Negli ultimi anni, la Cina ha accelerato drasticamente nel campo dell’intelligenza artificiale (IA), portando avanti una strategia di sviluppo centralizzata, massicci investimenti e una regolamentazione flessibile sull’uso dei dati. Questo le ha permesso di avvicinarsi, e in alcuni casi superare, gli Stati Uniti in settori chiave dell’IA.
Molteplici e fondamentali sono i fattori che hanno prodotto tale evoluzione nella crescita cinese nei settori tecnologici in cui Pechino eccelle, senza escludere le risposte statunitensi e le implicazioni geopolitiche di questa corsa tecnologica globale.
Indice degli argomenti
Il contesto strategico: la svolta cinese sull’IA
Nel luglio 2017, il Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese ha pubblicato il documento strategico intitolato “New Generation Artificial Intelligence Development Plan”. Questo piano ha determinato una svolta epocale nella politica tecnologica cinese, delineando un percorso articolato in tre fasi:
- leadership tecnologica interna entro il 2020;
- sviluppo sistemico entro il 2025;
- primato globale entro il 2030.
Una pianificazione strategica così definta e basata su tappe da rispettare rigidamente, oltre al duro ruolo guida del governo di Pechino, hanno di fatto consentito ed accelerato l’integrazione dell’intelligenza artificiale nella visione economica e industrial, a lungo termine, del paese. Il 14º Piano Quinquennale (2021–2025) ha inoltre confermato l’IA quale tecnologia abilitante chiave per la modernizzazione dell’economia, delle infrastrutture e finanche della difesa nazionale. Il presidente Xi Jinping ha dichiarato in più occasioni che l’IA rappresenta il motore dell’innovazione globale e che il successo in questo settore sarà determinante per lo status geopolitico della Cina nel XXI secolo.
La cina e l’IA in ambito militare: droni e sorveglianza avanzata
Una particolare attenzione è stata riservata all’utilizzo dell’IA in ambito militare. La Cina considera l’intelligenza artificiale come una tecnologia chiave per la modernizzazione militare, parte integrante della strategia “civil-military fusion” (CMF) promossa dal presidente Xi Jinping. Questo approccio mira a integrare i progressi civili, in particolare nel campo dell’IA, nelle applicazioni belliche e di difesa nazionale.
Uno degli ambiti più avanzati è quello dei droni autonomi. Il China Aerospace Science and Industry Corporation (CASIC) ha sviluppato sciami di droni capaci di coordinarsi in tempo reale utilizzando algoritmi di intelligenza collettiva. Tali droni, se impiegati in battaglia, potrebbero saturare le difese aeree convenzionali grazie al numero e all’autonomia decisionale. Nel settore navale, l’Esercito Popolare di Liberazione (EPL) ha testato sottomarini autonomi per missioni di sorveglianza e guerra elettronica nel Mar Cinese Meridionale. Questi dispositivi sono equipaggiati con sensori ad apprendimento automatico in grado di identificare e tracciare unità navali straniere. Altre applicazioni includono la previsione comportamentale dei nemici, l’analisi predittiva delle minacce, e sistemi di supporto decisionale per i comandi strategici. I centri di comando integrati, dotati di IA, sono in grado di processare in tempo reale flussi massicci di dati provenienti da radar, satelliti, cyber intelligence e droni.
Secondo il rapporto del Center for a New American Security (CNAS, 2023), la Cina ha superato la fase sperimentale per molti di questi sistemi, passando a una fase pre-operativa, soprattutto nelle regioni ad alta tensione geopolitica come Taiwan, il Mar Cinese Orientale e i confini indo-cinesi. Un aspetto controverso è la ricerca cinese su sistemi d’arma autonomi letali (LAWS), che operano senza supervisione umana diretta. Mentre il diritto internazionale umanitario pone dei limiti, non è chiaro se tali barriere normative siano effettivamente rispettate o integrate nei protocolli di sviluppo militare cinese. Infine, la guerra cognitiva e l’uso dell’IA per influenzare l’opinione pubblica, diffondere disinformazione e destabilizzare le società nemiche rappresentano un ulteriore fronte dell’IA militare cinese. Tali tecniche vengono testate su piattaforme sociali, ambienti simulati e operazioni psicologiche (PSYOPS) in tempo reale.
