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ECO, il GIS partecipativo che rigenera il territorio



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Con il progetto ECO, Terna usa il GIS partecipativo per mappare aree degradate e orientare la progettazione di nuove opere in spazi già compromessi, riducendo il consumo di suolo e favorendo una transizione energetica più sostenibile e condivisa

Pubblicato il 7 nov 2025

Roberto Cirrincione

Ricercatore Terna

Fabiana Grasso Brigato

Ricercatrice Terna

Giuseppe Luzzi

Ricercatore Terna

Alice Morandi

Ricercatrice Terna

Annunziata Visaggio

Ricercatrice Terna



progetto ECO (1) (1)

Il progetto ECO, sviluppato da Terna su tecnologia ESRI – storica software house statunitense di sistemi GIS e leader del settore – trasforma la geolocalizzazione in uno strumento concreto di tutela del territorio e di progettazione responsabile.

Attraverso due applicazioni GIS – desktop e mobile – che alimentano un geodatabase omogeneo e centralizzato, ECO consente di mappare e validare siti industriali dismessi, infrastrutture abbandonate e altre aree degradate in Italia.

Non è un semplice censimento: è un motore decisionale che, già dalle fasi preliminari di progettazione, orienta l’Esperto di Analisi Territoriali verso aree già compromesse in cui localizzare nuove opere – in primis stazioni elettriche – con l’obiettivo di ridurre il consumo di suolo, semplificare gli iter autorizzativi e limitare i conflitti sociali.

Con oltre 5.000 siti già raccolti e un workflow che abilita raccolta, validazione e consultazione dei dati GIS, la piattaforma – oggi aperta alla sola popolazione aziendale interna e predisposta per un’eventuale futura condivisione con stakeholder esterni – incarna un modello di cittadinanza partecipativa digitale. ECO è, in definitiva, una bussola per una transizione energetica che non sia solo tecnologica ed elettrica, ma anche culturale, paesaggistica e territoriale.

La rete come infrastruttura della transizione

Terna, nel suo ruolo di operatore nazionale di trasmissione e dispacciamento dell’energia elettrica, ha il compito di garantire il bilanciamento, la sicurezza e la continuità del servizio elettrico italiano.

Per assolvere questo compito, gestisce circa 75.000 km di linee elettriche ad alta e altissima tensione, 915 stazioni sul territorio nazionale e 30 interconnessioni con l’estero; inoltre cura la pianificazione degli interventi di sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) e le attività di realizzazione delle nuove opere.

In uno scenario energetico sempre più complesso, segnato dalla crescente integrazione delle fonti rinnovabili, è fondamentale adeguare e ampliare la rete di trasmissione nazionale in modo coerente con la transizione in atto.

I luoghi dell’abbandono come risorsa

Se osserviamo l’Italia dall’alto, i confini dei paesaggi sono una costellazione di tracce del passato: fabbriche spente lungo i fiumi, capannoni nati in fretta ai margini delle città, cave esaurite, stazioni ferroviarie dimenticate, caserme e piazzali inerti. Sono ferite ma anche depositi di potenziale.

Qui la natura ricuce, le comunità alternano curiosità e timore, ma anche una frustrazione profonda per l’abbandono che da anni segna questi luoghi, e la pianificazione fatica per mancanza di dati omogenei, affidabili e aggiornati, oltre che di iniziative e risorse continuative dedicate alla riqualificazione.

Il progetto ECO nasce con una volontà semplice e ambiziosa: raccogliere, ordinare e rendere utilizzabile il patrimonio informativo sui “luoghi dell’abbandono” (che nel gergo comune, in particolare quando trattasi di manufatti, vengono a volte indicati come Ecomostri) lungo lo Stivale. Non per “mappare e basta”, ma per cambiare le scelte: proporre, quando tecnicamente possibile, soluzioni di recupero in aree già compromesse, evitando di interessare aree dove non c’è ancora nulla.

Il suolo come risorsa non rinnovabile

Il suolo è una risorsa non rinnovabile su scala umana: si forma in secoli, si consuma in mesi. È anche un’infrastruttura naturale: sostiene l’agricoltura, regola l’acqua, ospita biodiversità, immagazzina carbonio, custodisce paesaggi identitari.

