gli esempi

L’alternanza scuola-lavoro alla prova dell’online: una sfida possibile

L’emergenza covid19 ha sorpreso tutti a febbraio e nei fatti interrotto quasi tutte le attività di alternanza scuola-lavoro in atto e impedito di svolgere quelle programmate solo per il secondo quadrimestre dello scorso anno scolastico. Oggi, docenti e dirigenti paiono in molti casi avere un atteggiamento attendista

Pubblicato il 07 Dic 2020

Claudio Consonni

docente innovatore, MI - EFt

pcto

La possibilità di svolgere online, o quasi esclusivamente online, la PCTO (ossia la “vecchia” alternanza scuola lavoro) è una delle sfide cui stanno pensando alcune scuole, suscitando anche un certo interesse da parte degli studenti. Viceversa, non è chiaro come mai progetti già avviati in presenza che ruotano attorno ad attività letterarie e culturali (letture critiche e scritture di recensioni ad esempio) siano stati interrotti e/o non possano essere ripresi come se l’online non potesse consentire una comunicazione e un rapporto formativo efficace. Per chi fa o riceve numerose ore di lezione a distanza sei giorni su sette da febbraio questo stop che ragione ha?

Proviamo a fare il punto, fornendo anche – alla fine del nostro ragionamento – cinque esempi di ipotesi progettuali da seguire.

L’alternanza scuola lavoro e l’emergenza covid

I PCTO – percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento – hanno sostituito la “vecchia” ASL, alternanza scuola lavoro, che un governo di centro sinistra ha voluto estendere a tutte le scuole superiori e che il governo Conte col ministro leghista all’Istruzione Università e ricerca ha ridotto nell’impegno orario del triennio delle superiori.

I PCTO vanno organizzati in modo che gli studenti possano acquisire competenze trasversali svolgendo attività significative nel mondo del lavoro in senso lato.

Fin qui nulla di nuovo se non fosse che l’emergenza covid19 ha sorpreso tutti a febbraio e nei fatti interrotto quasi tutte le attività in atto e impedito di svolgere quelle programmate solo per il secondo quadrimestre dello scorso anno scolastico. Ci sono state delle attività online? Poche prendendo i dati pubblicati il 24 settembre da Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, dipartimento dei servizi, sulle buone prassi dell’alternanza scuola-lavoro.

Tre sono state le attività web sulle 55 segnalate e messe a catalogo pubblico a mo’ di esempi.

Una proporzione realistica tra le attività realizzate nel 19-20? Probabilmente sì ma l’anno scolastico iniziato “in salita” lo scorso settembre sta suscitando discussioni diverse nelle scuole. Gli studenti organizzati tacciono nel senso che tra le rivendicazioni di sicurezza del ritorno in aula non si sono pronunciati pubblicamente sull’asl. Non è un mistero, infatti, che questa attività sia stata criticata in passato per i rischi di sfruttamento che sono stati talvolta paventati dalle organizzazioni studentesche.

Docenti e dirigenti paiono in molti casi avere un atteggiamento attendista preoccupati della situazione presente con tutte le criticità e difficoltà del giorno per giorno. Il fatto che l’anno scolastico sia iniziato in molte Regioni con riunioni di Collegi dei docenti e di programmazioni in gran parte on-line non ha consentito non solo i saluti iniziali e il racconto di come sono andate le ferie ma nemmeno l’indispensabile incontro di persona tra nuove colleghe e colleghi che – di fatto – non si sono ancora guardati in faccia.

Una fatica in più se si considera che la progettazione della PCTO è una delle poche cose che ogni anno si deve reinventare a tutto vantaggio degli studenti a fronte di materie e di contenuti disciplinari che, tra colleghi, si considerano note e prevedibili.

Cinque ipotesi progettuali da prendere a esempio

Speriamo che grazie alle grandi professionalità del web, di cui Agendadigitale e linkedin.com sono preziosi specchi, e alle società della cosiddetta “new economy”, si aprano spazi di collaborazione e attività innovative a tutto vantaggio dei nostri studenti. Augurandoci che molte aziende e studi professionali stiano dando disponibilità alle scuole nelle modalità che preferiranno (siti web scolastici opportunamente predisposti, contatti diretti, piattaforma ministeriale facendo naturalmente attenzione a non ricevere chiamate eccedenti rispetto alle proprie disponibilità…) a partire dall’online senza escludere, naturalmente, la possibilità che si possa tornare in presenza.