Il vantaggio cinese: investimenti, dati e demografia digitale
Gli investimenti complessivi in IA sono stati trainati non solo dallo Stato centrale, ma anche dalle strutture di Governo provinciali e municipali. Ad esempio, la municipalità di Pechino ha stanziato 2 miliardi di dollari per la costruzione del Beijing AI Park, un hub tecnologico con oltre 400 aziende specializzate. Nel settore privato, giganti come Alibaba, Baidu e Tencent hanno creato laboratori di ricerca avanzati in collaborazione con università come Tsinghua e Peking University.
Queste partnership hanno prodotto innovazioni nei modelli di linguaggio naturale, nella computer vision e nell’intelligenza artificiale applicata alla logistica e alla sanità. La Cina, grazie alla sua popolazione digitalmente iperconnessa, produce quotidianamente una mole di dati senza pari: social media, piattaforme di e-commerce, mobilità urbana e pagamenti digitali costituiscono un ecosistema dati estremamente ricco, essenziale per l’addestramento di algoritmi IA.
Secondo McKinsey (2023), l’ecosistema digitale cinese genera oltre il 40% dei dati mondiali utilizzabili per l’IA.

Grafico 1 – Investimenti pubblici e privati in IA (2018–2023)
Applicazioni industriali e sorpassi tecnologici
Nel campo del riconoscimento facciale, aziende cinesi come SenseTime e Megvii hanno sviluppato algoritmi superiori nella rilevazione in condizioni ambientali difficili, come scarsa illuminazione o parziale ostruzione del volto. Le loro tecnologie sono già implementate in oltre 300 città cinesi per la gestione della sicurezza urbana. Il riconoscimento facciale è uno dei settori in cui la Cina ha raggiunto un livello di sviluppo tecnologico tra i più avanzati al mondo. La tecnologia è stata integrata in un ampio ventaglio di applicazioni civili, commerciali e di sicurezza pubblica, rendendo la Cina leader globale nella videosorveglianza intelligente. SenseTime, Megvii (Face++), Yitu e CloudWalk, sono tutte aziende sostenute finanziariamente da fondi pubblici e da grandi conglomerati privati. SenseTime, ad esempio, è stata valutata oltre 7 miliardi di dollari al momento della sua IPO, grazie alla sua tecnologia in grado di riconoscere volti anche in situazioni di scarsa illuminazione o in movimento.
La piattaforma Face++
La piattaforma Face++ sviluppata da Megvii è in grado di analizzare decine di milioni di volti in tempo reale ed è già impiegata in oltre 240 città cinesi. Il sistema è capace di identificare età, emozioni, etnia, stato d’animo e persino micro-espressioni, con una precisione superiore al 98% in ambienti controllati. Il programma nazionale Skynet (Tianwang) ha implementato più di 500 milioni di telecamere dotate di IA entro il 2024, con l’obiettivo di creare una rete capillare di sorveglianza urbana che copre strade, metropolitane, centri commerciali e scuole. Il sistema integra anche dati biometrici e registri governativi per tracciare individui sospetti o fuggitivi. Oltre all’ambito della sicurezza, il riconoscimento facciale è ampiamente usato anche per scopi commerciali e di servizio al cittadino. È impiegato per effettuare pagamenti (es. Alipay Face Pay), registrare presenze sul posto di lavoro, controllare accessi in aeroporti e campus universitari, o personalizzare contenuti pubblicitari nei centri commerciali.
