Nel mondo dell’istruzione, uno dei cambiamenti più profondi introdotti dalle tecnologie digitali riguarda la possibilità di costruire, certificare e condividere in tempo reale un’identità digitale dello studente.
Non si tratta solo di un profilo anagrafico o di un account scolastico, ma di un vero e proprio wallet educativo, capace di raccogliere credenziali, esperienze, competenze, valutazioni e certificazioni acquisite in contesti diversi — formali, non formali e informali — lungo tutto l’arco della vita.
In un’epoca in cui l’apprendimento è sempre più frammentato, liquido e dislocato, questa forma di identità dinamica si configura come una leva potente per restituire coerenza, tracciabilità e spendibilità ai percorsi individuali di formazione.
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Dal wallet digitale alle microcredential: la nuova infrastruttura educativa
Il concetto di wallet educativo si ispira direttamente alla logica dei portafogli digitali già usati in ambito sanitario, bancario e pubblico. Ma mentre questi ultimi conservano documenti o accessi, il wallet dello studente diventa un archivio certificato delle competenze acquisite, aggiornato in tempo reale e verificabile da enti, scuole, università, aziende e piattaforme di apprendimento. Ogni badge, ogni microcredential, ogni attività di laboratorio, ogni corso extracurricolare o esperienza professionalizzante può essere registrata, validata e resa interoperabile con altri sistemi. Questo permette di superare la rigidità dei curricoli tradizionali, e costruire un modello realmente centrato sulla persona, sulle sue scelte, sui suoi tempi, sui suoi talenti.
A rendere possibile questa evoluzione non è solo la tecnologia, ma soprattutto il nuovo paradigma delle microcredential, riconosciuto a livello europeo e adottato progressivamente da università, ITS, enti formativi e piattaforme edtech. Le microcredential rappresentano unità di apprendimento brevi, modulari, focalizzate su competenze specifiche, che possono essere aggregate in percorsi personalizzati, anche trasversali ai sistemi educativi formali. In questo modo, la carriera formativa non è più lineare ma modulare, permettendo a ciascun individuo di comporre il proprio curriculum formativo come un mosaico di esperienze e abilità.
L’ecosistema dinamico delle competenze studentesche
In questo scenario, lo studente non è più definito dal solo titolo finale (diploma, laurea, master), ma da un insieme dinamico di competenze dimostrabili. Le esperienze scolastiche si mescolano con quelle del volontariato, del lavoro, del gaming educativo, della formazione online, delle certificazioni linguistiche o digitali. L’identità digitale dello studente diventa così un ecosistema vivente, sempre aggiornato, accessibile e controllabile dal titolare, capace di riflettere in tempo reale l’evoluzione del proprio profilo formativo e professionale.
L’implementazione italiana e le tecnologie blockchain
Questa visione, già sperimentata in alcuni Paesi europei e nordamericani, è oggi al centro di numerose progettualità anche in Italia, soprattutto grazie alle linee guida europee su microcredential, al PNRR e alle policy per l’orientamento permanente. Le università cominciano a riconoscere crediti formativi per attività extracurricolari certificate, i licei avviano percorsi di PCTO più strutturati e tracciabili, gli ITS costruiscono moduli di apprendimento interoperabili con il mondo del lavoro. In questo contesto, la blockchain e le tecnologie di notarizzazione stanno diventando strumenti fondamentali per garantire l’autenticità, la tracciabilità e la privacy dei dati educativi.
La rivoluzione culturale oltre quella tecnologica
Ma la vera rivoluzione non è tecnologica: è culturale e istituzionale. Perché il wallet educativo funzioni davvero, occorre ripensare il valore della certificazione, della valutazione e della costruzione del merito, aprendo a una visione plurale e flessibile dell’apprendimento. L’identità digitale dello studente non deve essere una lista di “bollini” né un meccanismo di gamification sterile, ma un dispositivo che abilita la persona a raccontare il proprio percorso, a scegliere consapevolmente, a presentarsi nel mondo in modo autentico e valorizzato.