In Italia, secondo ISPRA, ogni giorno si impermeabilizzano ettari di suolo. Parallelamente, però, ampie superfici restano in abbandono: ex-aree produttive, cave dismesse, infrastrutture fuori esercizio, lotti residuali.

Il paradosso è evidente: consumiamo suolo nuovo mentre quello già compromesso fatica a entrare sistematicamente nelle scelte. Il quadro europeo è chiaro: con Green Deal e Strategia UE per la Biodiversità 2030, la Commissione immagina un’Europa a consumo netto di suolo zero entro il 2050.

È una soglia culturale prima ancora che normativa; ridurre il nuovo consumo di suolo significa spostare il baricentro verso rinnovo e riutilizzo. In questo scenario, i settori infrastrutturali – energia, mobilità, logistica, reti digitali – sono chiamati a fare da apripista. ECO risponde con un approccio concreto: rendere visibili e comparabili le alternative che puntano alla rigenerazione.

La sfida dei dati e della partecipazione

Per un Esperto di Analisi Territoriali in un’azienda che realizza grandi infrastrutture energetiche, la ricerca di aree degradate e abbandonate pone alcune criticità da superare:

  • Informazioni frammentate, archiviate con criteri diversi tra Regioni, Province e Comuni, talvolta integrate da fonti non ufficiali;
  • Formati non interoperabili, metadati assenti o aggiornamenti saltuari;
  • Tempi lunghi nella ricerca preliminare, con rischio di scelte subottimali.

In parallelo, per una grande azienda, è strategico investire nella partecipazione e nella trasparenza già dalle prime fasi di localizzazione e progettazione.

Le grandi opere si misurano anche sul grado di accettabilità che sanno costruire: offrire alternative motivate – spiegando perché un’area dismessa può essere preferita a un terreno agricolo – aiuta a ridurre il conflitto.

Le direttive europee e nazionali sulla partecipazione pubblica (fra cui la Direttiva 2003/35/CE) impongono il coinvolgimento attivo della popolazione nelle decisioni che incidono su ambiente e territorio. In letteratura, tale approccio è considerato decisivo per scelte più eque, sostenibili e condivise (Healey, 1997; Innes & Booher, 2004). Questo vale in particolare per le opere energetiche, la cui accettabilità dipende sempre più dalla qualità e dalla trasparenza del processo.

Rigenerare prima di costruire

La realizzazione di una nuova linea o stazione elettrica comporta iter autorizzativi complessi e una fase progettuale in cui la scelta del tracciato e delle localizzazioni è cruciale per minimizzare impatti ambientali, paesaggistici e sociali.

Identificare aree già compromesse in cui collocare nuove infrastrutture – ove tecnicamente idonee – può ridurre tempi, costi e potenziali conflitti. Tuttavia, la mancanza di una mappatura sistematica e condivisa ha spesso ostacolato un riutilizzo efficace di tali aree. Ogni territorio ha sviluppato archivi propri, senza un’integrazione nazionale e con strumenti eterogenei che faticano a restituire lo stato e il potenziale di riuso in tempo reale.

Le problematiche principali riguardano quindi affidabilità e accessibilità del dato: spesso lacunoso, obsoleto, non validato, non digitalizzato o frammentario, e limitato ad ambiti ristretti privi di una visione d’insieme.

ECO, dal concept alla piattaforma operativa

La necessità di ridurre il consumo di suolo, rigenerare le aree dismesse e coinvolgere il territorio è all’origine del progetto ECO (“mostrami”).

Nasce nel programma di corporate intrapreneurship “Terna Ideas”, promosso dalla struttura di Innovazione, che ogni anno attiva la creatività delle persone in azienda. Un team multidisciplinare (Innovazione, Analisi Territoriali e Presidi Tematici, Tecnologie e Sistemi di Processo) avvia un Proof of Concept su ArcGIS Online: primi layer, tassonomia condivisa, flusso di validazione e consultazione.

Il PoC funziona. Con il supporto del partner di sviluppo (Minsait – Indra Italia) la soluzione diventa una suite WebGIS composta da app desktop per analisi e pianificazione e app mobile per la raccolta in campo.

