La trasformazione digitale europea si affaccia su un’era in cui la parola chiave non è più soltanto “innovazione”, ma “resilienza”. Con l’attuazione della direttiva NIS2, che estende gli obblighi di sicurezza anche agli Internet Service Provider e ai fornitori di servizi digitali, l’infrastruttura tecnologica diventa un elemento strategico della sicurezza nazionale. Non si parla più semplicemente di software o di firewall, ma di architetture fisiche e distribuite, capaci di assicurare continuità operativa anche in condizioni di emergenza.
Per gli operatori di rete, la NIS2 segna così un cambio di paradigma. Garantire la disponibilità dei servizi significa dotarsi di una rete che non si interrompe, anche in presenza di guasti o di attacchi informatici. È un obiettivo che richiede una nuova generazione di infrastrutture: data center provider in grado di offrire ridondanza geografica, connettività multipla, sostenibilità energetica e competenze specialistiche.
A confermare la centralità del tema è l’ultimo Global Data Center Survey dell’Uptime Institute, secondo cui la resilienza delle infrastrutture rimane una priorità critica per gli operatori: oltre la metà (54 %) delle organizzazioni ha registrato negli ultimi anni almeno un’interruzione significativa con un costo superiore ai 100 mila dollari. In questo contesto, la colocation per operatori – la possibilità di ospitare le proprie infrastrutture IT in ambienti gestiti da provider qualificati – assume un valore diverso rispetto al passato. Non si tratta più soltanto di esternalizzare, ma di aderire a un ecosistema che garantisce sicurezza, scalabilità e interoperabilità.
Indice degli argomenti
Data center provider e resilienza operativa
La direttiva NIS2 impone standard elevati in materia di disponibilità e integrità dei servizi essenziali. Gli operatori devono dimostrare di poter gestire incidenti, ripristinare i sistemi in tempi rapidi e garantire la continuità anche in caso di interruzioni prolungate. In questa prospettiva, come detto, il ruolo dei data center provider diventa centrale.
La resilienza non si misura più solo nella sicurezza informatica, ma nella capacità delle infrastrutture di “resistere” a eventi fisici, energetici o climatici. Le aziende che operano come provider devono quindi adottare una logica di ridondanza multi-sito, investendo in sistemi di alimentazione indipendenti, connessioni multiple e politiche di disaster recovery.
Il caso Seeweb: interconnessione e ridondanza
Tra i provider italiani che hanno integrato questa visione, Seeweb rappresenta un esempio di infrastruttura costruita su criteri di apertura e affidabilità. Parte del gruppo internazionale DHH, Seeweb gestisce due data center principali, a Frosinone e Milano Caldera, connessi rispettivamente ai principali Internet Exchange del Paese – NaMeX di Roma e MIX di Milano – e tra loro tramite dorsali in fibra ottica ridondate.
Questa architettura garantisce la possibilità di mantenere il servizio attivo anche in caso di guasti o di manutenzioni programmate. I data center ospitano una rete di carrier nazionali e internazionali – tra cui Fastweb, Retelit, Cogent, Telecom Italia, Lumen e COLT – che consentono agli operatori di rete di scegliere i propri percorsi di traffico, ottimizzando costi e latenza. Il modello è basato su un principio di neutralità e interconnessione aperta: i clienti possono richiedere collegamenti diretti tramite cross connect in fibra e realizzare connessioni dedicate tra diversi punti della rete. Il traffico è gestito con una tariffazione al 95° percentile, modalità comune nel settore ISP, che consente di calcolare i costi sulla base dei picchi effettivi, favorendo trasparenza e flessibilità.
Efficienza energetica e sostenibilità
L’affidabilità di un’infrastruttura oggi non si misura soltanto in termini di uptime, ma anche di impatto ambientale. I data center Seeweb sono alimentati al 100% da energia rinnovabile e progettati per massimizzare l’efficienza energetica, con un PUE medio vicino a 1,2. L’azienda è conforme al principio europeo Do No Significant Harm (DNSH) e possiede certificazioni ISO 27001, ISO 20000 e ISO 14001, a testimonianza di una gestione integrata della sicurezza, della qualità e della sostenibilità ambientale.
Questa impostazione risponde alle linee guida europee e nazionali che collegano la resilienza digitale agli obiettivi di sostenibilità. Ridurre l’impronta energetica dei data center significa anche mitigare i rischi di indisponibilità legati alle infrastrutture elettriche e ai costi di approvvigionamento.
Dal vincolo alla strategia: la NIS2 come leva di innovazione
La direttiva NIS2 non introduce soltanto nuovi obblighi, ma rappresenta un’occasione per modernizzare le infrastrutture e per consolidare il ruolo dei data center company europei. Gli operatori che investono oggi in soluzioni ridondate e certificate saranno in grado, domani, di offrire servizi più affidabili e di contribuire alla sovranità digitale del Paese.
Seeweb sviluppa questa visione con un approccio graduale ma sistemico: infrastrutture multi-sito, progettazione secondo standard internazionali, controllo diretto dei parametri ambientali e una rete di supporto tecnico attivo 24 ore su 24. È una scelta che riflette l’evoluzione del settore più che una strategia individuale: la necessità di garantire continuità di servizio e interoperabilità a una rete sempre più complessa e distribuita.
Verso un’infrastruttura di prossimità
Il futuro dei data center passa anche dalla prossimità geografica. L’integrazione tra colocation, edge computing e cloud distribuito porterà le infrastrutture più vicine ai luoghi in cui vengono generati i dati, riducendo la latenza e migliorando la qualità dei servizi digitali. In questa direzione si muove anche Seeweb, con la sua presenza nei principali campus italiani e il collegamento ai nodi europei, costruendo una cloud data center architecture pensata per la resilienza e la sovranità dei dati.
Data center provider: una questione di responsabilità
La sicurezza della rete oggi si costruisce fisicamente, nei luoghi dove transitano i dati. La NIS2 impone di pensare la resilienza non come una reazione all’emergenza, ma come un principio di progettazione. I data center provider sono chiamati a interpretare questa responsabilità, integrando affidabilità, sostenibilità e trasparenza operativa.
L’esperienza di Seeweb dimostra che questo approccio è già realtà: infrastrutture ridondate, connesse ai principali nodi europei, alimentate da fonti rinnovabili e progettate per garantire continuità in ogni condizione. In questa direzione che si gioca la vera partita della trasformazione digitale: la fiducia nelle infrastrutture che tengono connesso il Paese.
Articolo realizzato in partnership con Seeweb