Tuttavia, questa diffusione ha sollevato crescenti preoccupazioni per la privacy. Secondo Human Rights Watch e Amnesty International, il riconoscimento facciale viene anche utilizzato per monitorare e reprimere minoranze etniche come gli uiguri nello Xinjiang, dove è stato documentato l’uso di sistemi predittivi per classificare comportamenti “sospetti”. Il sistema IJOP (Integrated Joint Operations Platform), operativo nello Xinjiang, utilizza l’IA per aggregare dati biometrici, spostamenti, contatti sociali e attività online per assegnare punteggi di rischio individuale. Tali applicazioni hanno attirato critiche da parte di numerosi osservatori internazionali che le considerano una forma di sorveglianza preventiva di massa.
Sul piano tecnologico, la Cina sta ora sviluppando algoritmi capaci di riconoscere i volti anche con mascherine, occhiali scuri o con modifiche chirurgiche. L’uso combinato con altre tecnologie biometriche, come il riconoscimento del passo (gait recognition) e la scansione dell’iride, permette di rafforzare ulteriormente la precisione e la robustezza dei sistemi. Infine, va sottolineato che le esportazioni di tali tecnologie sono in rapida crescita. Paesi in via di sviluppo, ma anche democrazie emergenti, stanno acquistando soluzioni cinesi per la sicurezza urbana, spesso con pacchetti chiavi in mano, rendendo la Cina non solo un utilizzatore, ma anche un esportatore globale di tecnosorveglianza. Nel settore sanitario, l’IA cinese viene impiegata per la diagnostica assistita da immagini (radiologia, tomografia, ecografie). Il sistema BioMind, sviluppato a Pechino, ha dimostrato performance diagnostiche superiori a quelle di medici umani in test clinici su pazienti con malattie neurologiche. Anche nel settore dell’IA militare, la Cina ha compiuto progressi significativi. L’Esercito Popolare di Liberazione ha integrato algoritmi di deep learning nella navigazione autonoma di droni e sottomarini robotici. Secondo un rapporto RAND (2023), l’integrazione dell’IA nei sistemi di comando e controllo militari è già operativa in alcuni distretti strategici del Mar Cinese Meridionale.

Grafico 2 – Diffusione globale di tecnologie di sorveglianza IA
La ricerca scientifica e pubblicazioni sull’IA in Cina
Negli ultimi dieci anni, la Cina ha registrato una crescita esponenziale nella produzione scientifica legata all’intelligenza artificiale. Secondo il rapporto “AI Index 2023” della Stanford University, la Cina è diventata il primo paese al mondo per numero di pubblicazioni peer-reviewed nel settore dell’IA, superando gli Stati Uniti sia per volume che, in alcune metriche, per citazioni. Nel 2022, circa il 29% di tutte le pubblicazioni accademiche mondiali sull’IA provenivano da autori cinesi. Le università più produttive sono Tsinghua University, Chinese Academy of Sciences, e Zhejiang University, che dispongono di centri di ricerca IA finanziati sia dallo Stato che da consorzi industriali. L’iniziativa ‘AI2030’ prevede la creazione di oltre 50 laboratori nazionali specializzati in deep learning, NLP (Natural Language Processing), robotica cognitiva e intelligenza distribuita. Ogni laboratorio riceve in media oltre 30 milioni di dollari in fondi statali e regionali. Secondo Nature Index e Scopus, la qualità media delle pubblicazioni cinesi sta migliorando sensibilmente. Il numero di articoli pubblicati su riviste di alto impatto come *IEEE Transactions on Neural Networks*, *NeurIPS*, *CVPR*, e *Nature Machine Intelligence* è aumentato del 400% tra il 2015 e il 2023. Un ruolo fondamentale lo giocano le collaborazioni internazionali. Sempre più ricercatori cinesi firmano articoli in co-autorship con colleghi di Stanford, MIT, Oxford e ETH Zürich.
