L’innovazione delle città passa da questi punti: ecco una proposta per i neo-sindaci

L’innovazione delle città richiede un quadro organico di approccio ai diversi temi, dall’open government ai servizi, dalle competenze alla smart city. Ecco alcuni spunti di riflessione per le nuove giunte (e non solo)

Pubblicato il 04 Lug 2016

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Dopo due settimane dai ballottaggi nelle città, e analizzando le scelte che si stanno compiendo sul fronte delle composizioni delle giunte, mi sembra si confermino le linee di tendenza, nell’ambito dei temi dell’innovazione e del digitale, che già erano presenti nei programmi dei candidati e che erano purtroppo scomparse nei confronti televisivi e nel dibattito, in generale, sui mass media. Linee di tendenza che pongono finalmente questi temi come rilevanti e anche cruciali per le politiche e la programmazione locale.

E non è un caso che questo si verifichi in un periodo in cui diventa sempre più stringente, per le amministrazioni locali, la necessità di correlare il proprio piano di sviluppo con i programmi nazionali individuati nella Strategia per la Crescita Digitale (primi tra tutti Spid, ANPR e PagoPa) e in ambito europeo e internazionale diventa sempre più pressante la spinta per rendere centrale il tema dell’open government. Esempi sono il manifesto appena posto in consultazione sul “Citizen Engagement” da parte dell’European Innovation Partnership on Smart Cities and Communities (EIP-SCC) e anche l’iniziativa dell’Open Government Partnership per lo sviluppo di piani di azione sull’open government a livello locale.

Grazie a questo contesto, e alla disponibilità di esperienze con cui confrontarsi, di reti di città con cui rapportarsi per affrontare i temi più complessi, ci si aspetta che il tema dell’innovazione e del digitale, come anche auspicato da iniziative della società civile come “Digitale in comune”, esca dalla nicchia dei tecnici e degli specialisti ICT e diventi base per il ripensamento della macchina amministrativa, con un approccio organico e profondo, programmatico e sistemico.

Certamente gli argomenti sono complessi, ma credo sia possibile e utile individuare alcuni spunti essenziali per questa trasformazione, forse anche linee di indirizzo per i programmi operativi locali.

Eccone alcuni, aggregati secondo le aree dello schema di analisi adottato per i programmi dei candidati a sindaco:

  • Open Government;
  • Competenze digitali, uno degli elementi cruciali e di solito poco curato;
  • Sviluppo e integrazione digitale nei settori economici;
  • Servizi Digitali;
  • Connettività;
  • Smart City.

Open Government

Nessuna amministrazione sembra oggi mettere in discussione la rilevanza dei temi della trasparenza, supportata dai dati aperti, della partecipazione e della collaborazione, della necessità di dar conto, in corso d’opera, delle proprie decisioni e dei risultati raggiunti (accountability).

Sul principio. La sfida reale, e però dirimente, è rendere l’open government schema di approccio dell’amministrazione, lente sulla base del quale si modula il metodo di governo, il rapporto con gli stakeholder, il coinvolgimento della popolazione. E quindi non elemento accessorio, settore di azione, ma modello che definisce la struttura stessa dell’identità dell’amministrazione.

Perché è questo che rende possibile mettere a sistema la partecipazione. Così come l’approccio a cui tendere per il tema della trasparenza è quello “by design”, sia nel campo specifico della privacy, sia sul fronte degli open data, della trasparenza degli atti amministrativi, dell’apertura dei dati dei progetti e degli appalti, utilizzando le esperienze già consolidate in ambito europeo. Un approccio nativo, che parte dal ripensamento dei processi organizzativi, e rende la trasparenza e l’apertura naturali e sostenibili, elementi di forza e identitari dell’amministrazione.

Competenze digitali

L’opportunità del digitale si può cogliere soltanto se sono presenti competenze diffuse nella popolazione e specialistiche e di e-leadership nelle organizzazioni e prima di tutto nell’amministrazione. Solo così si può attivare un circolo virtuoso che consente partecipazione attiva e collaborazione insieme a sviluppo e migliore qualità della vita. E d’altra parte, il rischio da evitare, perdurando le attuali gravi carenze sulle competenze digitali, è di uno sviluppo digitale che non migliora o addirittura peggiora le condizioni della popolazione, in termini di partecipazione democratica, di esercizio di cittadinanza, di costi dei servizi.

