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Come costruire relazioni solide con i clienti in 5 step: guida per PMI



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Le PMI devono affrontare la sfida di costruire relazioni solide con i clienti. Le giuste strategie, che vanno dalla gestione dei dati alla segmentazione e all’automazione, possono aumentare la soddisfazione e la fedeltà, potenziando i risultati a lungo termine

Pubblicato il 10 lug 2025

Marianna Tramontano

Consulente Marketing Digitale e innovazione per PMI



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Le strategie digitali per conquistare, riattivare e fidelizzare i clienti stanno evolvendo grazie all’intelligenza artificiale. Dall’email al CRM, dai contenuti personalizzati all’automazione del supporto, costruire un ecosistema coerente e accessibile è essenziale per attrarre, coinvolgere e fidelizzare i clienti. L’intelligenza artificiale è solo una delle leve: serve prima una solida strategia.

“Le persone dimenticano cosa hai detto o fatto, ma non dimenticano come le hai fatte sentire.”

— Maya Angelou

I numeri della customer experience nelle PMI

In questa rubrica stiamo analizzando le sfide più concrete che affrontano oggi le PMI sul piano commerciale: farsi riconoscere, scegliere, ricordare e, soprattutto, preferire. Non basta più essere presenti o competitivi sul prezzo. Il cliente vuole interazioni semplici, contenuti rilevanti, risposte rapide, e soprattutto sentirsi al centro del rapporto con l’azienda.

I numeri parlano chiaro. Secondo Hubspot:

  • Il 50% dei clienti cambia azienda dopo una sola esperienza negativa;
  • Il 75% è disposto a pagare di più pur di acquistare da aziende che offrono una buona esperienza;
  • Il 78% è pronto a perdonare un errore, se l’assistenza è eccellente;
  • Il 93% è incline a riacquistare se il servizio è stato all’altezza delle aspettative.
    Dietro questi dati c’è un punto chiave: la qualità dell’interazione umana e digitale. Non è solo una questione di tecnologia o di AI, ma di strategia e organizzazione. Le aziende che costruiscono un ecosistema relazionale efficace sono quelle che sanno anticipare, rispondere e accompagnare il cliente lungo tutto il ciclo di vita.

Per farlo, è utile distinguere tra:

  • Customer support, che risponde in modo reattivo ai problemi
  • Customer service, che agisce in modo proattivo per migliorare l’esperienza
  • Customer success, che lavora strategicamente sul lungo termine per garantire risultati e fedeltà

Quando questi tre ruoli – anche se svolti da una sola persona in una PMI – sono coordinati e integrati, si crea un ambiente centrato sul cliente, capace di generare fiducia, riacquisto e passaparola. Anche con un team ridotto, è possibile costruire questo tipo di relazione. In questo articolo, come nei precedenti, ti guidiamo passo passo, con un approccio pratico, pensato per chi ha poche risorse e molte priorità. A cominciare da ciò che serve davvero: le basi per costruire relazioni solide, durature e automatizzabili.

I 5 pilastri per costruire (davvero) una relazione con i clienti online

Avere un database di contatti e inviare una mail solo quando c’è una promozione è un’occasione sprecata. Per trasformare un cliente occasionale in un cliente fedele, serve creare una relazione, proprio come se si avesse il cliente di fronte: ricreare quel mix di accoglienza, discrezione, ascolto e memoria che fa sentire il cliente riconosciuto, anche dopo mesi. La buona notizia è che oggi tutto questo è automatizzabile, anche con strumenti semplici e accessibili. Tutto ciò che prima era gestito a voce, oggi si può digitalizzare e automatizzare, senza perdere il lato umano. L’esperienza del cliente non è meno personale perché avviene online, ma richiede attenzione progettuale. E anche se oggi hai solo un sito e una newsletter, puoi già iniziare a costruire questo sistema di relazioni. Con i giusti strumenti e questi cinque pilastri, anche una piccola impresa può offrire un’esperienza coerente, accogliente e memorabile.

Una lista contatti organizzata

In un negozio, il venditore abituale sa chi sei, cosa hai comprato, cosa ti piace. Online, questa memoria è il database: nomi, email, preferenze, storico ordini. Una lista contatti ben curata, segmentata per interessi o comportamento, permette di inviare messaggi rilevanti e tempestivi. Senza questo archivio vivo, ogni comunicazione sarà generica e poco efficace. Strumenti come HubSpot o Mailchimp consentono di costruire e aggiornare una lista strutturata, senza bisogno di competenze tecniche (e sotto i 1.000 contatti sono disponibili piani gratuiti).

