L’intelligenza artificiale nell’arte non è più una nicchia: sta ridefinendo canali di vendita, fasce di prezzo e ruolo degli attori del sistema, mentre report 2024-2025 e casi d’asta mostrano un equilibrio nuovo tra sperimentazione tecnologica, tutele legali e sostenibilità del lavoro artistico.
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Il dibattito sull’impatto delle nuove tecnologie nel mondo dell’arte
Non si tratta, infatti, soltanto del rapporto tra artista e intelligenza artificiale, ma anche del rapporto tra collezionisti e opere realizzate attraverso il contributo di questi strumenti, delle modalità di vendita e circolazione delle opere e dei nuovi mercati, delle nuove modalità di collezione delle opere da parte di neo collezionisti.
A contribuire a questo dibattito sono sicuramente i più recenti report sul mercato dell’arte che analizzano gli esiti del mercato dell’anno 2024, con particolare riferimento all’ultimo trimestre e del primo semestre 2025. In special modo, il report 2025 “The contemporary Art Market” di artprice.com fornisce spunti interessanti su questi aspetti, che ho provato a leggere comparandoli anche con il report anno 2024 di Deloitte.
Il calo del mercato post-Covid e la nuova platea di collezionisti
Tutti i diversi report – a cominciare da quello, appunto, di Deloitte sull’anno 2024 – mettono in risalto un calo complessivo delle compravendite sul mercato; le euforie degli anni successivi al Covid sembrano esaurite a favore di un ritorno a livelli pre-2020, ma con un mercato molto differente rispetto ad allora. Il calo più netto segnalato è quello nel segmento iper-alto, i prezzi da milioni di dollari per intendersi, a favore di compravendite su valori più modesti e ovviamente, più abbordabili. Questo trend è dettato anche dall’ampliamento della platea dei collezionisti e/o degli acquirenti che si è registrata nell’ultimo periodo.
La rivoluzione digitale: piattaforme online e nuovi canali di vendita
L’avvicinamento di fasce di età più giovani al mondo dell’arte e all’acquisto ha portato anche ad una modifica dei canali attraverso cui si incontrano artista e acquirente, con una significativa ascesa numerica e importanza delle piattaforme digitali. Già la relazione Deloitte sul 2024 aveva segnalato la corsa delle gallerie tradizionali e delle case d’asta alla realizzazione di piattaforme che andassero incontro alla modifica delle abitudini, e questo trend si è riconfermato nell’anno in corso. Secondo l’overview che apre il report Artprice, sono infatti aumentate le vendite al 100% online. Al punto che alcune case d’asta e gallerie hanno scelto l’online come unico canale di vendita.
App e democratizzazione: opere accessibili per le generazioni Y e Z
Diverse case d’aste, poi, tra le più dinamiche affacciatesi sul mercato, hanno sviluppato anche applicazioni per smartphone concentrandosi su fluidità, facile accessibilità e trasformando l’acquisto di un’opera in un’esperienza divertente e appetibile per i giovani delle generazioni Y e Z, particolarmente abili nelle interfacce digitali.
Questo tipo di canali ha messo in primo piano le opere di valore contenuto, tra 1000,00 e 5000,00 dollari, che vengono acquistate più per piacere che per investimento. Questo trend ha aperto la platea e la visibilità verso gli acquirenti anche a molti giovani artisti, il cui valore di ingresso sul mercato è ovviamente più basso di autori affermati e già posizionati. Secondo le stime, tra il 2024 e il primo semestre 2025, 6.522 artisti contemporanei hanno venduto almeno un’opera in un’asta per la prima volta.
L’ascesa dell’intelligenza artificiale nel mercato dell’arte contemporanea
Il mercato è stato poi fortemente segnato dall’ingresso delle opere realizzate con l’aiuto dell’intelligenza artificiale. Negli anni scorsi la novità era stata dettata dagli NFT e in particolare dai PFP (immagini del proprio profilo da cui creare degli avatar); ora sebbene il segmento NFT nel complesso tenga e ce lo ha dimostrato l’asta di Sotheby’s a Diriyah nel febbraio passato, ciò non di meno deve scontare l’avanzata degli artisti innamorati dell’IA. Che quest’ultimo mercato sia in espansione ce lo dicono i numeri, i controvalori di acquisto e l’attenzione che le case d’asta più tradizionali gli dedicano.
