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Cloud computing in sanità: dati sempre accessibili per cure migliori



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La migrazione dei dati sanitari verso infrastrutture cloud migliora l’accessibilità delle informazioni cliniche e l’efficienza dei processi. I casi in Italia e all’estero dimostrano l’impatto positivo sulla qualità delle cure

Pubblicato il 21 mag 2025

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza



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Negli ultimi anni ci siamo abituati a prenotare visite online, ricevere i risultati degli esami direttamente sul nostro smartphone e, persino, a parlare con il nostro medico di fiducia mediante una semplice videochiamata.

Cloud Computing in Healthcare: The Pros and Cons

Dietro le quinte di questo “facile approccio” alla sanità, però, c’è una tecnologia che lavora silenziosamente per rendere il nostro sistema sanitario più veloce, efficiente e – perché no – anche più umano. Si chiama cloud computing.

Può sembrare un termine tecnico, ma il concetto è semplice: significa spostare i dati – come le cartelle cliniche o i risultati degli esami – da computer fisici a server accessibili via internet. In altre parole, le informazioni non “vivono” più in un cassetto o in un computer dell’ospedale, ma in una “nuvola” digitale, sempre a portata di mano.

Il cloud computing nella sanità digitale

Il cloud computing è un modello tecnologico che consente di archiviare, gestire ed elaborare dati ed applicazioni attraverso Internet, anziché su computer o server fisici locali.

Per fare un paragone, è come spostare i propri documenti da una chiavetta Usb a un servizio online come Google Drive o Dropbox. I dati non sono più salvati “in casa”, ma su server remoti, accessibili ovunque e in qualsiasi momento.

Nel contesto sanitario, questo significa che cartelle cliniche, esami, immagini diagnostiche (come radiografie o TAC), ricette elettroniche e persino sistemi di monitoraggio dei pazienti possono essere ospitati in ambienti cloud, permettendo una gestione più agile, sicura e integrata delle informazioni.

Il cloud si divide in tre principali categorie di servizi:

  • IaaS (Infrastructure as a Service), che fornisce risorse hardware (server, storage, reti) su richiesta, come se fossero “a noleggio” (per esempio, Amazon Web Services, AWS, e Microsoft Azure, molto utilizzati in sanità);
  • PaaS (Platform as a Service), che offre piattaforme complete per lo sviluppo e la gestione di applicazioni (per esempio, Google Cloud Healthcare API e Microsoft Azure Health Data Services);
  • SaaS (Software as a Service), che permette di utilizzare software applicativi via web (per esempio, un gestionale per studi medici).

In sanità, il modello SaaS è il più utilizzato, poiché consente di accedere a software clinici ed amministrativi da qualsiasi dispositivo connesso a Internet, senza doverli installare o aggiornare manualmente.

Le opportunità del cloud computing in sanità

Il mondo della sanità è in continua evoluzione. Ogni giorno, ospedali, ambulatori e medici generano una quantità enorme di dati: cartelle cliniche, esami diagnostici, immagini mediche, terapie, prescrizioni, dati anagrafici e amministrativi.

Tutte queste informazioni, fondamentali per la cura del paziente, devono essere archiviate, aggiornate, condivise e consultate in tempi rapidi e in modo sicuro. E qui entra in gioco il cloud computing.

Uno dei principali vantaggi del cloud è l’accessibilità. Grazie alla possibilità di accedere ai dati via internet, un medico può consultare le informazioni di un paziente anche se non si trova fisicamente nella stessa struttura. Questo è particolarmente utile in contesti di emergenza, in zone rurali o in caso di trasferimento tra ospedali.

I pazienti, dal canto loro, possono seguire la propria storia clinica in autonomia, avere sotto controllo i referti, le terapie e le visite programmate, senza dover ogni volta richiedere copie cartacee o attendere tempi lunghi.

Il cloud è anche sinonimo di efficienza operativa. Automatizza molti processi burocratici, riduce la dipendenza dalla documentazione cartacea e diminuisce il rischio di errori dovuti alla duplicazione o alla perdita di dati.

Le strutture sanitarie possono inoltre risparmiare risorse: non è più necessario mantenere server fisici interni costosi o aggiornare continuamente software installati localmente.

Tutto viene gestito in modo centralizzato e scalabile: si può, ossia, ampliare la capacità di archiviazione o aumentare la potenza di calcolo secondo le necessità, senza dover rivoluzionare l’infrastruttura.

Collaborazione, condivisione ed apertura di nuove frontiere in sanità

Un altro aspetto cruciale è la possibilità di collaborazione e condivisione. Con il cloud, specialisti che operano in città o regioni diverse possono lavorare sugli stessi dati clinici in tempo reale, confrontarsi su diagnosi e terapie, oppure coordinarsi per la gestione di pazienti con patologie complesse.

È una forma di “rete clinica” che favorisce la continuità assistenziale e migliora la qualità delle cure.