Un canale di comunicazione attivo

Nel mondo fisico, un cliente entra, viene salutato, e se torna dopo un po’, magari gli si chiede “Tutto bene, come è andato con quel prodotto che avevi preso?”. Online, questo tipo di dialogo si può costruire con flussi automatici di email: messaggi di benvenuto, ringraziamenti post-acquisto, suggerimenti utili, inviti riservati. Inviare una mail solo per vendere è come parlare con un cliente solo quando ha il portafoglio in mano: poco elegante e poco efficace. Un canale attivo, invece, rafforza la relazione anche quando non c’è una transazione in corso.

Un sistema per rispondere velocemente

In negozio, se un cliente ha un dubbio, cerca un commesso. Online, deve trovare risposte in modo semplice e immediato. Questo si traduce in FAQ ben scritte, una chat sempre visibile, o un form smart per inviare domande. E se possibile, un chatbot che risponda subito alle richieste più frequenti. Anche se non hai un team di supporto, strumenti come Tawk.to, Charla, Brevo Chat o LiveAgent permettono di offrire una presenza costante e automatica, con piani gratuiti o con costi di circa 15 al mese per avere funzioni più complesse. La velocità nelle risposte fa la differenza tra un cliente che resta e uno che se ne va.

Contenuti pensati per informare, non solo vendere

Quando un cliente entra in negozio, spesso chiede “Mi può spiegare la differenza tra questo e quello?”, oppure cerca consigli. Non si limita a comprare: vuole capire. Online, il contenuto informativo è ciò che guida la scelta. Schede prodotto chiare, articoli utili, guide pratiche, video brevi: tutto ciò che aiuta il cliente a decidere rafforza la fiducia. Automatizzare l’invio di questi contenuti, ad esempio dopo un acquisto o prima di una scadenza, è come avere un venditore che si prende cura del cliente anche fuori orario. Nell’articolo dedicato al content marketing ne abbiamo parlato ampiamente.

Uno spazio personale per il cliente

Nella relazione vis a vis, il bravo venditore si ricorda o si rinfresca la memoria sui precedenti acquisti per evitare di perdere o far perdere tempo al cliente. Online, questa “memoria” vive nel DB (lato venditore) e nell’area clienti (lato cliente). Lo storico degli acquisti è un patrimonio informativo troppo prezioso da tralasciare e complementare alla lista di contatti organizzata, di cui al punto 1. Fornire inoltre uno spazio al cliente in cui rivedere ordini, scaricare fatture, aggiornare dati, inviare richieste potrebbe essere un plus. Anche i moduli di assistenza possono essere automatizzati e resi intelligenti, mostrando solo i campi utili a seconda del tipo di richiesta. Tutto questo dà al cliente la sensazione di controllo e continuità, come se stesse parlando sempre con la stessa persona. Strumenti come Zendesk, LiveAgent o Zoho Desk permettono di creare portali personalizzati anche per piccole realtà.

Segmentazione e contenuti personalizzati: guida step by step

La personalizzazione non è un lusso riservato ai grandi brand: oggi è una delle chiavi più efficaci per fidelizzare il cliente. Non si tratta solo di “chiamarlo per nome”, ma di parlare al momento giusto, con il messaggio giusto, in base al suo comportamento reale. Utilizzando strumenti semplici, come quelli menzionati nel paragrafo precedente, ecco i primi passi da fare per iniziare a costruire una relazione più umana, digitale e automatizzata.

Raccogliere i dati giusti (senza complicarti la vita)

Per personalizzare serve conoscere, ma non serve sapere tutto. Inizia da poche informazioni essenziali: nome, email, data di nascita, primo acquisto, prodotti acquistati. Se vendi online, questi dati sono spesso già disponibili. Se usi un gestionale, puoi sincronizzarli ad HubSpot CRM o Brevo abilitati all’integrazione con piattaforme o app principali.

Segmentare i clienti in base al comportamento

Non tutti i clienti sono allo stesso punto del percorso. C’è chi ha appena comprato, chi è inattivo da mesi, chi guarda spesso una pagina ma non compra, chi ha avuto dei problemi con l’ultimo acquisto. Con pochi clic, puoi creare gruppi dinamici: ad esempio “clienti dormienti da 3 mesi” o “chi ha comprato almeno 2 volte”. Questo ti permette di mandare messaggi più pertinenti, evitando di trattare tutti allo stesso modo.

