AGENDA DIGITALE EUROPEA

Il travagliato cammino della crescita digitale in UE

La società europea non sta sfruttando pienamente le opportunità del digitale, almeno come comunità unica. Gli sviluppi sono spesso confinati nei singoli Paesi e le direttive e le raccomandazioni europee rischiano di non produrre lo sviluppo atteso

Pubblicato il 29 Apr 2014

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Il settimo pilastro dell’Agenda Digitale Europea si focalizza sui benefici basati sulle opportunità dell’ICT nella società europea. È quindi evidentemente un pilastro che si muove su azioni in continuo divenire proprio perché i modelli di riferimento delle tecnologie ICT applicate ai diversi contesti socio-economici sono soggetti a continua evoluzione.

Non è un caso che, su questo tema, elevato è stato l’impatto della revisione effettuata nel 2012 sull’Agenda Digitale Europea, con l’inserimento di tre nuove azioni, tra cui quella diretta a includere le iniziative sulle smart city e sulle smart community.

Obiettivo specifico della Commissione Europea è favorire la diffusione capillare e la messa in pratica delle enormi potenzialità delle tecnologie digitali, così da migliorare la qualità della vita della società europea, soprattutto intervenendo sul tema del consumo energetico, della mobilità intelligente, della vita degli anziani, dei servizi sanitari e in generale dei servizi pubblici, oltre che promuovere la digitalizzazione del patrimonio culturale europeo e il suo più ampio utilizzo da parte della popolazione.

Anche in quest’area è però evidente la debolezza del coordinamento europeo, come abbiamo rilevato su altre aree dell’Agenda Digitale Europea trattate in precedenti analisi. Sostanzialmente l’azione della Commissione Europea ottiene risultati fin quando sono da emanare linee guida, raccomandazioni o direttive che fissano elementi comuni per l’azione degli Stati Membri. Inizia a essere meno efficace quando l’azione centrale di coordinamento richiede fondi specifici (vedi ad esempio il caso dei servizi della “Connecting Europe Facility” dove a fronte di una richiesta di 9 bilioni di euro ne è stato stanziato uno solo dal Parlamento Europeo) e quasi del tutto imprevedibile lì dove si richiede l’adozione da parte degli Stati Membri nelle proprie normative e regolamentazioni, oltre che la conseguente la messa in atto. Soprattutto se il tema in esame confligge con l’interesse competitivo tra gli Stati, come nel caso dell’azione 91 dell’Agenda Digitale Europea, relativa alle specifiche per le attività di eCommerce crossfrontaliere, che dalla dashboard sullo stato delle azioni vede inadempiente larga parte degli Stati.

Ed è così che nessuna delle azioni assegnate agli Stati membri è stata completata nella sua totalità nei tempi previsti e molte azioni sono in ritardo rispetto alle scadenze fissate.

Lo stato di avanzamento delle azioni dell’Agenda Digitale Europea

La Commissione Europea ha svolto un ruolo di stimolo e di spinta su tutte le aree toccate da questo pilastro. In particolare:

  • Nel campo dell’efficienza energetica, il 2012 è stato un anno importante, perché ha visto l’adozione di una Direttiva specifica (2012/27/EU) che tra l’altro attribuisce un ruolo fondamentale al settore pubblico sul miglioramento dell’efficienza energetica, anche attraverso misure di procurement pubblico rispetto ai prodotti e ai servizi energetici, che si aggiungono ai criteri del Green Public Procurement rispetto alle modalità di valutazione di costi dell’illuminazione (non più basati sul costo di acquisto ma sul costo su ciclo di vita completo).
  • Nel campo dei Trasporti intelligenti, un importante passo è stato compiuto nel 2012 con il lancio della Smart Cities and Communities European Innovation Partnership (SCC), che può avere un ruolo di stimolo sul fronte della commercializzazione di soluzioni innovative ed economiche per le esigenze di trasporto ed energia urbana;
  • Nel campo dei servizi sanitari (e-Health) da Novembre 2013 sono disponibili delle linee guida finalizzate a favorire la continuità della cura nello spazio europeo e quindi lo scambio crossfrontaliero dei dati sui pazienti (il nostro fascicolo sanitario elettronico), definendo standard di interoperabilità tra sistemi, poiché si riconosce il diritto di cura crossfrontaliera da parte dei pazienti.
  • Per quanto riguarda il patrimonio culturale, l’azione della Commissione è diretta, come attesta il documento strategico del 2012, verso una promozione dei settori culturali e creativi attraverso una integrazione delle politiche in ambito di cultura, educazione, industria, affari economici, turismo, sviluppo urbano e regionale, pianificazione territoriale. Sempre in quest’ambito è anche la nuova Raccomandazione, adottata a febbraio 2014, sui film europei “nell’era digitale” che affronta i temi dei nuovi modelli di distribuzione online, di gestione e fruibilità del patrimonio cinematografico (interessante sul sito dell’agenda digitale europea l’assenza dei questionari di diversi Paesi richiesti a novembre 2013 sullo stato di attuazione della Raccomandazione del 2005 e il questionario compilato ad esempio dall’Italia, da cui emerge che non è ancora stato fatto nulla né per l’alfabetizzazione mediale della popolazione né per “sfruttare le opportunità del digitale” – vedi risposte alle domande delle tabelle 7 e 10).
  • Per quanto riguarda il miglioramento dell’efficienza nella Pubblica Amministrazione, la Commissione Europea ha spinto, con la sua strategia “e-Commission 2012-2015” sulla trasparenza e sull’eliminazione delle barriere digitali tra le amministrazioni pubbliche, sulla base dei principi dell’apertura (openness) e della riusabilità. Il problema principale è però che le direttive in quest’ambito facilitano la trasmissione delle informazioni su richiesta, il che non è naturalmente allineato con le esigenze di apertura dei dati, che è l’approccio auspicato dalla Commissione. La modernizzazione delle pubbliche amministrazioni è valutata dalla Commissione una delle cinque priorità del biennio 2014-2015 ed è chiave la digitalizzazione interoperabile. La Commissione ha così definito un’azione specifica, relativa alla CEF (Connection European Facility) ma ottenendo dal Parlamento Europeo (con l’adozione di marzo 2014) un finanziamento pari a un nono di quanto richiesto e quindi riducendo le proprie ambizioni allo sviluppo di alcuni servizi infrastrutturali digitali basilari.
  • Un punto chiave della politica europea è la definizione dei servizi pubblici essenziali, da garantire sullo spazio europeo. Su questo fronte (è la nuova azione 110 definita nella revisione dell’Agenda Digitale Europea 2012) è stato anche avviato il Progetto Pilota e-SENS (Electronic Simple European Networked Services) che ha anche l’obiettivo di facilitare la realizzazione di servizi digitali pubblici crossfrontalieri, in un’ottica di “amministrazione digitale by default”, che ha anche importanti ricadute sul fronte dello sviluppo dei servizi e dell’occupazione, poiché le PA diventano driver di innovazione.