Le aste storiche di Sotheby’s e Christie’s dedicate all’arte digitale
Nel 2024 risultano 37 lotti di opere legate all’uso dell’IA venduti attraverso canali tracciabili (non direttamente da artista a acquirente) per un prezzo complessivo di 2 milioni di dollari. A novembre 2024 Sotheby’s ha aperto il Digital Art Day vendendo un dipinto di Aidan Meller, mentre Christie’s ha seguito il filone della realtà aumentata – peraltro proprio quella della realtà aumentata pare una nicchia in grande sviluppo – con un’asta tenuta tra fine febbraio e inizio marzo 2025 a New York che ha suscitato non poche polemiche.
In occasione dell’asta da Christie’s uno dei pezzi più stupefacenti è stato il Robot di Reben che ha realizzato un dipinto all’interno del Rockfeller Center proprio in contemporanea con l’Asta. Il dipinto veniva realizzato a sezioni e ogni pennellata corrispondeva a un’offerta ricevuta per il dipinto, con base di rilancio “popolare” di 100 dollari. Tra l’altro l’Asta di Christie’s forniva una incredibile carrellata sugli artisti che nel tempo hanno mostrato interesse per l’IA partendo addirittura dai precursori degli anni 60 fino ai giorni nostri.
La contestazione degli artisti e l’interesse crescente dei musei
Però 4 mila artisti si sono opposti all’asta di Christie’s e a quella che contestano come una ingerenza dell’AI nel mondo dell’arte, attraverso una importante raccolta firme. Eppure, sempre più artisti nella pittura, nella scultura, nell’arte digitale stanno lavorando su progetti che coinvolgono l’intelligenza artificiale e l’interesse del pubblico è palpabile nei numeri e nei risultati. Basti pensare a recenti acquisizioni di musei come il Moma con Unsupervised di Refik Anadol (2023), oppure il Whitney Museum of American Art che ha esposto nel 2024 Harold Cohen o, per venire in Europa, il Centre Pompidou che ha invitato il duo Holly Herndon e Mat Dryhurst nel 2024 e nel 2025; oppure al The Digital Art Mile a Basilea, organizzato da ArtMeta in parallelo ad Art Basel, al Digital Art Museum che e’ in costruzione ad Amburgo o all’esposizione Artificial Art Dream che si è svolta a Parigi al Grand Palais Immersif e di cui abbiamo parlato in un precedente articolo.
Questioni etiche, copyright e le sfide della regolamentazione
Il problema che pare alla base del movimento di critica è sempre quello delle fonti con cui l’IA viene nutrita e le questioni legate al diritto d’autore di ciò che viene inglobato nei sistemi di IA come fonte di ispirazione. La contestazione di utilizzo non retribuito di fonti coperta dal diritto di autore che sono state e sono oggetti di controversia nei Tribunali di molti Stati (Usa, Francia, Germania, Inghilterra per citarne alcuni). Questo riporta al centro le questioni etiche e giuridiche che sottendono all’utilizzo dell’IA nel mondo della creatività in generale e dell’arte nello specifico.
Una sfida non facile da cogliere, perché l’IA sembra correre più veloce di quanto la capacità di regolarne l’utilizzo riesca a fare, e ciò’ anche nel mondo dell’arte; per la contrapposizione di interessi economici importanti; per il diverso ruolo che l’avvento dell’IA sembra voler dare all’artista. Pur tuttavia va preso atto che l’IA è ormai parte del mondo creativo; non può’ essere messa da parte o ignorata. Gli artisti non possono essere privati di questo strumento se scelgono di esplorarlo ed utilizzarlo. Ciò non di meno, anche a loro salvaguardia, è importante che si vada avanti nel percorso di chiarimento delle “regole del gioco” e dei ruoli, degli aspetti economici e dei controvalori, che salvaguardi i diritti di ciascuno, non privi della dignità economica l’artista, non privi di valore, attraverso un utilizzo senza paletti della loro attività creativa, il loro lavoro.