Il ponte tra formazione e mercato del lavoro
Uno degli aspetti più interessanti di questa trasformazione è il modo in cui il wallet educativo può facilitare il dialogo tra istruzione e lavoro. Le imprese, sempre più attente alle competenze piuttosto che ai titoli, trovano in questo strumento una modalità efficace per leggere in modo puntuale e trasparente i profili dei candidati, selezionando non solo in base al percorso formale, ma anche in funzione delle esperienze, delle soft skill, delle attività extracurriculari e delle certificazioni acquisite. Allo stesso tempo, gli studenti — soprattutto i più giovani — possono orientarsi meglio nel mondo del lavoro, cogliendo in modo più tempestivo le tendenze richieste dal mercato e colmando eventuali gap attraverso percorsi brevi, mirati e flessibili.
Verso l’apprendimento permanente e personalizzato
Un portafoglio di credenziali accessibile e aggiornabile consente di colmare il divario tra la scuola e il dopo-scuola, promuovendo un apprendimento continuo e personalizzato. In questo modello, la formazione iniziale diventa solo il primo segmento di una carriera che si costruisce per tutta la vita, attraverso aggiornamenti, specializzazioni, esperienze ibride e riconoscimenti trasversali. È il superamento della logica del “pezzo di carta” come unico riferimento identitario, e l’ingresso in una visione in cui la competenza è documentata, tracciabile e condivisibile, anche tra sistemi diversi.
Le criticità della governance dei dati formativi
Questa nuova infrastruttura educativa, tuttavia, presenta alcune criticità e richiede riflessioni profonde. Il primo nodo riguarda la governance dei dati formativi: chi detiene l’informazione? Chi ne garantisce la correttezza? Come si gestisce la privacy degli studenti, specie dei minori?
È essenziale costruire standard pubblici, interoperabili, etici che evitino la dispersione in soluzioni proprietarie, frammentate o sbilanciate verso logiche commerciali. I dati educativi devono rimanere sotto il controllo del cittadino-studente, e i soggetti pubblici devono mantenere un ruolo centrale nella certificazione e nella vigilanza dei sistemi.
Resistenze culturali e cambiamento istituzionale
C’è poi un problema culturale. Non tutti i docenti e gli istituti sono pronti ad adottare una visione così flessibile della carriera formativa. Molti ancora faticano a riconoscere valore a percorsi brevi, ad attività non formali, o a esperienze digitali, temendo una “banalizzazione” della formazione. Per superare questa resistenza, è necessario accompagnare il cambiamento con formazione, confronto, ricerca e sperimentazione, valorizzando le buone pratiche e creando reti tra scuole, università, enti e imprese che già adottano modelli aperti di tracciabilità delle competenze.
Equità e giustizia nell’accesso digitale educativo
Un altro elemento fondamentale è l’equità. Il rischio che il wallet digitale diventi uno strumento elitario, accessibile solo a chi ha familiarità con le tecnologie o a chi frequenta contesti scolastici innovativi, deve essere affrontato fin da subito. Perché la rivoluzione dell’identità digitale dello studente sia anche una leva di giustizia educativa, è indispensabile che ogni alunno, a prescindere dal contesto socio-economico, abbia accesso a strumenti, dispositivi, reti e supporti formativi adeguati.
La narrazione coerente dell’identità formativa
Infine, c’è una sfida narrativa. L’identità digitale dello studente, per essere efficace, deve raccontare una storia coerente e significativa, non limitarsi a un elenco disorganico di attestati. Per questo è importante introdurre — fin dalla scuola secondaria — attività di auto-riflessione, portfolio narrativo, orientamento personalizzato, che aiutino gli studenti a leggere il proprio percorso e a progettarne i prossimi passi. Il wallet non è solo un contenitore, ma una mappa dinamica del sé in apprendimento.
In conclusione, la costruzione di un’identità digitale dello studente non è solo una questione tecnica o amministrativa. È una sfida educativa profonda, che tocca il modo in cui pensiamo il valore della scuola, della formazione, della cittadinanza e del lavoro. Se ben progettata e sostenuta, può diventare uno strumento straordinario per rendere l’educazione più trasparente, inclusiva, flessibile e orientata al futuro. Ma richiede visione, governance, investimenti, e soprattutto una cultura del riconoscimento che metta davvero lo studente al centro del proprio percorso.












