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Fascicolo Sanitario Elettronico, cos’è, a che serve e come attivarlo

Che cos’è il Fascicolo Sanitario Elettronico, come funziona, come attivarlo. Quali gli obiettivi, i livelli di diffusione, la normativa di riferimento, le criticità ancora aperte. Tutto quello che c’è da sapere

Aggiornato il 16 Gen 2024

Anna Francesca Pattaro

Università di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Comunicazione ed Economia

fascicolo sanitario elettronico

Il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è uno degli strumenti in cui si concretizza la Sanità Digitale, insieme alle ricette elettroniche, alla telemedicina , le app e a tutti quegli interventi che si basano sull’impiego delle tecnologie e strumenti ICT, compreso l’impiego dell’IA e dei big data, in ambito sanitario per riorganizzare e potenziare i servizi, coordinare l’attività dei diversi operatori, garantire una migliore e più semplice comunicazione e interazione con utenti e aziende potenzialmente coinvolte come fornitori a livello centrale, regionale e locale.

Cos’è il Fascicolo sanitario elettronico

Attualmente, il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) è lo strumento attraverso il quale il cittadino può tracciare e consultare tutta la storia della propria vita sanitaria, condividendola sulla base di una opportuna autorizzazione con i professionisti sanitari di propria fiducia per garantire un servizio più efficace ed efficiente. Esso è in effetti definito come uno strumento che raccoglie “l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi, riguardanti l’assistito” (DPCM n.179/2015) e si colloca in una ampia gamma di attività relative all’erogazione di servizi sanitari, dalla prevenzione alla verifica della qualità delle cure.

L’evoluzione del sistema sanitario sta cambiando. Le innovazioni digitali sono la risposta insieme ad un piano di incentivi nazionale Scopri di più

Il FSE è concepito per avere un orizzonte temporale che copre l’intera vita del paziente, in quanto è alimentato in maniera continuativa dai soggetti che lo prendono in cura nell’ambito del SSN e dei servizi socio-sanitari regionali. In esso, dunque, dovrebbe confluire teoricamente l’intera storia clinica di una persona generata da più strutture sanitarie, e se possibile anche arricchita da ulteriori documenti caricati online nel FSE dall’utente/assistito stesso, nonché dal cosiddetto “taccuino personale dell’assistito”. Il taccuino personale dell’assistito è una sezione riservata all’interno del FSE nella quale l’assistito può, in completa autonomia e secondo le modalità di accesso definite a livello regionale, aggiungere tutti i dati, i documenti e addirittura propri appunti e note, che ritiene più opportuni, riguardanti il proprio percorso di cura anche fuori del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Queste informazioni sono, ovviamente, distinte dalle altre in quanto non certificate dagli operatori del SSN e l’assistito può scegliere se e a chi renderle visibili.

Come funziona il Fascicolo sanitario elettronico e cosa contiene

L’FSE è istituito, previo consenso dell’assistito, dalle Regioni e Province Autonome, nel rispetto della normativa vigente in materia di protezione dei dati personali, per le finalità di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione perseguite dai soggetti del SSN e dei servizi sociosanitari regionali che prendono in cura l’assistito. Tali soggetti, nel caso in cui il cittadino lo desideri e li autorizzi esplicitamente, possono consultare online i documenti sanitari digitali contenuti nel FSE per finalità di cura.

Nelle intenzioni del legislatore e secondo quanto dichiarato sul sito istituzionale, il nucleo minimo dei dati e documenti del Fascicolo è costituito da: dati identificativi e amministrativi dell’assistito; referti; verbali pronto soccorso; lettere di dimissione; profilo sanitario sintetico; dossier farmaceutico; consenso o diniego alla donazione degli organi e tessuti. Ma non è detto che tutto ciò sia effettivamente disponibile e funzionante esattamente in tutti gli FSE regionali.

Sempre secondo il sito istituzionale, particolarmente rilevante è il Profilo Sanitario Sintetico (PSS) anche detto “Patient Summary”, che si può considerare come la “carta d’identità sanitaria” dell’assistito. Il documento viene redatto e aggiornato dal Medico di Medicina Generale (MMG) o dal Pediatra di Libera Scelta (PLS) e garantisce una continuità assistenziale e una migliore qualità di cura soprattutto in situazioni di emergenza o in mobilità. Al suo interno dovrebbero essere inclusi, oltre ai dati identificativi del paziente e del suo medico curante, tutte le informazioni cliniche che descrivono lo stato dell’assistito come, ad esempio, la lista dei problemi rilevanti, le diagnosi, le allergie, le terapie farmacologiche per eventuali patologie croniche e tutte le indicazioni essenziali per garantire la cura del paziente. In caso di variazione del MMG/PLS che ha in cura il paziente, il nuovo medico dovrebbe mantenere il PSS precedentemente creato o redigerne uno nuovo.

nuovo medico dovrebbe mantenere il PSS precedentemente creato o redigerne uno nuovo.

Al di là del PSS, molto spesso non redatto dai MMG, all’interno del FSE dovrebbero dunque confluire tutte le informazioni sanitarie che descrivano lo stato di salute dell’assistito e tutti i documenti sanitari, come ad esempio prescrizioni di medicinali, prescrizioni di visite specialistiche, prescrizioni di esami di laboratorio o con l’ausilio di altra strumentazione diagnostica, inviti a screening e relativi referti, referti di laboratorio, referti radiologici, referti di visite specialistiche, verbali di pronto soccorso, lettere di dimissione ospedaliera, vaccinazioni effettuate e aggiornamento del certificato vaccinale, terapie, anamnesi e negli ultimi anni ha anche ospitato i risultati dei tamponi anti-Covid-19, le comunicazioni relative all’isolamento familiare obbligatorio (inizio e fine) in caso di infezione da Covid-19 – ora non più in vigore –, ed il Green Pass – anche questo non più aggiornato –.