Provo a fare qualche ipotesi progettuale con cinque esempi:

  • Il primo riguarda l’attualità, la scrittura e il fotogiornalismo online con una testata locale e, magari, con l’Ordine dei giornalisti e/o associazioni, agenzie, studi associati e gruppi professionali.
  • Il secondo lo trovo nel già citato catalogo delle buone prassi di Anpal, nell’elenco delle attività in presenza che riporto integralmente: “Gli studenti dell’IIS ‘E. Medi’ hanno sviluppato un progetto di Open Data per il Comune di Galatone (Le), svolgendo attività di formazione ai Funzionari e supportandoli nella pubblicazione dei dati in formato aperto. Nel corso dell’alternanza, e con il supporto di un esperto appositamente contrattualizzato dall’Istituzione Scolastica, è stato creato un portale per la visualizzazione di dati, contenente 37 data-set consultabili attraverso una app di telegram: avvisi della protezione civile, posizione delle attività commerciali, fruizione della mensa scolastica, atti pubblicati nell’albo pretorio, segnalazione di guasti o buche stradali da parte del cittadino. Il progetto ha valorizzato il contributo degli studenti per sostenere la realizzazione di un compito con forte valenza tecnologica all’interno della PA. Gli studenti hanno potuto sperimentare “in situazione” competenze e conoscenze apprese durante il proprio percorso di studi e vivere un’esperienza sul campo dalla forte valenza orientativa che li ha portati a “toccare” con mano i contenuti professionali dei nuovi mestieri legati alle innovazioni tecnologiche. Non ultimo, hanno appreso nuove regole, comportamenti, obblighi e responsabilità derivanti dalla cosiddetta cittadinanza digitale”.

Di fatto ciascuna parte di questa importante e complessa attività può essere svolta online. Così pure, come suggerito da Anpal, il progetto può essere replicato in toto o in parte in molti dei Comuni sedi di scuole superiori.

  • Il terzo è quello della chatbot che, ormai, ci capita quasi tutti i giorni di incontrare su internet e/o da parte di un risponditore telefonico. Certo si dirà che difficilmente un’azienda prestigiosa come cognigy.com sarà disponibile come partner di più di una scuola italiana ma, fatta tutta la azione formativa, non sono tecnologica, sull’intelligenza artificiale si possono impegnare alcuni studenti a piccoli gruppi a fare diverse prove e versioni della modulistica e/o della chatbot utile agli operatori delle aziende sanitarie locali e dei presidi sanitari territoriali (possibili aziende partner della PCTO). Per stare su un argomento di strettissima attualità, noto anche ai giovani, pensiamo infatti a coloro che tutti i giorni devono telefonare a casa di tutti quelli che sono in quarantena in modo che possano essere sollevati dalle domande di routine per essere maggiormente concentrati su quelle dirette che scatteranno ad una certa risposta data coi tasti. La chatbot, oltre a sostituire la carta che compilano gli operatori o files singoli, potrebbe essere utilmente collegata a database dai quali l’estrazione di dati potrà essere scientificamente certa e aggiornata in tempo reale.
  • Il quarto è quello che riguarda il rilievo fotografico accurato e dettagliato nei luoghi di residenza di gruppi di studenti di monumenti meno noti, targhe, percorsi toponomastici, edicole, torri, campanili, finestre, portoni e portali, cortili, edifici e risorse naturali etc. Materiali e beni immateriali locali ricchi di storia e tradizioni da conoscere e da reinterpretare attraverso gli occhi dei ragazzi di oggi e gli obiettivi delle fotocamere. Interviste ad anziani del posto ma anche a giovani “forestieri”. Una marea di voci, commenti, informazioni da raccogliere, ordinare, trasformare in sequenze video, condividere e pubblicare online. La modellizzazione in 3d consentirà di acquisire altre competenze mentre per la stampa potranno intervenire, anche in futuro, partner della scuola o sponsor. Tutto questo lavoro si potrà svolgere non solo in accordo con Enti locali e aziende sul posto, sempre per ridurre al minimo gli spostamenti delle persone, ma anche in partnership con scuole distanti centinaia di chilometri che svolgano ricerche su ciò che hanno in casa di meno noto.
  • Il quinto esempio è ancora più semplice di tutti gli altri in quanto molte scuole superiori hanno inviato in quelle dell’obbligo, facenti funzione di azienda, i loro alunni per le lingue, per l’informatica e altre “materie” per azioni di tutoraggio e aiuti diversi ai più piccoli. Nulla impedisce di fare una azione analoga ora online. Certo si deve insegnare a gruppi di studenti motivati come si fa il tutor in questa o quella classe virtuale ma non sarà così difficile per le scuole fare accordi con le università o le associazioni professionali dove la formazione a distanza è ben fatta ed efficace.

Giusto anche ricordare anche le numerose scuole del movimento delle “Avanguardie educative”. Il cui progetto: “La scuola per la scuola” presenta iniziative di solidarietà dettagliando le tipologie di supporto online.

Altra grande risorsa scolastica attiva nel raccordo tra la scuola superiore e il mondo del lavoro presente nella metà circa delle province è quella dei laboratori territoriali per l’occupabilità.

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