Attivare flussi automatici su eventi reali

Le comunicazioni migliori sono quelle che arrivano al momento giusto, senza bisogno di inviarle manualmente. Ecco tre flussi semplici da attivare:

  • Benvenuto: appena si iscrivono alla newsletter o fanno il primo acquisto
  • Post-acquisto: invia una guida all’uso, o un invito a lasciare una recensione
  • Riattivazione: contatta chi non acquista da 60–90 giorni con un incentivo

Strumenti come Mailchimp, Impresoft Engage o Sendinblue permettono di configurare questi scenari in pochi passaggi.

Personalizzare anche piccoli gesti può fare la differenza

Un’email di compleanno ben scritta può sembrare banale, ma è tra le campagne con il tasso di conversione più alto: fino al 342% in più rispetto a una promozione standard. Secondo recenti analisi, queste email raggiungono un tasso di apertura tra il 45% e il 56%. Includi un piccolo sconto, una frase cordiale, un contenuto utile, e otterrai più di quanto farebbe un semplice messaggio promozionale. Lo stesso vale per anniversari, ringraziamenti, e-mail “abbiamo pensato a te”.

Misurare i risultati e migliorare progressivamente

Non serve fare tutto subito. Partire da una personalizzazione ben fatta, poi osservare i risultati: tasso di apertura, click, conversione. Le email personalizzate ottengono in media un 41% in più di click rispetto a quelle generiche. Vedere cosa funziona meglio, aggiustare il tono, cambiare l’orario di invio. Ogni passo aiuterà a creare relazioni più forti e scalabili.

Intelligenza artificiale nelle relazioni clienti: opportunità e limiti

L’intelligenza artificiale non è una bacchetta magica né una strategia in sé. È uno strumento potente, che funziona solo se inserito in un sistema già funzionante. Dopo aver implementato strumenti e azioni descritti nei paragrafi precedenti, possiamo valutare l’adozione dell’AI per alleggerire attività ripetitive, risparmiare tempo e offrire supporto più rapido, senza perdere personalizzazione.

In questo momento parlo soprattutto agli imprenditori: il rischio è pensare che l’AI possa sostituire l’ascolto umano o risolvere problemi strutturali di relazione con il cliente. Ma non è così.

Quando usare l’AI

  • aiuta a scrivere e personalizzare automaticamente email in base al comportamento dell’utente;
  • suggerisce risposte rapide e coerenti nei chatbot, riducendo i tempi di attesa;
  • analizza feedback, recensioni o ticket di supporto, evidenziando temi ricorrenti;
  • attiva campagne mirate, come offerte personalizzate per chi visita spesso una pagina o abbandona il carrello.

Quando non usare l’AI

  • si usa per rispondere in modo generico o meccanico a clienti (soprattutto se insoddisfatti);
  • sostituisce completamente il contatto umano nelle situazioni delicate;
  • viene usata per inviare messaggi automatici senza contesto o senso di continuità;
  • viene implementata senza un obiettivo chiaro.

L’AI è utile se ti permette di essere più presente e rilevante, non se allontana il cliente. Il suo valore sta nel potenziare la relazione, non nel sostituirla. Una risposta più veloce non è necessariamente una risposta migliore, se manca di empatia o precisione. Prima di integrarla, chiediti: sto automatizzando un passaggio tecnico, o sto rischiando di perdere un’occasione di relazione reale?

Privacy, consenso e gestione etica dei dati

Costruire fiducia con i clienti oggi è anche una questione di trasparenza e rispetto dei dati personali. Gestire in modo conforme al GDPR è un elemento centrale della relazione (non solo digitale), non un ostacolo burocratico. Vediamo cosa deve sapere ogni impresa, anche se piccola:

  • Il consenso per le comunicazioni commerciali è obbligatorio: secondo il Garante, è vietato inviare email promozionali senza un consenso preventivo, libero e specifico Non basta usare caselle preselezionate: l’utente deve attivare volontariamente il consenso. Qui su AgendaDigitale è disponibile una guida completa sulla gestione del consenso.
  • I form devono essere trasparenti e facilmente comprensibili: chi raccoglie i dati, per quale finalità e per quanto tempo deve essere chiaramente indicato nella privacy policy visibile (link cliccabile direttamente dal form). Iubenda mette a disposizione un approfondimento su come adeguare newsletter e form di iscrizione.
  • Il consenso va registrato e conservato: il GDPR richiede che si dimostri come, quando e perché è stato prestato. I CRM moderni (Mailchimp, HubSpot, Sendinblue) solitamente tracciano automaticamente questo registro.
  • Il cliente può chiedere la cancellazione dei dati: se l’interessato esercita il diritto all’oblio, l’azienda deve cancellare completamente i suoi dati in tempi rapidi.
  • I tracciamenti (come aperture email o cookie) devono essere segnalati: anche strumenti come email tracking o analytics devono essere segnalati nel banner cookie o nella privacy policy, in modo chiaro e informato.