Il popolamento del Fascicolo avviene mediante l’inserimento di tutti i dati e i documenti prodotti dal momento in cui è stato dato il consenso o, quando specificato nell’informativa, anche con tutta la documentazione prodotta in precedenza e resa disponibile in formato digitalizzato, sempre se l’assistito dia il suo consenso anche al pregresso.

Si sta lavorando affinché tutte le informazioni e i documenti che costituiscono il FSE possano essere resi interoperabili per consentire la sua consultazione e il suo popolamento in tutto il territorio nazionale e non solo nella regione di residenza dell’assistito.

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Come attivare il Fascicolo Sanitario Elettronico

L’attivazione del FSE da parte dei cittadini può avvenire secondo diverse modalità in quanto ogni regione o provincia autonoma può prevedere autonomamente una o più procedure di attivazione, attribuendo inoltre ai Medici di Medicina Generale un ruolo più o meno attivo in tali procedure[1].

Tra le possibili modalità di attivazione vi sono:

  • il recarsi presso il Medico di Medicina Generale (MMG) o il Pediatra di Libera Scelta (PLS),
  • il recarsi presso il personale delle strutture appartenenti al Servizio Sanitario Nazionale (SSN),
  • direttamente on-line tramite un portale dedicato e con le autenticazioni necessarie,
  • presso sportelli dedicati al cittadino o in Punti Territoriali di Accesso (PTA) (anche presso altre PA, come ad esempio presso i comuni di residenza)
  • in occasioni di eventi dedicati alla promozione di questo strumento e degli altri servizi di sanità digitale.

Qualunque modalità venga utilizzata, è prevista la richiesta al cittadino di un esplicito e libero consenso[2], a seguito della presa visione dell’informativa completa che spiega che cos’è il FSE, cosa comporta la sua attivazione, quali sono le sue finalità, chi può consultarlo e chi può alimentarlo, come revocare il consenso e come oscurare alcuni dati. Una volta dato il consenso alla creazione del Fascicolo, l’assistito può accedervi tramite le credenziali e le modalità d’accesso stabilite dalla normativa e previste dalla regione/provincia autonoma di assistenza (credenziali regionali, SPID, TS-CNS, CIE [3]) ed iniziare a consultare la documentazione in esso contenuta. L’assistito può successivamente modificare le indicazioni in merito a chi può consultare il proprio FSE e cosa può essere consultato, senza alcuna conseguenza per l’erogazione delle prestazioni erogate dal SSN e dai servizi socio‐sanitari.

Obiettivi e finalità del Fascicolo Sanitario Elettronico

A livello istituzionale, il Fascicolo Sanitario Elettronico ha come principali obiettivi:

  • agevolare l’assistenza del paziente;
  • offrire un servizio che possa facilitare l’integrazione delle diverse competenze professionali;
  • fornire una base informativa consistente.

L’iniziativa è rivolta al miglioramento complessivo della qualità dei servizi riguardanti:

  1. prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione;
  2. studio e ricerca scientifica in campo medico, biomedico ed epidemiologico;
  3. programmazione sanitaria, verifica delle qualità delle cure e valutazione dell’assistenza sanitaria.

Il FSE rappresenta uno dei pilastri della Sanità Digitale, e punta sia al raggiungimento di significativi incrementi della qualità dei servizi erogati in ambito sanitario, sia a miglioramenti in termini di efficienza (per es. tramite processi di dematerializzazione o rivisitazione di processi clinici ed amministrativi …) e rientra tra gli interventi di innovazione e transizione digitale della PA italiana ma anche di diffusione della cultura digitale nel Paese. L’idea è quella di cercare di costruire un punto unico di condivisione e aggregazione delle informazioni rilevanti e di tutti i documenti sanitari e socio-sanitari relativi al cittadino, generati dai vari attori del SSN e dai servizi socio-sanitari regionali.

Questo dovrebbe agevolare in primo luogo l’assistito che può avere a disposizione in un unico contenitore virtuale la propria documentazione sanitaria, in forma digitale, sempre e ovunque, senza portare con sé documenti cartacei. Potrebbe quindi consentire all’assistito una maggiore libertà nella scelta della cura e nella condivisione delle informazioni che sono tutte disponibili tramite l’accesso al Fascicolo dai professionisti sanitari. Inoltre tramite il FSE possono essere svolte agevolmente una serie di operazioni che riguardano la salute (prenotazioni di visite e analisi, visualizzazione di referti, cambi di prenotazione …) che possono facilitare notevolmente la qualità della vita.

Lo strumento può agevolare anche molto i cosiddetti professionisti della salute (medico o pediatra di famiglia – MMG, PLS – e i medici specialisti -MS) nel curare più agilmente e meglio i cittadini (anche in situazioni di emergenza come nel caso della recente pandemia del Covid-19) e può semplificare i rapporti tra pazienti e medici.

Fascicolo sanitario elettronico, la normativa di riferimento

La normativa vigente in merito al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) e quella relativa al trattamento dei dati personali con riferimento a quanto definito dal Garante della Privacy è ad oggi la seguente:

In aggiunta, anche l’Ordinanza 651 del 19 Marzo 2020 “Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all’emergenza relativa al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”, che ha consentito ai cittadini di ottenere dal proprio medico il “Numero di ricetta elettronica” senza più la necessità di ritirare fisicamente, e portare in farmacia, il promemoria cartaceo, coinvolge indirettamente anche il FSE in quanto la ricetta elettronica vi è inserita automaticamente.

