L’intelligenza artificiale sta cambiando anche il modo in cui studenti e insegnanti parlano, scrivono e si capiscono. In un contesto in cui il divario generazionale si gioca sempre più sul terreno della lingua e dei linguaggi digitali, un sondaggio del British Council prova a misurare quanto tecnologia e IA stiano ridefinendo capacità comunicative e pratiche didattiche.
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Il divario generazionale tra tecnologia e comunicazione
Secondo la ricerca del British Council, gli insegnanti faticano a tenere il passo con il linguaggio usato dai giovani nelle scuole del Regno Unito: più di quattro docenti su cinque dichiarano di dover verificare il significato delle espressioni gergali dei propri studenti, sia nelle interazioni in classe sia, soprattutto, online.
Ecco alcuni risultati, che seppur limitati all’area geografica del Regno Unito, svelano scenari che si possono ritrovare anche altrove.
Come i docenti affrontano il nuovo linguaggio studentesco
Dato quanto mai indicativo è che più di uno su cinque tra i docenti intervistati (22%) afferma di controllare sempre il significato di parole e frasi dei loro studenti, quando sono incomprensibili, dubbie, gergali, mentre quasi tre su dieci (30%) lo fanno spesso. L’indagine collega a questo comportamento il dato anagrafico, ovvero l’età degli insegnanti: coloro di età compresa tra i 45 e i 54 anni sono più propensi dei colleghi più giovani a controllare le espressioni (24% contro il 16% degli insegnanti di età compresa tra i 25 e i 34 anni).
Per fare un esempio, gli insegnanti britannici hanno segnalato la loro confusione riguardo a espressioni quali skibidi toilet, 67, cap/no cap e rizz.
La ricerca del British Council ha poi voluto sondare le abitudini comunicative dei giovani studenti più frequentemente notate dagli insegnanti. Queste sono: abbreviazioni dei social media (ad es. LOL, GOAT, TBH) (32%), slang di TikTok (ad es. delulu, NPC, rizz, skibidi, aura) (29%), gergo dei videogiochi (ad es. GG, sigma, XP, respawn) (28%), riferimenti a meme o slogan tratti dalle tendenze online (27%) e inserimento di meme, immagini o gif nei compiti scritti (27%).
La ricerca del British Council
Il sondaggio è stato realizzato dal British Council, l’organizzazione internazionale del Regno Unito per le relazioni culturali e le opportunità educative, presente in oltre 200 paesi e territori, secondo il quale l’85% degli insegnanti ammette di non comprendere e quindi di dover cercare il significato dello slang usato dagli studenti.
La ricerca del British Council rivela che i docenti hanno difficoltà a stare al passo con il linguaggio utilizzato dai giovani nelle aule del Regno Unito e quindi più di quattro insegnanti su cinque dichiarano di controllare il significato delle espressioni gergali utilizzate dai propri studenti, nelle interazioni in aula ma anche e soprattutto online.
La ricerca è stata condotta da Censuswide su un campione di 1000 insegnanti di scuole secondarie del Paese, i dati sono stati raccolti tra il 18.09.2025 e il 25.09.2025.
Preoccupazioni e opportunità dell’IA nella comunicazione
Gli insegnanti si dichiarano quindi preoccupati per l’impatto dell’IA e della tecnologia sulla comunicazione degli studenti, sei insegnanti su dieci (60%) infatti temono l’impatto dell’IA sul modo di comunicare dei loro allievi.
I cinque principali cambiamenti che hanno notato sono la diminuzione della qualità della scrittura a causa degli strumenti di IA (ad esempio ChatGPT, Grammarly) (26%), la difficoltà a comprendere testi complessi (26%), il maggiore uso di frasi provenienti da culture o lingue diverse (26%), la minore capacità di concentrazione durante le lezioni (25%), il vocabolario più limitato a causa del testo predittivo o dell’intelligenza artificiale (25%).
Allo stesso tempo, molti docenti vedono anche aspetti positivi: oltre un terzo (36%) riferisce un miglioramento delle capacità di ascolto, mentre quasi un quarto osserva che gli studenti imparano di più sulle altre culture e mostrano una maggiore espressione creativa (24%).
