Il quadro geopolitico mondiale, già compromesso da tempo, preoccupa ancora di più l’Europa a seguito dei recenti avvistamenti di droni nei cieli nordeuropei, così come in quelli polacchi, che fanno alzare l’allerta su un possibile conflitto con la Russia.
Gli ultimi rilevamenti sono stati registrati sul Belgio, che si è visto costretto a chiudere momentaneamente gli aeroporti di Bruxelles e Liegi, e in prossimità delle basi militari e del porto di Aversa. Secondo il ministro della Difesa belga Theo Francken, potrebbe trattarsi di un’operazione di spionaggio. Dronlife ha riportato che in una delle basi militari belghe su cui sono volati i droni, quella di Kleine Brogel, si sono verificate due fasi di attività: la prima, in cui droni piccoli sembravano sondare le frequenze radio utilizzate dai servizi di sicurezza, la seconda, con droni più grandi, che hanno volato ad altitudini più alte. Da qui l’ipotesi di spionaggio.
Se Francken non si sbilancia sulla responsabilità di queste incursioni aeree, anche se la Russia sembra essere per lui un “sospettato plausibile”, il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ritiene che potrebbe esserci un collegamento con i negoziati dell’Unione europea sul trasferimento di beni russi congelati all’Ucraina, per la maggior parte sotto la supervisione del Belgio.
Indice degli argomenti
Le lacune del sistema di difesa anti-drone europeo
Le lacune della difesa aerea europea emergono in modo sempre più evidente, soprattutto di fronte all’evoluzione della guerra dei droni.
I paesi NATO sono ancora indietro nella difesa aerea, come hanno dimostrato, appunto, le recenti incursioni di droni russi in Polonia: oltre ad essere state affrontate facendo decollare jet multimilionari, finiti per schiantarsi nella campagna polacca, soprattutto perché non progettati per rispondere a una guerra di droni, queste incursioni erano anche solo una parte di quelle realmente avvenute, in quanto la maggior parte di esse non è stata rilevata.
Ci sono gravi lacune da colmare anche a livello dei sistemi radar, che a quanto pare non rilevano i droni lenti e a bassa quota realizzati in legno, fibra di vetro, plastica o polistirolo, ma solo i missili veloci in metallo. In più, ci sono anche altri ostacoli tecnologici, tra cui il tentativo di disturbare i droni e le comunicazioni nemiche senza interrompere le proprie.
I funzionari militari e della difesa dei paesi baltici Estonia, Lettonia e Lituania, membri della NATO e dell’UE confinanti con la Russia, hanno dichiarato all’Associated Press che la difesa dai droni richiede la risoluzione di una serie complessa di problemi tecnologici, finanziari e burocratici. L’Europa dovrebbe avere tecnologie più economiche e cicli di produzione e approvvigionamento più rapidi. Sebbene la Russia e l’Ucraina abbiano lanciato sempre più droni l’una contro l’altra, gli investimenti nei sistemi anti-drone sono stati minori.
Incidenti e incursioni di droni nello spazio aereo europeo
Gli incidenti registrati finora segnalano un quadro frammentato e preoccupante per la sicurezza dello spazio aereo europeo.
Diversi sono stati gli incidenti registrati negli ultimi mesi nello spazio aereo europeo.
Ad agosto, un drone ucraino, probabilmente deviato dalla sua rotta da un disturbo elettronico russo, è atterrato in un campo nel sud-est dell’Estonia, schiantandosi probabilmente perché l’esercito non è stato in grado di rilevarlo, come ha dichiarato il Generale e attuale Comandante delle Forze di Difesa Estoni Merilo.
Droni estoni, utilizzati per la sorveglianza e per impedire attraversamenti illegali delle frontiere, sono andati perduti a causa delle interferenze russe.
Droni deviati e interferenze elettroniche russe
Altri droni sono precipitati in Romania, Moldavia, Lituania e Lettonia e ci sono stati diversi avvistamenti di droni non identificati sopra strutture militari e aeroporti in Europa, tra cui Germania, Regno Unito, Norvegia e più di recente in Danimarca, con conseguente sospensione del traffico aereo all’aeroporto di Copenaghen. Dall’inizio dell’anno, gli avvistamenti di droni segnalati solo nei pressi delle basi militari della Gran Bretagna, secondo il ministro della Difesa britannico Vernon Coaker, sono stati ben 187.
La grande varietà di droni esistenti, da quelli utilizzati per gli attacchi a quelli esca, spesso usati da Mosca contro Kiev affinché quest’ultima esaurisca le proprie difese aeree, la già citata questione economica e i lunghi tempi di realizzazione rendono l’operazione europea sicuramente complessa. Secondo Merilo, sarebbe necessario un approccio multilivello che includa sensori, “guerra elettronica… ma anche piccoli missili a basso costo o droni d’attacco”.
Le risorse per un sistema anti-drone europeo condiviso
Le risorse anti-drone dell’Europa sono ancora in via di definizione, ma la direzione intrapresa è quella di una maggiore cooperazione tra Stati membri.
La protezione dello spazio aereo europeo dai droni russi sta diventando sempre più prioritaria, così come necessaria è la creazione di una barriera anti-droni lungo il confine orientale dell’UE, già proposta mesi fa da Estonia e Lituania, ma finora non ancora finanziata. L’Europa sta accelerando ora sulla collaborazione tra gli Stati membri e già Regno Unito, Francia e Germania hanno in programma di inviare personale e attrezzature per supportare il Belgio nel contrasto alle incursioni illecite di droni. BBC e RAF hanno parlato di dispiegamento delle unità speciali della Royal Air Force con tecnologie e addestramenti anti-drone.
Inoltre, il Regno Unito ha investito 40 milioni di sterline per sviluppare un sistema a onde radio ad alta frequenza, capace di interrompere o danneggiare componenti elettrici critici di sciami di droni. Questo sistema potrebbe favorire la protezione di aree sensibili europee da droni non identificati.
Nuove tecnologie anti-drone e cooperazione industriale
Le tecnologie anti-drone diventano il fulcro del futuro sistema di contrasto europeo, tra innovazione industriale e esigenze operative urgenti.
Secondo quanto riporta Intelligence online, nelle ultime settimane, alcuni dei Paesi che hanno avvistato droni sui propri cieli, Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia, hanno acquistato il sistema di rilevamento Hydra 300, progettato dallo specialista francese anti-drone Cerbair, e gli Stati baltici hanno espresso interesse nell’acquisirlo. Cerbair, fondata nel 2015, in collaborazione con Thales e CS Group, ha sviluppato il sistema anti-drone Parade utilizzato da Kiev e dalla DGA, azienda francese di appalti della difesa, che si basa sullo strumento di rilevamento dei droni Hydra 300, capace di analizzare lo spettro elettromagnetico utilizzando algoritmi di elaborazione dei segnali e di intelligenza artificiale. In più, la società francese Alta Ares dalla fine di ottobre ha avviato la produzione di massa di droni intercettori, testati in Ucraina.
Droni intercettori e barriera anti-drone sul fronte orientale
L’obiettivo di realizzare una barriera anti-drone sul fronte orientale della NATO si sta concretizzando sempre di più.
In questo quadro, il sistema anti-drone europeo punta a integrare sensori avanzati, capacità di guerra elettronica, droni intercettori e cooperazione industriale transnazionale, per colmare le attuali lacune e rispondere in modo più efficace alle incursioni di droni nello spazio aereo dell’Unione europea.