Inoltre, con la conversione in Legge del Decreto Rilancio (DL n. 34/2020 convertito con modificazioni dalla L. 17 luglio 2020, n. 77) sono state apportate diverse novità rilevanti per il Fascicolo Sanitario Elettronico, estendendo le tipologie di dati sanitari e socio-sanitari che confluiscono nel FSE e includendo anche quelli che riguardano le prestazioni erogate al di fuori del SSN; rendendo l’attivazione e l’alimentazione del FSE diventi automatica e più agevole tramite l’eliminazione dell’obbligo del consenso dell’assistito all’alimentazione dell’archivio; estendendo le funzioni “di sussidiarietà” dell’Infrastruttura Nazionale per l’Interoperabilità dei Fascicoli Sanitari Elettronici (INI) a tutte le regioni che non hanno ancora attivato il FSE o alcuni suoi servizi e il potenziamento di INI.

Nel tempo il FSE potrà essere alimentato attraverso l’Infrastruttura Nazionale per l’Interoperabilità con i dati sanitari già disponibili in merito alla donazione degli organi, le vaccinazioni e le prenotazioni, contenuti nel Sistema Informativo Trapianti, nelle Anagrafi vaccinali regionali e nei CUP di ciascuna regione o provincia autonoma. Attualmente, a gennaio 2024, le regioni in regime di sussidiarietà, ovvero con almeno una parte dei servizi erogati attraverso l’Infrastruttura Nazionale di Interoperabilità, sono 4: Abruzzo, Campania, Calabria e Sicilia.

Con il DL 28 ottobre 2020, n. 137  “Ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19.” e il decreto del 3 novembre 2020 “Modalità attuative delle disposizioni di cui all’articolo 19, comma 1, del decreto-legge n. 137 del 28 ottobre 2020 (c.d. “Decreto Ristori”)”, poi, il referto elettronico del tampone antigenico rapido eseguito dal MMG o dal PLS per ciascun assistito è stato autorizzato ad essere reso disponibile sul FSE.

Nel corso del 2022 si sono aggiunti il Decreto 18 maggio 2022 “Integrazione dei dati essenziali che compongono i documenti del Fascicolo sanitario elettronico”, nonché il Decreto 20 maggio 2022 “Adozione delle Linee guida per l’attuazione del Fascicolo sanitario elettronico.”   Questi decreti sono stati emanati grazie alla collaborazione tra Governo, Regioni e Province autonome, attraverso il Gruppo di Lavoro FSE, istituito presso il Comitato Interministeriale per Transizione Digitale (CiTD) e composto da delegati del Ministero della Salute, del Ministro per l’innovazione e la transizione digitale e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nonché da rappresentanti tecnici e di enti territoriali.

Grazie al primo provvedimento si ampliano, i dati e i documenti che gli assistiti, in tutto il Paese, potranno in futuro trovare nei propri Fascicoli sanitari elettronici, e che sono specificati all’articolo 2 (“Disciplinare tecnico”) del Decreto.

D’altra parte, le Linee Guida di attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), di cui al Decreto del 20 maggio 2022, pubblicate in Gazzetta Ufficiale l’11 luglio 2022 hanno dato inizio all’utilizzo degli investimenti previsti dal PNRR per realizzare il cosiddetto FSE 2.0. . Esse, infatti, sono state redatte con l’obiettivo “di fornire, a livello nazionale, un indirizzo strategico unico per le iniziative di evoluzione del FSE e dei sistemi con esso integrati” e la loro adozione rappresenta uno strumento importante per il raggiungimento degli obiettivi indicati dal PNRR: l’85% dei medici di base dovranno alimentare il Fascicolo entro il 2025 e tutte le Regioni e Province Autonome dovranno adottare e utilizzare il Fascicolo entro il 2026. Come evidenziato in altri contributi presenti su Agendadigitale.eu (per esempio https://www.agendadigitale.eu/sanita/fascicolo-sanitario-elettronico-2-0-siamo-allalba-della-vera-sanita-digitale-i-progetti/; o più recentemente https://www.agendadigitale.eu/sanita/fascicolo-sanitario-elettronico-2-0-cosi-sara-vera-svolta-per-sanita-e-cittadini/), esse definiscono quattro azioni per il potenziamento del FSE: servizi di sanità digitale omogenei e uniformi; architettura rafforzata ai fini dell’interoperabilità del FSE; uniformità dei contenuti in termini di dati e codifiche; e potenziamento della governance nell’effettiva attuazione del FSE.

Facendo leva su queste, le Linee Guida intendono dunque definire “un percorso verso un FSE che diventi: un punto unico ed esclusivo di accesso per i cittadini ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale; un ecosistema di servizi basati sui dati per la diagnosi e la cura dei propri assistiti da parte dei professionisti sanitari; uno strumento abilitante per un’assistenza sempre più personalizzata sul paziente; uno strumento informativo per le strutture e le istituzioni sanitarie, ai fini dell’analisi dei dati clinici e di una migliore erogazione dei servizi sanitari” secondo dei piani di adeguamento delle Regioni e province autonome atti ad aggiornare i propri sistemi e ricevere le risorse finanziarie necessarie per eseguirli.

A tal proposito recentemente è stato pubblicato dal Ministero e in Gazzetta Ufficiale Serie Generale del 24 ottobre 2023, il nuovo decreto del Ministro della Salute che – in attuazione delle disposizioni di cui al comma 7 dell’art. 12 del decreto- legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, e successive modificazioni – individua e definisce i contenuti del FSE 2.0 e le responsabilità e i compiti dei soggetti coinvolti nella sua implementazione sopra citati. Inoltre il Decreto (https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/dettaglioAtto?id=96893&completo=true) definisce le misure di sicurezza da adottare nel trattamento dei dati personali dell’assistito e le modalità de i livelli di accesso al Fascicolo.

Lo scorso 12 Dicembre 2023 poi, è stata pubblicata la nuova versione 2.5 delle specifiche tecniche per l’interoperabilità tra i sistemi regionali di FSE. Tali specifiche tecniche sono state frutto del lavoro congiunto dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), in accordo con il Dipartimento per la Trasformazione digitale (DTD) e Sogei.