Obiettivo strategico centrato da subito: prima ancora di estendere l’uso a tutte le squadre operative, aggregando la banca dati cartografica aziendale e collezionando dati open da geoportali regionali e provinciali (oltre a segnalazioni “unofficial”), ECO costruisce un dataset omogeneo a scala nazionale che Terna può utilizzare subito nelle fasi preliminari di progettazione, per cercare aree già compromesse idonee a progetti di stazione.

È un cambio di prospettiva: la semplice raccolta strutturata di dati disponibili diventa un’azione quick-win e attivatore di decisioni migliori.

Come funziona lo strumento: dal dato alla decisione

Il workflow è riassunto in tre passaggi.

  • Raccolta dati (“mostrami”)
    1. Caricamento massivo da Geoportali regionali/provinciali, piani paesaggistici, elenchi siti in bonifica, archivi tematici;
    1. Applicazione Desktop: aggiunta segnalazioni con foto, note, perimetri;
    1. Dal campo: colleghi operativi con app mobile (anche offline), foto geolocalizzate, note, perimetri.
  • Validazione
    • Controlli automatici: deduplica, coordinate e sistemi di riferimento;
    • Controlli umani: i validatori verificano l’esistenza dei beni (anche con sopralluoghi mirati) e attribuiscono un livello di idoneità al possibile riuso infrastrutturale.
  • Consultazione
    • Il layer validato è esposto ai progettisti: filtri per categoria (cave, infrastrutture dismesse, ecc.), superficie, prossimità a linee/stazioni;
    • Esportazione dati censiti in KMZ/Shapefile per integrazione con strumenti CAD/GIS.

Tassonomia e metadati

La tassonomia ECO (necessariamente semplificata) distingue, tra le seguenti categorie di detrattori:

Infrastrutture a rete (stradali, ferroviarie, telecomunicazioni) abbandonate;

Aree estrattive a cielo aperto (es. cave) abbandonate;

Aree o siti industriali/produttivi dismessi o parzialmente dismessi;

Aree o manufatti di altro tipo (specificare in nota).

Per ciascuna segnalazione sono registrati anche il contesto (urbano, agrario/rurale, costiero, fluviale/lacustre, industriale, montano, altro), la scala di degrado (deterioramento basso/medio/alto) e la localizzazione (Regione, Comune, indirizzo, coordinate, geometria).

Il database è strutturato in campi chiari per garantire leggibilità e omogeneità: id, coordinate, estensione, proprietà (se nota), stato d’uso, criticità ambientali, vincoli, potenziali destinazioni, livello di confidenza, data ultima verifica.

Tutti questi aspetti vengono rappresentati nella scheda del detrattore.

Figura 1: Scheda detrattore censito nel sistema ECO

Profili utente e governance dell’accesso

Il flusso operativo, necessario per inserire un’area degradata nell’archivio ECO, prevede diverse fasi e azioni svolte da utenze con diversi profili.

L’accesso all’applicativo è regolato da un sistema di profilazione che si sviluppa con i seguenti livelli, differenziati tra utenti interni (Dipendenti Terna) e utenti esterni (Enti, associazioni, cittadini, etc.):

    Di seguito uno schema esemplificativo del flusso che parte dalla creazione di una segnalazione, passando per sua analisi e validazione, fino ad arrivare alla corretta registrazione nell’archivio.

    Architettura dell’applicativo:

    • Frontend: Angular (con NodeJS a supporto) per interfacce reattive, mappe fluide, moduli di editing con allegati multimediali.
    • Backend: Java/Spring Boot, API sicure, workflow di validazione, audit log (chi fa cosa e quando).
    • DBMS: Oracle con estensioni spaziali, indici geospaziali, versioning.
    • GIS Services: ESRI Portal for ArcGIS (Enterprise) e ArcGIS Online per pubblicazione e sicurezza multilivello.
    • DevOps: componenti in POD, monitoraggio, log centralizzato, aggiornamenti continui senza interruzioni.

    Questa architettura garantisce velocità d’uso, affidabilità del dato, scalabilità e interoperabilità con strumenti CAD/GIS già in uso e – a tendere – con eventuali partner e istituzioni esterni.