Dizionario dello slang digitale: da skibidi a rizz
Ecco alcuni esempi di linguaggio gergale che i docenti britannici hanno dichiarato di non riconoscere e quindi andare a cercare, in maggioranza derivati dall’uso che se ne fa sui social media.
Slang67 (“six seven”): espressione tratta dalla canzone hip hop del 2024 Doot Doot di Skrilla, diventata virale su TikTok. Spesso usata con un gesto della mano come per “valutare le opzioni”. Si è diffusa come risposta salto?” “Che ore sono?”). Il suo fascino sta nell’essere versatile e priva di significato, rendendola divertente e adatta ai meme.
Firm it: significa “affrontare” o sopportare qualcosa di difficile con forza o determinazione. Esempio: “So che non ti senti bene, ma devi solo essere forte e superare la giornata”.
Alpha / Beta / Sigma: slang di Internet che descrive le gerarchie sociali maschili: alpha = dominante/leader, beta = sottomesso, sigma = “lupo solitario” indipendente. Tra gli adolescenti, “alpha” e ‘sigma’ sono spesso usati in modo intercambiabile come complimenti che significano “fico” o ammirevole, senza riferimento alle gerarchie.
Bussin: termine di forte approvazione, solitamente usato per descrivere cibi o esperienze eccezionalmente buone.
High-key / Low-key: avverbi che esprimono l’intensità di un sentimento. “Low-key” = leggermente/un po’; “high-key” = molto/decisamente. Esempio: “Sono leggermente stressato per questo esame.”
Skibidi / Skibidi Toilet: termine senza senso tratto dalla serie animata virale di YouTube Skibidi Toilet. Utilizzato con vari significati come “fico” o “brutto”, o semplicemente come battuta umoristica.
Bet: significa “sì”, ‘okay’ o “sono d’accordo”. Può anche essere utilizzato per esprimere sicurezza (“guardami”) o sarcasmo.
Cap / No cap: dall’inglese afroamericano. “Cap” = esagerazione/bugia; “no cap” = verità/serietà. Esempio: “La pizza più buona di sempre, no cap”.
Rizz: abbreviazione di “carisma”. Si riferisce al fascino o all’attrattiva romantica, in particolare alla capacità di attrarre gli altri. Reso popolare su TikTok, nominato Oxford Word of the Year 2023.
L’adattamento delle pratiche didattiche nell’era dell’IA
Effetto dell’uso dell’IA, secondo la ricerca del British Council, è stato anche il capovolgimento di tendenza, per cui gli insegnanti stanno cambiano lo stile dei compiti a casa in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale
Quasi otto insegnanti su dieci intervistati (79%) affermano di aver dovuto ripensare il modo in cui assegnano i compiti a causa dell’intelligenza artificiale, sia per impedire agli studenti di utilizzarla, sia per integrarla deliberatamente. Di questi, il 38% ora progetta compiti specifici per evitare l’uso dell’intelligenza artificiale, mentre il 59% crea compiti che la incorporano in modo appropriato.
Gli insegnanti più giovani, di età compresa tra i 25 e i 34 anni, sono i più propensi ad adattare i loro compiti (86%), ma anche tra quelli di età superiore ai 55 anni, una forte maggioranza (72%) dichiara di aver apportato modifiche.
Gli insegnanti più anziani sono anche più propensi a progettare compiti che bloccano deliberatamente l’uso dell’IA – il 40% di quelli di età superiore ai 55 anni rispetto al 33% di quelli di età compresa tra i 25 e i 34 anni – suggerendo una maggiore esitazione sul ruolo dell’IA nell’apprendimento tra il personale più esperto.
Conclusioni: trovare equilibrio tra tecnologia e interazione umana
A commento dei risultati dell’indagine del British Council, il direttore per l’inglese e gli esami, Mark Walker, ha dichiarato che l’IA è uno strumento potente, ma non può sostituire l’interazione umana, tuttavia, poiché l’intelligenza artificiale e la cultura digitale stanno cambiando il modo in cui i giovani imparano e comunicano, l’indagine britannica sembra confermare che gli insegnanti si stanno adattando rapidamente, ripensando i compiti, rispondendo al nuovo slang e interrogandosi su cosa si guadagna e cosa si perde nella scrittura degli studenti.
Riferimenti
https://www.apptegy.com/schoolceo/signaling-change-ai-in-school-communication-and-leadership