L’effettiva diffusione del FSE tra le regioni italiane

Per quanto riguarda l’effettiva diffusione, il Fascicolo Sanitario elettronico è presente, almeno formalmente, in tutte le regioni italiane, anche se con livelli di operatività, di adesione e di utilizzo diversi.

Nel dettaglio il fascicolo è operante e accessibile a tutti i cittadini e stakeholder potenzialmente coinvolti attraverso il sito istituzionale in tutte le regioni italiane e province autonome: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Liguria, Provincia Autonoma di Trento, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Sardegna, Puglia, Basilicata, Lazio, Molise, Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Veneto, e più recentemente nella Provincia Autonoma di Bolzano, e infine in Abruzzo, Sicilia, Campania e Calabria, che sono però 4 regioni in regime di sussidiarietà, ovvero con almeno una parte dei servizi erogati attraverso l’Infrastruttura Nazionale di Interoperabilità.

 

I dati sul monitoraggio del livello di attuazione e di utilizzo del FSE

Visitando il sito istituzionale di AgiD e Ministero della Salute con la collaborazione del CNR, consente di visualizzare i servizi del FSE erogati dalle Regioni e gli indicatori di monitoraggio di attuazione ed utilizzo. Secondo tale fonte, come rilevato dall’indagine che ho condotto (dati al 5/01/2024), il Fascicolo sanitario elettronico è in qualche modo presente in tutte le Regioni e province autonome italiane, comprese quelle a statuto speciale per un totale di 22 regioni, sono stati attivati 57.663.021 FSE (sorprendentemente lo stesso numero rispetto a quello censito lo scorso anno più o meno in questo periodo per l’aggiornamento annuale della presente guida) per un totale di 418. 608.790 referti digitalizzati (contro 417.384.906 di un anno fa), mentre a quanto pare, tutte le regioni con FSE “attivo” (22) hanno aderito all’interoperabilità dei fascicoli ed hanno già effettuato positivamente i test di intero

È significativo segnalare come l’emergenza sanitaria del Covid-19 abbia contribuito significativamente a diffondere l’adesione, ma non necessariamente anche l’utilizzo, di questo strumento da parte dei cittadini. Tuttavia, questo effetto ha riguardato prevalentemente il 2020 e il 2021 in cui è avvenuto il raddoppio ed oltre degli FSE attivati, mentre successivamente l’incremento degli FSE attivati è stato di solamente circa duecentomila unità tra 2021 e 2022 (57.663.021 vs 57.462.339) crescendo poi di poco negli anni successivi, mentre l’incremento dei referti digitalizzati è stato decisamente più significativo tra 2020 e 2021 (417.384.906 vs 330.394.898) attestandosi a inizio Gennaio 2024 a 418. 608.790.

Al monitoraggio dell’attuazione dell’FSE è al completo o quasi in Calabria (100%), Lombardia (100%), Puglia (100%), Sicilia (100%), Sardegna (100%), Abruzzo (100 %), Toscana (100%), Valle d’Aosta (100%), Emilia-Romagna (99%), Lazio (99%), Marche (99%), Molise (99%), Campania (98%), Piemonte (97%), Umbria (97%) e Provincia Autonoma di Trento (97%). Molto bene anche Friuli- Venezia Giulia (96%), Veneto (95%), Provincia Autonoma di Bolzano (92%), Basilicata (92%), Liguria (86%).

Per quanto riguarda l’utilizzo da parte dei medici, facendo riferimento ai medici abilitati che hanno effettivamente utilizzato l’FSE (dati riferiti al quarto trimestre 2023 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione), sono in testa quelli di Emilia-Romagna (100 %), Lombardia (100%), Valle d’Aosta (100%), Sardegna (100%), Trento (100%), Puglia (99%), Veneto (99%), Marche (92%), Piemonte (90%), Sicilia (83%), Friuli Venezia-Giulia (74 %), Umbria (73 %). Da migliorare l’utilizzo da parte dei medici di Abruzzo (22%), Toscana (14 %), e infine Molise e Lazio (3%). Per le altre regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Provincia Bolzano) non disponibili dati sugli utilizzi, forse per questioni meramente tecniche.

Sul versante utilizzo almeno una volta negli ultimi 90 giorni da parte dei cittadini (dati riferiti al quarto trimestre 2023 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione), questi dati sono molto variabili tra trimestre e trimestre, in questo caso forse a causa delle festività natalizie: è in testa l’Emilia-Romagna (81%), Toscana (56 %), Lazio (25 %), Valle d’Aosta (20 %), Piemonte (15%), Umbria (14%), Liguria (12%), Calabria (5%), Campania (3%), Puglia (14%), Sicilia (3%), e Marche (1%).

Per ciò che concerne l’impiego da parte degli operatori sanitari (operatori sanitari abilitati al FSE) (dati riferiti al terzo trimestre 2023 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione): al 100% ci sono Trento, Lombardia e Toscana, seguiti da Sardegna (95,25%), Veneto (89 %), Piemonte (83,7 %), Puglia (81,5 %) e Emilia-Romagna (66,77 %), Campania (64,71 %). Bene anche Valle d’Aosta (31%), Friuli-Venezia Giulia (23,29 %), Sicilia (20,89 %), Basilicata (10%), Abruzzo (7,5%) e Molise (3%), Marche (0,5 %). Per le altre regioni (Calabria, Lazio, Liguria, Umbria e Bolzano) non disponibili i dati sugli utilizzi, forse per questioni meramente tecniche.

