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Come gestire le criptovalute nella dichiarazione dei redditi: le regole 2025 e 2026



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Vediamo come cambia la normativa sulla tassazione degli investimenti in cripto-attività e come queste vanno inserite nella documentazione per effettuare la dichiarazione dei redditi, con le indicazioni anche per il 2026

Pubblicato il 18 giu 2025

Alberto Franco

Professore a Contratto di Diritto Tributario presso l’Università di Torino, Ph.D. Of Counsel, Genta & Cappa



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I mesi di maggio e giugno vedono come sempre impegnati i contribuenti a fare i conti (in tutti i sensi) con le dichiarazioni dei redditi e a predisporre la documentazione necessaria, è il caso ad esempio del modello 730 precompilato messo a disposizione dall’Agenzia delle entrate: chi si occupa di investire in criptovalute non fanno eccezione.

Se il 2024 è stato il primo anno in cui la disciplina delle cripto-attività introdotta dalla relativa Legge di bilancio ha trovato riflesso nella dichiarazione dei redditi, e quindi le novità sono state senz’altro significative, occorre osservare che anche la dichiarazione che deve essere trasmessa nell’anno in corso relativa ai redditi 2024 presenta alcune differenze rispetto al passato. Nondimeno, dal prossimo anno subentreranno ulteriori rilevanti novità, dato che anche la legge di bilancio per il 2025 ha portato significative modifiche alla disciplina relativa alla fiscalità dei criptoasset, per cui possiamo certamente affermare che il 2024 ha rappresentato l’ultimo anno di piena vigenza del regime fiscale introdotto a fine 2022.

Come dichiarare le plusvalenze da cripto-attività

Relativamente ai cripto-investitori, un importante cambiamento riguarda l’utilizzo del modello 730. Per la prima volta, infatti, i contribuenti che presentano il 730 possono utilizzare esclusivamente tale modello anche se hanno realizzato plusvalenze da cripto-attività, senza necessità di trasmettere separatamente il modello Redditi.

Fino allo scorso anno, infatti, la dichiarazione dei redditi tramite il modello 730 non consentiva al cripto-investitore di adempiere a tutti gli obblighi fiscali legati alle cripto-attività: i contribuenti erano obbligati a presentare anche alcuni quadri del modello Redditi Persone Fisiche, in particolare il quadro RT per le plusvalenze (e minusvalenze) da cripto-attività nel caso avessero avuto componenti di reddito fiscalmente rilevanti.

Infatti, se a partire dalla dichiarazione dei redditi 2024 relativa all’anno 2023 era stato introdotto nel 730 il quadro W, ovverosia l’omologo del quadro RW per il monitoraggio degli investimenti all’estero e delle attività finanziarie estere, comprese le criptovalute, contenuto nel modello Redditi, così non era stato per il quadro RT. Il contribuente che presentava il 730 e che realizzava anche plusvalenze e minusvalenze da cripto-attività doveva quindi procedere all’invio anche di un modello Redditi con il quadro RT – inviando quindi in sostanza due modelli di dichiarazione invece di uno.

A partire dal 2025, quindi già relativamente alla dichiarazione per l’anno 2024, questa duplicazione è stata superata grazie all’introduzione, nel modello 730, del Quadro T per la dichiarazione delle plusvalenze di natura finanziaria, incluse quelle derivanti dalle cripto-attività, oltre ovviamente alla riproposizione del quadro W, che replica le funzionalità del Quadro RW per il monitoraggio fiscale, già introdotto l’anno scorso.

Questo consente quindi una notevole semplificazione degli adempimenti per i contribuenti cripto-investitori che presentano il modello 730.

L’imposta sostitutiva e i chiarimenti sulla franchigia di 2.000 euro

Com’è noto, l’imposta sostitutiva sui redditi da cripto-attività è stata oggetto di un acceso dibattito nello scorso autunno, di cui si è dato conto anche in precedenti contributi, per cui è necessario fare chiarezza.

Relativamente all’anno d’imposta 2024 – che è oggetto della dichiarazione dei redditi 2025 – occorre osservare che resta ferma la disciplina introdotta dalla Legge di Bilancio 2023. Tale disciplina prevede che le plusvalenze da cripto-attività siano soggette all’imposta sostitutiva del 26% solo se l’ammontare complessivo supera i 2.000 euro, e solo sulla parte eccedente. Il fatto che i 2.000 euro previsti dalla norma siano una franchigia è stato recentemente chiarito da una risposta dell’Agenzia delle Entrate, che ha corretto le ambiguità interpretative riscontrate l’anno precedente.

Alla domanda “Come vengono tassate le plusvalenze e gli altri proventi derivanti da cripto-attività nei confronti delle persone fisiche?” l’Agenzia delle Entrate ha infatti risposto quanto segue:

“Sulle plusvalenze e gli altri proventi derivanti da cripto-attività si applica una imposta sostitutiva del 26%. Per il calcolo della base imponibile delle plusvalenze e gli altri proventi realizzate nell’anno di imposta, è riconosciuta una franchigia di euro 2.000. Esempio: se il contribuente nel 2024 ha realizzato plusvalenze e altri proventi per un ammontare complessivo di 2.500 euro, la base imponibile determinata a seguito della compilazione della specifica sezione del quadro T del Modello 730/2025 o del quadro RT del Modello REDDITI 2025 PF sarà pari all’importo di euro 500, ovvero all’importo eccedente la franchigia. Nel caso in cui contribuente non abbia potuto tener conto di tale franchigia della dichiarazione dei redditi 2024 (anno d’imposta 2023) può richiedere il rimborso della maggior imposta sostitutiva versata”.

Le evoluzioni future della tassazione delle cripto-attività

Diversa sarà invece la situazione per la dichiarazione dei redditi che si presenterà nel 2026 relativa all’anno in corso: infatti, la Legge di Bilancio 2025 ha previsto che a partire dal primo gennaio 2025 tutte le plusvalenze e i proventi derivanti da cripto-attività siano soggetti a un’imposta sostitutiva dell’IRPEF con aliquota sempre del 26%, ma indipendentemente dall’importo realizzato, eliminando la franchigia di 2.000 euro e comportando così in sostanza un aumento della tassazione per i cripto-investitori

Non solo: la legge di bilancio per il 2025 ha previsto a partire dal primo gennaio 2026 l’incremento dell’aliquota dell’imposta sostitutiva al 33%, per cui, salvo modifiche normative, l’imposizione fiscale sulle cripto-attività aumenterà ulteriormente a partire dal prossimo anno.

A tal proposito, come già osservato in precedenti contributi, potrebbe essere interessante l’opportunità di affrancamento offerta per il 2025. Infatti, grazie alla possibilità di rivalutare le cripto-attività possedute al primo gennaio 2025 pagando un’imposta sostitutiva del 18%, i contribuenti possono incrementare il valore di acquisto ai fini fiscali e quindi diminuire in prospettiva le eventuali plusvalenze realizzate anche nei prossimi periodi d’imposta.

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