
Nel frattempo, il portavoce russo Dmitri Peskov ha smentito la notizia di un attacco in preparazione contro l’Alleanza Atlantica, ridimensionando l’interpretazione più allarmistica delle dichiarazioni occidentali e del contesto di guerra ibrida che circonda il conflitto in Ucraina.
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Cavo Dragone e l’ipotesi di attacco ibrido preventivo
In una recente intervista al Financial Times rilasciata dall’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a capo del Comitato Militare della NATO, l’alto ufficiale ha dichiarato che «Essere più aggressivi rispetto alla nostra controparte potrebbe essere un’opzione» per rispondere agli attacchi cyber, ai sabotaggi e alle violazioni dei cieli europei da parte della Russia.
Sul fronte informatico, potrebbe essere considerato un “attacco preventivo” come azione difensiva, ma restano ancora aperte le questioni relative al quadro giuridico e a quello giurisdizionale. Secondo Cavo Dragone, dall’avvio del progetto Baltic Sentry, una missione lanciata lo scorso gennaio per monitorare le infrastrutture sottomarine – come i cavi – a rischio di sabotaggio russo, le attività di aggressione russa contro l’Alleanza Atlantica sarebbero state scoraggiate efficacemente.
Le reazioni di Mosca alle parole di Cavo Dragone
La risposta della Russia non ha tardato ad arrivare, sottolineando quella che il Cremlino interpreta come una chiara volontà da parte della NATO di scatenare un’escalation. Nelle parole della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova: «Riteniamo che la dichiarazione di Cavo Dragone sui potenziali “attacchi preventivi” contro la Russia sia un passo estremamente irresponsabile, che dimostra la volontà dell’alleanza di continuare a muoversi verso un’escalation».
La portavoce ha così inserito le parole di Cavo Dragone in un quadro più ampio di confronto strategico tra Mosca e NATO, denunciando un progressivo irrigidimento delle posizioni occidentali. Sullo sfondo, rimane la preoccupazione russa per l’evoluzione delle regole d’ingaggio in ambito cyber e ibrido.
La posizione italiana sulla guerra ibrida e la sicurezza cibernetica
Dal canto suo, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha affermato che «Si tratta di una questione che deve seguire la NATO, non tocca a noi. Sulla guerra ibrida certamente dobbiamo adottare delle contromisure». Tajani ha ricordato che anche la riforma del ministero degli Esteri prevede la realizzazione di una direzione generale della sicurezza, con particolare attenzione alla sicurezza cibernetica.
Il ministro ha sottolineato come l’Italia sia «fortemente impegnata per garantire la sicurezza, la protezione dei dati, la sicurezza del nostro Paese, la sicurezza delle nostre ambasciate». In questo quadro, la guerra ibrida viene indicata come un tema fondamentale, che richiede coordinamento tra strumenti diplomatici, militari e cyber.
Cavo Dragone e il chiarimento sulle attività ibride della NATO
Al di là delle dichiarazioni iniziali dell’ammiraglio Cavo Dragone, lo stesso vertice militare ha chiarito che esse riguardavano «esclusivamente attività ibride, attacchi informatici, manipolazione informativa, interferenze economiche, e non un cambio di indirizzo sul piano militare tradizionale».
Da mesi, all’interno dell’Alleanza Atlantica si discute della necessità di attivare azioni più incisive per contrastare le attività malevole russe, dagli avvistamenti di droni oltre lo spazio consentito ai palloni aerostatici utilizzati per lo spionaggio. I casi più recenti, registrati sopra la Lituania, hanno riguardato ben 57 palloni, che hanno provocato la chiusura dell’aeroporto di Vilnius per undici ore, alimentando le preoccupazioni sulla vulnerabilità dello spazio aereo NATO.