Infine, sempre con riferimento all’impiego da parte degli operatori sanitari (aziende sanitarie che alimentano il FSE) (dati riferiti al terzo trimestre 2023 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione): al 100% Toscana, seguono Emilia-Romagna (98,15%), Sicilia (86,16 %), Valle d’Aosta (68 %), Piemonte (62 %), Puglia, (60 %), Marche (58,5%), Campania (50, 76 %), Lazio (41,05 %), Liguria (38,64 %), Calabria (0,9%). Per le altre regioni (Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Sardegna, Umbria, Veneto, Trento, Bolzano) non sono disponibili dati sugli utilizzi, forse per questioni meramente tecniche.

È significativo segnalare come l’emergenza sanitaria del Covid-19 abbia contribuito significativamente a diffondere l’adesione, ma non necessariamente anche l’utilizzo, di questo strumento da parte dei cittadini. Tuttavia, questo effetto ha riguardato prevalentemente il 2020 e il 2021 in cui è avvenuto il raddoppio ed oltre degli FSE attivati, mentre negli successivamente l’incremento degli FSE attivati è stato di solamente circa duecentomila 57.663.021 vs 57.462.339), mentre l’incremento dei referti digitalizzati è stato decisamente più significativo (417.384.906 vs 330.394.898).

Al monitoraggio dell’attuazione dell’FSE è al completo o quasi in Calabria (100%), Lombardia (100%), Puglia (100%), Sicilia (100%), Toscana (100%), Valle d’Aosta (100%), Emilia-Romagna (99%), Lazio (99%), Marche (99%), Molise (99%), Sardegna (99%), Campania (98%), e Provincia Autonoma di Trento (97%). Molto bene anche Friuli- Venezia Giulia (96%), Veneto (95%), Piemonte (94%), Provincia Autonoma di Bolzano (92%), Basilicata (92%), Liguria (86%), Umbria (85%). Da migliorare e Abruzzo (36%).

Per quanto riguarda l’utilizzo da parte dei medici, facendo riferimento ai medici abilitati che hanno effettivamente utilizzato l’FSE (dati riferiti al terzo trimestre 2022 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione), sono in testa quelli di Emilia-Romagna (100 %), Lombardia (100%), Valle d’Aosta (100%), Sardegna (100%), Trento (100%), Puglia (99%), Veneto (99%), Friuli Venezia-Giulia (74 %), Umbria (73 %). Da migliorare l’utilizzo da parte dei medici di Sicilia (48%), Marche (47%), Lazio (33%), Abruzzo (22%), Toscana (10 %), Piemonte (8%) e infine Molise (3%). Per le altre regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Provincia Bolzano) non disponibili dati sugli utilizzi, forse per questioni meramente tecniche.

Sul versante utilizzo almeno una volta negli ultimi 90 giorni da parte dei cittadini (dati riferiti al terzo trimestre 2022 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione), questi dati sono molto variabili tra trimestre e trimestre, in questo caso forse a causa delle ferie estive: è in testa l’Emilia-Romagna (81%), Lombardia (48%), Calabria (42%), Lazio (37 %), Toscana (28%), Valle d’Aosta (19%), Puglia (14%), Liguria (10%), Sicilia (8%), Piemonte (7%), Umbria (4%), Campania (2%).

Per ciò che concerne l’impiego da parte degli operatori sanitari (operatori sanitari abilitati al FSE) (dati riferiti al terzo trimestre 2022 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione): al 100% ci sono Trento, Lombardia e Toscana, seguiti da Sardegna (95,25%), Veneto (89 %), Piemonte (83,65 %), Puglia (80,8 %) e Emilia-Romagna (66,23 %). Bene anche Valle d’Aosta (31%), Campania (30,71%), Friuli-Venezia Giulia (23,29 %), Sicilia (20,42 %), Marche (19 %), Basilicata (10%), Abruzzo (7,5%) e Molise (3%). Per le altre regioni (Calabria, Lazio, Liguria, Umbria e Bolzano) non disponibili i dati sugli utilizzi, forse per questioni meramente tecniche.

Infine, sempre con riferimento all’impiego da parte degli operatori sanitari (aziende sanitarie che alimentano il FSE) (dati riferiti al terzo trimestre 2022 o ultimo aggiornamento rilevato per singola regione): al 100% Toscana, seguono Emilia-Romagna (98,15%), Lombardia (87,48%), Sicilia (79,11%), Valle d’Aosta (70%), Puglia, (59,4%), Piemonte (57,65%), Campania (49,88%), Liguria (34,71 %), Lazio (33,42%), Umbria (2%). Per le altre regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Molise, Sardegna, Veneto, Trento, Bolzano) non sono disponibili dati sugli utilizzi, forse per questioni meramente tecniche.

È interessante rilevare che la Commissione Europea sta realizzando la rete informatica per assicurare l’interoperabilità dei servizi di sanità elettronica attraverso il programma europeo Connecting Europe Facility (CEF). L’obiettivo è quello di garantire l’assistenza sanitaria transfrontaliera tra gli Stati Membri dell’Unione Europea anche attraverso strumenti digitali. I primi servizi attivati (dal 2018) sono quelli a sostegno dell’interoperabilità comunitaria del Patient Summary e dell’ePrescription/eDispensation attraverso la realizzazione di una infrastruttura dedicata e connessa alla rete nazionale di interoperabilità dei fascicoli sanitari regionali.

Il progetto per la sua realizzazione è denominato “Deployment of generic cross border eHealth services -National Contact Point eHealth” (NCPeH).

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Come promuovere l’effettiva adesione e utilizzo del FSE

Nel corso degli ultimi anni, e in particolare recentemente, sono stati fatti diversi passi avanti nella diffusione/attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico da parte delle diverse regioni, ma ancora un po’ di strada sembra però ancora da percorrere per quanto riguarda l’effettivo utilizzo di questo strumento da parte di cittadini, medici e altri operatori sanitari, come richiesto dagli stessi provvedimenti connessi con l’applicazione del PNRR. I recenti interventi regolativi infatti hanno tentato di riformare il FSE e il suo impiego per adeguarsi alle richieste del PNRR e del Paese in genere. Dal lato della domanda di servizi sanitari, risulta dunque utile continuare a promuovere la diffusione e l’effettivo utilizzo del Fascicolo Sanitario Elettronico da parte dei cittadini di tutte le fasce d’età, livello di studio, professione.