Le piattaforme che abbiamo menzionato includono strumenti che gestiscono automaticamente il consenso, permettono di inserire link alla privacy policy nei form e nelle email, offrono opzioni per la cancellazione richiesta dal cliente. Esistono servizi che possono aiutare a creare informativa, banner cookie e moduli GDPR-compliant in modo semplice e costantemente aggiornato. Rispettare queste regole non è solo un obbligo legale, ma un modo concreto per far capire al cliente che è al centro della relazione, non un numero in una lista. In un mercato dove la fiducia fa la differenza, questo è un buon punto da cui iniziare.

Domande chiave da farsi e checklist operativa

Ogni piccola o media impresa che vuole migliorare la relazione con i propri clienti, prima ancora di parlare di AI o automazione, dovrebbe riflettere su alcune domande chiave:

  • Quale tipo di relazione si vuole costruire con i clienti? La relazione può essere solo transazionale o anche relazionale (con appuntamenti che mirano solo all’engagement).
  • Quali valori si vogliono trasmettere attraverso ogni interazione? La relazione è portavoce del tuo brand e le caratteristiche che il tuo brand può assumere sono diverse (velocità, disponibilità, trasparenza, esclusività, personalizzazione).
  • In quale fase del rapporto cliente-azienda siamo più deboli oggi? Le fasi principali da considerare sono il primo contatto, acquisto, assistenza, follow-up, riacquisto.
  • Si stanno basando le scelte sul comportamento reale dei clienti o su supposizioni? Bisogna basarsi su dati concreti ed evitare di andare “a sensazione”. I tuoi clienti abituali in negozio possono avere comportamenti, dubbi ed esigenze diverse da quelli acquisiti online.
  • Il modello di business incoraggia la fidelizzazione o è orientato solo alla prima vendita? Quali offerte o servizi offro per incentivare il ritorno.
  • Qual è il costo reale di perdere un cliente rispetto a quello di acquisirne uno nuovo?
  • Si sta trattando la relazione con il cliente come un asset aziendale?
    Le decisioni tecnologiche che si stanno prendendo (CRM, automazioni, AI) sono al servizio della relazione o solo della produttività?
    Rispondere a questa domanda significa inquadrare le attività che ho già messe in piedi e quelle che potrei implementare tra quelle suggerite in questo articolo.

Checklist operativa

  • Creare o aggiornare il tuo database clienti, includendo dati minimi ma utili (nome, email, ultimo acquisto, compleanno).
  • Usare una piattaforma semplice (gratuita o a basso costo) per attivare almeno tre automazioni: benvenuto, follow-up post-vendita, recupero inattivi.
  • Segmentare i clienti per comportamento o frequenza di acquisto, non solo per dati anagrafici.
  • Inserire nel sito una sezione di assistenza chiara: FAQ aggiornate o modulo con risposte guidate.
  • Attivare una live chat o un chatbot base che sappia rispondere alle domande più frequenti.
  • Verificare la privacy policy e assicurarsi che i modulo di contatto siano aggiornati e conformi al GDPR.
  • Verificare almeno ogni mese le interazioni: cosa leggono i tuoi clienti, quando cliccano, quali canali usano per contattarti.

Per riepilogare: 1) non serve un software costoso per costruire relazioni durature con i clienti.; 2) servono ascolto, coerenza e strumenti che parlino tra loro; 3) l’AI può aiutare, ma solo dopo aver messo in ordine le basi. Il cliente fedele non cerca solo soluzioni rapide: cerca esperienze affidabili anche (e soprattutto) da una piccola impresa.

Nel prossimo approfondimento di questa rubrica, parleremo di gamification: come usare logiche di gioco per aumentare il coinvolgimento del cliente, con soluzioni pratiche e sostenibili anche per chi ha risorse limitate.

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