Cavo Dragone e le strategie NATO contro le incursioni russe
I Paesi occidentali della NATO, al contrario delle posizioni più dure, tendono a credere nella necessità di una linea meno aggressiva, pur senza rinunciare alla deterrenza. Il comandante supremo, il generale statunitense Alexus Grynkewich, ha proposto di puntare sull’Operazione Sentinella dell’Est, Eastern Sentry, una missione dell’Alleanza lanciata lo scorso settembre per potenziare la sicurezza del versante orientale con pattugliamenti aerei e navali che coinvolgano diversi Paesi membri, Italia compresa.
Grynkewich suggerisce inoltre procedure che permettano alle capitali di non dover chiedere di volta in volta chiarimenti sul tipo di risposta da attuare. In caso di rischio grave, il comandante potrebbe intervenire in autonomia, come già avvenuto per l’abbattimento di droni russi in Polonia, rendendo più rapida la reazione a eventuali provocazioni o incursioni nello spazio NATO.
Le tre principali direttrici che la NATO sta considerando per fronteggiare le incursioni russe, che finora non hanno incontrato ostacoli significativi, sono così delineate.
La guerra cibernetica e le minacce alle infrastrutture
La prima direttrice è la guerra cibernetica, con operazioni volte a paralizzare alla fonte le minacce tecnologiche. Un’azione di questo tipo può avere effetti anche sulle grandi infrastrutture critiche, generando il timore di danni collaterali su reti energetiche, comunicazioni e servizi essenziali.
In tale contesto, si discute di un possibile uso di attacchi preventivi in ambito cyber, percepiti come strumenti difensivi ma accompagnati da interrogativi sul loro impatto sulla stabilità strategica e sul diritto internazionale.
Il contrasto alle manipolazioni dell’opinione pubblica
Una seconda direttrice riguarda le manipolazioni dell’opinione pubblica, che la NATO ritiene uno degli strumenti centrali della guerra ibrida russa. L’obiettivo è bloccare queste attività alla fonte, contrastando campagne di disinformazione, interferenze in processi elettorali e azioni volte a minare la coesione interna dei Paesi alleati.
Anche in questo ambito, gli strumenti di risposta vanno dalla comunicazione strategica al coordinamento tra servizi di intelligence e piattaforme digitali, per ridurre l’impatto di operazioni ostili sulla percezione pubblica del conflitto e sul sostegno all’Ucraina.
Le violazioni dello spazio aereo e la risposta militare
La terza direttrice riguarda le incursioni nello spazio aereo NATO. Finora, le opzioni discusse prevedono sia risposte una volta che i droni o altri velivoli sono già oltre lo spazio consentito, sia forme di prevenzione che impediscano a questi mezzi di entrare nel territorio dell’Alleanza.
L’attenzione si concentra su una maggiore integrazione dei sistemi di difesa aerea e su regole d’ingaggio più chiare per evitare escalation accidentali, mantenendo però la capacità di reagire prontamente a eventuali provocazioni russe lungo il fianco orientale della NATO.
Il piano di pace USA per l’Ucraina e gli equilibri NATO-Russia
Secondo i media internazionali, a seguito della visita a Londra del presidente ucraino Volodymyr Zelensky insieme ai presidenti francese, tedesco e inglese, l’Ucraina ha aggiornato il piano di pace preparato dall’inviato speciale USA Steve Witkoff e dal capo del fondo sovrano russo Kirill Dmitriev. Il piano, originariamente composto da 28 punti, sarebbe stato ridotto a 20 punti, dopo l’eliminazione di quelli considerati «anti-ucraini». Il piano rivisto sarà presentato all’Unione europea.
L’Europa continua intanto a confermare il suo sostegno all’Ucraina, ribadendo la validità delle proposte di finanziamento con l’obiettivo di «un’Ucraina forte, sul campo di battaglia e al tavolo dei negoziati. La sovranità dell’Ucraina deve essere rispettata. La sicurezza dell’Ucraina deve essere garantita, a lungo termine, come prima linea di difesa per la nostra Unione».
In questo quadro, le parole di Cavo Dragone e il dibattito interno alla NATO si intrecciano con i tentativi di definire un percorso di pace negoziata, mentre le dinamiche della guerra ibrida continuano a influenzare sia il campo militare sia quello diplomatico.