Il FSE sembra infatti ancora poco conosciuto ed utilizzato tra la popolazione, soprattutto quella di determinate fasce d’età. Potrebbe quindi risultare strategico in tal senso puntare su iniziative di comunicazione e formazione specificamente indirizzate a categorie di utenti che potrebbero potenzialmente risultare i fruitori ottimali, come malati cronici e donne in gravidanza (come suggerisce anche Paolo Colli Franzone) o madri/padri che lavorano e/o non possono contare sulla rete familiare di supporto nella gestione delle pratiche sanitarie familiari.

Queste iniziative risultano quanto mai attuali in quanto dopo l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e le relative limitazioni o condizionamenti dovute alle disposizioni per la salvaguardia della salute pubblica, le abitudini di molti riguardo la mobilità e l’utilizzo delle ICTs per lavoro, tempo libero e gestione della vita personale e familiare è cambiata notevolmente per orientarsi verso soluzioni più mediate dalla tecnologia (e.g. smart working, maggiore uso di e-commerce per acquisti, o delle pay-per-view per il tempo libero) che potrebbero vedere affiancati al FSE anche altri servizi accessori per cittadini e professionisti della salute per esempio.

In aggiunta, risulta fondamentale proseguire nel promuovere iniziative specifiche, anche in termini di utilizzo della multi-canalità e di valorizzazione del ruolo delle farmacie come presidio del SSN sul territorio, che aiutino a conoscere e prendere confidenza con l’FSE regionale e i relativi servizi, le categorie potenzialmente svantaggiate dal digital divide (anziani, persone poco alfabetizzate nelle ICTs, residenti in zone mal coperte da rete internet…) che potrebbero però invece beneficiarne davvero molto. Inoltre, sono significative le potenzialità del FSE per quanto concerne la cura delle malattie croniche per le quali invece non appare particolarmente sfruttata, vuoi per l’età media dei malati cronici elevata, vuoi per il tipo di istituzioni sanitarie coinvolte (gli ospedali il cui processo di digitalizzazione spesso non è ancora stato portato a pieno compimento) vuoi per il tipo di prescrizioni ed analisi che a volte sono escluse dal FSE.

Sanità digitale, ecco le nuove competenze necessarie

Dal lato dell’offerta invece, si rende sicuramente necessario in alcuni contesti territoriali fare migliore chiarezza sui ruoli, compiti e competenze che dovrebbero essere assunti dagli medici di famiglia, pediatri di libera scelta e gli altri specialisti e operatori sanitari nel percorso di implementazione, utilizzo e promozione dell’FSE. L’attribuzione di una eccessiva responsabilità ai medici nel promuovere e diffondere il FSE, o come recentemente richiesto (non con grande successo) nel compilare il profilo sanitario sintetico con la storia clinica del paziente o “patient summary”, può risultare infatti non in linea con le effettive competenze e ambito di attività di questi soggetti, se non addirittura controproducente. Bisogna infatti tener conto che i medici sono tenuti a rispettare una deontologia professionale e che alcune delle procedure di attivazione e utilizzo del FSE esistenti a livello regionale potrebbero in qualche modo creare dei dubbi di legittimità da parte dei medici fino a giungere a casi di obiezione di coscienza sulla diffusione dei dati sensibili[15]. Inoltre, anche questa categoria non risulta sempre composta da soggetti dotati per età e forma mentis, di grande familiarità con le ICTs. Per questo possono risultare talvolta restii nell’impiego del FSE, che sembrano così più subire loro malgrado, che adottare volontariamente.

FSE, questioni aperte e problemi da affrontare

Differenze nei contenuti e modalità di accesso

Oltre al problema della effettiva diffusione e utilizzo del FSE le questioni aperte riguardano in primo luogo il perdurare di differenze nei contenuti e modalità di accesso ai FSE regionali.

In effetti i servizi messi a disposizione dei cittadini/utenti e degli operatori sanitari attraverso i Fascicoli sanitari elettronici sono diversi da regione a regione, la consultazione dei referti e dei documenti clinico sanitari è sempre presente, ma in talune regioni alcuni servizi di e-health possono essere offerti e gestiti separatamente in specifiche aree dei siti istituzionali.

In alcune regioni il FSE ha assunto anche denominazioni peculiari: nella Provincia Autonoma di Trento si chiama TreC (Cartella Clinica del Cittadino); in Veneto “Sanità km zero Fascicolo”, in Friuli-Venezia Giulia c’è SeSaMo – Servizi Salute in Mobilità. Inoltre, sono talvolta offerti servizi di sanità digitale al di fuori del FSE. Per esempio:

  •   in Lombardia alcuni servizi come l’adesione al servizio di ricette mediche (NRE) via SMS o la consultazione dei risultati dei tamponi covid-19 sono offerti sul sito della regione separatamente dal FSE;
  • in Friuli-Venezia Giulia oltre al FSE ci sono i servizi FAST per Emergenze – Pronto Soccorso, Guardie Mediche e Farmacie, Trova – Medici e Pediatri, Farmaci e istruzioni per l’uso, Strutture Residenziali per Anziani, Servizi – Verifica dei tempi e prenotazione, Annullamento prenotazione, Pagamento ticket, Referti online, Prenota vaccinazione anti-covid-19, e Richiesta certificato inizio isolamento;
  •     in Piemonte “Piemonte TU” offre separatamente dal FSE Servizi [online] Correlati – Ritiro referti e immagini con accesso facilitato, Ricette Dematerializzate, Prevenzione Serena, e Ritiro e consultazione documenti;
  • in Toscana ci sono alcuni servizi svincolati dal FSE – Celiachia, Zero Code (per prenotazioni), Televisita e CUPonline;
  • in Umbria il CUP online è separato dal FSE;
  • nella Provincia autonoma di Trento il servizio TreC+ consente di accedere al FSE; consultare i referti e le ricette farmaceutiche e specialistiche; prenotare visite (con o senza ricetta) e altre prestazioni specialistiche; accedere alle televisite; tenere un diario sul tuo stato di salute; pagare online le prestazioni sanitarie; cambiare o revocare il tuo medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta; consultare i tempi di attesa al pronto soccorso, cercare farmacie, parafarmacie e ambulatori medici.