Questo consente di importare competenze, migliorare l’impatto scientifico e costruire reti globali di innovazione. Sul fronte brevettuale, la Cina detiene il primato con oltre 30.000 brevetti IA depositati tra il 2010 e il 2023 (fonte: WIPO). Gli ambiti coperti includono reti neurali profonde, IA per il riconoscimento vocale e visivo, elaborazione del linguaggio naturale, sistemi predittivi per la finanza e la medicina. Uno degli obiettivi strategici è quello di definire nuovi standard tecnici internazionali per l’IA. La Cina è sempre più attiva nei comitati ISO e IEEE, contribuendo alla stesura di normative su trasparenza algoritmica, sicurezza dei modelli IA e interoperabilità tra piattaforme. Questo le consente di influenzare indirettamente il mercato globale. Infine, il governo sostiene anche la produzione in lingua cinese di grandi modelli linguistici (LLM), come WuDao, PanGu e ERNIE. Questi modelli sono addestrati su dataset linguistici e culturali cinesi e rappresentano un tentativo di costruire un ecosistema IA autonomo e culturalmente radicato. Il futuro della ricerca IA in Cina sarà sempre più orientato verso applicazioni strategiche in ambiti chiave: sanità, sicurezza nazionale, finanza e pubblica amministrazione. La capacità di tradurre la ricerca in innovazione industriale resta una delle priorità dei prossimi piani quinquennali.
Grafico 3 – Pubblicazioni e brevetti IA: Cina vs USA (2010–2023)
Rallentamenti statunitensi nell’IA e strategia di contenimento
Gli Stati Uniti mantengono la leadership in ambiti fondamentali come i semiconduttori, le architetture di calcolo (GPU, TPU) e gli algoritmi open source sviluppati da istituzioni come OpenAI, Google DeepMind e NVIDIA Research. Tuttavia, l’approccio statunitense si basa su un ecosistema frammentato tra attori pubblici, accademici e industriali, il che rende più difficile l’implementazione di una strategia coordinata. A questo si aggiungono criticità legate all’export di talenti e all’eccessiva dipendenza da catene del valore globali vulnerabili. Per contenere l’avanzata cinese, gli USA hanno adottato misure restrittive sull’esportazione di chip avanzati (es. GPU A100 di NVIDIA) e sull’accesso cinese a software per l’automazione di circuiti integrati (EDA). Queste misure, tuttavia, rischiano di incentivare ulteriormente la sostituzione tecnologica interna in Cina (decoupling).
IA e dominio globale: chi vincerà la corsa?
Il futuro della leadership IA si giocherà su tre piani: capacità hardware (chip e data center), attrazione di talenti (brain gain), e governance normativa. Sul fronte hardware, la Cina ha aumentato il budget di ricerca per la produzione a 5nm con la compagnia SMIC, pur restando indietro rispetto alle fonderie taiwanesi (TSMC) e sudcoreane (Samsung).
Quanto alla governance, il modello cinese privilegia l’efficienza, la centralizzazione dei dati e l’integrazione con la sicurezza nazionale. Il modello occidentale, in particolare quello europeo-statunitense, punta alla trasparenza algoritmica, alla privacy individuale e all’etica della decisione automatica. Secondo l’OCSE (2023), assisteremo a una progressiva biforcazione normativa: da una parte, l’ecosistema IA controllato e centralizzato della Cina, dall’altra un sistema aperto e regolamentato degli Stati Uniti e dell’Europa.
Corsa all’IA: la battaglia per il controllo delle fondamenta cognitive del potere globale nel XXI secolo
L’ascesa della Cina nell’ambito dell’intelligenza artificiale non è più un’ipotesi, ma un fenomeno misurabile, articolato e strategicamente diretto. Mentre gli Stati Uniti cercano di preservare il loro vantaggio tecnologico, la Cina sta costruendo un ecosistema alternativo, robusto e competitivo. La corsa all’IA, dunque, non è solo una questione di innovazione, ma una battaglia per il controllo delle fondamenta cognitive del potere globale nel XXI secolo.