Per questa ragione il tema delle competenze è cruciale per qualsiasi politica di sviluppo e una delle infrastrutture fondamentali. E quindi le amministrazioni devono farsene carico in modo strutturale, con iniziative e presìdi permanenti. Ed è questo il campo dove le esperienze non mancano, ma la politica non sempre è sembrata consapevole (e i risultati si vedono), e anche dai programmi delle ultime elezioni non si è visto il salto di qualità auspicato.

Servizi Digitali

La situazione tra le città è molto diversificata, con livelli di maturità anche rilevanti. Ma i temi che si possono suggerire da tenere in particolare attenzione sono in gran parte comuni:

  • i servizi digitali si realizzano per essere fruiti, per cui è indispensabile, sempre, il coinvolgimento (living lab, co-progettazione, co-produzione) di chi dovrà utilizzarli;
  • la digitalizzazione dei servizi, soprattutto nel contesto dei dati e delle API aperte, rende necessario, sempre, partire dal ripensamento dei processi e dei ruoli dei diversi attori;
  • la logica di riferimento è quella definita dal modello strategico per l’IT delle PA, di cui la declinazione locale è in corso di definizione ed evoluzione. Alle amministrazioni locali si richiede di essere protagoniste di questo percorso, stimolando chi lo coordina, e anche individuando e proponendo soluzioni ai problemi che naturalmente si incontrano. Uno dei programmi in cui questo approccio è importante sia chiaramente visibile è Spid.

Connettività

La connettività in banda ultralarga è una condizione indispensabile per tutte le opportunità di miglioramento della qualità della vita abilitate dalle tecnologie, dalla scuola al turismo, dai servizi allo sviluppo delle imprese. E quindi ci si aspetta sia un cruccio dell’amministrazione, naturalmente in correlazione con le regioni e l’amministrazione centrale. È bene preoccuparsi della diffusione del wifi nei siti pubblici, ma il presidio del tema della connettività (e della rapidità della copertura totale almeno a 30Mbps) dovrebbe essere una delle attenzioni maggiori di questi mesi e di questi anni.

Sviluppo e integrazione digitale nei settori economici

L’amministrazione è chiamata, nel suo ambito, alla definizione di una politica industriale del territorio, individuando i settori strategici sui quali realizzare specifiche azioni di abilitazione.

In generale, però, ci si aspetta che sia in grado di stimolare creatività e proattività, fornendo spazi e servizi di supporto, la costituzione di luoghi di progettazione innovativa (fablab, innanzitutto), ma, ancor di più, la costruzione delle condizioni per lo sviluppo di ecosistemi che connettano università, ricerca, imprese. In molti programmi questo approccio era presente, e ci si aspetta che siano declinati in azioni operative.

Smart City

Infine, smart city, che in Italia inizia ad essere desueto ma solo perché è stato concepito e diffuso nel suo concetto degradato di installazione di dispositivi tecnologici (lampioni, telecamere) o settorializzato sul tema (importante) dell’inquinamento. E invece è utile ripartire dal contesto europeo e dai primi passi del Vademecum Anci di qualche anno fa, e quindi dalla sua definizione più ampia che include i temi della mobilità, dell’ambiente, del governo del territorio, dello sviluppo delle pratiche di condivisione. Smart City come modello per il miglioramento della qualità della vita della popolazione, tema trasversale a tutte le aree dell’amministrazione e che più di ogni altro consente di disegnare la visione della città. E quindi da pensare probabilmente come la trama di connessione di tutti gli interventi che si attuano sul territorio.

Sarebbe utile che i programmi di mandato delle amministrazioni si confrontassero con questi temi per indicare la linea strategica scelta e, sulla base della consapevolezza della strategicità dell’innovazione e del digitale, trasformarla in programmi operativi, a partire dalle scelte organizzative. Perché innovazione è cambiamento realizzato, concreto, tangibile.

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