Fascicolo sanitario elettronico: come allineare procedure e costi

Quanto alle modalità di accesso, esse sono abbastanza standardizzate ormai, in quanto è sempre possibile tramite SPID, spessissimo con CIE e/o TS-CNS e la combinazione delle seguenti procedure:

  • Credenziali rilasciate, secondo diverse procedure, dalle regioni (o Città) anche nell’ambito di iniziative di digitalizzazione della PA (Piemonte, Puglia).
  • Tessera Sanitaria – Carta Nazionale dei Servizi (TS-CNS) o carta regionale dei servizi (PA Trento ), con o senza l’ausilio di lettori di smart-card (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, PA Trento, PA Bolzano)
  • Carta Identità Elettronica – CIE, con o senza l’ausilio di lettori di smart-card (Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Calabria, Campania, Lombardia, Marche, Molise, Sardegna, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, e PA Bolzano)
  • SPID (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto, PA Trento, e PA Bolzano)
  • Autenticazione con User ID, password e OTP o SPID anche tramite apposite app (Basilicata, Lombardia).
  • PIN cohesion: ovvero una terna statica di informazioni costituiti da codice fiscale/ password/ PIN che sono consegnate all’utente attraverso una busta retinata segreta, da ritirare personalmente presso tutti gli uffici di Regione Marche disponibili per l’attivazione della Tessera Sanitaria Elettronica.

In alcune regioni poi è possibile accedere ad alcuni servizi attraverso un’apposita app del cellulare. Per es. in Lombardia esiste l’app SALUTILE che consente di fare e gestire le prenotazioni e di cercare il Pronto Soccorso più vicino; in Friuli -Venezia Giulia dall’app si può accedere anche a Emergenze FVG e Sesamo DEMA per l’accesso alle ricette dematerializzate.

Differenze nel back-office e tecniche

Alle differenze nella parte di “front-line” del Fascicolo Sanitario Elettronico presentate in precedenza, si aggiungono talvolta anche molte differenze nel “back-office” dello stesso, in quanto le piattaforme, gli standard e gli strumenti utilizzati sono in alcuni casi diversi da regione a regione, anche se in alcuni casi si è provveduto a ri-utilizzare le soluzioni infrastrutturali di alcune regioni più o meno anticipatrici (come avvenuto con successo in passato tra Trentino e Valle d’Aosta o tra Veneto e Lazio). Queste differenze possono rendere estremamente complessa la migrazione dei dati e documenti sanitari dei cittadini e dunque di integrazione tra servizi e strumenti di Sanità Digitale e FSE tra le diverse regioni in caso di trasferimento da una regione italiana all’altra.

La prosecuzione degli investimenti sulla interoperabilità e armonizzazione di interfacce e infrastrutture (come richiesto anche dalla stessa AgID e dalle recenti linee guida per l’attuazione del FSE) risultano dunque particolarmente urgenti da completare e mettere in funzione al di là delle dichiarazioni d’intenti, sia pur lodevoli.

In aggiunta permangono ulteriori incognite di tipo prettamente tecnico, per esempio collegate all’impossibilità di inserire tutti i tipi di referti e documenti nel FSE. L’archiviazione digitale può presentare anche problematiche di aggiornamento, archiviazione e consultazione, talvolta anche a causa di cambiamenti o adeguamenti degli applicativi.

Asl alle prese con il Fascicolo sanitario elettronico, tutti i nodi tecnici

Come sottolineato da diversi esperti e in diversi contributi su agendadigitale.eu, i recenti aggiornamenti della normativa sul FSE e le risorse del PNRR potrebbero costituire la spinta giusta verso il tanto auspicato salto di qualità richiesto per il FSE, per esempio in termini di qualità dei dati messi a disposizione e di servizi aggiuntivi ai cittadini . In effetti come Caccia (2023) sostiene: “ i fondi garantiti dal PNRR e la nuova architettura del FSE 2.0 costituiscono una oggettiva opportunità di favorire una trasformazione digitale in sanità che da un lato qualifichi, mediante l’adizione dello standard HL/ FHIR, il livello di maturità dei sistemi informativi delle aziende erogatrici e favorisca l’adeguamento tecnologico delle piattaforme applicative utilizzate e presenti sul mercato sanità e nel contempo consenta di fornire nuovi servizi digitali sia ai cittadini, in una logica di maggior proattività nella gestione del proprio stato di salute e dei propri dati, sia ai professionisti che a titolo diverso intervengono nei processi di prevenzione e presa in carico della salute dei cittadini ma anche a supporto dei processi di population health management, di ricerca clinico-scientifica e di governance basati sulla possibilità di poter disporre adeguati volumi di dati di elevata qualità”.

Fascicolo sanitario elettronico 2.0: così sarà vera svolta per sanità e cittadini

La garanzia della sicurezza

Un altro problema che permane è collegato a quelli appena sottolineati è la garanzia della sicurezza per l’accesso ai dati personali e la privacy dei cittadini, di cui si è accennato anche con riferimento al ruolo dei MMG, PLS e altri specialisti del sistema sanitario nazionale. Si tratta di una criticità sia dal punto di vista politico, sia operativo, sia giuridico su cui il Garante ha offerto molte indicazioni e su cui le regioni hanno dovuto e dovranno lavorare e investire molto, dato anche il continuo evolversi tecnologico e nei reati in questi ambiti.

