Generazione Silver e Gen Z rappresentano i due poli del nuovo equilibrio del mercato moda. Da un lato gli over 50, che garantiscono quasi la metà della crescita dei consumi con fedeltà al brand e capacità di spesa elevata; dall’altro i giovani nati dopo il 1997, che privilegiano autenticità, sostenibilità e inclusività, pur mantenendo una relazione ambivalente con il fast-fashion.
Questi due segmenti, apparentemente distanti per valori e comportamenti d’acquisto, stanno ridisegnando insieme le strategie dell’intero settore: qualità e servizio per i primi, innovazione e responsabilità sociale per i secondi. Comprendere le loro aspettative è oggi la chiave per competere in un mercato globale sempre più frammentato e selettivo.
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Il nuovo scenario di mercato tra lusso e accessibilità
Nel 2025 dunque le imprese sono chiamate a ripensare strategie produttive, distributive e comunicative per rispondere a un consumatore più consapevole ed esigente.
Il lusso ha rallentato a livello internazionale, con una contrazione tra il 2% e il 5% e una redditività messa sotto pressione dall’incertezza macroeconomica e dal calo della domanda cinese; mentre la crescita del lusso accessibile e del fast-fashion (+14,5%) nel primo semestre dell’anno hanno parzialmente compensato la tendenza.
La cosmetica, in questo contesto, mostra una maggiore resilienza. Il settore cresce a ritmi moderati ma costanti, sostenuto da un’innovazione che combina scienza, sostenibilità e benessere personale. È qui che si concentrano i nuovi driver di valore: formule personalizzate, prodotti rigenerativi, packaging riciclabili e processi produttivi trasparenti. La bellezza diventa un linguaggio universale che attraversa culture e mercati, ma con una forte componente tecnologica e una crescente attenzione all’impatto sociale e ambientale.
Le nuove generazioni ridefiniscono le regole del consumo
La trasformazione più profonda del settore riguarda però il consumatore. Le generazioni più giovani, in particolare i Millennials e la Generazione Z, hanno introdotto un cambio di paradigma: chiedono autenticità, inclusività e responsabilità. Il 73% dei giovani consumatori è disposto a pagare di più per prodotti sostenibili, ma proprio la generazione Z mantiene una relazione ambivalente con il fast-fashion, attratta da prezzi accessibili e continua novità. È un pubblico ibrido, che vive la moda come strumento di espressione identitaria, ma anche come terreno di contraddizione tra valori dichiarati e comportamenti reali.
Accanto a loro, la generazione Silver – over 50 – rappresenta quasi la metà della crescita dei consumi nel settore, con una maggiore fedeltà al brand e una spesa media più elevata. Si tratta di un segmento in forte espansione, che privilegia qualità, comfort e servizio e che dispone di una capacità di spesa determinante per la tenuta del mercato. Un ulteriore elemento strutturale della trasformazione è la spinta all’inclusività. Il mercato plus-size, ad esempio, ha superato i 110 miliardi di dollari a livello globale e continua a espandersi, imponendo un ripensamento dei modelli di collezione e dei fitting. Allo stesso modo, le collezioni genderless si moltiplicano: il 36% dei consumatori negli Stati Uniti dichiara di aver acquistato capi al di fuori del proprio genere di riferimento, con percentuali ancora più alte tra i giovani.
Filiere più agili e prossimità geografica
Sul fronte industriale, quindi, il ridisegno delle filiere è una priorità strategica. La dipendenza dalla Cina diminuisce progressivamente: il 43% dei retailer statunitensi produce meno del 10% in Cina, optando per strategie di nearshoring e diversificazione della supply chain, con l’obiettivo di ridurre rischi geopolitici e tempi di consegna. L’India, al contempo, ha superato il Bangladesh come principale partner per la manifattura tessile grazie a una maggiore flessibilità, a infrastrutture evolute e accordi commerciali favorevoli. Questo spostamento geografico non è solo logistico, ma culturale: indica un nuovo equilibrio tra prossimità, agilità e sostenibilità che punta sul rafforzamento della presenza nei mercati emergenti. Le imprese stanno oggi reinterpretando la globalizzazione in chiave più selettiva, basata su filiere corte, tracciabilità e valore territoriale.
Omnicanalità e convergenza dei canali distributivi
Ma l’evoluzione dei comportamenti d’acquisto si riflette anche nei modelli distributivi. L’omnicanalità è diventata la norma: il 70% degli italiani integra esperienze online e offline, scegliendo il canale di acquisto in base al contesto. Il negozio fisico si trasforma così in un hub esperienziale e logistico, supportato da tecnologie che integrano inventario, fidelizzazione e interazione. QR code, app mobile e RFID (tecnologie di identificazione automatica), consentono una gestione fluida del customer journey, mentre la convergenza tra social media, e-commerce e live shopping ridisegna la relazione tra brand e utente. Le vendite influenzate dal digitale rappresentano ormai il 70% del totale retail, confermando che l’integrazione dei canali è sempre più determinante: l’esperienza diventa continua, personalizzata e predittiva, abilitata da algoritmi di intelligenza artificiale che ottimizzano assortimenti, prezzi e customer experience.
Tecnologie digitali come leva competitiva
L’adozione di tecnologie digitali rappresenta quindi una leva decisiva per competere in questa nuova fase. L’intelligenza artificiale è ormai considerata prioritaria: consente di prevedere la domanda, ridurre gli sprechi, migliorare la personalizzazione e rendere più efficiente la supply chain. Le tecnologie immersive – dalla realtà aumentata al virtual try-on – stanno rivoluzionando il modo in cui i consumatori scoprono e sperimentano i prodotti, aumentando i tassi di conversione e riducendo i resi. La blockchain, con i passaporti digitali di prodotto, aggiunge un ulteriore livello di fiducia e trasparenza, in linea con le normative europee e con le aspettative delle nuove generazioni di clienti.
Verso un ecosistema integrato di valore
Il futuro della moda e della cosmetica dipenderà quindi dalla capacità delle imprese di coniugare innovazione e responsabilità, esclusività e inclusività, globalità e prossimità. La competitività non si misurerà più soltanto in termini di prodotto, ma di ecosistema: quello in etica, dati e cultura convergono per creare esperienze che rispondano ai valori e alle aspettative di un consumatore globale, connesso e consapevole.