Il cloud è anche la base per l’implementazione di nuove frontiere della medicina, come la telemedicina, il monitoraggio da remoto e l’Intelligenza Artificiale applicata alla salute.

Grazie alla possibilità di raccogliere ed elaborare grandi quantità di dati (i cosiddetti Big data), diventa possibile sviluppare sistemi in grado di individuare precocemente segnali di allarme, personalizzare i trattamenti sulla base delle caratteristiche genetiche del paziente oppure prevedere l’evoluzione di una malattia cronica.

Le sfide

Per quanto promettente, però, il passaggio al cloud nel settore sanitario non è privo di ostacoli.
Come spesso accade con le tecnologie in continua evoluzione, i benefici vanno di pari passo con alcune sfide – tecniche, culturali e organizzative – che devono essere affrontate con attenzione e lungimiranza (in primis, dal management delle strutture sanitarie).

La protezione dei dati sanitari

Uno dei punti più delicati riguarda la protezione dei dati sanitari personali “sensibili”, che nel Regolamento (UE) 2016/679 (Gdpr) attengono alle categorie particolari (tra le quali vi sono i dati relativi alla salute).

Si tratta di informazioni estremamente sensibili, che riguardano la salute, la vita e le abitudini di milioni di persone. Per questo, è fondamentale che i sistemi cloud rispettino standard elevatissimi di sicurezza informatica. Devono essere garantiti l’accesso controllato (solo a personale autorizzato), la crittografia dei dati (sia durante la trasmissione che nell’archiviazione), e meccanismi di backup e ripristino rapidi in caso di guasti o attacchi informatici.

In Unione Europea, tutto questo deve essere conforme al Gdpr, che tutela i diritti dei cittadini in materia di protezione dei dati personali e obbliga le organizzazioni (sanitarie e non) a una gestione trasparente e sicura dei dati personali.

Tuttavia, la conformità normativa non basta: servono investimenti costanti in infrastrutture, aggiornamenti software e monitoraggio continuo delle minacce.

La formazione del personale

Un’altra sfida importante è rappresentata dalla formazione del personale che lavora in sanità.
Medici, infermieri, operatori sanitari e personale amministrativo devono essere messi nelle condizioni di utilizzare i nuovi strumenti digitali in modo semplice, efficace e senza rallentamenti.

Non basta introdurre il cloud. Bisogna accompagnarne l’adozione con percorsi di formazione, aggiornamenti, tutorial, assistenza tecnica e una progettazione pensata per l’utente finale.

Il rischio del divario culturale

Allo stesso tempo, anche i cittadini devono poter accedere ai propri dati in modo comprensibile e sicuro. Ma non tutti hanno dimestichezza con le tecnologie digitali (cosa che accade anche in alcune aziende).

Il rischio è che si crei un divario tra chi è “digitalmente preparato” e chi non lo è: gli anziani, le persone con basso livello di istruzione o chi non ha accesso a internet potrebbero restare esclusi da servizi sempre più essenziali.

L’interoperabilità

C’è poi un’altra sfida tecnica, forse meno visibile ma cruciale: l’interoperabilità. Ogni struttura sanitaria utilizza spesso software e strumenti diversi, che non sempre “dialogano” tra loro.

Il cloud, per funzionare pienamente, ha bisogno di ambienti digitali in grado di comunicare e scambiare dati in modo fluido e standardizzato. Senza un’integrazione tra sistemi, si rischia di creare nuove barriere anziché superarle.

Resistenze culturali e costi iniziali di migrazione

Non bisogna sottovalutare i costi iniziali legati alla migrazione al cloud, né le resistenze culturali che spesso accompagnano ogni processo di innovazione.

In un settore come quello sanitario, dove la responsabilità è altissima e il margine di errore deve essere minimo, non è raro che si preferisca “non toccare nulla” piuttosto che sperimentare nuove soluzioni (l’“abbiamo sempre fatto così”, peraltro, è ancora presente in diverse organizzazioni). È, quindi, fondamentale costruire un percorso graduale, condiviso e trasparente, che coinvolga tutti gli attori del sistema.

Esempi pratici del cloud computing in sanità digitale

Per capire davvero l’impatto del cloud computing in ambito sanitario, è utile guardare a cosa accade in Italia e all’estero. Non si tratta più di progetti sperimentali o di visioni futuristiche: il cloud è protagonista da anni di numerose esperienze concrete, che hanno trasformato e continuano a trasformare – in meglio – il modo in cui ci si prende cura delle persone in sanità.

Il FSE

In Italia il Fascicolo sanitario elettronico (FSE) rappresenta uno dei progetti più significativi di digitalizzazione della salute pubblica. Si tratta di un archivio digitale personale e accessibile online, dove vengono raccolti i dati sanitari del cittadino: referti, esami, vaccini, ricoveri, terapie, prescrizioni e così via. L’obiettivo è semplice quanto rivoluzionario: mettere ordine in un “mare di informazioni” cliniche e renderle disponibili – in modo sicuro – a medici e pazienti ovunque ci si trovi, in qualsiasi momento.