    La base dati risiede su DB Oracle; i servizi cartografici sono pubblicati su Portal for ArcGIS e ArcGIS Online. Lo schema online privilegia la raccolta e gestione delle segnalazioni (ed abilita un eventuale futuro accesso e utilizzo da parte di esterni); lo schema enterprise interno abilita invece l’uso dei dati nei principali software aziendali CAD/GIS/BIM in progettazione.

    Figura 2: Architettura dell’applicativo

    Un caso reale di applicazione

    Per i progetti strategici “Hypergrid” del Piano di Sviluppo 2023, che prevedono il rifacimento di collegamenti in Corrente Continua (HVDC), sono previste nuove Stazioni di Conversione HVDC/HVAC per l’innesto sulla rete esistente. Nelle attività di localizzazione iniziale di alcune di queste stazioni, il database ECO è risultato utile a individuare alternative: nel caso della stazione a sud di Milano per Hypergrid Milano-Montalto (progetto in stato finale della Consultazione Pubblica), sono emerse aree industriali abbandonate che hanno ottenuto un riscontro favorevole dalla Regione e sono oggi in studio per verificarne la fattibilità tecnica e l’autorizzabilità.

    ECO come progetto culturale

    I progetti vivono nelle persone. ECO nasce con lo spirito di diffondere una cultura partecipativa che generi valore aziendale e impatto positivo sulle scelte di progettazione.

    Attualmente l’applicativo è aperto alla sola popolazione aziendale ma la piattaforma è predisposta per l’eventuale apertura a utenti esterni con ruoli e regole chiare.

    Dopo le prime sperimentazioni, una sintesi pragmatica: ogni volta che un progetto intercetta segnalazioni presenti su ECO, il database si dimostra un valido supporto per ricercare luoghi (aree, spazi) e infrastrutture abbandonate da riqualificare.

    Una bussola per una transizione matura

    ECO è più di una mappa: è un modo di progettare – partecipato, misurabile, rigenerativo. Nell’epoca della transizione energetica, ricorda che l’energia ha un luogo (una stazione elettrica, ad esempio) e che quel luogo va scelto con cura. Ogni punto su ECO è una storia possibile: una cicatrice che può diventare riparo, una struttura che può tornare in funzione, un vuoto che può diventare valore condiviso.

    Se la transizione è anche culturale, ECO è una lezione di geografia applicata: ci insegna a guardare il territorio, a chiederci dove sia più giusto intervenire e a mostrare, con dati e rispetto, che sviluppo e paesaggio possono convivere.

    L’archivio delle aree degradate è stato integrato nei processi di progettazione con le “aree di attrazione”, che aiutano a selezionare soluzioni in aree già compromesse, risparmiando suolo vergine e favorendo una maggiore accettabilità da parte delle comunità. Non sempre ciò è possibile – per spazi inadeguati, pendenze, criticità ambientali – ma l’uso del sistema cambia il lessico aziendale: non più “dove costa meno costruire”, ma “dove costa meno al territorio”.

    ECO si inserisce nel paradigma della progettazione partecipata, che valorizza conoscenze diffuse e collaborazione multi-attore, su cui Terna investe da anni con altre iniziative digitali (ad es. App di Consultazione Pubblica, Portale digitale Te.R.R.A.). Non si tratta solo di raccogliere dati, ma di costruire una narrazione condivisa del territorio, in cui la voce dei cittadini entra nel processo pianificatorio e progettuale.

    Riferimenti essenziali

    https://www.terna.it/it/chi-siamo.

    Commissione Europea (2013). Soil Sealing Guidelines. DG Environment.

    Commissione Europea (2020). Strategia per la Biodiversità 2030.

    ISPRA (2023). Rapporto sul consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici.

    United Nations (2015). Sustainable Development Goals (SDGs).

    Healey, P. (1997). Collaborative Planning: Shaping Places in Fragmented Societies. London: Macmillan.

    Innes, J. E., & Booher, D. E. (2004). Reframing public participation: Strategies for the 21st century. Planning Theory & Practice.

    Consiglio d’Europa (2000). Convenzione Europea del Paesaggio, Firenze.

    Direttiva 2003/35/CE – Partecipazione del pubblico nell’elaborazione di piani e programmi.

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