Con l’entrata in vigore dell’AI Act i cittadini europei dovrebbero sentirsi più protetti a fronte del rischio di trovarsi a interagire, a loro insaputa e/o loro malgrado non con persone umane, ma con agenti di intelligenza artificiale. Infatti, l’articolo 50 dell’AI Act prevede, tra le altre cose, che i fornitori di sistemi di IA debbano garantire che i sistemi destinati a interagire direttamente con le persone fisiche siano progettati e sviluppati in modo tale che queste siano informate del fatto di stare interagendo con un sistema di IA, a meno che ciò non risulti evidente dal punto di vista di una persona fisica ragionevolmente informata, attenta e avveduta, tenendo conto delle circostanze e del contesto di utilizzo.
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L’iride come password: Worldcoin e le sfide etiche della “Proof of Personhood”
L’AI Act garantisce maggiore trasparenza nell’interazione con agenti IA, ma l’interpretazione del concetto di “persona fisica informata e avveduta” è cruciale. Worldcoin, che utilizza dati biometrici per la Proof of Personhood, è sotto scrutinio delle autorità europee per possibili violazioni del GDPR, sollevando preoccupazioni sulla privacy e l’uso dei dati
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