La necessità di collaborare e dialogare fattivamente per non perdere ulteriore tempo

La collaborazione e il dialogo fattivo tra aziende sanitarie, regioni, Ministero e altre istituzioni (come l’AgID) sono dunque irrinunciabili sia dal punto di vista tecnico, sia da quello politico e di governance. Dopo molti ritardi, diversa strada è stata percorsa, ma ancora molta ne rimane per risolvere o quasi i problemi e implementare un sistema organico di fascicoli sanitari elettronici a livello nazionale mediante una architettura unica ed omogenea che coadiuvi il dialogo e la cooperazione tra territori, persone, istituzioni e imprese impegnate nel settore della salute.

Infine, vale la pena di rammentare che vista la grande eterogeneità delle realtà e delle scelte regionali nelle recenti Linee guida per l’applicazione del FSE, si è puntato a standardizzare ed accentrare le scelte, anche in base ai rinnovati e potenziati poteri di Agenas. Tuttavia, come ben sappiamo il vero cambiamento non si realizza semplicemente per decreto e i tempi richiesti dal PNRR sono particolarmente ambiziosi. Nel frattempo, come evidenziato in un precedente paragrafo, sono ancora evidenti le differenze di contenuti del FSE e dei servizi di sanità digitale e il fatto che di recente i servizi offerti fuori dal FSE sono quantomai proliferati nelle varie regioni. E questo decisamente non aiuta la diffusione ed utilizzo da parte del FSE della popolazione.

Per questo, le sfide aperte oggi per la Sanità Digitale continuano a riguardare, come sottolineato anche in diversi contributi su Agenda Digitale.eu (e.g. https://www.agendadigitale.eu/sanita/sanita-digitale-cosa-ci-attende-questanno-ecco-gli-obiettivi/) “la gestione territoriale della Sanità e la Telemedicina, la digitalizzazione delle strutture ospedaliere e territoriali, attraverso tecnologie dedicate e infrastrutture adeguate (tra cui il Cloud e la Cybersecurity), l’offerta di servizi sanitari e le liste d’attesa, la formazione e le competenze verticali del comparto sanitario”. Ma sempre e comunque anche il Fascicolo Sanitario si trova a rappresentare una sfida aperta che richiede la collaborazione fattiva tra strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate in particolare, per la realizzazione del FSE 2.0. Essa prescrive infatti di attivarsi per la gestione dei dati strutturati e interoperabilità, e nello sviluppo di iniziative per la formazione e le competenze digitali di tutti i professionisti e gli operatori sanitari. L’obiettivo è sempre e comunque porre al centro il paziente, le sue necessità, le situazioni in cui si viene a trovare, le azioni ed interazioni nonché i soggetti con cui si viene a relazionare nello spesso citato “patient journey”.

____________________________________________________________________

Note

  1. Vedi i paragrafi ‘Come promuovere l’effettiva adesione e utilizzo del FSE’ e ‘FSE, questioni aperte e problemi da affrontare’.
  2. Tuttavia, in Veneto è stata adottata una procedura di adesione al FSE che è focalizzata sui MMG/PLS che li ad attivare direttamente dal proprio PC il fascicolo e la messa disposizione dei dati sensibili e medici attraverso una serie di click, che potrebbe in qualche modo bypassare l’iter richiesto dal DPCM.
  3. Vedi paragrafo su questioni aperte 
  4. http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2003-06-30;196!vig= 
  5. http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2012-10-18;179!vig= 
  6. http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2013-06-21;69!vig=
  7. http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.del.presidente.del.consiglio.dei.ministri:2015-09-29;178!vig= 
  8. https://www.fascicolosanitario.gov.it/sites/default/files/public/media/Regolamento%20UE%202016%20679.%20Con%20riferimenti%20ai%20considerando.pdf
  9. http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2017/08/22/17A05772/sg
  10. https://www.fascicolosanitario.gov.it/sites/default/files/public/media/FSE%20informativa%20semplificata%20-%20Dati%20TS_0.pdf
  11. Dati raccolti e aggiornati al 25/02/2019 
  12. Il DPCM del 29 settembre 2015 n. 178 stabilisce infatti che ciascuna regione e provincia autonoma deve istituire il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) attraverso una infrastruttura tecnologica capace di interoperare con le altre soluzioni regionali di FSE, esponendo opportuni servizi che consentono la realizzazione di una serie di processi interregionali. I servizi di interoperabilità permettono di effettuare le operazioni di ricerca, recupero, registrazione, cancellazione di documenti e trasferimento indice del FSE. Le modifiche normative intercorse nell’ambito della Legge di Bilancio del 2017 (Legge 11 dicembre 2016, n. 232 pubblicata nella GU n. 297 del 21 dicembre 2016) hanno introdotto, per semplificare l’interoperabilità dei sistemi regionali di FSE, l’Infrastruttura Nazionale per l’Interoperabilità (INI), la cui progettazione è a cura dell’Agenzia per l’Italia Digitale, in accordo con il Ministero della Salute e il Ministero dell’Economia e delle Finanze e con le regioni e le province autonome, e la cui realizzazione è curata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.. 
  13. Vedi Circolare AgID n. 4 /2017 del 1° agosto 2017 “Documento di progetto dell’Infrastruttura Nazionale per l’Interoperabilità dei Fascicoli Sanitari Elettronici (art. 12 – comma 15-ter – D.L. 179/2012)” https://www.fascicolosanitario.gov.it/CircolareAgID-n.4%20/2017-del-1%C2%B0/agosto/2017

Articolo originariamente pubblicato il 07 Nov 2022

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