Il FSE è oggi attivo in tutte le regioni italiane, anche se con livelli di implementazione e facilità d’uso ancora diversi da zona a zona.

La migrazione verso il PSN

Sempre in Italia, negli ultimi anni diverse aziende sanitarie italiane hanno avviato la migrazione dei propri dati e servizi informatici verso infrastrutture cloud qualificate, grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Questo processo ha coinvolto una parte significativa delle strutture sanitarie pubbliche, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza, la sicurezza e l’accessibilità dei servizi sanitari. ​

Le strutture sanitarie hanno avuto la possibilità di scegliere tra diverse soluzioni: migrare tutti i dati e servizi verso l’infrastruttura del Polo strategico nazionale
(PSN)
, utilizzare infrastrutture della Pubblica Amministrazione adeguate, o adottare soluzioni cloud qualificate.

Questa flessibilità ha permesso di adattare le scelte alle specifiche esigenze di ciascuna realtà sanitaria. ​

Il caso britannico del NHS

Passando all’estero, nel Regno Unito il servizio sanitario nazionale (NHS) ha avviato da tempo un processo di modernizzazione basato sul cloud. Attraverso la collaborazione con grandi provider tecnologici, ha creato piattaforme centralizzate per la gestione di dati clinici, migliorando la collaborazione tra ospedali, medici di base e pazienti.

Durante la pandemia, la tecnologia cloud è stata utilizzata per monitorare la disponibilità di posti letto, ventilatori e personale medico in tempo reale.

L’approccio della Mayo Clinic negli Usa

Negli Stati Uniti, una delle istituzioni più prestigiose in ambito sanitario, la Mayo Clinic, ha adottato un approccio avanzato, basato sull’uso del cloud per l’analisi dei Big data.

L’obiettivo ambizioso è di sfruttare l’intelligenza artificiale per analizzare enormi volumi di dati clinici, così da individuare precocemente segnali di malattie, personalizzare i trattamenti e migliorare la prevenzione.

Il modello di sanità digitale dell’Estonia

Ma forse il caso più sorprendente e ispirante è quello dell’Estonia, piccolo Paese Baltico diventato un modello di sanità digitale. Qui, ogni cittadino ha accesso completo alla propria documentazione sanitaria tramite un portale cloud nazionale, con pieno controllo su chi può visualizzare i dati. Le ricette vengono inviate direttamente al telefono e il 99% delle prescrizioni è elettronico. Il risultato: meno errori, tempi di attesa inferiori, maggiore trasparenza e una sanità più vicina alle persone.

Cloud computing, una tecnologia chiave per la sanità digitale

Il cloud computing sta emergendo come una delle tecnologie chiave per il futuro della sanità. Non si tratta semplicemente di una soluzione innovativa, ma di un vero e proprio cambiamento di paradigma che sta trasformando il modo in cui vengono gestiti i dati, le risorse e i servizi sanitari a livello globale.

Le esperienze già in atto in Italia e all’estero ci dimostrano che il cloud ha un impatto tangibile sulla qualità delle cure, sull’efficienza dei sistemi sanitari e sull’accesso alle informazioni.

Dalle piattaforme regionali per la gestione dei dati dei pazienti in Italia, alla creazione di archivi elettronici e alla telemedicina nel Regno Unito, fino agli avanzati sistemi di analisi dei big data negli Stati Uniti, il cloud sta contribuendo a superare barriere fisiche, burocratiche e culturali che fino a pochi anni fa sembravano insormontabili.

Tuttavia, il percorso verso una sanità completamente digitalizzata e basata sul cloud non è senza sfide.

La protezione dei dati personali, la formazione del personale, la necessità di garantire l’accesso a tutti e la difficoltà di integrare sistemi diversi sono ostacoli che vanno affrontati con attenzione e responsabilità.

È fondamentale che le istituzioni e le aziende tecnologiche lavorino fianco a fianco, creando soluzioni sicure, scalabili e facilmente accessibili per tutti i professionisti della salute e per i cittadini.

Prospettive future

La sanità digitale non è solo un’opportunità, ma una necessità per affrontare le sfide di un mondo in cui l’efficienza, l’accessibilità e la personalizzazione dei servizi sono essenziali.

La nuvola, in questo senso, rappresenta una risorsa fondamentale che potrà non solo migliorare la qualità delle cure, ma anche rendere più equa l’assistenza sanitaria, abbattendo le barriere geografiche e socioeconomiche. E in questo contesto, se ben gestito, il cloud può diventare il pilastro di una sanità più moderna, trasparente e al passo con i tempi.

Il cammino è ancora lungo, ma siamo senza dubbio sulla strada giusta.

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