Infine, un’azione di grande innovazione è quella che riguarda l’area delle Smart Cities and Communities, in cui la Commissione si è fatta promotrice di una Partnership (la European Innovation Partnership on Smart Cities and Communities -EIP-SCC), che vuole coinvolgere città, imprese e cittadini nel miglioramento della qualità della vita urbana attraverso l’adozione di soluzioni integrate e sostenibili, facendo sì che sulla base di modelli condivisi la collaborazione porti allo stesso tempo ad accelerare le innovazioni riducendone i costi. Le direttrici del cambiamento sono l’innovazione applicata nelle situazioni concrete, una migliore pianificazione, un approccio più partecipativo, una più alta efficienza energetica, migliori soluzioni di trasporto, un uso intelligente delle ICT. Questi principi sono stati razionalizzati prima in un Piano di Implementazione Strategico e pochi mesi fa nel Piano di Implementazione Operativo. Mentre il Piano strategico si focalizza su tre aree verticali (mobilità urbana sostenibile, ambienti e distretti sostenibili, infrastrutture e processi integrati dal punto di vista energetico, ICT e dei trasporti), il piano operativo identifica le potenziali azioni su 11 priorità, tra cui la definizione e l’utilizzo di indicatori, lo sviluppo sostenibile, l’utilizzo di architetture integrate, la pianificazione e la gestione integrate, l’utilizzo e la diffusione dell’open data, la condivisione della conoscenza.

La posizione dell’Italia

Analizzando gli indicatori dello Scoreboard dell’Agenda Digitale Europea relativi a questo pilastro si rilevano alcuni aspetti significativi:

  • la distanza molto rilevante tra l’elevata disponibilità dei servizi base di eGovernment, sia verso le imprese sia verso i cittadini (100%), e il loro uso, sempre inferiore alla media europea, e in alcuni casi (ad esempio l’uso dei servizi di eGovernment da parte dei cittadini – 20,6%- e delle PMI – 56% con la compilazione di moduli), tra i più bassi tra i Paesi Europei;
  • la diffusione della sanità elettronica, in generale poco inferiore alla media europea, con ritardi però sensibili nei confronti dei Paesi più avanzati, come Danimarca, Regno Unito, Paesi Bassi, Svezia, Finlandia. Su questo fronte l’obbligo della prescrizione elettronica e l’introduzione del fascicolo sanitario elettronico dovrebbe portare, se supportati da un adeguato accompagnamento, ad un sensibile miglioramento.

Nel campo energetico e dei trasporti intelligenti l’Italia si misura con normative molto innovative (che permettono di non essere inclusi tra i Paesi inadempienti) e applicazioni ancora parziali, mentre sul fronte delle Smart City è appena partito il Tavolo di Coordinamento che dovrebbe consentire di razionalizzare e coordinare gli interventi, oggi disordinati, disomogenei e alla ricerca di un modello unificante, spesso guidati dalla tecnologia e dai vendor.

Ma per sfruttare appieno le opportunità del digitale occorrono almeno due ingredienti fondamentali, che ancora non si manifestano in modo adeguato:

  • una politica industriale che indirizzi con determinazione e coerenza i settori di sviluppo per la crescita digitale, sapendo che è decisivo l’innesco di un circolo virtuoso tra domanda e offerta, tra spinta del settore pubblico, innovatività delle imprese e sviluppo delle competenze;
  • un chiaro e costante committment politico, che garantisca una governance efficace e che consenta politiche organiche e correlate su tutti gli aspetti dell’innovazione.

Su questi punti l’auspicio è che il governo dia rapidamente risposte efficaci ed esaurienti.

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